RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI
A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada
CINELLICOLOMBINI.IT
COME OVER OCTOBER CONTRO LE CAMPAGNE ANTI ALCOL
COMINCIANO LE REAZIONI AL NEO PROIBIZIONISMO CHE SI ESPRIME IN NORME
GOVERNATIVE O IL SOBER OCTOBER.
PER ESEMPIO COME OVER OCTOBER CIOE BEVI IN COMPAGNIA
Di Donatella Cinelli Colombini
La cosa che colpisce è lapparente incapacità di imparare dai propri errori.
Il proibizionismo, dal 1920 al 1933, aveva per scopo la moralizzazione della
società e laumento della capacità produttiva. La teoria dei fondamentalisti
era che, arrestando chi beveva, ci sarebbero state meno vittime dellalcol e
dei crimini correlati. Il risultato fu lesatto opposto: il consumo di
alcolici continuò ma i prezzi aumentarono di dieci volte. Al Capone, fu il
più importante boss del traffico di alcolici e la criminalità arrivò a
livelli mai visti prima con sparatorie per le strade. La polizia fu
sistematicamente corrotta dai miliardi di dollari generati dal mercato nero
degli alcolici. Nel 1920, a New York erano presenti 32 mila Speak-easy,
contro i soli 15 mila bar legittimi di prima della proibizione.
113 MEMBRI DEL CONGRESSO DICONO NO ALLO STUDIO SUL CONSUMO DELLE BEVANDE
ALCOLICHE
Passa un secolo ed ecco una nuova crociata. In questo caso il proibizionismo
poggia su ragioni sanitarie (*), ma anche questa volta i sostenitori del NO
alcol hanno posizioni così rigide da risultare controproducenti.
Allapparenza, infatti, gli effetti delle campagne antialcoliche sono andate
a colpire soprattutto il vino che, fra tutte le bevande alcoliche, è lunica
con effetti positivi sul sistema cardiocircolatorio e nervoso. Le ricerche
hanno infatti dimostrato che le attese di vita dei bevitori moderati di vino
sono nettamente più lunghe degli astemi e dei forti bevitori. (**)
Per questo 113 membri del Congresso USA hanno chiesto al Governo di stoppare
lo studio, sul consumo di bevande alcoliche affidato allo Interagency
Coordinating Committee for the Prevention of Underage Drinking (Iccpud),
giudicando le sue procedure discutibili. Infatti stupisce che tra i membri
del Committee non ci sia uno specialista in materia cardiovascolare, mentre
ci siano persone come il professor Tim Naimi, forte sostenitore della
politica dello zero alcol cioè con idee preconcette.
Ovviamente le azioni politiche hanno un enorme peso ma anche le iniziative
di chi agisce sullopinione pubblica sono fondamentali.
ASTEMI TRISTI O COMPAGNONI MODERATI BEVITORI? QUESTO E IL DILEMMA
Di questo tipo è la mobilitazione ideata dalla wine writer Karen MacNeil in
contrapposizione al Sober october. Si chiama Come over october ed è un
invito a bere in compagnia.
Il mese di astinenza dallalcol ha fatto breccia nel mondo anglosassone e
persino un mio amico piccolo banchiere londinese racconta di molti suoi
colleghi che lo praticano.
COME OVER OCTOBER PER BERE IN COMPAGNIA
Come over october promuove la natura conviviale del vino, suggerisce ai
consumatori a invitare amici, parenti e vicini per stare insieme davanti a
un bicchiere di vino. (***) Promuove quindi uno stile di consumo moderato ma
compagnone.
E stata ideata dalla wine writer Karen MacNeil, insieme a due esperti di
marketing, Kimberly Noelle Charles e Gino Colangelo. In poco tempo la
campagna è diventata virale con oltre un milione di impression e adesioni.
«La nostra missione è quella di incoraggiare le persone a invitare familiari
e amici, nuovi e vecchi, a riunirsi durante il mese di ottobre per
condividere vino e amicizia. Crediamo che attraverso il semplice atto di
condividere il vino, condividiamo altre cose che contano: la generosità, la
cura e la convinzione che stare insieme sia una parte essenziale della
felicità umana» è scritto nel Gambero Rosso da cui ho tratto la notizia.
Tra le wine challenge citate dalla campagna Come over october per spiegarne
la propria filosofa cè anche quella lanciata dal ristorante di Verona Il
Condominio che ha offerto una bottiglia di vino gratuita ai clienti che
rinunciavano ai loro telefoni per tutto il pasto, preferendo la
conversazione a tavola alle interazioni virtuali.
(*) Nota: quando non si hanno argomenti, o se ne inventano, oppure si
distorce la realtà. Tutta la prima parte dellarticolo parla del
proibizionismo, ovvero parla del nulla. Vi risulta che, nel mondo
occidentale, ci siano progetti di legge per proibire la produzione, la
commercializzazione e il consumo di bevande alcoliche?
Non ce ne sono, quindi crolla la base su cui poggia tutto il ragionamento.
Informare correttamente e scientificamente i cittadini sui rischi legati al
consumo di un prodotto nulla ha a che fare con il pensiero di proibirlo.
I produttori di vino, abituati troppo bene in passato, soprattutto in
Italia, se ne facciano una ragione, invece di tirare in ballo Al Capone.
(**) Nota:se i produttori di vino la smettessero di chiedere informazioni
sul rapporto tra vino e salute ai loro amici, forse scoprirebbero una buona
volta come stanno davvero le cose.
