Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 15 dicembre 2020

15 Dicembre 2020
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

SALUTE.GOV.IT

Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati, anno 2019 (*)

Otto milioni e 700mila consumatori a rischio, 65mila persone alcoldipendenti
prese in carico dai servizi alcologici, oltre 5.000 incidenti stradali
rilevati soltanto da Polizia e Carabinieri. Questi alcuni dati contenuti
nella Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati nel 2019 in
materia di alcol e problemi correlati, trasmessa dal ministro della Salute
Roberto Speranza alle Camere il 1° dicembre 2020.

Il fenomeno

Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica,
in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa
il 5% degli anni di vita persi per disabilità. Secondo i dati ISTAT, anche
per 2018, si conferma la tendenza degli ultimi anni, che mostra un aumento
del consumo di alcol occasionale (dal 44% al 46%) e del consumo fuori pasto
(dal 29% al 30%) mentre si osserva una diminuzione del consumo giornaliero
(da 21,4% a 20,6%).

Consumatori a rischio, minori e over 65 i più inconsapevoli

La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore
di sintesi dall’Istituto Superiore di Sanità, mostra che nel 2018 il 23,4%
degli uomini e l’8,9% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale
di quasi 8.700.000 individui (M=6.200.000, F=2.500.000) non si sono attenuti
alle indicazioni di salute pubblica sul consumo di bevande alcoliche (Linee
Guida per una sana alimentazione – Centro di Ricerca e Nutrizione anno
2018).

La fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei
16-17enni (M=48,3%, F=40,7%), seguita dagli anziani ultra 65enni. (**)
Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi
che l’alcol causa alla salute, circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra
sessantacinquenni sono individui da considerare a rischio per patologie e
problematiche alcol-correlate, esattamente quei target di popolazione
sensibile per i quali gli OMS e Commissione Europea raccomandano azioni di
intervento, volte a sensibilizzare le persone sulla non conformità dei loro
consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica.

La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a
quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei ragazzi.

Binge drinking

Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche tra i giovani
il binge drinking rappresenta ancora l’abitudine più diffusa e consolidata.
Secondo lo studio sui modelli di consumo tra i giovani, nel 2018 il fenomeno
del binge drinking ha riguardato il 17,2% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni
di età, di questi il 22,6% maschi e l’11,1% femmine, dati sovrapponibili a
quelli dell’anno precedente (ISTAT).

Dipendenza dall’alcol, più di 65 mila persone hanno fatto ricorso servizi
alcologici, circa 18 mila sono nuovi utenti

Nel 2018 sono stati presi in carico presso i servizi 65.520 persone. I nuovi
utenti sono stati 17.887 (13.754 maschi e 4.133 femmine), gli utenti già in
carico sono stati 47.633 (36.440 maschi e 11.193 femmine). L’analisi per età
evidenzia che la classe modale è 40-49 anni con 19.390 utenti sia per
l’utenza totale che per le due categorie dei nuovi e vecchi utenti.

Si osserva una diminuzione del consumo esclusivo di vino e birra mentre
aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e birra,
specialmente tra le donne di 45 anni e più. Il consumo di alcol è più forte
nel Centro-Nord, soprattutto nel Nord-est, e tra i maschi.

Alcol e titolo di studio

La quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo
di studio conseguito, ciò avviene soprattutto per le donne e, soprattutto,
in relazione al consumo fuori pasto. Andamento inverso ha, invece, il
consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio,
soprattutto per gli uomini.

Accessi in Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri

Nel corso del 2018 si sono verificati complessivamente 40.083 accessi in
Pronto Soccorso (quasi 1.000 accessi in più rispetto all’anno precedente),
caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile
all’alcol. Di questi il 70% si riferisce ad accessi di maschi e il restante
30% ad accessi di femmine. La distribuzione degli accessi in Pronto Soccorso
per triage medico mostra che il 66% degli accessi avviene in codice verde,
il 22% in codice giallo, il 10% in codice bianco e il 2% in codice rosso.

