RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI
A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada
REPORT
PICCOLI CHIMICI
Report (sul vino) colpisce ancora. Per usare le parole di GAMBERO ROSSO,
Report ha confezionato un bel pacco bomba per il vino italiano da mettere
sotto lalbero.
Dopo lo storico servizio “In vino veritas” di Bernardo Iovene
<www.rai.it/programmi/report/inchieste/In-vino-veritas-50f0c4ca-2515
-410b-ba46-5920790bb10e.html>
www.rai.it/programmi/report/inchieste/In-vino-veritas-50f0c4ca-2515-
410b-ba46-5920790bb10e.html , trasmesso il 24 settembre 2004 – cui ebbi il
piacere e l’onore di collaborare – che scatenò un vero e proprio putiferio,
ecco una nuova inchiesta che coraggiosamente comunica informazioni scomode
sul vino. Ed ecco di nuovo il putiferio, ovvero le reazioni sdegnate
della casta del vino: occupano buona parte della rassegna di oggi.
A proposito: alla fine della rassegna, ho riportato il capitolo 83 del libro
La casta del vino, che ho scritto insieme ad Enrico Baraldi, edito da
Stampa Alternativa nel 2011. Mi pare abbia molto a che fare con il servizio
di Report.
Buona lettura.
Alessandro
Cliccando sul link potete vedere il servizio. Da guardare e diffondere.
Piccoli chimici
PUNTATA DEL 17/12/2023
di Emanuele Bellano
<www.rai.it/programmi/report/inchieste/Piccoli-chimici-dfaef536-7c9b
-480b-bb78-97c0c39bf951.html?fbclid=IwAR056O6k9fZuEpzV8kVyxjq-4GWxZBZg7t8scG
9ehFOYnJDuHaEF4q_-Sqc>
www.rai.it/programmi/report/inchieste/Piccoli-chimici-dfaef536-7c9b-
480b-bb78-97c0c39bf951.html?fbclid=IwAR056O6k9fZuEpzV8kVyxjq-4GWxZBZg7t8scG9
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GAMBERO ROSSO
Notizie Vino
“Ranucci? Un nemico in casa. La Rai non può aggredire il nostro vino”. La
dura replica del ministro Lollobrigida all’inchiesta di Report
a cura di Loredana Sottile
Il ministro dell’Agricoltura appare furibondo e incredulo dopo l’inchiesta
di Report sul vino italiano
“Abbiamo qualche nemico in casa. Sono le parole del ministro
dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida a
commento del servizio di Report andato in onda su Rai3 che parla dei
produttori come di piccoli chimici pronti a usare prodotti anche non legali
per poter vendere il loro vino. Il nemico di cui parla è ovviamente il
giornalista e conduttore Sigfrido Ranucci che è andato a colpire un settore
bandiera del Made in Italy. E non è la prima volta.
Lollobrigida contro Report
Non riesco a comprendere (*) ha detto il Ministro in occasione della
presentazione del XXI Rapporto Ismea-Qualivita che si è appena svolta a
Roma. Chiamerò Ranucci per sapere perché dobbiamo avere sulla tv di Stato
persone che aggrediscono i nostri prodotti? Che ci vuole a dire che si
tratta di un caso su 3mila per il prosciutto o un caso su 10mila per il vino
che si comporta in maniera irregolare, e magari chiamare i nostri
Carabinieri, i nostri dell’Ispettorato del Controllo qualità e repressione
Frodi o la Guardia di Finanza e chiedere come è il sistema Italia? Per dare
un’idea che a fronte di qualcuno che non si comporta correttamente ci sono
migliaia di persone che invece valorizzano con il loro lavoro e impegno una
filiera che è sicura”, ha detto secondo quanto riportato dall’Adnkronos.
Le parole di Lollobrigida arrivano dopo quelle del presidente di Unione
Italiana Vini Lamberto Frescobaldi, che ha definito il servizio di Report
unoccasione mancata per il servizio pubblico della Rai.
(*) Nota: il ministro non riesce a comprendere.
GAMBERO ROSSO
Duro attacco di Centinaio a Report: “scredita i nostri prodotti migliori”
a cura di Marzio Taccetti
Il vicepresidente del Senato attacca duramente l’inchiesta sul vino italiano
mandata in onda da Report
I nostri produttori di vino sono stati bollati come imbroglioni senza
scrupoli da una trasmissione che continua a fare scandalismo approssimativo
anziché buona informazione.
Dopo le dichiarazioni del ministro Lollobrigida che parlano di nemico in
casa, al coro di voci che si scagliano contro il servizio di Report sul
Vino si unisce il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. Senza
mezzi termini attribuisce alla trasmissione la colpa di spargere una cattiva
informazione. Dellinchiesta andata in onda ieri sera che parla di mosti
concentrati, gelatine animali, uve da tavola che si spostano da Sud verso
Nord, Centinaio contesta il suo effetto di screditare lintero mondo del
vino italiano.
