RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI
A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada
EUROCARE ITALIA
LETTERA APERTA al Ministro della Salute e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste in merito alle modalità con cui viene gestito il dibattito sulle etichette delle bevande alcoliche
LETTERA APERTA
-Ministro della Salute
On. Orazio Schillaci
Pec: segreteriaministro@sanita.it <mailto:segreteriaministro@sanita.it>
-Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste
On. Francesco Lollobrigida
Pec: ministro.caposegreteria@politicheagricole.it <mailto:ministro.caposegreteria@politicheagricole.it>
Oggetto: health warning sulle etichette delle bevande alcoliche.
L’apertura della Commissione Europea alla proposta irlandese di introdurre avvertenze di salute sulle
etichette delle bevande alcoliche spaventa l’economia di molti paesi produttori, tra cui l’Italia.
Ad oggi non esistono studi che dimostrano un rapporto tra health warning e riduzione dei consumi di
alcol. Esistono però studi che dimostrano che le informazioni poste sulle etichette (health warning, ma
anche tabelle nutrizionali e ingredienti) rappresentano uno strumento informativo efficace per i
cittadini a tutela del diritto fondamentale dei consumatori ad un’adeguata e corretta informazione,
diritto non solo previsto dal Codice del Consumo ma anche inserito tra gli obiettivi dell’Agenda 2030
dell’ONU.
I messaggi informativi e di salute sulle etichette, quelli proposti dall’Irlanda come quelli già presenti da
anni in altri paesi del mondo, non hanno nulla di allarmistico. Si tratta di poche semplici informazioni
sui rischi legati al consumo di bevande alcoliche, fondate sulla chiara e consolidata posizione
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sulle evidenze scientifiche prodotte da decenni da una
ricerca indipendente e svincolata dai finanziamenti dell’industria dell’alcol. Tali informazioni, grazie
anche al clamore sollevato dalla battaglia irlandese, stanno risuonando e incrinando le certezze del
senso comune in merito in particolare ad alcune bevande alcoliche, come il vino. Ad un certo punto i
decisori politici non potranno più far finta di non sapere e non potranno sottrarsi alla responsabilità di
non aver agito a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.
Ricordiamo infatti che in Europa ogni minuto muoiono due persone a causa dell’alcol.
Comprendiamo che un Ministro dell’Agricoltura ragioni secondo logiche di mercato e difenda gli
interessi dell’industria e dei tanti lavoratori coinvolti. Capiamo un po’ meno perché, per farlo, senta di
doversi pronunciare in merito a questioni riguardanti la salute e la sicurezza, ambiti che, non solo non
gli competono, ma nei quali non può che inserirsi portando un irriducibile conflitto di interessi.
Il nuovo Piano d’Azione sull’Alcol (2022-2030) dell’OMS evidenzia chiaramente come l’interferenza del
mondo dell’industria rallenti il raggiungimento di obiettivi di salute pubblica e ostacoli attivamente
l’implementazione di misure efficaci di riduzione dei danni alcolcorrelati. Un esempio fra tanti riguarda
le iniziative di prevenzione e sensibilizzazione promosse dai produttori a sostegno di un consumo
“responsabile” e “moderato”: la ricerca degli ultimi anni ha dimostrato che il 96% degli interventi
manca totalmente di supporto scientifico e meno del 30% risulta conforme agli obiettivi
raccomandati dall’OMS. In altre parole, invece di incoraggiare scelte di salute, tali iniziative giovano
all’immagine dei brand e possono dunque essere considerate un’ulteriore forma di marketing a
sostegno dei consumi.