Dai dati ricavati dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) nel 2018 si
rilevano complessivamente 55.032 dimissioni ospedaliere, caratterizzate
dall’avere indicata almeno una patologia attribuibile all’alcol. Delle
55.032 dimissioni ospedaliere, il 59% presenta tale diagnosi come principale
motivo del ricovero, mentre per il restante 41% tale diagnosi è indicata
come secondaria. La distribuzione mostra la netta prevalenza delle patologie
epatiche croniche, come steatosi, epatite e cirrosi (56,2% delle
dimissioni); seguono le sindromi da dipendenza da alcol, come intossicazione
acuta (ubriacatezza acuta in corso di alcolismo) e alcolismo cronico e
dipsomania (22,4%). I ricoveri per abuso di alcol, effetti postumi
all’eccessiva assunzione più o meno occasionale di alcol, hangover, ebbrezza
ed ubriachezza, si collocano al terzo posto (15,6%).

Decessi attribuiti all’alcol

I dati relativi ai decessi totalmente alcol-attribuibili attualmente
disponibili si riferiscono ai decessi avvenuti in Italia nel 2016. Nell’anno
2016 il numero di decessi è stato pari a 1.290, di cui 1.032 (80,0%) uomini
e 258 donne (20,0%); questi dati sono in leggero aumento rispetto all’anno
precedente. Le due patologie che causano il numero maggiore di decessi, sia
tra gli uomini che tra le donne, sono le epatopatie alcoliche (M=759; F=203)
e sindromi psicotiche indotte da alcol (M=201; F=42) che, nel complesso,
causano il 93,0% dei decessi alcol-attribuibili tra gli uomini e il 95,0%
tra le donne. La mortalità alcol-attribuibile è più elevata nella
popolazione di età più avanzata sia per gli uomini che per le donne.
L’analisi della mortalità alcol attribuibile a livello regionale fa emergere
una variabilità territoriale piuttosto elevata. Le regioni che nel 2016
hanno fatto registrare i livelli statisticamente più elevati di mortalità
sono state la Valle D’Aosta, la Provincia Autonoma di Bolzano, il Friuli
Venezia Giulia, il Molise. Le regioni che viceversa hanno fatto registrare
valori inferiori alla media nazionale in maniera statisticamente
significativa sono state la Sicilia, la Toscana, l’Umbria e l’Emilia
Romagna.

Incidenti stradali, nel 7,8% dei casi un conducente era in stato di ebbrezza

Carabinieri e Polizia Stradale, organi che rilevano circa un terzo del
totale degli incidenti stradali con lesioni, hanno reso disponibili i dati
riferiti all’anno 2018 sulle contravvenzioni elevate per guida in stato di
ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti in occasione di incidente
stradale. Da tali dati risulta che, in totale per i due organi di
rilevazione, sono 5.097 gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei
conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza, quindi l’8,7%
degli incidenti rilevati dai Carabinieri e dalla Polizia Stradale risulta
essere alcol-correlato, in aumento rispetto al 2017, quando tale percentuale
era pari al 7,8%.

(*) Nota: è il documento più importante che esce annualmente in Italia su
questo tema. Va letto con cura. Ecco il link per aprirlo:
C_17_pubblicazioni_2984_allegato.pdf (salute.gov.it)
<www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2984_allegato.pdf>

(**) Nota: i più inconsapevoli sono proprio quelli nell’età peggiore per
bere (vedi articolo successivo).

DISSAPORE.COM

Alcol: un nuovo studio rivela l’età peggiore per bere

L’età peggiore per bere alcol? Secondo un recente studio pubblicato sulla
rivista medica BMJ, e condotto da un team di scienziati australiani e
britannici, sono tre i periodi della vita meno adatti per consumare
alcolici.

di Marco Locatelli

L’età peggiore per bere alcol? Secondo un recente studio pubblicato sulla
rivista medica BMJ, e condotto da un team di scienziati australiani e
britannici, potrebbe essere dopo i 65 anni, tra i 15 e i 19 anni e durante
la gestazione (quindi per la mamma – come già ampiamente risaputo –
assolutamente niente alcol durante la gravidanza).

Stando allo studio, il consumo (eccessivo) di alcolici negli over 65 può
provocare gravi danni al cervello. Inoltre la pandemia ha acuito nei
soggetti più anziani la dipendenza da alcol.