(***) Nota: si propone di stappare una bottiglia e bere un bicchiere di vino
quando si è in compagnia di amici. Una rivoluzione copernicana, una cosa mai
sentita prima. Ci voleva una wine writer, coadiuvata da due esperti di
marketing, per avere lideona.
(****) Nota: ricordate quando Al Bano denunciò Michael Jackson per plagio?
Come reagirebbe, se venisse a sapere che, negli Stati Uniti, una wine writer
e due esperti di marketing hanno inventato la correlazione tra un bicchiere
di vino e la felicità?
EUROBORSA
Regno Unito: cresce il numero dei morti per alcool
È un luogo comune abbastanza abusato che gli inglesi abbiano una certa
propensione ad eccedere con lalcool ma sembra che questa tendenza,
soprattutto durante la pandemia, abbia assunto proporzioni a dir poco
distruttive: infatti, secondo la BBC, che cita dati del governo britannico,
negli ultimi quattro anni in Inghilterra si è verificato un “aumento
catastrofico” dei decessi causati dall’alcool. Nel 2023 sono morte più di
8.200 persone a causa dell’alcol, con un aumento del 42% rispetto al 2019,
con i tassi più elevati nel Nord Est.
Regno Unito: cresce il numero dei morti per alcool
Secondo l’Alcohol Health Alliance UK, se venisse introdotto un prezzo minimo
per ogni unità, come avviene in Scozia, il consumo di alcol potrebbe essere
ridotto. Intanto il governo definisce inaccettabile la quota record di
decessi dovuti allabuso alcolico, tanto da aver dato priorità alla salute
pubblica nel piano decennale per il Servizio Sanitario Nazionale in
Inghilterra. Dalle analisi condotte al riguardo si rileva che,
paradossalmente, durante il lockdown i bevitori più accaniti eccedevano
sempre di più e gli altri, compresi quelli più moderati, hanno ridotto o
smesso del tutto mentre, quando i pub furono chiusi, molti iniziarono ad
acquistare alcolici nei negozi e a bere a casa.
Da allora, però, i morti continuano ad aumentare: in particolare uomini al
di sotto dei 75 anni, stroncati dalle patologie correlate allabuso. Una
ricerca condotta dall’Institute of Alcohol Studies of suggerisce che la
fascia d’età compresa tra i 55 e i 74 anni sia quella “che beve di più”. Un
altro fattore scatenante potrebbe essere la crisi scaturita dal costo della
vita. Le difficoltà economiche, infatti, spingerebbero le persone a
rifugiarsi nellalcool “come risposta allo stress”, afferma Colin Angus,
esperto di dipendenze dell’Università di Sheffield. L’Alcohol Health
Alliance, che rappresenta 60 organizzazioni che lavorano per ridurre i danni
causati dall’alcol, afferma che le morti dovute all’alcol hanno
ripercussioni sulla società, “mettendo sempre più sotto pressione la nostra
economia e i nostri servizi sanitari”.
Secondo il rapporto, bere troppo accorcia la vita, distrugge le famiglie e
costringe i figli a convivere con traumi psicologici e molto dolore.
LAssociazione, inoltre, prevede un altro aumento dei decessi “e un peso
sempre maggiore sul nostro sistema sanitario e sulla società”.
Sir Ian Gilmore, docente di Epatologia presso la University of Manchester ed
ex presidente del Royal College of Physicians di Londra, ha affermato:
“Senza un’azione coraggiosa e decisa. queste morti, che si possono
prevenire, continueranno ad aumentare. Affrontare i danni causati dall’alcol
deve essere una delle massime priorità della Sanità pubblica nel 2025 e
richiede uno sforzo intergovernativo per invertire la tendenza”.
In Scozia, dove i tassi di mortalità dovuti all’alcol sono sempre stati più
elevati, nel 2023 si sono verificati 1.277 decessi dovuti all’alcool, lo
stesso numero dell’anno precedente: una stabilizzazione che si ascrive al
prezzo unitario minimo per gli alcolici, introdotto nel 2018, e aumentato da
50p a 65p negli ultimi mesi, anche se gli scettici affermano che i bevitori
accaniti continueranno ad acquistare alcoolici e sottolineando quanto sia
ingiusta una norma simile, che sembra voler penalizzare soprattutto chi ha
un reddito basso, oltre a chi beve responsabilmente. Intanto un portavoce
del Dipartimento della Salute e dell’Assistenza Sociale osserva che “per
troppo tempo” si è manifestata una certa riluttanza a prendere l’iniziativa
su questioni quali i danni causati da alcol, il fumo e obesità: “Il nostro
piano sanitario decennale sposterà l’attenzione dalla malattia alla
prevenzione. Ciò significa dare priorità alle misure di sanità pubblica per
aiutare le persone a vivere più a lungo e in salute”.
EURONEWS
Esperti Ue: “Bisogna puntare sui vini a zero o ridotto contenuto alcolico”
Un gruppo di esperti ha incoraggiato l’esecutivo dell’UE a studiare nuove
regole per il crescente mercato dei prodotti vinicoli senza e a basso
contenuto alcolico (NoLo)
Un gruppo di esperti provenienti da tutta l’Ue, istituito a maggio dalla
Commissione europea per esaminare i problemi che affliggono l’industria
vinicola, in una serie di proposte pubblicate questa settimana ha auspicato
una maggiore diffusione dei vini a zero e ridotto contenuto alcolico.
Il cosiddetto Gruppo di alto livello sulla politica vitivinicola dell’Ue è
stato incaricato di esaminare le sfide, tra cui il costante declino del
consumo interno e l’instabilità delle condizioni commerciali internazionali
che influiscono sui principali mercati di esportazione.