Non dimentichiamo che un preciso articolo di Legge, l’art. 13 comma 2b L. 125/2001, VIETA di
attribuire all’alcol “efficacia o indicazioni terapeutiche che non siano espressamente riconosciute dal
Ministero della Sanità”. L’articolo 13 regolamenta solo i messaggi contenuti nelle pubblicità e nelle
attività promozionali delle bevande alcoliche, lasciando la gestione del discorso pubblico sul tema alla
coscienza individuale (a volte professionale) del singolo. Di fatto però molti professionisti sanitari, oltre
che i rappresentanti del mondo dell’industria, in questi giorni hanno rilasciato dichiarazioni
sconcertanti, associando il consumo di alcol non solo a presunti benefici per la salute ma addirittura
alla riduzione del rischio per alcune patologie, anche oncologiche: affermazioni a forte valenza
promozionale, non di un brand in particolare, ma in generale del consumo di bevande alcoliche quali il
vino. Affermazioni che, se pronunciate da figure sanitarie autorevoli, potrebbero addirittura essere
interpretate come “prescrizioni mediche”.
Risulta alquanto inopportuno che anche un Ministro della Salute, medico, alimenti falsi miti e conceda
dichiarazioni quali “il vino per la sua composizione ricca e originale in termini di polifenoli e
antiossidanti, è anche associato a benefici per la salute, in particolare se il consumo è integrato in un
modello di dieta mediterranea italiana” (ANSA, 13 gennaio 2023), disconoscendo la posizione del
proprio Ministero ed esautorandolo dal suo stesso ruolo istituzionale. Ci risulta infatti che il LIBRO
BIANCO* del Ministero della Salute aderisca totalmente alla posizione della comunità scientifica
internazionale e definisca l’alcol come “una sostanza cancerogena in grado di provocare addiction:
qualsiasi livello di consumo di alcol è associato a numerosi danni prevenibili dovuti a molteplici
condizioni di salute […]”. Ci sentiamo di escludere che il Ministro si stia facendo portavoce di
conoscenze inedite e di una posizione istituzionale nuova e discordante rispetto a quella
internazionale.
In questo frangente, pertanto chiediamo:
– che ognuno torni a fare il proprio lavoro, che si mantengano, nel dibattito sulle politiche
alcologiche, il livello di mercato e quello di salute pubblica nettamente separati, perché “il vino è
patrimonio della nostra tradizione” non può più essere la risposta a “l’alcol provoca danni alla
salute”;
– che il nostro Paese attui politiche alcologiche in linea con il Global Alcohol Action Plan
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per contribuire a raggiungere i suoi obiettivi entro il
2030;
– di seguire l’esempio dell’Irlanda e di lavorare affinché un atto di civiltà come rendere i cittadini più
consapevoli e informati, inizialmente previsto nel Piano Europeo di Lotta Contro il Cancro e
successivamente sospeso non certo perché ne sono venute meno le motivazioni, possa trovare
attuazione anche nel nostro Paese.
*LIBRO BIANCO – Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell’alcologia italiana, Ministero della Salute, a cura del Gruppo Redazionale per il Tavolo Tecnico di Lavoro sull’Alcol, 2022.
Iniziativa promossa da Eurocare Italia (www.eurocareitalia.it <www.eurocareitalia.it> ) e sottoscritta da:
Adelmo di Salvatore – Medico Psichiatra, Alcologo, Psicoterapeuta, Geriatra, già Direttore del Servizio
per le Dipendenze ASL1 dell’Abruzzo, già membro della Consulta Nazionale sull’Alcol e Problemi
Alcolcorrelati, già membro del Gruppo Tecnico Alcol del Ministero della Salute.
Alberto Pasquesi – Medico di Medicina Generale, specialista in Medicina Interna, Alcologo, docente
Università della Terza Età e del Tempo Disponibile, coordinatore Settimana di Sensibilizzazione sui
Problemi Alcol Correlati e Complessi.
Alessandro Sbarbada – Scrittore, curatore Rassegna stampa su vino, birra e altri alcolici, Mantova.
Claudio Zorzi – Medico di Medicina Generale, già Responsabile del Centro di Alcologia di Val di
Fiemme e di Fassa, ASL Trento.
Emanuele Sorini – Docente Università Cattolica di Milano, già Responsabile Nucleo Alcologia del Ser.T.
di Cremona.