Il coautore dello studio e psichiatra Tony Rao ha scritto sull’Independent:
“Se si tiene conto dell’impatto della pandemia Covid-19, le persone anziane
nella fascia di età 65-74 hanno mostrato il più alto aumento di probabile
dipendenza da alcol”.

Fondamentalmente, quest’anno è stato registrato un aumento del consumo
eccessivo di alcol tra gli anziani e ciò potrebbe avere un serio impatto
sulla funzione cerebrale. Rao ha poi aggiunto: “Inoltre, l’alcol ora si
colloca accanto al fumo e all’ipertensione come fattore di rischio
prevenibile per la demenza”.

L’età adulta è uno dei tre “periodi di cambiamenti dinamici del cervello”
identificati dallo studio, ovvero i momenti della vita in cui il cervello
sta cambiando e l’alcol può quindi causare i danni maggiori.

Quando si entra nella vecchiaia, il cervello inizia ad atrofizzarsi più
velocemente man mano che i neuroni diventano più piccoli e le loro parti
componenti si rompono. Quando ciò accade, bere può iniziare a generare danni
irreparabili alle funzioni cognitive. E non si tratta solo di binge
drinking: lo studio sottolinea che “anche il bere moderato ha dimostrato di
essere collegato a una piccola ma significativa perdita di volume
cerebrale”.

E, per un motivo simile, anche l’adolescenza è un momento tra i peggiori per
consumare alcolici. Si tratta infatti di un altro dei periodi di cambiamenti
dinamici del cervello.

“La transizione al binge drinking nell’adolescenza è associata a un volume
cerebrale ridotto, uno sviluppo più scarso della materia bianca
(fondamentale per un funzionamento efficiente del cervello) e deficit da
piccoli a moderati in una serie di funzioni cognitive”.

Infine, l’esposizione all’alcol nel grembo materno può causare gravi danni,
motivo per cui il terzo periodo di vita rischioso menzionato nello studio è
proprio la gestazione.

TELECITYNEWS24

Moncalieri: ubriaco colpisce la moglie con una pietra, arrestato

MONCALIERI (TO) – I Carabinieri hanno arrestato un cittadino somalo di 28
anni, ospite del Centro di accoglienza per migranti, per maltrattamenti.

L’uomo ubriaco ha sfondato la porta della camera, dove dormono la moglie e i
figli minori, di cui uno di 2 settimane, e ha lanciato una pietra contro la
donna e l’ha picchiata ripetutamente.

Un responsabile del Centro ha chiamato il 112 e l’immediato intervento dei
carabinieri della compagnia di Moncalieri ha permesso di bloccare l’uomo.

È stato accertato che tali condotte, sempre aggravate dalla presenza dei due
figli minori, duravano da alcuni mesi ormai e non sono mai state denunciate
dalla donna. La vittima è stata soccorsa dal 118 ed è stata trasportata
insieme ai figli al pronto soccorso dell’Ospedale di Moncalieri, per essere
visitata e poi ricoverata. L’uomo è in carcere.

IL GAZZETTINO

Multe da 500 euro per chi beve alcol in strada: «Stop anche al consumo di
droga»

SCHIO – Consumate vino, birra o superalcolici in strada? Rischiate una multa
di 500 euro.

A Schio pugno di ferro contro il consumo di alcol “fuori dagli spazi
consentiti”, ovvero fuori dai locali. Lo ha deciso il sindaco Valter Orsi
per contrastare degrado e microcriminalità. L’obiettivo è togliere da
strade, parchi e sottopassi, i frequenti ritrovi di persone che, bottiglia o
casse acustiche alla mano, “disturbano il vivere civile e danno spettacoli
indecorosi”.

In questo modo, aggiunge il primo cittadino, verrà contrastato anche il
consumo di stupefacenti. «Può sembrare stravagante che per combattere la
droga si ricorra a uno strumento che punisce chi gira con l’alcol – conferma
Orsi – Ma spesso le due cose vanno insieme e i risultati delle indagini lo
confermano. Inoltre la detenzione di droga, quando viene rinvenuta, non è
quasi mai presente in quantità tali da consentire la punibilità». E
conclude: «Se non possiamo agire su un fronte lo facciamo sull’altro, per
assicurare alla giustizia i responsabili e mettere un tassello in più nella
sicurezza dei cittadini. Cittadini che continuano a essere preziosi
nell’opera di segnalazione di ogni fenomeno anomalo».