Le raccomandazioni del gruppo mirano ad affrontare l’evoluzione delle
preferenze dei consumatori e a garantire che il settore vinicolo europeo si
adatti alle opportunità di mercato emergenti.
Tra le raccomandazioni finali del gruppo vi è la necessità di misure che
incoraggino i produttori ad abbracciare nuove opportunità, in particolare
nel segmento dei vini analcolici, che è diventato un mercato sempre più
significativo.
Il gruppo ha esortato la Commissione a rivedere il quadro giuridico dell’Ue
per “facilitare la commercializzazione di prodotti vitivinicoli più in
sintonia con le nuove esigenze dei consumatori”. Ciò include “vini più
accessibili” e “vini completamente e parzialmente de-alcolizzati, nonché
vini non/de-alcolizzati a basso contenuto alcolico”.
La dealcolizzazione, un processo che rimuove l’alcol dal vino, si è evoluta
in modo significativo e può ora produrre vini con livelli alcolici moderati
(10-12% di alcol in volume) o quasi del tutto assenti, noti come vini NoLo.
Mentre il settore della birra ha introdotto con successo prodotti
analcolici, l’industria del vino è stata più lenta nell’innovare. Il mercato
globale delle bevande NoLo raggiungerà circa 13 miliardi di dollari nel
2023, segnando un aumento del 62% dal 2018.
Il settore del vino a un bivio
Il gruppo ha chiesto l’aggiornamento delle regole, che riguardano le
definizioni, le pratiche enologiche, il confezionamento e l’etichettatura.
Le raccomandazioni suggeriscono di esplorare iniziative promozionali
finanziate dall’Ueper questi prodotti, un’idea che sarebbe stata
inconcepibile solo pochi anni fa.
La proposta di una politica di promozione dell’Ue per i vini NoLo in
particolare è destinata a suscitare polemiche, con la Federazione europea
dei vini d’origine (EFOW) che ha già espresso alcune preoccupazioni in un
commento successivo alla pubblicazione delle raccomandazioni.
Per decenni, il settore vinicolo dell’Ue ha beneficiato di un quadro
normativo e di un sostegno finanziario volti a migliorare la qualità e la
capacità di risposta del mercato.
Tuttavia, il commissario all’Agricoltura Christophe Hansen, intervenendo
all’ultima riunione del gruppo lunedì, ha riconosciuto che il settore si
trova ora ad affrontare una crisi, nonostante anni di aumento delle vendite
e delle esportazioni e una crescente reputazione di qualità.
Hansen ha indicato diversi fattori alla base delle sfide attuali, tra cui le
scorte di vino invendute – in particolare nel segmento dei vini rossi – la
lenta ripresa della domanda dopo la pandemia Covid-19 e le preoccupazioni
economiche più ampie, come la crisi del costo della vita e la volatilità del
commercio internazionale.
Inoltre, le raccomandazioni includono misure per affrontare emergenze come
eventi meteorologici avversi o cali improvvisi della domanda esterna, in
particolare quando le controversie commerciali portano a un aumento dei dazi
nei mercati chiave.
Inversione di rotta
La disponibilità del gruppo ad accogliere i vini NoLo segna un cambiamento
significativo. I precedenti tentativi di affrontare il tema del vino senza
alcol hanno incontrato resistenza, in particolare durante la riforma della
Politica agricola comune (PAC) del 2018.
All’epoca, la Commissione aveva proposto di consentire ad alcuni vini
europei protetti – quelli a denominazione di origine protetta (DOP) e a
indicazione geografica protetta (IGP) – di essere sottoposti a
dealcolizzazione.
L’iniziativa mirava ad allinearsi alla domanda di mercato determinata da
preoccupazioni sanitarie, restrizioni alla guida e dalla necessità di
accedere a mercati in cui l’alcol è vietato per motivi religiosi.
La proposta del 2018, anche se alla fine è stata approvata dai legislatori,
ha suscitato polemiche soprattutto in Italia, dove le incomprensioni hanno
fatto temere all’opinione pubblica che l’Ue intendesse diluire tutti i vini
aggiungendo acqua.
Da allora, la Commissione ha proceduto con cautela nel tentativo di
bilanciare gli interessi tradizionali del vino con le opportunità emergenti.
Ma con il cambiamento delle abitudini dei consumatori e il crescente
potenziale di mercato, il settore vinicolo rischia di rimanere indietro se
non si adegua. La questione è diventata delicata per i produttori di vino
tradizionali, poiché l’inazione su questo promettente mercato sta stimolando
la concorrenza esterna al settore.
Hansen ha confermato che la Commissione valuterà le proposte del gruppo e
svilupperà un calendario per l’eventuale attuazione.
GAMBERO ROSSO
“Al ristorante i clienti non berranno più, c’è troppa paura”.
L’allarme dopo l’arrivo del nuovo Codice della strada
a cura di Marzio Taccetti
Mentre i clienti si preoccupano di come non superare il nuovo tasso alcolico
imposto dalla riforma Salvini, i ristoratori vedono un progressivo calo dei
consumi di vino a tavola
Al ristorante e in enoteca si beve meno ma non è solo una questione di calo
dei consumi. A dare un taglio alle bottiglie di vino ordinate è il nuovo
Codice della strada, entrato in vigore dal 14 dicembre. Con un tasso
alcolemico troppo alto si rischiano multe salatissime e la sospensione della
patente. «Forse è che per noi questi sono giorni di bassa stagione, dal
ponte dellImmacolata a Natale è il periodo dellanno con meno gente. O
forse è linizio di una nuova èra» dice a La Stampa una cameriera del DiVin
Caffè di Torino.
