Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 26 febbraio 2025

26 Febbraio 2025
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

GLISTATIGENERALI.COM

La cultura dell’alcol

di Antonio Vigilante

Come succede ai più, dopo la laurea ho vissuto un periodo di bulimia formativa, per così dire. Frequentavo un corso dopo l’altro, per riempire in qualche modo il curriculum, ma anche perché avevo bisogno di capire molte cose. Della maggior parte di quei corsi non mi è rimasto nulla. Uno mi ha segnato. Era un corso tenuto da Vladimir Hudolin, il fondatore dei Club di alcolisti in trattamento (CAT; oggi in Italia si chiamano Club alcologici territoriali). Mi colpì, Hudolin: un uomo austero, a tratti arcigno, dedito a una causa in cui credeva profondamente, cui si dedicava senza risparmiarsi, anche se la malattia gli lasciava poche energie (sarebbe morto di lì a poco). A chi gli faceva notare che in fondo non c’è nulla di male a bere un bicchiere di vino o di birra, Hudolin replicava con pazienza, ma anche con fermezza: non c’è dipendenza (*) che non parta da un bicchiere di vino, cui quando si è nervosi o stressati si aggiunge un secondo – che sarà mai? – e poi un terzo, e così via. Ma a colpirmi, a segnarmi in quel corso furono soprattutto le testimonianze di chi c’era passato. E ad esserci passati non erano i soggetti che normalmente associamo a qualche forma di devianza, ma persone normalissime. Ricordo soprattutto una coppia di architetti. Giovani, benestanti, con figli: una vita apparentemente invidiabile. Che era andata in frantumi quando lei aveva cominciato a bere. Perché, scoprii, la dipendenza dall’alcol colpisce in modo significativo le donne, anche se il fenomeno è quasi invisibile.

Non varrebbe la pena spendere troppe parole sull’uscita del ministro Lollobrigida, per il quale non ha senso, come chiede la Commissione europea, mettere avvertenze sanitarie sulle bottiglie di alcolici, dal momento che anche l’abuso di acqua può essere mortale. Ormai siamo abituati alle enormità di chi ci governa e apriamo ogni giorno i quotidiani per vedere chi l’ha sparata più grossa, sorridendo amaramente. Magari si potrebbe dire qualcosa sull’evidente necessità di introdurre a scuola, più dei dubbi valori patriottici, la logica elementare. Quella che ti insegna che, anche se entrambi volano, un passerotto è diverso da un Boeing. Non varrebbe la pena, se la sua posizione non fosse, al di là della evidente fallacia logica, ampiamente condivisa.

Qualche giorno fa una mia conoscente ha postato su un social network le foto di una serata in un locale. Immagini di persone che mangiano e si divertono. E una foto di spalle della cameriera. Dietro la maglia la scritta: “Sei astemio? Stattene a casa”. In quel locale gli astemi non li vogliono. Disturbano. Eppure non si tratta di un’enoteca. Non sono pochi i locali con scritte simili; ne ho contate a decine, con variazioni più o meno simpatiche. “Non guidare che devi bere”. Cose così.

La cultura del bere è in Italia (e non solo in Italia) molto solida e, si direbbe, assolutamente trasversale. È orgoglioso delle sue bevute Tizio di destra, nella cui testa il vino e la birra fanno corpo con altre espressioni di un certo machismo, ma è orgoglioso anche Caio di sinistra, che associa al vino valori come la condivisione, la socialità eccetera. Beve come una spugna l’incolto cui una lunga pseudo-saggezza insegna che “l’acqua si butta alle spalle”, per riprendere un detto delle mie parti, ma anche il colto che si ricorda di Alceo, di Omar Khayyam e del dionisiaco di Friedrich Nietzsche (che però in Ecce Homo scrive: “In vino veritas: si direbbe che anche in questo caso non mi trovi d’accordo col mondo sul concetto di “verità”- per me lo spirito si libra sull’acqua”). È della partita perfino il vegetariano o vegano, tendenzialmente più attento alla salute, che si preoccuperà magari di procurarsi vino vegano, ma non farà a meno della sua dose benefica di alcol. Eppure.