Report continua la sua campagna denigratoria contro le eccellenze
agroalimentari italiane afferma Centinaio – . “Faccio fatica a capire il
gusto che prova Ranucci a screditare i nostri prodotti migliori”
Centinaio contro Report
In linea con quanto affermato da Lamberto Frescobaldi, Centinaio sottolinea
come il servizio di Report suggerirebbe un mondo pervaso da scorrettezze,
ben diverso dalla realtà dei fatti. Il vino italiano è esportato e amato in
tutto il mondo perché è di ottima qualità, le norme che ne regolano la
produzione sono rigorose e ancor di più lo sono i disciplinari per le
Indicazioni Geografiche. Non esiste un malcostume diffuso e non ha senso
mettere sullo stesso piano prodotti naturali utilizzati durante la
lavorazione con additivi chimici illegali dichiara Centinaio. È evidente
che anche tra i produttori vitivinicoli ci sia chi imbroglia e deve essere
individuato e punito. Su costoro, le inchieste giornalistiche fanno bene a
puntare i riflettori. Ma è inaccettabile che pochi impostori possano
macchiare la reputazione di un comparto nazionale che è corretto e che
semmai subisce la concorrenza sleale di aziende straniere.
DISSAPORE
Report e il vino: il Ministro Lollobrigida confonde servizio pubblico e
propaganda pubblica
C’è da chiedersi se il Ministro Francesco Lollobrigida abbia il diritto di
rimproverare Report per non aver fatto la sua parte nel promuovere e
difendere le eccellenze italiane, raccontandone invece le magagne.
di Valentina Dirindin
Abbiamo il nemico in casa. Si sveglia così, un Giulio Cesare assassinato a
tradimento da Bruto, il Ministro Francesco Lollobrigida dopo lultima
puntata di Report, che ha raccontato un po delle cose che non funzionano
o che funzionano così così nel sistema del vino italiano.
Lutilizzo costante del mosto concentrato rettificato (che dovrebbe invece
essere eccezionale), per esempio, o dei chiarificatori (anche di origine
animale). Le etichette in generale poco parlanti, sicuramente meno di quelle
dei vicini francesi, con cui siamo sempre pronti a fare la guerra su chi ce
lha più buono.
Nulla che un esperto o un appassionato di vino non conoscesse già, a dire il
vero, ma informazioni tendenzialmente sconosciute al grande pubblico, che è
poi quello a cui si rivolge Rai 3. Quindi, allindomani della messa in onda
del servizio, lopinione si divide in due, anzi in tre: da un lato il mondo
del vino, che ha la sensazione che si sia un po scoperta lacqua calda.
Dallaltro il consumatore medio, che porta a casa un po più di diffidenza
in più nellacquisto delle bottiglie di vino. E poi cè Lollobrigida, che un
attacco così al nostro vino, leccellenza delle eccellenze, proprio non se
laspettava. E poi, pure da fuoco amico, visto che alla fine gli stipendi e
le nomine della Rai le decide il Governo.
Il che, in effetti, rende il messaggio di Lollobrigida ancor più
inopportuno, se già non lo fosse pensare che il servizio pubblico sia tenuto
a fare propaganda pubblica, e cioè a dire che tutto va benissimo e che le
eccellenze italiane (tra cui il vino) sono le migliori del mondo.
Come premettevamo, linchiesta di Report è una di quelle interessanti sì, ma
non particolarmente sconvolgenti. Nulla di non noto a chi si occupa di vino
è stato detto, e tendenzialmente neanche nulla di illecito. Ma di non
particolarmente chiaro, invece, sì. Perché alla fine, quello che Report
scopre con questo servizio sul vino, è che il consumatore finale non ha
tutti gli elementi necessari per scegliere con consapevolezza il vino che
sta comprando. E non li ha perché si consente (ancora) che le etichette
siano poco parlanti, ovvero raccontino troppo poco del prodotto, omettendo
informazioni importanti. Come succede con i pandori della Ferragni o con i
panettoni degli chef, insomma. E come si vuole evitare che succeda,
adducendo problematiche ogni volta che lUnione Europea tenta di normare in
maniera più restrittiva gli obblighi di etichetta.
Insomma: il problema finale è sempre lo stesso. Il consumatore non è
tutelato, mentre lo sono gli interessi delle aziende, a cui si consente di
rimanere nel lecito pur non informando adeguatamente chi acquista. E questa
cosa dovrebbe finire: se succederà, sarà anche grazie alla maggiore
consapevolezza che servizi come quello di Report (o come il nostro sui
panettoni degli chef, se ce lo concedete) hanno contribuito a formare.