Sempre meno bottiglie
Le testimonianze dirette di ristoratori e clienti a Barolo parlano di uno
stato di preoccupazione sia per chi il vino lo beve sia di chi lo vende. I
primi guardano all’inasprimento delle sanzioni alla guida, i secondi invece
alle conseguenze della stretta, ovvero un calo dei consumi di vino a tavola.
Un cambio epocale registrata in una delle città del vino che evidenzia un
cambio di abitudini di molti appassionati o consumatori di vino a livello
nazionale. Sono i ristoratori a fare previsioni o a registrare cambiamenti
in atto. «Ormai si era già diffusa la paura dei controlli» dice a La Stampa
Alessio Cecchierini, «questa estate mi sono accorto che vendevo cinque
bottiglie a sera mentre negli anni precedenti ne vendevo 20. Non so cosa
succederà dopo questa nuova stretta. Ma il rischio per noi del settore è
grande».
Per i clienti le possibili soluzioni per evitare sanzioni sono diverse. Uno
del gruppo di amici che si astiene dal bere, mettersi alla guida dopo
almeno unora prima di aver consumato lalcol, andare al ristorante in taxi
o limitare sensibilmente o del tutto il consumo di alcolici. Per i
ristoratori, però, arginare le perdite diventa tutta unaltra questione. «Se
vendiamo meno noi, vendono meno le cantine. (*) Siamo preoccupati. Non puoi
incentivare il turismo enogastronomico e poi mazziare così le persone», dice
Mattia Negro chef del ristorante Barolando.
La stretta in numeri
Meno vino bevuto, meno vino venduto. Ma il nuovo Codice della strada è
perentorio: per un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro
si ha una sanzione tra 573 e 2.170 euro, con sospensione della patente da 3
a 6 mesi. Dallo 0,8 e 1,5 grammi per litro, si è puniti con una sanzione tra
gli 800 e i 3200 euro, rischiando larresto fino a sei mesi, con sospensione
della patente da 6 mesi a un anno. Per chi supera gli 1,5 grammi per litro,
la multa sale a valori che vanno da 1.500 a 6mila euro, la sospensione della
patente da uno a due anni e larresto dai sei mesi a un anno. Zero
tolleranza per i neopatentati per cui il tasso di alcol deve essere sotto lo
zero per i primi tre anni dal conseguimento della patente.
Tempi duri per chi porta la carta dei vini al tavolo, che non susciterà più
la stessa sensazione nei clienti. Molti la guarderanno sempre di più con un
misto di rammarico e avversione. E finiranno per giocare in difesa, optando
probabilmente per un solo bicchiere di vino, consumato durante il pasto.
«Che una coppia ordinasse una bottiglia a cena era qualcosa di normale,
mentre adesso non lo sarà più» dice, la titolare di Rossobarolo, Patrizia
Panetta. (**)
(*) Nota: non saranno solo le cantine a vendere meno. Anche altri settori
produttivi. Pensate, ad esempio, al calo di vendite di sedie a rotelle.
(**) Nota: come abbiamo scritto più volte in questa rassegna negli ultimi
giorni, è un bene che in tanti non si siano accorti che tutto questo
inasprimento della legge in realtà non cè stato.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Lecce, messo fuori squadra il difensore Pelmard: ubriaco al volante in
centro, panico tra i pedoni.
Denunciato, patente ritirata
LECCE – Bravata del calciatore del Lecce Andy Pelmard, che ieri sera ha
seminato il panico in pieno centro a bordo di una Mercedes V8 turbo ad alta
velocità, con targa francese, percorrendo anche un tratto contromano, nella
zona tra via Trinchese e piazza Mazzini. I pedoni si sono dovuti scansare
temendo di essere investiti e qualcuno ha avvertito la polizia che ha
bloccato la macchina e fermato il conducente, a cui è stata ritirata la
patente dopo essere stato condotto in Questura. È stato denunciato per guida
in stato di ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale perché non si è
fermato allalt. Il tutto è avvenuto dopo la cena con la società per lo
scambio di auguri tra dirigenti, staff tecnico e calciatori.
Sul luogo, al momento del fermo, sono immediatamente sopraggiunti il
presidente Saverio Sticchi Damiani ed il Direttore Sportivo Stefano
Trinchera. Quando è stato è stato fermato dagli agenti di polizia, il
calciatore era da solo alla guida della sua auto e che quindi nessun
ulteriore tesserato è stato coinvolto nellaccaduto.
LA NOTA DELLA SOCIETA’: MESSO FUORI SQUADRA
“Il calciatore Pelmard – è detto in una nota – aveva partecipato, insieme a
tutta la squadra, al tradizionale scambio di auguri natalizi organizzato
dalla Società al quale hanno preso parte, oltre che i calciatori, anche i
dirigenti, lo Staff Tecnico con famiglie e bambini. Levento, come da
programma, iniziato alle ore 20:30 si è concluso alle ore 22:50 quando tutti
i partecipanti hanno lasciato il locale con mezzi propri per rientrare nella
proprie abitazioni. Per quanto accaduto, il calciatore in data odierna è
stato immediatamente collocato fuori rosa con riserva di ulteriori
provvedimenti a suo carico. LU.S. Lecce condanna con fermezza il
comportamento del proprio calciatore, in quanto non conforme alle linee
comportamentali dettate dalla società”.
ANSA
Alcol, boom di consumatori a rischio in Valle d’Aosta
Lo rivela il rapporto Osservasalute
Tra gli adulti valdostani è stato registrato un boom di consumatori di
bevande alcoliche a rischio.