Eppure l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha inserito l’alcol nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene, quelle per le quali c’è sufficiente evidenza di cancerogenciità per l’uomo. È, per intenderci, il gruppo che include le radiazioni, l’amianto, il benzene e il tabacco. Eppure sappiamo che anche in piccole dosi l’alcol è legato a problemi cardio-vascolari ed all’insorgenza di tumori, e non esiste una dose che si possa considerare sicura(1). Eppure sappiamo che in Italia il consumo di alcol ha causato in dieci anni 453mila morti, più dell’alcol e del tabacco(2). Eppure sappiamo che il consumo di alcol ha effetti negativi sulla fertilità, una cosa che sta molto a cuore all’attuale governo. Eppure sappiamo, per dirla tutta, che birra e vino non sono nemmeno alimenti, ma sostanze tossiche. E non bisognerebbe spendere troppe parole per spiegare che non ha alcun senso ingurgitare sostanze tossiche.

È stato fatto, negli anni passati, un investimento massiccio per convincere la gente che bere, e bere molto, è una cosa perfino salutare. In qualche bar capita ancora di vedere vecchi cartelli pubblicitari che informavano che la birra nutre più del latte. La produzione di bevande alcoliche, soprattutto vino, è una voce significativa dell’economia nazionale. Un giro d’affari enorme. E la cosa spiega che un ministro dell’agricoltura debba coprirsi di ridicolo per sostenere il consumo di vino. Meno comprensibile resta come ciò si concili con quella promozione della salute pubblica che dovrebbe essere uno degli scopi primari di qualsiasi governo.

(1) Si veda, ad esempio, questo articolo dell’AIRC a proposito del rapporto Global status report on alcohol and health and treatment of substance use disorders dell’OMS: www.airc.it/news/alcol-e-salute-un-nuovo-rapporto-globale-delloms-conferma-i-rischi-degli-alcolici . Il rapporto si può leggere qui: www.who.int/publications/i/item/9789240096745

(2) Ne parla Fabio Di Todaro nel sito della Fondazione Veronesi: www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/lalcol-provoca-piu-morti-435mila-in-dieci-anni-del-fumo-e-delle-droghe

(*) Nota: sappiamo per certo che il Professor Hudolin non avrebbe utilizzato questi termini, ma ai fini dell’ottimo articolo non è determinante.

AREZZONOTIZIE.IT

“Bere e guidare? Si può fare, ecco come”.

Ascom porta a pranzo polizia e Comune

Con l’entrata in vigore delle nuove sanzioni per chi viola i limiti alcolemici imposti dal codice della strada il consumo di alcolici è drasticamente diminuito. “La demonizzazione non serve – sostiene Ascom- si può bere ma va fatto con buon senso”

di Claudia Failli

www.arezzonotizie.it/attualita/alcol-guida-ascom-campagna.html

Gli aretini (e non solo a quanto pare) hanno ridotto sensibilmente il consumo di alcol. Chi lo dice? Ascom che, in seguito all’entrata in vigore del nuovo codice della strada, ha rilevato una drastica riduzione di consumi di alcolici da parte dei frequentatori di ristoranti e pub. (*) “E questo – ha spiegato la direttrice aggiunta di Confcommercio Arezzo e Firenze, Catiuscia Fei – ha avuto come conseguenza un drastico calo dei consumi di vino e birra nei pubblici esercizi, mettendo in difficoltà il settore della ristorazione e tutta la filiera produttiva”. Ma dunque bere e mettersi alla guida è possibile? Secondo Confcommercio Toscana e Fipe sì, “basta farlo con buon senso”. Il messaggio che l’associazione di categoria intende lanciare è proprio questo. Trascorrere una serata al ristorante sorseggiando quantità controllate di alcol e poi essere pronti per rispettare i limiti alcolemici non solo è possibile ma, pure semplice.

Per dimostrarlo, Ascom ha lanciato l’iniziativa-evento “A tavola con buon senso: vino, cultura e sicurezza”. Alle 13 del 28 febbraio si riuniranno a tavola la vicesindaco di Arezzo Lucia Tanti, l’assessore Simone Chierici, il comandante della polizia municipale Aldo Poponcini; il presidente di Unioncamente Toscana Massimo Guasconi, il presidente di Ais (Associazione Italiana Sommelier) Toscana Cristiano Cini e quello dei ristoratori aretini Federico Vestri. Con loro anche i giornalisti aretini. Ad accoglierli ci saranno il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, il presidente della Confcommercio aretina Francesco Butali e il direttore aggiunto Catiuscia Fei.