Franco Marcomini – Medico di Salute Pubblica, Psicoterapeuta, Alcologo, Servitore Insegnante di Club
Alcologico Territoriale, Padova.
Gianni Testino – Presidente SIA – Società Italiana di Alcologia.
Giovanni Aquilino – Sociologo, specializzato in Pianificazione e progettazione socio-sanitaria, dottore di
ricerca in Didattica della Medicina, già docente di Sociologia Generale presso i corsi di laurea sanitarie
di Medicina dell’Università di Foggia, già Dirigente Assessorato Servizi Sociali e Coordinatore Piano di
Zona di Taranto, Presidente ARCAT Puglia, Foggia.
Giuseppe Corlito – Psichiatra, NPI, Psicoterapeuta e Responsabile scientifico del Centro di
Documentazione per gli Stili di Vita Sani, Grosseto.
Giuseppe La Rocca – Psichiatra, Alcologo, già Responsabile Servizio Dipendenze di Catania,
Vicepresidente Società Italiana di Alcologia (sezione Sicilia), Catania.
Lorena Carpi – Consulente Legale, Mediatrice Familiare, Parma.
Marco Orsega – Presidente AICAT – Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali.
Maria Antonia Papapietro – Sociologa, specialista in Pianificazione e Progettazione di Politiche Sociali e
Sanitarie, Dottore di ricerca in Didattica della Medicina, Servitore Insegnante di Club Alcologico
Territoriale.
Maria Cercignani – Assistente sociale, Cecina (LI).
Natalino Farao – Sociologo, Presidente ARCAT Abruzzo e referente Terzo Settore nell’Osservatorio
Regione Abruzzo sulle Dipendenze Patologiche.
Roberto Cuni – Coordinatore del Centro Studi Problemi Alcolcorrelati e Complessi ed Altre Fragilità,
Trento.
Roberto Pancheri – Medico, già Direttore Servizio Alcologia e Dipartimento Dipendenze APSS Trento
Rossella Panizzolo – Infermiera Componente del gruppo di lavoro alcologico Molinette di Torino,
servitrice insegnante Club Alcologico Territoriale 321 dell’Acat Vita Nuova di Moncalieri/Nichelino,
Presidente Arcat Piemonte.
Valentino Patussi – Medico Gastroenterologo, Alcologo, Psicoterapeuta, Direttore SOD Alcologia AOU
Careggi, Coordinatore Centra Alcologico regionale Toscana (CART), Firenze.
Valeria Matteucci – Medico di Sanità Pubblica, responsabile Servizio di Alcologia, direttore di Distretto
Sanitario, Direttore Sanitario Casa Circondariale, facilitatore di gruppi AMA, Perugia.
Vito Antonio Campanile – Psichiatra Forense, Tossicologo, Membro del Comitato Scientifico SIA –
Società Italiana di Alcologia, già Responsabile del Centro di Alcologia, ASL Bari, docente Facoltà di
Medicina, Bari
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IL FATTO ALIMENTARE
Alcol: gli stretti rapporti tra scienziati pubblici USA e industria delle bevande alcoliche
Nascondere, mistificare, sviare l’attenzione, negare l’evidenza, ammorbidire linee guida, pronunciamenti e documenti ufficiali, affinché il pubblico non capisca e sottovaluti il rischio. Sono sempre le stesse le strategie messe in campo dai grandi cartelli internazionali per evitare che i danni alla salute associati ai loro prodotti vengano alla luce. È successo con il tabacco e poi con le bevande zuccherate. E ora ci risiamo con le bevande alcoliche che, nonostante i rischi siano noti e certificati da decenni, sono oggetto di difese accorate da parte di molti politici e di manovre di distrazione di massa da parte dei produttori.