Cosa ha detto Lollobrigida
E invece, il ministro Lollobrigida a cui bisognerebbe ricordare che poco
meno di quarantanni fa il vino italiano sofisticato ha ucciso un sacco di
gente pensa che su certe cose bisognerebbe tacere. Non ha tutti i torti
bisogna dargliene atto nel dire che Report dovrebbe specificare che si
tratta di un caso su 10mila che si comporta in maniera irregolare, e che
magari si potevano chiamare i nostri Carabinieri, i nostri dellIspettorato
del Controllo qualità e repressione Frodi o la Guardia di Finanza e chiedere
come è il sistema Italia? Per dare unidea che a fronte di qualcuno che non
si comporta correttamente ci sono migliaia di persone che invece valorizzano
con il loro lavoro e impegno una filiera che è sicura. Ma è anche vero che
il messaggio che passa, tra le dichiarazioni di Lollobrigida allAdnkronos,
è che in fondo linteresse collettivo dovrebbe essere quello di promuovere
lItalia, e non di affossarla. Non riesco a comprendere, ha detto
Lollobrigida a proposito di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. Lo
chiamerò per sapere perché dobbiamo avere sulla tv di Stato persone che
aggrediscono i nostri prodotti?.
Che poi, non si capisce perché i nostri prodotti vengano fatti passare dal
ministro Lollobrigida come prodotti di tutti, quando sono prodotti di
aziende private. Ma anche se non lo fossero, non cè una ragione per cui
linformazione dovrebbe andare in ununica direzione, quella di non fare
critica. Certo, capiamo la volontà del ministro Lollobrigida di difendere
limmagine e la reputazione del Made in Italy nel mondo, ma sarebbe meglio
attuarlo con leggi e regolamentazioni che risolvano i problemi, tutelando il
consumatore finale, anziché aspettandosi che linformazione non faccia il
proprio dovere raccontando quello che non va.
Immagini, ministro Lollobrigida, quanto potrebbe essere importante per il
Made in Italy potersi raccontare non più come la produzione in cui il lavoro
di qualità viene macchiato da tante casistiche di scarsa trasparenza, ma
finalmente come eccellenza intoccabile, resa tale da un controllo rigoroso e
da una rivoluzione culturale che insegna a tutelare, sopra tutto quanto, il
consumatore e non il profitto.
A quel punto, immaginiamo che Report come chiunque altro sarebbe
felicissimo di raccontare solo il positivo. O meglio, Report non esisterebbe
proprio, perché non avrebbe nulla da dire: se lo immagina un futuro così,
Ministro Lollobrigida? E allora, perché non lavora per questo, e non se la
prende con chi offusca limmagine del Made in Italy con pratiche di scarsa
trasparenza, anziché prendersela con chi le racconta?
Perché vede, ministro Lollobrigida, il ruolo dellinformazione è proprio
quello di raccontare i fatti, e non quello di far parte di una fazione o di
unaltra. Perché quella si chiama propaganda, ed è proprio ciò che il
servizio pubblico non dovrebbe fare. Peraltro, propaganda di quella brutta,
se si intende sostenere che i media dovrebbero avere un pensiero unico
nellinteresse dello Stato e della sua immagine. Ma siamo certi che
Lollobrigida non intendesse quello.
GAMBERO ROSSO
Mosti, additivi nel vino e il rebus delle etichette. Linchiesta di Report e
la verità sulle pratiche in cantina
a cura di Loredana Sottile
Mosti concentrati, gelatine animali, uve da tavola che si spostano da Sud
verso Nord. Report ha confezionato un bel pacco bomba per il vino italiano
da mettere sotto lalbero. La puntata andata in onda il 17 dicembre parte
dalla seguente tesi: il vino non si fa in vigna, lenologia altro non è che
un laboratorio. Ma è davvero così?
Mosti concentrati, gelatine animali, uve da tavola che si spostano da Sud
verso Nord, operazioni dubbie dellIcqrf. Report, la trasmissione in onda su
Rai 3, ha confezionato un bel pacco bomba per il vino italiano da mettere
sotto lalbero in occasione delle prossime festività e con tanto di dedica:
Ai piccoli chimici dellenologia. Da qui si parte e qui si arriva,
mettendoci dentro tutta una serie di argomenti per convalidare la tesi
iniziale: il vino non si fa in vigna, lenologia altro non è che un
laboratorio. Ma è davvero così? Non staremo qui a difendere il settore. Come
sempre la verità sta nel mezzo e il metodo Report è ormai arcinoto. Ma ci
sono delle cose in particolare che ci hanno colpito.
L’inchiesta di Report sul vino
Visto dallinterno da chi con il vino ci lavora da sempre le verità
rivelate da Report non sono così sconvolgenti: la pratica del mosto
concentrato non è di certo nascosta. Basta leggere i disciplinari per capire
che è pratica ammessa (ma devono essere le Regioni a dare il via libera)
quando condizioni avverse non consentono di raggiungere il grado zuccherino
previsto. Si pensi che in altri Paesi, Francia su tutti, è consentita la
pratica dello zuccheraggio, che in Italia è assolutamente vietata. Motivo
per cui, quando è necessario si preferisce ricorrere ai mosti. Tutto
naturale, tutto legale.
Additivi e coadiuvanti: cosa è legale e cosa no
Nella stessa confezione Report ci ha messo la questione delle sostanze
aggiunte, senza troppa distinzione tra quelle legali e quelle no. Per
esempio, gelatina di pesce usata per la chiarificazione (pratica legale) e
aromi estratti come ribes o fragola (pratica illegale).