Obiettivo? “Sostenere che un consumo moderato e consapevole di alcolici durante i pasti è pienamente compatibile con il rispetto del codice della strada e la sicurezza stradale”, affermano da Ascom. Durante il pranzo, infatti, i partecipanti potranno degustare una quantità controllata di vino in abbinamento alle pietanze e, al termine, sottoporsi volontariamente a un test alcolemico con etilometro professionale.

“Non mettiamo in discussione la necessità di contrastare l’abuso di alcol alla guida: a chi si mette alla guida con un tasso alcolemico superiore allo 0,50% è bene che sia ritirata la patente – chiarisce il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – ma se mettersi alla guida in stato di ebbrezza è da criminali, bere un bicchiere di vino al pasto non lo è. Il vino è parte integrante della nostra cultura e tradizione e un suo consumo responsabile può convivere con il rispetto delle norme stradali. Basta conoscere bene i propri limiti”.

“L’idea alla base di questo pranzo dimostrativo è sgombrare il campo dagli equivoci nati da una cattiva interpretazione del nuovo Codice della Strada – aggiunge la direttrice aggiunta della Confcommercio interprovinciale Catiuscia Fei – i limiti del tasso alcolemico sono rimasti invariati, ma la demonizzazione degli alcolici ha avuto come conseguenza un drastico calo dei consumi. Per questo abbiamo invitato autorità e giornalisti a sedersi insieme allo stesso tavolo per consumare il pranzo, con una duplice richiesta: accompagnare le pietanze con uno o due bicchieri di vino e poi, a pasto concluso, sottoporsi al test per capire i risultati”.

Codice della Strada 2025: le faq

Il nuovo codice della strada sull’alcol prevede maggiori restrizioni per chi guida in stato di ebbrezza. Oltre alle sanzioni già in vigore, la normativa introduce l’obbligo di dispositivi alcolock per chi ha precedenti violazioni e inasprisce le multe e le sospensioni della patente. Inoltre, in caso di recidiva, la patente può essere revocata definitivamente.

Qual è il limite alcol? I valori di alcolemia rimangono invariati: fino a 0,5 g/l consentito senza sanzioni (eccetto per neopatentati e professionisti); tra 0,5 e 0,8 g/l con multa da 543 a 2.170 euro e sospensione della patente fino a 6 mesi; tra 0,8 e 1,5 g/l con arresto fino a 6 mesi, multa fino a 3.200 euro e sospensione fino a 1 anno; oltre 1,5 g/l con reato penale, arresto fino a 1 anno, ritiro della patente e confisca del veicolo. Per i neopatentati il limite è zero.

Qual è il tasso alcolemico consentito per la guida? Il tasso alcolemico massimo consentito per guidare è 0,5 g/l. Per neopatentati e autisti professionisti, il limite è 0,0 g/l.

Cosa succede se si rifiuta il test alcolemico? La persona riceve le stesse sanzioni di chi guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, ovvero multe fino a 6.000€, sospensione della patente fino a 2 anni e confisca del veicolo.

Cos’è l’alcolock e quando diventa obbligatorio? È un dispositivo che impedisce l’accensione del motore se il guidatore ha un tasso alcolemico superiore a 0,0 g/l. Il nuovo codice della strada sull’alcol prevede che diventi obbligatorio per chi è stato sanzionato per guida in stato di ebbrezza. La patente avrà codici unionali (es. Codice 69) per identificare chi deve utilizzarlo.

Quando viene ritirata definitivamente la patente? È automatica se si commette la stessa infrazione entro 2 anni dalla prima violazione, se si causa un incidente grave in stato di ebbrezza o se si viene fermati con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l e si è già stati condannati per lo stesso reato.

(*) Nota: spiace che Polizia municipale e Comune si prestino a queste (culturamente) dannosissime iniziative, invece di spiegare che la diminuzione dei consumi alcolici in chi si appresta a guidare è un obiettivo da perseguire, non una tragedia da contrastare.

Le vere tragedie sono quelle dell’articolo che segue, e si possono prevenire promuovendo la cultura “Bere e guidare non si può fare per nulla”.

L’esatto opposto del titolo di questo articolo.

IL MATTINO

Lea uccisa a 10 anni da un Suv guidato da un ubriaco, i suoi organi salvano 5 bambini.