Lo hanno dimostrato senza possibilità di essere smentiti Gemma Mitchell e Jim McCambridge, ricercatori dell’Università di York, nel Regno Unito. Grazie al Freedom of Information Act (la legge statunitense che obbliga a rendere accessibili i documenti riservati di interesse pubblico). Gli autori hanno avuto accesso ai carteggi tra le associazioni di categoria dell’industria degli alcolici e quello che dovrebbe essere il più inviolabile degli istituti per la ricerca sull’alcol e l’alcolismo, il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA). È emerso, come illustrato in un articolo pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs, che, anche in questo caso, le influenze delle aziende hanno condizionato pesantemente tutta la politica del NIAAA degli ultimi dieci anni.
La storia parte da lontano, come si legge nell’editoriale che la rivista ha dedicato alla vicenda, insolitamente lungo e dettagliato proprio per rimarcarne la gravità. Tutto ha avuto inizio da uno studio clinico chiamato MACH 15, organizzato dal NIAAA, finanziato con 30 milioni di dollari dallo stesso istituto, ma anche con 67,7 milioni di dollari stanziati da cinque tra i principali produttori di alcolici. Nello studio, lanciato nel 2017, si sarebbe dovuto analizzare l’effetto del consumo moderato di alcol su 7.800 anziani a rischio di eventi cardiovascolari reclutati in 16 centri di Stati Uniti, Europa, Africa e Sud America. Lo studio, però, è stato interrotto già nel 2018, dopo che una revisione indipendente, effettuata dal National Instituite of Health (di cui il NIAAA è una branca) e dal suo direttore di allora Francis Collins, ha rilevato tali irregolarità metodologiche nella selezione dei centri, dei ricercatori e dei pazienti, dettate dai ‘suggerimenti’ delle aziende, che qualunque risultato sarebbe stato del tutto inutilizzabile, perché viziato da pregiudizi statistici troppo rilevanti. Lo scandalo è stato così grave da spingere i ricercatori inglesi a ricorrere al Freedom of Information Act per analizzare tutta la documentazione relativa alle relazioni tra il NIAAA e le aziende negli anni tra il 2013 e il 2020.
Ciò che ne è emerso sono i costanti e strettissimi rapporti tra 43 membri del NIAAA e 15 rappresentanti di gruppi industriali. In particolare l’analisi si è concentrata sulle comunicazioni tra 12 dirigenti dell’istituto, i rappresentanti di due produttori, AB InBev e Diageo, due associazioni di categoria, il Beer Institute e il Distilled Spirits Council of the United States (DISCUS), e l’International Alliance for Responsible Drinking (IARD), organizzazione sponsorizzata sempre dalle aziende. Tre gli ambiti sui cui la corrispondenza è stata più fitta: la ricerca scientifica e i risultati che via via ne emergevano, le discussioni sulle decisioni politiche e l’elaborazione di linee guida, come quelle su dieta e cancro, e le indicazioni al grande pubblico.
L’analisi dei contenuti ha poi svelato quanto i produttori di bevande alcoliche abbiano influito quasi su ogni aspetto delle decisioni prese dal NIAAA e quanto amichevoli fossero i rapporti, facilitati anche da situazioni assai poco commendevoli, come la presenza di membri dell’istituto agli incontri sponsorizzati dalle aziende. Senza dimenticare le cosiddette porte girevoli, cioè il fatto che scienziati dell’istituto in molti casi, una volta terminato il mandato al NIAAA, siano finiti a lavorare per le stesse aziende, portandosi in dote tutte le informazioni riservate acquisite.
Il commento a questo ennesimo scandalo, contenuto nell’editoriale, non può che essere una richiesta pressante a monitorare molto da vicino qualunque studio che, più o meno direttamente, è stato sponsorizzato da un’azienda, e il coinvolgimento di interessi privati nelle politiche pubbliche relative agli alcolici (per esempio, la tassazione specifica). Inoltre, bisognerebbe rendere di fatto impossibili le porte girevoli ed escludere i portatori di interessi privati dalle stanze dove si valutano i dati scientifici e si decide quali indicazioni fornire al pubblico. Tra l’altro, sarebbe necessario rivalutare tutto ciò che è emerso dal NIAAA almeno dal 2013 a oggi e definire nuove regole per le fondazioni che nascondono interessi privati, oltreché su tutto ciò che accade nei meeting e nelle iniziative sponsorizzate e apparentemente educative.