Nessuno mette in dubbio che qualcuno ricorra anche a questa pratica, ma
presentarla allinterno di un intero sistema, sostenendo che a tutti piace
giocare ai piccoli chimici risulta fuorviante per chi guarda e non ha gli
strumenti per discernere le cose.
Se si pensasse alletichetta come arma di difesa?
Senzaltro, però, lo spunto è interessante per affrontare la questione
etichette. In un momento in cui si parla tanto di elenco degli ingredienti,
e-label e blockchain, senzaltro la trasparenza è un valore sempre più
importante e magari passaggi che in passato non erano così degni di nota,
oggi esigono una maggiore attenzione (vedi lastro nascente dei vini
naturali). Usarla un po di più potrebbe essere utile per creare un rapporto
diretto con il consumatore e far capire che non tutto il vino va
demonizzato. Unoccasione potrebbe essere il nuovo regolamento
etichettatura, entrata in vigore lo scorso 8 dicembre (con una proroga di
tre mesi in Italia a causa delle nuove Linee guida della Commissione Ue). Lo
diciamo subito: il nuovo regolamento, al momento, non prevede il riferimento
a mosti concentrati o stabilizzanti del vino perché considerati come parte
del processo di produzione (che, quindi, la legge non obbliga ad indicare).
Ma in futuro, chissà potrebbe essere unarma in più per difendersi da
attacchi frontali come quelli del Report di turno.
Il mercato nero delle uve da tavola
La seconda parte dellinchiesta di Report si concentra, invece, sullo
spostamento di uve da tavola da Sud (Puglia in particolare) verso il Nord
Italia (Veneto in particolare), soprattutto in annate particolarmente
complicate come questa, in cui la vendemmia è stata poco generosa.
Un modus operandi che può avvenire tramite la licenza da succhisti (quella
di chi produce succhi di frutta) e che già il Gambero Rosso, sul settimanale
Tre Bicchieri, aveva denunciato lo scorso 11 maggio con il pezzo Quelle
deroghe che hanno favorito la sovrapproduzione di vino.
Una pratica – è bene ricordarlo – assolutamente vietata, dal momento che un
vigneto volto alla produzione di vino ha bisogno dei diritti di impianto, al
contrario di quel che accade per un vigneto destinato alle uve da tavola.
Chiaramente è un fenomeno che per lo più non riguarda le produzioni a Do
allinterno di un sistema vitivinicolo è bene ricordare anche questo – tra
i più controllati al mondo.
Lo stesso presidente Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, su questo
tema ha più volte richiamato il settore al senso di responsabilità e nella
nota appena diffusa a commento del servizio di Report non ha nascosto la
testa sotto la sabbia: Se da una parte, Report ha giustamente rilevato,
come fatto in precedenza da Uiv, alcune attività non consentite dalla legge
come il commercio di uva da tavola per fare il vino, dallaltra ha
pedissequamente confuso pratiche perfettamente legali con altre illegali,
additivi chimici con prodotti delluva consentiti.
Linchiesta Pinocchio e le colpe della Repressione Frodi
Lultima parte del servizio di Report ha puntato il dito contro il sistema
dei controlli della Repressione Frodi (che fa capo al ministero
dellAgricoltura), sostenendo che non sarebbero attendibili e che in passato
vedi caso Pinocchio del 2016 – l’intreccio tra politica, grande industria
del vino e dirigenti dellIcqrf ha finito per distorcere il meccanismo di
controllo al punto da usare le indagini giudiziarie come un mezzo per
colpire produttori scomodi (in questo caso, le aziende Minos e Podere del
Gaio). Una sorta di chi controlla i controllori, in chiave vitivinicola.
La tesi è che la nascita della grande denominazione del Pinot Grigio delle
Venezie nel Nord-Est sia stata loccasione per far fuori tutti i grandi
produttori di Pinot Grigio fuori zona. Unaccusa molto pesante che di certo
non può esaurirsi nello spazio di 15 minuti di un servizio televisivo e su
cui non sta a noi entrare nel merito.
Un minestrone di argomenti
Quello che, però, ci ha colpito (in negativo) è il senso della narrazione,
che ha citato uno accanto allaltro grandi nomi della viticoltura (da
Frescobaldi a Tenuta San Guido), il mercato nero delle uve da tavola, gli
additivi che entrano nel processo di vinificazione e vari Consorzi (dal
Prosecco Doc al Consorzio delle Venezie) in un vero e proprio minestrone di
argomenti (alcuni degni di nota, altri meno). Con a tirare le fila un
esperto di vino (questo il sottopancia che lo ha accompagnato per tutta la
messa in onda della trasmissione) che nessuno conosce, tale Francesco
Grossi. Il motivo è facilmente intuibile e sta tutto nel titolo
dellinchiesta: Il piccolo chimico: una tesi portata fino alle estreme
conseguenze, per altro senza chiamare in ballo la categoria che forse è più
indicata a spiegare quanto il vino sia questione di chimica e quanto di uva
e territorio, ovvero quella degli enologi.