Lo rivela il rapporto Osservasalute sullo stato di salute e qualità
dell’assistenza nelle regioni italiane.
“Nel 2022 il 18,1% degli uomini e l’8,8% delle donne in Italia – si
legge – hanno consumato bevande alcoliche in modalità a rischio per la loro
salute e, rispetto all’anno precedente, la prevalenza è aumentata per il
solo genere maschile del 10,4%, annullando quindi la diminuzione registrata
lo scorso anno.
A livello territoriale, per gli uomini, si rileva un aumento dei consumatori
a rischio rispetto al 2021 nelle Marche (+41%), in Valle d’Aosta (+44%) ed
in Veneto (+28,7%). Per il genere femminile l’unico incremento significativo
si registra in Friuli Venezia Giulia (+57,7%)”.
Inoltre le regioni che presentano una prevalenza di consumatori a
rischio più elevata rispetto alla media sono, per entrambi i generi, la
Valle d’Aosta (maschi 31,4%, femmine 13,2%) e la provincia di Bolzano
(29,3%,14,9%).
FOCUS
Salute
Più in forma con la birra o il vino? Chi beve “luppolo” ha una vita meno
sana di chi beve “uva”
I bevitori di birra tendono ad avere una dieta poco sana, fare meno attività
fisica e fumare di più rispetto a chi consuma vino o liquori.
Una ricerca presentata al Liver Meeting 2024, evento che si tiene
annualmente negli USA e riunisce epatologi da tutto il mondo, ha messo in
luce che i bevitori di birra tendono ad avere una dieta peggiore, essere
meno attivi ed essere più frequentemente fumatori di tabacco rispetto ai
bevitori di vino, di liquori o di bevande alcoliche di vario tipo.
«L’abuso di alcol è la principale causa di cirrosi negli Stati Uniti, e
cambiare stile di vita è fondamentale per gestire e prevenire le malattie
epatiche», sottolinea Madeline Novack, coordinatrice dello studio pubblicato
su Nutrients.
Lo studio. Gli esperti hanno coinvolto oltre 1.900 statunitensi adulti, dei
quali circa il 39% consumava solo birra, quasi il 22% solo vino, poco più
del 18% solo liquore e il 21% bevande alcoliche di diverso tipo. I volontari
hanno riferito le proprie abitudini alimentari e di attività fisica, e i
ricercatori hanno dato un punteggio alla dieta basandosi sull’Healthy Eating
Index, un indice che valuta la bontà delle nostre abitudini alimentari.
Se è vero che nessuno ha ottenuto un punteggio sufficiente (fissato a
80/100), i bevitori di birra sono risultati essere quelli meno attenti a
cosa mettono sul piatto, totalizzando 49 punti su 100; leggermente meglio
chi consuma solo liquore e bevande alcoliche miste (53 punti) e primi in
classifica i bevitori di vino, con 55 punti.
Dieta a parte, è più probabile che gli amanti della birra generalmente
giovani, maschi e con stipendi bassi fumino tabacco e non si dedichino
all’attività fisica rispetto agli altri consumatori di alcol.
I motivi. Novack ipotizza due possibili motivi per spiegarsi queste
differenze tra diversi consumatori di alcol: la prima è che negli Stati
Uniti la birra viene spesso scelta in contesti nei quali il cibo tende a
essere povero di fibre e ricco di carboidrati e carne elaborata (vedi pizza
o hamburger);
d’altro canto il vino (in particolare il rosso) viene spesso consumato in
abbinamento a piatti più completi e sani con carne, verdure e latticini. La
seconda ipotesi è che sia invece il cibo a influenzare la scelta della
bevanda, e che ad esempio patatine fritte e cibi salati (e meno sani)
facciano venire più sete e portino dunque a consumare birra.
«Per prevenire la comparsa di malattie epatiche», conclude Novack, «è
importante che i medici chiedano sempre ai propri pazienti che tipo di
bevande alcoliche consumano, così da conoscerne le abitudini alimentari e
modificarle per renderle più sane». (*)
(*) Nota: mi pare un modo parecchio bizzarro di ragionare.
Per prevenire la comparsa di malattie epatiche, i medici devono dire ai
pazienti che bevono birra di smettere di bere birra, ai pazienti che bevono
vino di smettere di bere vino, ai pazienti che bevono whisky di smettere di
bere whisky. A tutte e tre le categorie, poi, verranno date indicazioni su
alimentazione, attività fisica, stile di vita.
WIRED
Quanti cioccolatini al liquore si possono mangiare per non rischiare
sanzioni con il nuovo codice della strada?
Alcuni fattori possono avere un ruolo, come il tipo di dolcetto, il peso e
il metabolismo di chi li mangia, la velocità, quanto tempo si aspetta e
anche se lo stomaco è pieno o vuoto. Abbiamo fatto qualche calcolo
Con il nuovo Codice della strada, approvato il 20 novembre scorso ed entrato
in vigore il 14 dicembre, guidare con un tasso alcolemico superiore a 0,5
grammi per litro (g/L) determina provvedimenti più severi, sia sul piano
economico sia penale, con sanzioni che includono multe, sospensioni della
patente e fino allarresto. La domanda, dopo questo inasprimento, è
spontanea: quanto alcol posso assumere al massimo per guidare in serenità e
avere la ragionevole certezza di non superare il limite legale?