La vicenda – conclude poi l’editoriale – riguarda solo all’apparenza esclusivamente gli Stati Uniti, perché il mercato degli alcolici è ormai del tutto globalizzato e presente in rete, come ha dimostrato l’immediata levata di scudi partita in numerosi Paesi, a cominciare proprio dall’Italia, in seguito alla decisione di un Paese piccolo come l’Irlanda di apporre, sulle bottiglie, un messaggio sui danni dell’alcol.
FEDERVINI
Il Canada aumenta del 6,3% le tasse sugli alcolici
In Canada le tasse sulle bevande alcoliche aumenteranno del 6,3%. Si tratta del più grande aumento degli ultimi 40 anni. L’aumento delle tasse federali canadesi sulle bevande alcoliche sarà in vigore dal 1° aprile 2023. Una modifica apportata nel 2017 alla legge canadese sulle accise consente al governo di aumentare le tasse sulle bevande alcoliche in risposta all’inflazione. Il settore canadese delle bevande alcoliche sta lavorando alacremente per ottenere una tregua nel prossimo bilancio federale canadese. Questi aumenti sono legati a tassi di inflazione elevati senza precedenti, che non erano stati previsti quando l’indicizzazione è stata introdotta nel 2017
AGI.IT
In Francia il dibattito parlamentare sulle pensioni ‘infiammato’ dall’alcol
La stampa d’oltralpe riporta episodi sconcertanti di liti sopra le righe e aumenti sconsiderati dei consumi di champagne e rum già dalla mattina, tanto da richiedere il richiamo formale del presidente dell’Assemblea nazionale
AGI – I ritmi serrati dell’esame della controversa riforma delle pensioni in Francia hanno spinto i deputati dell’Assemblée Nationale ad aumentare il consumo di bevande alcoliche alla ‘buvette’ del Parlamento, con conseguenti toni molto più accesi del solito durante il dibattito. Lo ha riferito il ‘Journal du Dimanche’ precisando che la questione, considerata problematica, è stata posta all’ordine del giorno di una riunione della segreteria dell’Assemblea nazionale con la presidente, questori, vice presidenti, segretari e presidenti dei vari gruppi parlamentari.
La stampa d’Oltralpe ha sottolineato che al momento non sono stati resi noti dati quantitativi sulle bevande consumate, ma a insospettire gli osservatori sono state le numerose liti verbali tra deputati durante i lavori, visibilmente stressati dalle sedute in tarda ora e dai ritmi serrati imposti dal calendario governativo. Da alcune testimonianze anonime è venuto fuori che alcuni hanno ordinato coppe di champagne già alle 11 di mattina, per passare al rum alle ore 16, con un picco delle consumazioni tra le 20 e le 21.30, e con la conseguenza che la ‘buvette’ è rimasta senza alcol per alcuni giorni.
Tra le scene più raccapriccianti riportate dalla stampa francese, le immagini di un deputato di Les Insoumis che avrebbe vomitato in una pattumiera di Palais Bourbon per l’eccessivo consumo di alcool, mentre altri non si reggevano più in piedi, aiutati dai camerieri della ‘buvette’. Un momento clou è stato venerdì 17, in chiusura dei dibattiti sulla riforma – conclusi con la mancata votazione del testo in attesa dell’esame di tutti gli articoli e delle migliaia di emendamenti – la serata in Parlamento si sarebbe protratta fino alle 3 di notte, con l’alcol che scorreva a fiume alla buvette e nei giardini.
Al di là di quella che per certi versi viene considerata una forma di “tradizione parlamentare”, anche se da consumare con moderazione, la presidente dell’Assemblea nazionale Yael Braun-Pivet ha già fatto un richiamo formale ai capigruppo, chiedendo di segnalare i casi di deputati più problematici per eccesso di alcool, ma la chiusura della ‘buvette’ non è sicuramente all’ordine del giorno.