Abbiamo, dunque, provato a dare un ordine anche logico agli argomenti
perché, se è vero che nel vino come in tutti gli altri settori ci sono
delle zone dombra, è anche vero che non è con il qualunquismo che si
combattono. Per alcuni piccoli chimici in giro per lItalia, ci sono tanti
grandi e piccoli produttori che quotidianamente fanno della qualità la loro
missione.
ITALIA A TAVOLA
Report attacca gli enologi: «Piccoli chimici». Settore in rivolta
Il presidente di Unione italiana vini (Uiv) Lamberto Frescobaldi:
«Imbarazzante affidare la narrazione a un sedicente esperto di vino, con
considerazioni da Bar Sport che non rendono onore alla trasmissione». Il
presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, a Italia a Tavola: «Il vino è
cultura, amore e passione italica e, per questo, attira l’attenzione. Il
settore è più forte di certe critiche e le supererà alla grande»
di Davide Bortone
Si intitola “Piccoli chimici” l’inchiesta Report andata in scena ieri sera
su Rai 3. Un attacco a tutto tondo, senza confini, al mondo del vino
italiano, in particolare ad enologi, enotecnici ed imbottigliatori,
descritti piuttosto genericamente come manipolatori di uve non sane,
trasformate in vino grazie al solo ricorso alla chimica. La reazione da
parte delle maggiori associazioni del settore non si è fatta attendere.
«L’inchiesta di Report sul vino in onda ieri sera – commenta Lamberto
Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv) – è un’occasione di
servizio pubblico mancata per la testata della Rai. Siamo fermamente
convinti che un giornalismo libero sia necessario per la crescita del
sistema Paese e dei suoi asset, ma in questo caso si è clamorosamente
mancato lobiettivo».
Frescobaldi, al timone di un gruppo che fattura oltre 150 milioni annui, tra
i primi 15 produttori italiani di vino, è tra gli intervistati. Smorfie e
spezzoni della chiacchierata con l’inviato Rai sembrano montati ad arte per
sostenere la tesi dell’inchiesta. «Se da una parte Report ha giustamente
rilevato, come fatto in precedenza da Uiv, alcune attività non consentite
dalla legge come il commercio di uva da tavola per fare il vino – continua
Frescobaldi – dallaltra ha pedissequamente confuso pratiche perfettamente
legali con altre illegali, additivi chimici con prodotti delluva
consentiti. È poi imbarazzante affidare la narrazione a un sedicente
“esperto di vino”, lui sì “piccolo chimico”, con considerazioni da Bar Sport
che non rendono onore alla trasmissione». Il riferimento è a Francesco
Grossi, descritto nel servizio come «un produttore che ha deciso di fare il
vino puntando tutto sulla qualità dell’uva, senza arricchimento né
trattamenti».
Cotarella, Assoenologi: «Più forti di certe critiche»
Sempre secondo Frescobaldi, «Report ha fatto di un’erba un fascio lasciando
intendere che il settore sia pervaso dal marcio, anziché evidenziare e
circostanziare le zone d’ombra si è scelta la strada del qualunquismo. E
questo fa male sia ai consumatori che a un asset in grado di rendere 7,5
miliardi di euro allanno di bilancia commerciale con lestero e dare lavoro
a quasi un milione di persone». Alle dichiarazioni del presidente di Unione
italiana vini fanno eco quelle di Riccardo Cotarella, presidente di
Assoenologi, l’associazione che raggruppa gli enologi ed enotecnici
italiani.
«La trasmissione di ieri sera – commenta a Italia a Tavola – non mi ha
sorpreso più di tanto. Se si fosse concentrato su patate, fagioli o pomodori
non avrebbe riscosso lo stesso clamore. Il vino è cultura, amore e passione
italica e, per questo, attira l’attenzione. È più forte di certe critiche e
le supererà alla grande».
GAMBERO ROSSO
Né con Report né con Lollobrigida. Ma dateci un’etichetta seria che dica
cosa cè dentro il vino
a cura di Beppe Monelli
Report nella puntata del 17 dicembre ha deciso di analizzare il mondo del
vino, evidenziando sofisticazioni e truffe. Per molti nulla di nuovo. Ma il
punto che la trasmissione ha sottolineato solo en passant è il punto chiave
della questione. Io, consumatore, lo voglio sapere cosa cè dentro il vino e
comè fatto. Lo esigo
Né con Report né con Lollobrigida. Lo slogan degli anni Settanta – «Né con
lo Stato né con le Br» – era decisamente riprovevole, ma la sua
riproposizione odierna ha un senso anche perché gli attori sono ben diversi:
Lollobrigida non è lo Stato, per fortuna, ma il governo, e Report non incita
alla rivolta armata, anche se il terrore resta uno strumento di marketing
irrinunciabile.