Il guidatore indagato per omicidio stradale

La bambina è rimasta in coma per tre giorni dopo essere stata investita in un parcheggio di Creazzo lo scorso 16 febbraio

Il suo sorriso è stato spento a soli 10 anni, ma Lea Stevanovic continuerà a vivere attraverso i cinque bambini ai quali i suoi organi hanno permesso di continuare a sperare per un domani migliore. La decisione è stata presa dai genitori della piccola travolta e uccisa in un parcheggio da un Suv guidato da un uomo risultato ubriaco domenica 16 febbraio a Creazzo (Vicenza).

Il funerale della piccola Lea si terrà sabato 1 marzo in Serbia, paese d’origine della famiglia che viveva ad Altavilla Vicentina.

Per quel giorno però nel comune di residenza sarà lutto cittadino.

Omicidio stradale

Lea Stevanovic, che frequentava la quarta elementare, dopo l’incidente è rimasta ricoverata per tre giorni nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. Poi il decesso a seguito dei traumi riportati. La tragedia ha scosso l’intera comunità, tanto che per giorni si sono susseguite veglie e preghiere per mostrare la vicinanza alla famiglia. Nel frattempo la Procura di Vicenza ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio stradale aggravato l’automobilista 50enne vicentino che ha provocato l’incidente, risultato positivo all’alcoltest con un tasso alcolemico superiore a 1.5.

BLUEWIN.CH

Un esperto svela come l’alcol compromette la qualità del sonno

Eliminare l’alcol dalla propria routine può portare a un sonno più profondo e rigenerante.

L’alcol influisce sul nostro organismo in vari modi, tra cui la compromissione della qualità del sonno e l’aumento dei risvegli notturni.

Se faticate a dormire bene, eliminare l’alcol potrebbe essere uno dei cambiamenti più efficaci per migliorare la qualità del vostro riposo.

La dottoressa Lindsay Browning, psicologa, neuroscienziata ed esperta del sonno presso And So To Bed, spiega come la sobrietà possa influenzare positivamente il sonno.

«Quando l’alcol viene metabolizzato, stimola la veglia, portando a risvegli più frequenti nella seconda metà della notte», afferma la dottoressa Browning. «Inoltre, altera la normale progressione delle fasi del sonno, rendendolo meno ristoratore rispetto al sonno naturale».

Secondo l’esperta, chi è abituato a bere regolarmente può essere tentato di usare l’alcol come sedativo, ma questo peggiora la qualità del riposo.

«Quando si smette di bere, il cervello cerca di compensare l’assenza di alcol, e questo può causare insonnia temporanea o sogni più vividi, facendo percepire un peggioramento del sonno nelle prime fasi dell’astinenza», spiega la dottoressa Browning.

«Nella prima settimana senza alcol, è normale avvertire disturbi del sonno, poiché il cervello si adatta ai nuovi equilibri. Si possono sperimentare difficoltà ad addormentarsi, sonno più leggero e un’intensificazione dei sogni dovuta al rimbalzo del sonno REM», continua la dottoressa.

Tuttavia, dopo due o quattro settimane di astinenza, la qualità del sonno tende a migliorare.

«Con il passare del tempo, il sonno REM si stabilizza, riducendo i sogni disturbanti, mentre il sonno profondo diventa più rigenerante», osserva la psicologa. «Anche l’equilibrio dei neurotrasmettitori e la regolazione del cortisolo migliorano, contribuendo a ridurre l’irrequietezza e i disturbi del sonno».

La dottoressa Browning sottolinea infine che l’impatto negativo dell’alcol sul sonno diminuisce in proporzione alla quantità ridotta.

«Più a lungo si rimane sobri, maggiori saranno i benefici per la qualità del sonno. Tuttavia, è necessario un periodo di astinenza di diverse settimane per percepire cambiamenti significativi», conclude la dottoressa.

EUGLYCEM

Prediabete: meglio evitare gli alcolici

Da molti è considerato “l’anima della festa”, ma in realtà l’alcol, soprattutto se consumato a dosi eccessive, può causare molti danni all’organismo. La raccomandazione delle linee guida italiane è infatti quella di bere bevande alcoliche con molta moderazione e non incoraggiarne il consumo per i numerosi effetti negativi. In particolare, il consumo di alcolici è un fattore di rischio per lo sviluppo di diversi tumori, in particolare a livello delle prime vie aeree e del primo tratto del sistema digerente (bocca, esofago, laringe, faringe ecc.), ma non solo, e per diverse malattie epatiche.

Ma che relazione c’è tra il suo consumo e l’aumento dei valori della glicemia?