Determinare con precisione la risposta è complicato, poiché incidono fattori
personali che includono non solo massa corporea e sesso, ma anche il
metabolismo e le condizioni generali di salute, che tutti insieme
influenzano il tasso alcolemico. Questo significa che una stessa quantità di
alcol può determinare effetti diversi da persona a persona, anche a parità
di peso. Pur non trattandosi di una scienza esatta, per superare la soglia
di 0,5 g/L potrebbero essere sufficienti un paio di unità alcoliche (si
stima siano 2,8 per un uomo di 80 kg e 1,8 per una donna di 60 kg), dove
un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di alcol puro.
Per raggiungere questa quantità sono sufficienti poco più di un bicchiere di
vino, una lattina di birra oppure una dose di superalcolico. Il calcolo
diventa più complesso se si consumano alimenti contenenti alcol, che oltre
alle torte e alla zuppa inglese comprendono i dolcetti al liquore come i Mon
Chéri di Ferrero, le Palle di Mozart, le praline Raffaello al rum o i
cioccolatini al liquore delle più svariate marche. Pur trattandosi di cibi
che di solito non vengono associati alle questioni di tasso alcolemico, un
consumo smodato potrebbe determinare un superamento della soglia limite per
il Codice della strada.
Decine di cioccolatini, tutti assieme
Determinare quanti cioccolatini al liquore si possano consumare senza
superare i limiti legali di alcolemia (0,5 g/L come soglia principale, a cui
seguono livelli crescenti di gravità a 0,8 g/L e a 1,5 g/L) dipende da vari
fattori, tra cui – oltre a quelli già citati – la presenza di cibo nello
stomaco. Ma facciamo comunque qualche esempio, prendendo come riferimento un
uomo medio di 80 kg e una donna media di 60 kg. I Mon Chéri contengono circa
0,63 grammi di alcol per pralina, dunque l’uomo medio per rimanere sotto il
limite di 0,5 g/L potrebbe consumarne fino a circa 50, mentre la donna media
dovrebbe limitarsi a circa 30 praline. Violando il Codice ma non troppo, per
stare sotto il limite di 0,8 g/L l’uomo potrebbe arrivare fino a 80 e la
donna quasi a 50. E per il limite di 1,5 g/L l’uomo potrebbe arrivare a 150,
la donna a una novantina. (*)
(*) Nota: quindi, quando qualcuno – che non sia neopatentato o conducente
professionale – racconta di essere stato sanzionato dopo aver mangiato solo
un Mon Cheri, quella persona sta mentendo.
GAMBERO ROSSO
È il momento del Prosecco light: la versione con meno alcol è l’ultima
novità delle bollicine dei record
a cura di Gianluca Atzeni
Il Prosecco del futuro avrà un’anima più leggera. E, a giudicare dai trend
che si stanno affermando nel mercato globale del beverage, è probabile che i
consumatori apprezzeranno – già lo fanno – un prodotto effervescente, facile
da bere e, soprattutto, moderato. Nell’anno in cui brinderà al record
produttivo di sempre, stimato tra 650 e 660 milioni di bottiglie, il maxi
distretto veneto-friulano guarda avanti e studia il modo di soddisfare anche
i palati più esigenti, i giovani, con una versione light. Il Consorzio di
tutela della Doc Prosecco è al lavoro, come racconta il presidente Giancarlo
Guidolin in questa intervista esclusiva al settimanale Tre Bicchieri. Oggi,
i limiti minimi per la Doc immessa al consumo sono fissati, da disciplinare,
a 10,5% vol per il frizzante e il tranquillo e a 11% vol per lo spumante.
L’idea è abbassare tale limite portando i quantitativi di etanolo tra 8 e 9
millilitri per 100 ml di vino. Nessuna dealcolazione – non consentita dal
decreto Masaf per le Dop – ma un’operazione di riduzione del titolo
alcolometrico di questo vino a base glera, ottenuta con accorgimenti
agronomici ma soprattutto enologici, che avrebbe indubbi vantaggi anche a
livello di marketing e di comunicazione.
Partiamo dalle vendite estere, col Prosecco che pesa per il 20% sull’export
italiano nei 9 mesi 2024. Ancora una volta siete determinanti.
Ritengo che sia tutto collegato all’affermarsi di un certo stile di consumo,
alla versatilità del nostro prodotto, al fatto che le bollicine abbiano
abbandonato quegli ambiti in cui erano relegate in passato, entrando in
altri momenti della giornata, con un occhio al mondo dei giovani e del fuori
casa. Il successo del Prosecco è legato alla piacevolezza del bere vini meno
complessi, meno cerebrali di altri ma che sono capaci di dare soddisfazione.
È il concetto di esperienza edonistica, di cui avete parlato anche voi,
quella che i giovani riconoscono, cercano e a cui i produttori devono
guardare, con una differente narrazione sul vino se non vogliono che i
prodotti restino in cantina.
Come si chiuderà il 2024 e che prospettive ci sono per il 2025?
Raggiungeremo quest’anno il record di sempre negli imbottigliamenti: tra 650
e 660 milioni di bottiglie, con una crescita significativa, intorno al 6 per
cento, in un contesto di sostanziale tenuta dei prezzi al consumo. Anche se
notiamo che il valore si stia trasferendo più sulla distribuzione che sulla
produzione. Guardando ai mercati, stiamo crescendo in doppia cifra in
Francia, mentre Stati Uniti, Regno Unito e Germania restano gli sbocchi
principali e non ci stanno tradendo. Per il 2025, non dobbiamo perdere di
vista l’obiettivo della tutela del valore, con una crescita controllata. La
vendemmia 2024 è stata inferiore alle attese, con rese intorno a 170
quintali per ettaro, ma grazie agli strumenti attivati dal Consorzio e messi
a disposizione dalla normativa, riusciremo ad accompagnare la Doc anche in
caso di ulteriore incremento delle richieste del mercato.