E dunque, stiamo parlando dellultima puntata della trasmissione di RaiTre
che ha deciso di analizzare il mondo del vino, evidenziando sofisticazioni e
truffe. Chi un po ne mastica di tannini e acidificazioni, dirà: nulla di
nuovo. Chi non ne mastica, si dividerà in due fazioni. Quella dellutente
social tipo: «Che schifo, mi è passata la voglia di bere vino». E quella
dellutente politicizzato: «Ecco, il solito servizio di Report per
massacrare le eccellenze italiane e dare addosso al governo».
E dunque cosa dice Report? Che i produttori usano tecniche legali e illegali
di “sofisticazione” del vino e che le frodi abbondano. Bisogna intendersi:
quando si parla di tecniche legali, bisogna ricordarsi che il vino è un
prodotto delluomo non della natura. In natura, senza lomino che provvede,
sarebbe aceto. E quindi è luomo che interviene, coltivando bene luva,
evitando malattie, stabilendo i tempi esatti di fermentazione e maturazione.
E correggendo i difetti. E qui si arriva al punto: è etico correggere i
«difetti», o quel che non ci piace, per andare incontro ai gusti dei
consumatori? Pensate alla vostra pasta in cottura: è troppo insipida,
aggiungiamo sale. È un problema? Sullinsalata aggiungo aceto o limone per
aggiungere acidità.
Stiamo correggendo “un errore”, ma ci pare normale. Stiamo sofisticando? No:
e allora perché ci lamentiamo se i produttori correggono i mosti, per farli
diventare più o meno acidi, più o meno tannici, più o meno alcolici? Per una
questione etica o per una questione di risultato? Perché aggiungiamo
prodotti non naturali? Ma la colla di pesce o lalbumina sono naturalissimi.
Riflettiamo: pettinarsi i capelli è ok, ma tingerseli? Mettersi una crema va
bene, ma farsi una plastica facciale? Ognuno ha i suoi gusti e noi siamo
gente liberale: si faccia come si preferisce, sempre che siano rimedi
legali.
Questione di etichetta
Ma il punto che Report ha sottolineato solo en passant è il punto chiave
della questione. Io, Beppe Monelli, io consumatore, lo voglio sapere cosa
cè dentro il vino e comè fatto. Lo esigo, lo pretendo. Vuoi usare il mosto
concentrato rettificato perché hai delle uve un po andate? Prego, ma lo
voglio leggere in etichetta. Voglio sapere quanti solfiti aggiunti ci sono,
se è stata usata bentonite o kriptonite, quanto rame e quanto zolfo, quanti
trattamenti. Si dirà: non ci sta tutta sta roba in etichetta e poi
spaventerebbe a morte il consumatore. Ma avete provato a leggere letichetta
di una robiola? Vi siete spaventati? E poi ci sono i qr code, si può
tranquillamente inserire ogni informazione là dentro, per chi vuole sapere
cosa beve (e, purtroppo, sono pochissimi).
Questioni ignorate
La verità è che il mondo del vino, dominato dai grandi produttori, non ne
vuole sapere di normare unetichetta trasparente, chiara, dettagliata. Non
solo non obbliga a dettagliare, ma lo proibisce. Insomma, Lollobrigida non
ha ragione (non è una novità). Quando dice «abbiamo un nemico in casa», fa
venir voglia di lasciar casa (ma parlava di Rai o di Italia?). Che poi sono
“casa” sua la Rai e lItalia? Quando dice che «la Rai non può aggredire il
nostro vino», fa ridere. Perché le questioni poste da Report son ben note, e
ignorate da tutti i governi, di sinistra e di destra.
Cè la questione etichetta, e cè quella delle frodi. Vogliamo negare che ci
siano le frodi? Che camion di Montepulciano o uva da tavola percorrano la
penisola in direzione nord per tagliare i vini, in barba ai disciplinari,
truffando il consumatore? Vogliamo negare che ci siano porte girevoli tra
burocrati incaricati di controllare e aziende?
Quanto a Report, ci stringiamo a testuggine, se si pensa di cancellare una
delle poche trasmissioni di inchiesta. Ma non possiamo schierarci senza se e
senza ma con Sigfrido Ranucci. Perché ha un po stancato questo marketing
del terrore spacciato per giornalismo. Spaventare il consumatore, mettendo
tutto nel mucchio, senza mai spiegare le proporzioni dei fenomeni, senza mai
fare distinzioni, senza mai spiegare che spesso sono eccezioni alla regola e
non la regola. Mettere insieme la colla di pesce con i trucioli, il mosto
concentrato rettificato con il prosecco fatto in Puglia è unoperazione
spericolata e intellettualmente disonesta. Esattamente come negare i
giganteschi problemi che inquinano lindustria del vino e la rendono un
settore opaco, da riformare.