Alcol e prediabete

Gli studi che mettono in guardia da un consumo eccessivo di alcol sono all’ordine del giorno. Negli ultimi anni è stata più volte indagata anche l’associazione tra consumo di alcolici e e l’aumento dei valori della glicemia.

Per esempio, in uno studio pubblicato nel 2020 alcuni ricercatori cinesi hanno evidenziato una correlazione tra l’aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2, l’età a cui è iniziato il consumo di alcol e la sua durata. Nello stesso anno, altri studiosi asiatici hanno osservato che, il consumo di oltre 57 grammi di alcol al giorno (corrispondenti a circa cinque bicchieri di vino) è associato a un rischio aumentato di sviluppare anche il prediabete, una condizione caratterizzata da valori della glicemia al di sopra della norma, ma non ancora tali da indicare una diagnosi di diabete di tipo 2. Inoltre, un terzo studio pubblicato nel 2021 ha dimostrato che nei soggetti con prediabete l’eccessivo consumo di alcol ne favorirebbe anche le numerose complicanze, a partire dall’ictus, il cui rischio è risultato maggiore di ben il 33%, con una ricaduta sul tasso di sopravvivenza e sui costi sanitari.

Proprio per questo motivo, in questi soggetti il consumo di alcolici andrebbe scoraggiato sin dalla diagnosi di prediabete, a maggior ragione se sono presenti altri fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.

Le indicazioni

Come comportarsi dunque con il consumo di alcolici? Senza dubbio i dati oggi a disposizione indicano che il consumo di alcol può essere considerato a basso rischio solo per gli adulti sani, sopra i 18 anni, che assumono fino a un’unità alcolica (corrispondente a un bicchiere di vino a media gradazione o una lattina di birra a media gradazione o un bicchierino di superalcolico) per le donne e gli over65 o due per gli uomini. Non bisogna inoltre dimenticare che l’alcol è una fonte concentrata di calorie senza alcun valore nutritivo e può quindi indurre l’aumento del peso corporeo.

Fonti

www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-per-una-sana-alimentazione-2018

academic.oup.com/aje/article/189/12/1478/5900219

onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/ijcp.14477

www.mayoclinic.org/diseases-conditions/prediabetes/symptoms-causes/syc-20355278

GAMBERO ROSSO

Notizie Vino

Alert in etichetta: faccia a faccia tra Lollobrigida e il ministro irlandese, che però usa la tattica dello scaricabarile

a cura di Gianluca Atzeni

L’incontro a Bruxelles a margine dell’Agrifish, ma la risposta di Heydon è stata vaga. Per il governo italiano si va contro il libero mercato

Sorrisi di circostanza ma sul vino tante differenze e distanze non colmabili, almeno per ora. Italia e Irlanda appaiono vicine sui temi come sicurezza alimentare, sostegno agli agricoltori, transizione ecologica, ma quando si parla di vino e rapporto alcol-salute il clima cambia decisamente. Il teatro dell’ultimo faccia a faccia tra i ministri dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, per l’Italia, e Martin Heydon, per l’Irlanda, è stato il consiglio Agrifish di lunedì 24 febbraio. Sul tavolo del confronto c’erano le grandi sfide del settore agricolo ma anche le etichette delle bevande alcoliche, che l’Irlanda (con una legge approvata nel 2023, e prevista in vigore dalla primavera 2026) ha deciso di trasformare imponendo alert salutistici, che mettono in relazione il consumo di alcol e il rischio di contrarre malattie come cancro o epatite.

La spiegazione irlandese

Lollobrigida si è detto «fortemente preoccupato» per l’impatto che la normativa irlandese potrebbe avere sul mercato unico europeo. E non è la prima volta che accade. Per l’esponente del governo Meloni, il rischio è una «penalizzazione per i produttori vinicoli italiani». Ma da parte del ministro Heydon, durante l’incontro, ci sono state poche rassicurazioni. Anzi, la questione non riguarderebbe per niente il dicastero dell’Agricoltura e della pesca d’Oltremanica, come ha riportato il Masaf. La questione, secondo la posizione espressa dal ministro Heydon, «rientra nella competenza del ministero della Salute irlandese», guidato da Jennifer Carroll MacNeill. (*)

Italia pronta a “ricorrere in ogni ambito”

Se, da un lato, i rapporti tra Italia e Irlanda sono «ottimi», ha sottolineato lo stesso Lollobrigida incontrando la stampa dopo l’Agrifish, da un altro lato, il fatto che una nazione che non produce il vino usi delle etichette che ne criminalizzano «di fatto non l’abuso ma il consumo» (è di pochi giorni fa la nuova presa di posizione dell’Oms) è qualcosa che «non segna punti a favore di un buon rapporto». Ecco perché l’Italia ha ribadito di voler tentare tutte le strade per risolvere il problema degli alert salutistici sugli alcolici: «Il provvedimento contrasta con il libero mercato europeo e anche con le etichettature omogenee a livello europeo. Da questo punto di vista abbiamo intenzione – ha dichiarato Lollobrigida – di ricorrere in ogni ambito per chiarire la correttezza di questo tipo di azione».