Intanto domani il testo approda in commissione Affari sociali del Senato per poi passare agli eletti del Palazzo del Lussemburgo che avranno poi fino al 12 marzo per votare il testo e rimandarlo all’Assemblea nazionale. Ai media francesi alcuni senatori hanno dichiarato che “non ci sarà alcuna spettacolarizzazione del dibattito”, prendendo visibilmente le distanze dai colleghi deputati. Secondo il quotidiano ‘Les Echos’, la maggioranza di destra al Senato intende dare un’impronta significativa al progetto di riforma, essendo da tempo notoriamente favorevole al rinvio dell’eta’ pensionabile.
I senatori assicurano di voler portare “fino in fondo un lavoro approfondito mentre i deputati non hanno esaminato il testo per intero, colpa dell’ostruzionismo e del caos nell’emiciclo”. Scambi serrati sono in corso tra governo e senatori che intendono orientare il progetto maggiormente a favore delle donne e dei lavoratori senior.
ANSA
In crisi viticoltori di Bordeaux estirpano il 10% delle viti
Fermo pandemia ha messo Ko il più grande vigneto Aoc di Francia
(ANSA-EFE) I viticoltori di Bordeaux, colpiti dalla crisi del settore, hanno chiesto nel fine settimana al governo francese un aiuto finanziario per l’estirpazione delle viti, nella misura del 10%, nella regione ad alta vocazione vitivinicola.
La crisi è iniziata durante le chiusure per pandemia e le ripercussioni del lungo stop sulle reti commerciali globali. A Bordeaux – il più grande vigneto certificato Aoc di Francia, con i suoi 110.000 ettari coltivati, di cui l’85% a rossi – , le denominazioni meno prestigiose risentono particolarmente del crollo dei prezzi e di una sovrapproduzione stimata in un milione di ettolitri.
ANSA
Discoteche: gestori, dividere locali per under e over 18
Pasca (Silb-Fipe), soluzione per non sforare orari su alcolici
(ANSA) – SASSARI, 28 FEB – “Per superare il limite orario di somministrazione delle bevande alcoliche abbiamo proposto al governo la divisione fra locali solo per minorenni e solo per maggiorenni. Quelli per minori chiuderebbero alla mezzanotte e non potrebbero somministrare alcolici, gli altri potrebbero servire le bevande alcoliche oltre le 3, fino alla chiusura”.
L’idea arriva dal presidente nazionale Silb-Fipe Confcommercio, Maurizio Pasca, in visita a Sassari alla confederazione del nord Sardegna. “Il limite orario delle 3 per la somministrazione degli alcolici danneggia fortemente la nostra attività (*) perché – spiega – i locali si riempiono molto tardi, dalle 2 in poi. Veniamo da due anni di chiusura forzata a causa della pandemia, che hanno causato la cessazione di tantissime attività. Stiamo ripartendo con molta fatica e questa soluzione potrebbe essere di grande aiuto, oltre che garantire un adeguato grado di sicurezza”. (ANSA).
(*) Nota: il fatto che detto limite sia utile a proteggere la vita dei ragazzi pare non interessare più di tanto.
CEFALUNEWS.ORG
Ecco la birra con insetti e ragni dentro: ecco la marca con le ragnatele
La birra si beve in tutto il mondo e a tutte le ore. In Italia la birra è apprezzata per il suo gusto e per la carica che trasmette a chi l’assume. A livello industriale ne vengono prodotte di diverso tipo. Un giro fra gli scaffali del supermercato ci mostra le tante marche di birra. Tutte si dicono diverse l’una dall’altra ed ogni birra annuncia un particolare che non si trova nelle altre. La birra è una tradizione della quale non si può fare a meno quando si mangia. (*)
Gli ingredienti della birra sono essenzialmente quattro: acqua, lievito, cereali e luppolo. In genere tra i cereali si preferisce il malto d’orzo. La birra è una bevanda alcolica che si ottiene attraverso la fermentazione alcolica. Vi si mettono alcuni tipi di lievito e di zuccheri che provengono dal malto che è l’orzo germinato ed essiccato. Esiste una marca di birra con gli insetti dentro. Si produce in Belgio ed è realizzata grazie ai ragni. Non ci crederete ma la birra Lambic, secondo quanto si trova sulla rete internet, è fermentata proprio grazie a dei minuscoli insetti come i ragni. La caratteristica della Lambic è proprio la sua fermentazione spontanea.