CHIETI TODAY
Il trebbiano spacciato per prosecco, Radica attacca Report: “Tollo e gli
altri comuni vitivinicoli accostati a pratiche illegali”
Il presidente dell’associazione Città del vino e sindaco di Tollo commenta
la puntata andata in onda domenica sera su Raitre: “Sbagliato screditare un
intero comparto”. L’inchiesta, oltre a porre l’accento sul problema della
peronospora, si è concentrata sui traffici di uva verso il nord Italia
Trebbiano per i vini bianchi, primitivo per i rossi e poi uva da tavola che
non può per legge essere usata per fare il vino: questi i principali vitigni
che dopo la vendemmia partirebbero dal centro-sud con destinazione
imbottigliatori del nord. Ne ha parlato ‘Report’ ieri in prima serata su
Raitre nellinchiesta Piccoli chimici sulle pratiche enologiche che
permettono di migliorare i parametri di uve scadenti fino a farli rientrare
in quelli previsti dalla norma e, alla fine, venderli anche come vini a
denominazione.
Una pratica senza dubbio scorretta, ma quanto andato in onda durante la
trasmissione di Sigfrido Ranucci ha fatto storcere il naso al presidente
dell’associazione nazionale Città del vino (che raccoglie oltre 500 comuni
vitivinicoli) e sindaco di Tollo Angelo Radica. Qualcuno ha riconosciuto i
vigneti della provincia di Chieti su Raitre e in effetti, come confermato
dal sindaco, la troupe della trasmissione si era recata qui per realizzare
un servizio sullinfezione di peronospora della vite che in Abruzzo sta
causando ingenti danni. Ma dal punto di vista di Radica e di alcuni
viticoltori tollesi oltre al problema fitosanitario il paese sarebbe stato
accostato erroneamente anche alle pratiche di adulterazione del vino.
Nel servizio si è posto laccento in generale su produttori senza scrupoli
che acquistano sul mercato mosti e uve di bassa qualità o addirittura uve da
tavola, che costano molto meno, le sistemano artificialmente e poi le
imbottigliano come vino.
Duro il commento di Radica sul servizio andato in onda: Il mondo del vino
italiano è sano, produttivo, competitivo, in grado di generare qualità,
ricchezza diffusa ed occupazione, un comparto che è sottoposto a tutta una
serie di controlli, a regole, disciplinari di produzione previsti dalle
singole denominazioni, e che queste norme le rispetta. Ovviamente nei casi
di comportamenti illegali, e non conformi ai disciplinari e alle altre
leggi, è auspicabile, come avviene, che le autorità competenti facciano gli
opportuni controlli e sanzioni. Lo stesso vale per il mio comune, Tollo, in
Abruzzo, regione vitivinicola colpita in modo pesante dalla peronospora,
causando una diminuzione della produzione delle uve fino al 70 per cento e
circa 240 milioni euro di fatturato. Gettare discredito genericamente un
settore sano, discreditare agricoltori, imprese e famiglie, come ha fatto
ieri Report, non è corretto e non è accettabile. Serve chiarezza
dellinformazione e non mistificazione della realtà”.
Radica, che non esita a definire il servizio andato in onda mistificatore,
rammenta che nel territorio di Tollo “è presente uneconomia del vino sana,
legale e corretta, un sistema vitivinicolo fatto di quasi 500 viticoltori
che si spaccano la schiena per dare un prodotto deccellenza e creare
ricchezza; così come il sistema vitivinicolo abruzzese composto da migliaia
di viticoltori eccellenti e onesti che hanno fatto grande lAbruzzo,
divenuta in pochi anni una regione vinicola deccellenza. Ed è così in tutta
Italia. Il flagello della peronospora ha rappresentato una catastrofe per
leconomia vitivinicola tollese ed abruzzese, e sono necessari in tempi
rapidi e certi ristori al comparto, da parte della Regione Abruzzo e del
governo nazionale”.
E dal suo profilo social il sindaco di Tollo si rivolge direttamente al
conduttore: Caro Sigfrido Ranucci, cosa centrano le falsificazioni della
vinificazione delluva da tavola, quella del glera/prosecco con la nostra
produzione deccellenza?.
Invoca invece una mobilitazione legale il presidente regionale di Italia
Viva, Camillo D’Alessandro: “Il servizio di Report andato in onda ieri sulla
viticoltura italiana ed abruzzese rappresenta una grave falsificazione della
verità e della qualità dei nostri vini. Una massa di non notizie, artamente
combinate, con l’obiettivo di fare passare il mondo vitivinicolo italiano e
abruzzese come volto alla truffa legalizzata. Si tratta della vita reale di
migliaia di agricoltori, di ingenti investimenti pubblici e privati, di
serietà, dedizione, sacrificio e lavoro volgarmente e faziosamente bruciati
in pochi minuti di trasmissione. Se fossi l’assessore regionale
all’agricoltura non mi darei pace e non darei pace. Dopo la peronospora –
conclude – dobbiamo subire anche Ranucci e la Rai, con i nostri canoni”.
APCAT MANTOVA
31 dicembre 2023: L’ABBRACCIO DI MEZZANOTTE
L’A.P.C.A.T. Mantova organizza la dodicesima festa degli abbracci anziché
brindisi.