Settori strategici sotto attacco

«Bisogna riflettere sull’atteggiamento dell’Europa rispetto alle sue produzioni strategiche, in particolare quella del vino», ha dichiarato Lollobrigida nel suo intervento pubblico all’Agrifish. «C’è una costante aggressione a un settore economico strategico in nome di visioni salutistiche che andrebbero analizzate in modo più pragmatico. L’Italia è il primo produttore di vino in Europa in termini quantitativi e, insieme a Francia e Spagna, ha una lunga tradizione nel consumo di questo prodotto. Il tentativo di demonizzarlo è un danno peggiore di qualsiasi dazio che negli Stati Uniti potrebbero porre». Da qui, l’invito a una riflessione che coinvolga anche altri settori dell’agrifood perché occorre «una coerenza tra le azioni che facciamo per sostenere l`agricoltura e le azioni di comunicazione che indeboliscono alcuni ambiti specifici».

(*) Nota: ecco come l’ovvio, il buon senso, viene fatto apparire come eretico.

Il Ministro dell’Agricoltura e della Pesca irlandese dice quello che dovrebbe essere evidente a ciascuno, ovvero che le avvertenze sui rischi per la salute nell’etichetta di un prodotto è di competenza del Ministero della Salute. Il fatto è che questo è ovvio se la politica privilegia l’interesse generale della popolazione rispetto all’interesse commerciale di una lobby.

Dove ciò non accade, l’ovvio diventa “scaricabarile” o “risposta vaga”.

TIO.CH

Si ubriaca e lancia un coltello contro suo figlio: «Gesto istintivo, non volevo fargli del male»

È successo a Biasca nel maggio del 2024. Il padre, un 56enne della regione, deve rispondere di tentato omicidio.

di Simona Roberti-Maggiore

LUGANO – «Non ho mai avuto intenzione di fare del male a mio figlio, né tantomeno di ucciderlo». È quanto ha dichiarato stamattina alle Assise criminali di Lugano un 56enne della Riviera che lo scorso 24 maggio 2024 a Biasca avrebbe lanciato un coltello contro suo figlio 19enne e provato a colpirlo all’addome con un fendente.

Per lui la pubblica accusa ha chiesto quattro anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol, mentre la difesa ha proposto una pena non superiore ai 15 mesi sospesa con la condizionale, più il trattamento ambulatoriale. La sentenza è attesa per le 16 odierne.

«Ora ho capito di avere un problema» – «Avevo una grave dipendenza da alcol», ha detto l’uomo in aula. «Si usa dire che non tutti i mali vengono per nuocere. E questa situazione ha fatto sì che io capissi che avevo un problema».

Il 56enne ha poi spiegato che il rapporto con il figlio, sino ai suoi 17-18 anni, era stato buono. «Ha cominciato a incrinarsi perché, anche se io lo mantenevo, lui continuava a chiedermi soldi per le vacanze, per un’auto,… E io volevo che i soldi per quel tipo di spese se li guadagnasse da solo».

La lite – La sera dei fatti, ha quindi ammesso, «avevo bevuto troppo, e quando sono tornato a casa ero abbastanza ubriaco. Ho trovato disordine davanti alla porta di casa, poi ho staccato la corrente elettrica perché mio figlio stava giocando ai videogiochi, e quando lo faceva usava le cuffie e urlava».

A quel punto il ragazzo avrebbe reagito. «Ha iniziato a insultarmi e confermo che gli ho detto “persona inutile”, “lazzarone”, “c******e”, e “figlio di p*****a”».