In questi anni, avete lavorato per conferire caratteristiche “pop” al vostro
vino. Avete la consapevolezza di aver cambiato radicalmente l’immagine del
vino italiano nel mondo? Lo ritenete un pregio o un difetto?
A livello internazionale, l’immagine del Prosecco e delle bollicine è
cambiata. Un cambiamento che consideriamo un pregio. Il nostro
posizionamento è diverso da altre eccellenze italiane. Usiamo l’espressione
“lusso democratico” e la nostra è un’immagine giovane in cui accessibilità e
contemporaneità sono valori positivi. Altrimenti, non avremmo lavorato in
tale direzione. La nostra prossima campagna, infatti, punterà sulla
condivisione come messaggio positivo sui giovani: non il vino per annegare
le frustrazioni, bensì come momento di socialità. Il Prosecco è un prodotto
icona del saper vivere e saper fare italiani. Non per niente “Italian genio”
è il nostro claim. E da questo punto di vista pensiamo di aver puntato sul
concetto di italian fine living, un edonismo destagionalizzato e quotidiano,
che potrebbe essere un apripista per tutto il vino italiano.
Il vostro successo è collegato anche alla moda degli aperitivi, che talvolta
però dequalificano il prodotto. Che debito sentite di avere nei confronti
della mixology?
Per prima cosa, alla mixology abbiamo offerto un ottimo prodotto, funzionale
alle sue esigenze. Del resto, un buon miscelato parte da una buona materia
prima. Ma non ritengo che il nostro successo sia dipeso da quel settore.
Oggi, la richiesta di Prosecco con l’aperitivo sta assumendo la veste di un
percorso edonistico, nel senso che ci si approccia al cocktail scegliendo un
determinato tipo di Prosecco, come si può fare coi vermouth o i gin. Da un
altro lato, però, accade anche che molti consumatori siano indotti a credere
che nei cocktail ci sia Prosecco, quando in realtà non c’è. Ciò dipende
dalla serietà degli operatori. Siamo consapevoli di questo fenomeno, che
però non leggiamo come uno svilimento della Doc. Anzi, al contrario, sempre
più locali che servono lo Spritz ora tengono a sottolineare che quel
cocktail è fatto col Prosecco.
A proposito di beverage contemporaneo. Il Prosecco ha un titolo
alcolometrico inferiore alla media dei vini italiani, circa 11% vol. Per
incontrare le esigenze del bere moderato, potremmo immaginare uno spumante
Doc, non dealcolato, più vicino alle soglie minime di legge?
Tecnicamente, senza modificare il nostro disciplinare, potremmo già ora fare
uno spumante aromatico a base di uva glera con titolo alcolometrico di 8,5%
vol, ma alla luce dell’alto residuo zuccherino si andrebbe nella fascia del
demi-sec, ovvero un prodotto a tendenza dolce.
Invece, per essere fedeli a quello classico bisognerebbe avere meno zucchero
Esatto. Sono in corso delle sperimentazioni per ottenere spumanti tra 8 e 9
gradi alcolici, con residuo zuccherino tra il brut e l’extra dry,
preservando le caratteristiche del Prosecco: fresco, floreale, fruttato.
Sottolineo che si tratta di sperimentazione pura, ad oggi, che vede
coinvolti atenei universitari e centri di ricerca. Dobbiamo ancora giudicare
gli esiti. E quando li avremo a disposizione ne discuteremo in Cda e coi
soci per valutare se e come cogliere questa opportunità.
E un Prosecco dealcolato?
Le Dop, al momento, non saranno interessate dai provvedimenti relativi ai
vini dealcolati, pertanto tale argomento non è allordine del giorno del
nostro Consorzio. Anche se riteniamo che tali prodotti possano costituire
un’opportunità per il nostro sistema produttivo, il quale, grazie alla rete
commerciale costruita in questi anni con l’espansione del Prosecco e con
un’adeguata strategia di comunicazione, potrebbe soddisfare la domanda di
questa tipologia di vino. Inoltre, in termini ambientali, è necessario
riflettere se tali pratiche risultino sostenibili. La separazione
dell’alcol, infatti, necessita di un considerevole consumo di energia.
Tra le ultime creazioni, l’ultima è il Prosecco Rosé. Quali i numeri del
2024? Il progetto sta rispettando le aspettative?
In 10 mesi abbiamo venduto quasi 60 milioni di bottiglie, con un +21% sul
2023. Il rosé vale circa il 10% della denominazione e tale percentuale
rispetta le stime del Consorzio fatte in sede di lancio nel 2020, quando
parlammo di forbice tra 8% e 12% dei volumi totali. Possiamo dirci
soddisfatti che il rosé sia apprezzato e che le previsioni si siano
concretizzate.
Dove bisogna migliorare?
Sicuramente, dobbiamo penetrare meglio nel canale Horeca. Infatti, abbiamo
notato che un certo segmento della ristorazione e degli enotecari che
guardava al Prosecco con una certa supponenza ha apprezzato il rosé, perché
ha trovato nel Pinot nero vinificato in rosso quella spalla che si riteneva
mancasse al Prosecco. Dall’altro lato, abbiamo visto che chi proponeva il
Prosecco ha chiuso le porte alla nuova versione, restando così fedele a
quella classica.
Veniamo al tema dazi. Gli Stati Uniti sono un mercato importante per voi.
Quanto vi preoccupano le intenzioni del nuovo presidente Trump?