In genere la birra è lasciata esposta all’ambiente quando deve fermentare. Esiste a questo punto il problema insetti legato ai piccoli moscerini che si muovono nell’aria. Questi minuscoli animaletti non resistono al sapore fruttato e dolce della birra. In questa particolare bevanda hanno un ruolo molto importante i ragni e le loro ragnatele. I mastri della birra infatti danno via libera a questi piccoli ragnetti che con le loro tante ragnatele creano una barriera molto naturale che la protegge
Oggi in Italia non esiste ancora una birra prodotta con gli insetti. Si può però acquistare on line perchè è prodotta in Giappone. Una importante startup giapponese ha lanciato una birra proprio a base di insetti. Vi mettono dentro i grilli che prima di finirvi vengono nutriti con erba e alla fine arrostiti. Con questi grilli arrostiti che finiscono in polvere finissima si ottiene una birra scura che sa di caramello tostato. E’ prodotta dal birrificio Kibidoteshita con frutta di stagione, zenzero ed anche camomilla.
Purtroppo molte volte nella birra possono anche finire farfalline e moscerini quando viene versata nel bicchiere. In genere chi beve la birra in questo casi se ne accorge e toglie i moscerini e i picocli insetti che vi finiscono perchè attratti dal suo sapore. Quando chi la beve non se ne accorge finisce coll’ingoiare anche queste farfalline. In questo caso nessuna paura. Si tratta quasi sempre di piccoli insetti che non fanno male alla salute. Solo un poco di ribrezzo all’idea che si siano potuti bere con la birra.
(*) Nota: forse non ne può fare a meno chi ha scritto l’articolo, parlasse per sé.
IL MESSAGGERO
Vende cocktail super alcolici ai minori, sanzionata barista ternana
TERNI Nella serata di sabato 25 febbraio, durante le straordinarie operazioni di controllo del territorio integrate, nell’ambito del progetto “Movida sicura”, attività disposta dal Questore della Provincia di Terni, Bruno Failla, finalizzata alla fruizione in sicurezza della movida cittadina e attuata da pattuglie della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Locale del Comune di Terni, i poliziotti della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura hanno sanzionato il barista di un locale del centro storico per aver somministrato alcol ad un minorenne. Gli agenti dell’Amministrativa hanno notato un ragazzo uscire dal locale con un bicchiere di plastica in mano e quando si sono avvicinati, hanno sentito odore di alcol, cosa confermata dal ragazzo che ha ammesso di aver ordinato un Negroni. Il ragazzo, una volta identificato e verificata la sua minore età, è stato affidato ai genitori, mentre la barista è stata sanzionata per “aver somministrato una bevanda alcolica a minore di anni 18 e maggiore di anni 16 senza osservare l’obbligo di richiedere al cliente un documento di identità”.
LAPIAZZAWEB.IT
Alcol, meno è meglio. Le indicazioni per limitare il consumo
Lo slogan è dell’Ulss 2 della Marca trevigiana che sta promuovendo una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Consumo di alcol, meno è meglio. È lo slogan che l’Ulss 2 della Marca trevigiana ha promosso in queste settimane, anche attraverso la pagina Facebook dell’azienda sanitaria, nell’ambito di una campagna di comunicazione che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione.