«In mano avevo quello» – Si arriva quindi a discutere del lancio del coltello. «Io avevo già in mano il coltello perché stavo preparando la cena e tagliando il formaggio», ha spiegato l’imputato. «Non ho mai avuto l’intenzione di fare del male a mio figlio, è stato un gesto istintivo e se avessi avuto in mano un altro oggetto avrei lanciato quello. Sono scattato perché per l’ennesima volta, dopo gli insulti, lui mi ha sputato in faccia, ed era una cosa che odiavo tantissimo. È stato un atto di disperazione».

Dopo questa prima fase, il 19enne si rifugia in camera sua e il padre lo raggiunge. «Il coltello era sul cuscino del letto e mio figlio aveva la mano sopra. Io ho cercato di toglierglielo, e così facendo gli ho fatto un piccolo taglio sulla mano».

L’uomo ha dichiarato comunque di non ricordare, a causa dell’ubriachezza, tutto quello che è successo nel corso della colluttazione, ma ha precisato di avere soccorso il figlio prima dell’arrivo dell’ambulanza e della polizia.

«Sono una persona nuova» – Il 56enne, rimasto in carcerazione preventiva per 50 giorni, sta ora seguendo una misura ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol, che comprende l’analisi del capello. «Adesso che ne sono fuori mi sento una persona nuova. E ho intenzione di continuare questo percorso».

«Con il bere, il suo carattere si trasformava» – La parola è poi passata alla pubblica accusa. «Alla radice di tutto quel che è successo quella sera vi è una grave dipendenza da alcol», ha esordito la procuratrice pubblica Chiara Buzzi. «Sappiamo che l’imputato in quel periodo beveva ogni giorno e in grandi quantità, e che il suo carattere, a causa di ciò, cambiava tantissimo».

«Ha accettato l’eventualità di ucciderlo» – Detto questo, secondo la pubblica accusa il ragazzo non ha riportato gravi ferite «solo grazie a un caso fortuito»: «È riuscito a evitare che il padre lo colpisse solo grazie a un repentino spostamento. Se questo movimento non ci fosse stato il coltello sarebbe arrivato vicino alle zone vitali».

Per quanto riguarda invece la colluttazione successiva, «l’imputato non poteva non sapere che brandendo il coltello contro l’addome del giovane lo stava mettendo in grave pericolo. E utilizzando il coltello in una fase dinamica il 56enne ha accettato l’eventualità di ferirlo gravemente o di ucciderlo».

«Voglio solo che mio padre si curi» – A dire la sua, in seguito, è stato proprio il figlio dell’imputato. «Ciò che è successo quel giorno è stato un evento molto spiacevole, ma anche un nuovo punto di inizio per il nostro rapporto», ha detto il 19enne. «Quanto successo ha infatti portato mio papà a liberarsi di una dipendenza che ha avuto per tutta la vita e che l’ha rovinato. E se oggi lui dovesse essere condannato a una pena detentiva non mi farebbe del bene, ma del male. Io gli voglio bene e la cosa più importante per me è che continui a curarsi e a tenersi lontano dall’alcol».

Il cambio di versione – La difesa, dal canto suo, ha chiesto che il 56enne venga prosciolto dall’accusa di ripetuto tentato omicidio, così come da quelle di ripetute tentate lesioni gravi e lesioni semplici qualificate.

«Questo procedimento è la prova che l’alcolismo è una malattia che sconvolge tutta la rete familiare», ha evidenziato l’avvocato Sandra Xavier. «Va detto, però, che le dichiarazioni fornite dal figlio hanno subito un brusco ridimensionamento in corso di inchiesta. In particolare alcuni atti che inizialmente sono stati descritti come intenzionali, sono poi stati definiti accidentali. E nonostante ciò la procuratrice pubblica si è basata unicamente sulla versione raccontata dal giovane poche ore dopo l’accaduto».

«È stato un gesto di stizza» – Secondo la difesa, inoltre, il confronto tra i due protagonisti sarebbe nato dall’agire del figlio. «Ha affrontato il padre dopo che gli ha staccato la corrente. E l’ha fatto insultandolo e sputandogli addosso».

Il successivo lancio del coltello sarebbe dunque stato un gesto di stizza, istintivo e conseguente a una provocazione. «L’imputato ha lanciato la prima cosa che aveva tra le mani. Se avesse avuto in mano delle chiavi o una forchetta probabilmente avrebbe lanciato questi oggetti. Va detto, poi, che il ragazzo ha detto che il padre ha lanciato il coltello all’altezza delle sue anche, quindi lontano dalle zone vitali».