Ci si può già prenotare, ai recapiti indicati nellimmagine riprodotta qui
sotto.
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LA CASTA DEL VINO di Enrico Baraldi e Alessandro Sbarbada Stampa
Alternativa 2011
83. UNA ZAVORRA POCO BIOLOGICA
Il protagonista del vistoso calo nei consumi delle bevande alcoliche in
Italia è il vino: dai circa 120 litri pro capite per anno di mezzo secolo fa
si è arrivati a meno di quaranta. Questo cambiamento del costume è a
vantaggio della salute. Ad esempio alcune manifestazioni cliniche
strettamente connesse a un elevato consumo di bevande alcoliche sono
diventate rare rispetto alla frequenza di una volta. Tra queste il delirium
tremens, cioè la sindrome di astinenza dallalcol, non meno grave della
sindrome di astinenza da eroina e altrettanto pericolosa per la vita.
Tuttavia il calo tocca interessi tanto grossi da suscitare reazioni
scomposte, come quella della Confederazione Italiana degli Agricoltori, che
non può considerarsi uno sfogo isolato.
La filiera del prodotto vino, e perciò degli interessi ad esso connessi,
passa di fatto subito il testimone del lamento ai Vignaioli Italiani
Indipendenti i quali, come documentato nel video di winenews tv del
22/11/2010, non devono navigare in buone acque, se arrivano a sostenere che:
Lalcol del vino è biologico! È un alcol prodotto dalla vite che accompagna
delle zavorre che servono a controbilanciare il male che ti fa questo alcol
(Valter Massa).
Posto che anche lamanita falloide e il veleno di serpente sono biologici,
in realtà lalcol etilico è uguale in tutte le bevande alcoliche, buone o
cattive che siano, di lusso o a buon mercato che si vendano, ed è
semplicemente un alcol a catena corta, la cui formula è C2H5OH, e tale resta
in qualunque modo lo si assuma. La vite non produce alcol, semmai uva. Dalla
fermentazione degli zuccheri delluva si genera lalcol, o anche dalla
distillazione del mosto fermentato.
Vero è che nel vino ci sono molte altre sostanze (quelle che il vignaiolo
indipendente chiama zavorre), ma tutte, a parte lacqua, in quantità
infinitesimali rispetto allalcol etilico, e comunque insignificanti
rispetto al benessere delluomo.
E qualcuna potenzialmente dannosa. Ne citiamo solo una parte, scelta tra gli
elementi esogeni aggiunti al vino e, nemmeno questi, prodotti dalla vite:
lieviti secchi attivi, batteri malo lattici, attivante di fermentazione,
alimento per lieviti bilanciato a base di fosfato ammonico e tiamina,
attivante e bioregolatore della fermentazione completo, attivante specifico
per lassorbimento di elementi indesiderati presenti nel mosto, attivante e
bioregolatore della fermentazione malo lattica, preparato enzimatico per il
controllo della fermentazione malo lattica, preparato enzimatico di
betaglucanasi con attività lisogena per la chiarifica e la filtrazione dei
vini, preparato enzimatico ad attività pectolitica per la chiarifica dei
mosti bianchi e dei vini giovani, pool enzimatico per la produzione di vini
rossi, preparato enzimatico per la chiarifica dei mosti aromatici, preparato
enzimatico liquido per vinificazioni di uve bianche mediante macerazione,
prodotto a base di tannini condensati di vinacciolo, pool di tannini
ottenuti da rovere pregiato, tannino per uso enologico estratto da materiali
vegetali selezionati, granulato ad alta solubilità, pool di tannini
ellagici, gallici, catechinici ad azione sinergica per la stabilizzazione
del colore e per la strutturazione dei vini rossi, selezione di chips per
affinamento, sol di diossido di silicio al 30%, ovoalbumina liquida
pastorizzata e refrigerata a elevata azione detannizzante, caseinato di
potassio, chiarificante di origine vegetale ad azione illimpidente specifica
carbone vegetale, attivo, specifico per flottazione, adsorbente specifico
dellocratossina A, gelatina animale di pesce, pura gelatina alimentare a
bassa carica elettrica superficiale e alto potere detannizzante,
polivinilpolipirrolidone adsorbente sintetico a elevata azione
stabilizzante, diossido di silicio sotto forma di idrogel attivato,
bentonite attivata, in polvere, purissima gomma arabica sterile, in polvere,
per la stabilizzazione colloidale dei vini, gomma arabica a catena lunga, in
soluzione, per la stabilizzazione colloidale dei vini, disacidificante
complesso con azione migliorativa dei vini acidi, prodotto a base di
mannoproteine ad azione stabilizzante, acido metatartarico con indice di
esterificazione non inferiore a 40, solfato di rame in soluzione per
leliminazione di odori anomali, formulato polifunzionale in grado di
fornire stabilità chimica e biologica al vino, carbossi metil cellulosa ad
azione stabilizzante sulla componente tartarica dei vini.