L’alcol, si legge nell’infografica, è una sostanza ad altissimo impatto sociale ed è uno dei principali fattori di rischio di malattia, disabilità e mortalità prematura in Italia, in Europa e nel mondo. Nel nostro Paese meno della metà degli adulti tra i 18 e i 69 anni dichiara di non consumare bevande alcoliche e solo il 6% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno da un operatore sanitario.
Il consumo di alcol va dunque limitato. Come? Le indicazioni nazionali definiscono basso rischio il consumo di due unità alcoliche al giorno per gli uomini e una per le donne. Va precisato che un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di alcol, l’equivalente di un bicchiere di vino, una lattina di birra o un aperitivo.
Oltre alla quantità è inoltre importante considerare come si consuma l’alcol. E’ bene dunque, evitare di bere lontano dai pasti o in situazioni a rischio, come ad esempio prima di guidare.
In alcune condizioni, poi, l’assunzione raccomandata di alcol è pari a zero. Ad esempio, è sconsigliato che assumano alcol i giovani che hanno meno di 18 anni e le donne in gravidanza.
LA NAZIONE
Firenze, ubriaco dà in escandescenze e aggredisce un barista. Bloccato dai carabinieri
E’ successo in Borgo La Croce. L’uomo è stato fermato mentre prendeva a calci la porta di un appartamento
Pomeriggio movimentato in Borgo la Croce, nel centro di Firenze: un 39enne ubriaco ha dato in escandescenze portando scompiglio e aggredendo un barista. Nella serata di lunedì 27 febbraio, dopo una richiesta pervenuta al numero unico di emergenza 112, una pattuglia del nucleo radiomobile dei carabinieri è stata inviata in Borgo la Croce presso un bar per un uomo molesto.
Il richiedente aiuto aveva una mano sanguinante e un bernoccolo sulla fronte e ha riferito di aver riportato queste ferite durante una lite avuta con un cliente che lo ha colpito alla testa lanciandogli un tavolino. Acquisita la descrizione dell’uomo, i militari si sono messi sulle sue tracce e sempre in Borgo La Croce sono stati allertati anche da alcuni passanti i quali hanno riferito che all’interno di un palazzo si sentivano urla e colpi fortissimi. I carabinieri una volta saliti al terzo piano hanno visto il 39enne colpire ripetutamente con calci furibondi una porta in legno di un appartamento. I militari hanno cercato di calmare l’uomo che di tutta risposta ha tentato di aggredirli, costringendoli per la sua stessa incolumità, dato che era pericoloso per se e per gli altri, a bloccarlo utilizzando la pistola ad impulsi elettrici. Sul posto è intervenuto il personale del 118 che ha provveduto, relativamente al suo stato di agitazione psicofisica per assunzione di alcol, alle cure del caso. Dopo le operazioni di identificazione, l’uomo è stato denunciato per i reati di resistenza, lesioni e insolvenza fraudolenta.
LA REPUBBLICA
Ubriaco distrugge con un calcio un tornello della metro
di Valentina Lupia
È successo nella stazione San Paolo. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza che aiuteranno a ricostruire meglio l’accaduto
È entrato nell’androne della stazione e con un calcio fortissimo ha distrutto un’anta del tornello per l’accesso dei disabili, seminando il panico. È successo verso le 19 di ieri, lunedì 27 febbraio, alla fermata della linea B della metropolitana San Paolo. L’uomo era in evidente stato di alterazione, secondo le testimonianze raccolte dalla polizia di Stato, palesemente ubriaco. Non si sono registrati feriti, ma l’uomo avrebbe aggredito verbalmente i presenti e gli addetti Atac, per poi sferrare un calcio al tornello, mandando in frantumi una delle due ante in vetro che si aprono quando si timbra il biglietto. L’uomo, alla fine, si è allontanato facendo perdere le sue tracce. Sul posto, in seguito alla segnalazione, è intervenuta la polizia di Stato. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza che aiuteranno a ricostruire meglio l’accaduto. Il servizio non è stato interrotto e nella mattinata di martedì 28 il tornello è stato ripristinato. La foto è finita su Welcome to favelas.