VIRGINRADIO

RINGO STARR: UBRIACO PER 10 ANNI DOPO LA FINE DEL BEATLES

Il batterista ha rivelato che dopo la scissione del gruppo si è ‘tuffato’
nell’alcol per superare la delusione

Ancora oggi molti fan in tutto il mondo rimpiangono la fine prematura dei
Beatles. Ma a quanto pare il più dispiaciuto di tutti è stato Ringo Starr.
Il batterista ha infatti rivelato al Times of London di aver passato gran
parte degli anni ’70 ed ’80 in un costante stato “alcolico”:

UN PERCORSO DIFFICILE

Non è la prima volta che il batterista dei Beatles, che il prossimo 18
aprile farà il suo ingresso da solista nella Rock and Roll Hall of Fame
(raggiungendo così McCartney, Lennon e Harrison anche loro entrati anche
come solisti), parla dei suoi problemi di alcolismo dopo la fine della band.
Nel 1988 è anche entrato in riabilitazione insieme a Barbara Bach rivelando
alla rivista People di essersi completamente “perso” dopo la separazione
dagli altri compagni: “Peggioravo in modo costante, i miei blackout
diventavano sempre peggiori. L’alcol non mi permetteva di ricordare dove ero
stato o cosa avevo fatto – ha rivelato Ringo – Sapevo di aver questo
problema ma l’alcol riesce a giocare brutti scherzi con il tuo cervello”.

REPUBBLICA

Roma, tassista violentò due clienti, l’accusa: “Processatelo”

di Francesco Salvatore

Sono due gli episodi contestati, avvenuti nell’aprile 2017 e nel gennaio
scorso, ai danni di una 20enne americana e di una romana 34enne

Ha violentato due clienti che erano salite sul suo taxi per ritornare in
hotel e a casa. Queste le accuse della procura per un tassista romano di 46
anni. Il pm Maria Gabriella Fazi ha chiuso le indagini a suo carico ed è
pronto a chidere il processo. Sono due gli episodi contestati, avvenuti
nell’aprile 2017 e nel gennaio scorso, ai danni di una 20enne americana e di
una romana 34enne, quest’ultima abusata senza che potesse difendersi perché
sotto effetto di alcolici.

L’uomo era stato arrestato dai carabinieri della compagnia Trionfale e Monte
Mario a settembre ed era finito ai domiciliari. Alcune settimane dopo, però,
il tribunale del Riesame lo aveva rimesso in libertà. Secondo la
ricostruzione degli inquirenti nel primo caso la turista americana era stata
fatta sedere nella parte posteriore del taxi ma all’improvviso l’autista
aveva frenato e accostato. Dopo essersi seduto accanto a lei aveva
cominciato a molestarla ma la 20enne era riuscita a liberarsi.

La seconda vittima di 34 anni era stata portata a casa dal centro storico,
al termine di una serata di movida. Il tassista, dopo averla accompagnata a
casa, aveva abusato di lei nel suo appartamento, mentre era completamente
incosciente a causa dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche.

Qualche giorno dopo l’uomo aveva contattato la vittima con l’intento di
rivederla, informandola che i due avevano avuto un rapporto sessuale. La
donna quindi si è rivolta ai carabinieri che sono risaliti all’identità del
tassista grazie al numero di cellulare. I militari poi hanno anche
ricontattato la statunitense che aveva sporto denuncia nel 2017 alla
polizia, mostrandole le foto dell’uomo. E la giovane lo ha riconosciuto,
motivo per cui è scattata la seconda accusa per violenza sessuale.

IL RESTO DEL CARLINO

Ubriaca e al telefono mentre guida

IL MESSAGGERO VENETO

“Tour alcolici” dei minori, Ciriani richiama i genitori: «Troppi soldi
facili ai ragazzi»

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