Gli Stati Uniti valgono il 22% delle vendite estere del Prosecco Doc, con un
+14% nei 9 mesi 2024. E spesso si giocano la leadership col Regno Unito.
Stiamo monitorando il mercato e staremo a vedere se ci saranno dei dazi
all’import. Nella passata legislatura a guida Trump, per noi non ci sono
stati problemi.
I Paesi Mercosur possono essere una valida alternativa? Come, ad esempio, il
Brasile.
Il Brasile ha un peso relativo sul Prosecco, stiamo parlando di percentuali
vicine allo zero sul totale esportato. L’entrata in vigore dell’accordo di
libero scambio con l’Ue prevede sulle Ig un phasing-out quinquennale per
Argentina e Uruguay e decennale per il Brasile. Per noi, sarebbe sicuramente
una grande occasione, perché una volta risolte le questioni sull’uso del
termine Prosecco nel Mercosur ci troveremmo a discutere esclusivamente con
gli australiani.
A proposito, come va in Oceania, dopo l’ok alla protezione in Nuova Zelanda
del 2022?
In Australia, il confronto è aperto. Spero si arrivi presto a un accordo.
Un recente progetto con Microsoft e Zecca di Stato prevede l’uso
dell’intelligenza artificiale generativa. in funzione anti-contraffazione.
Il sistema è stato implementato?
La chatbot è stata implementata, ma dobbiamo ancora attendere.
Parallelamente, abbiamo avviato un altro progetto per arrivare a un database
comprendente tutte le etichette di Prosecco delle varie aziende, per
consentire al Consorzio e agli enti di controllo, come Dogane e Icqrf, una
più efficace attività di vigilanza e tutela. Sempre tramite una chatbot di
intelligenza artificiale sarà possibile, anche per i consumatori, verificare
che a un determinato contrassegno di Stato corrisponda a una determinata
etichetta. Miglioreremo, soprattutto nel commercio online, il grado di
raffinatezza, la profondità e l’efficacia dei controlli anti-contraffazione.
Il nostro è un progetto pilota che potrà essere replicato in tutte le
filiere del made in Italy.
Chiudiamo parlando del rapporto non sempre idilliaco con le altre Docg,
Conegliano Valdobbiadene e Asolo. Da quest’anno ci sono nuovi presidenti.
Come procede?
Stiamo cercando di trovare un punto di caduta che faccia emergere le
peculiarità di ciascuna delle tre denominazioni, senza che questo incida
negativamente su qualcuna in particolare. Ritengo che lautorevolezza dei
colleghi delle due Docg possa agevolarci in questo processo. Inoltre, stiamo
definendo linee guida di comunicazione condivise che, nellevidenziare le
peculiarità che ci contraddistinguono, possano rafforzare il nostro sistema
produttivo nel suo complesso permettendoci, nelle nostre differenze, di
raccontarci tutti assieme.
LECO VICENTINO
Picchia la fidanzata in strada e aggredisce i poliziotti. In manette un
23enne ubriaco
Da Omar Dal Maso
Ubriaco e aggressivo o, se si preferisce, persona violenta con laggravante
di aver abusato con lalcool al punto di non porsi freni o scrupoli né verso
una donna, malmenata e spintonata a terra, né verso le forze dellordine. Si
scoprirà solo in seguito che si trattava della fidanzata dellarrestato,
inalberatosi per gelosia con il concorso delle bevande alcoliche mandate giù
in precedenza. Il giovane ha trascorso la parte restante della notte recente
in Questura: si tratta di un uomo di nazionalità rumena, di appena 23 anni,
fermato e reso inoffensivo non senza tribolazioni dallequipaggio di una
Volante intervenuta in città capoluogo in via del Commercio.
Di pochi minuti prima la segnalazione di un passante che intorno alle 2
aveva notato la violenta lite tra due ventenni o poco più, osservando la
ragazza finire sullasfalto dopo una vigorosa spinta.
Allarrivo degli agenti inviati sul luogo indicato dalla centrale operativa,
il soggetto subito individuato e richiamato alla calma poi identificato in
B.C.F. ma in evidente stato di ebbrezza alcolica si è dimostrato furioso
sia a parole che nei fatti. Passando in pochi secondi dalle minacce verbali
a scagliarsi contro i poliziotti, con morsi e calci. Inevitabile il
passaggio dalla modalità persuasiva a quella di contenimento fisico secondo
i protocolli di polizia da parte degli agenti, riusciti infine ad arrestare
il 23enne cittadino straniero per poi accompagnarlo in Questura.
Notificandogli, negli uffici, una volta reso mansueto e un tantino più
collaborativo, lo stato formale di arresto e la denuncia per violenza a
pubblico ufficiale. Uno tra gli agenti intervenuti nella colluttazione in
difesa dei colleghi avrebbe riportato delle lesioni personali per
escoriazioni varie, con prognosi di guarigione di 7 giorni decretata al
Pronto Soccorso dellospedale di Vicenza. Il ventitreenne è stato inoltre
denunciato anche per laggressione alla fidanzata, la quale ha confermato di
essere stata spintonata a terra al termine di un diverbio causato
dalleccessiva gelosia del compagno.
La stessa, peraltro, riferiva di essere stata oggetto di comportamenti
violenti da parte dello stesso uomo anche in altre circostanze ma di non
voler al momento sporgere querela per laccaduto. Il questore ha emesso i
provvedimenti in suo potere nel segno delle misure di contrasto alla
violenza di genere: lammonimento formale, lavviso orale e un divieto di
stazionamento nei locali pubblici della provincia di Vicenza per una durata
di tre anni, vale a dire il Daspo Willy.