Il 56enne, a quel punto, si sarebbe sostanzialmente fermato. «Il figlio, però, ha deciso di raccogliere il coltello da terra e di chiudersi in camera. Questo gesto può avere spaventato l’imputato, portandolo, per la tutela di entrambi, a voler recuperare il coltello».

«Voleva, se mai, spaventarlo» – Per quanto riguarda infine la seconda fase della dinamica, e il presunto tentativo di sferrare un fendente, Xavier ha sostenuto che c’è stato «solo uno sventolio del coltello vicino all’addome del ragazzo». La massima intenzione dell’imputato non sarebbe quindi stata quella di colpire il figlio, «ma, se mai, quella di spaventarlo».

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Morte di Liam Payne: “Rivelate alte concentrazioni di alcol nel sangue prima del decesso”

Novità sulla morte di Liam Payne: sono state rivelate “concentrazioni di alcol fino a 2,7 grammi per litro nel sangue al momento della morte”.

Dopo l’archiviazione delle accuse di omicidio colposo nei confronti di Rogelio Nores e di due dipendenti dell’hotel in Argentina, dov’è scomparso Liam Payne, sono state rivelate nuove informazioni sulla morte del cantante britannico, attraverso un comunicato stampa dell’ufficio del procuratore nazionale. L’uomo infatti, aveva “concentrazioni di alcol fino a 2,7 grammi per litro nel sangue al momento della morte”. Una soglia che potrebbe indicare anche un’intossicazione da alcol, oltre a “metaboliti della cocaina, metilecgonina, benzoilecgomina, cocaetilene e il farmaco sertralina nel suo sistema, secondo il comunicato”. Sono ancora indagati due dipendenti dell’hotel.

Solo qualche giorno fa, era stato scagionato dalle accuse di omicidio colposo Rogelio Nores, amico della vittima. La decisione era arrivata dal giudice Cuneo Libarona, magistrato e fratello del ministro della giustizia argentino, ha specificato che anche Gilda Martin, responsabile della sicurezza, ed Esteban Grassi, il capo receptionist che ha fatto una chiamata di emergenza poco prima che Payne morisse, non sono ritenuti più responsabili dell’omicidio del cantante. Mentre restano sotto indagine il il cameriere Braian Nahuel Paiz e il lavoratore sospeso dell’hotel Ezequiel David Pereyra, accusati di aver fornito droga a Payne: i due rischierebbero pene detentive da 4 a 15 anni.

I test tossicologici eseguiti dopo il decesso

Le rivelazioni da parte del comunicato stampa dell’ufficio del procuratore nazionale seguono quelle dei giorni successivi alla scomparsa di Payne, in cui i test tossicologici avevano confermato la presenza di droghe pesanti nel suo sangue. Tra cui anche crack, benzodiazepina e la cosiddetta cocaina rosa: si tratta di una sostanza che unisce ketamina, MDMA, oppioidi e sostanze psicoattive a cui viene aggiunto un colorante alimentare rosa che le dà il nome.

WINENEWS

LO SCENARIO

Il mercato del vino Usa: tra consumi in calo, e con pochi big player che dominano

Nel 2024 -7,2% in volume e -6,3% in valore (SipSource). Gallo domina per quota di mercato, con The Wine Group e Constellation Brands (dati Aawe 2023)

Gli americani bevono meno, e non solo vino. Con un calo dei consumi in volume e valore, delle bevande alcoliche, che colpisce in maniera più o meno forte tutte le categorie. A dirlo i dati sull’intero 2024 di SipSource, il sistema della “Wine & Spirits Wholesalers of America”, che rappresenta oltre il 60% dei prodotti venduti all’ingrosso per volume, provenienti da distributori in tutti i 50 Stati. Il totale di vino e liquori, ha registrato un calo del -5,4% in volume e del -4,8% in valore sul 2023, con il vino a -7,2% in volume e -6,3% in valore, mentre gli spirits segnano un -3,7% in volume e -4,3% in valore. L’unica categoria che cresce, e che ormai rappresenta il 14,2% del mercato degli alcolici, è quella dei cocktail premiscelati, a +3,4% in volume e +3,5% in valore, con i convenience store americani a fare da traino come canale di vendita.

“Il cambiamento delle scelte di vita, tra cui l’aumento delle tendenze alla moderazione e all’astinenza, sta rimodellando i modelli di consumo. Inoltre, l’industria sta affrontando la concorrenza di bevande alternative per adulti come bevande energetiche, bevande a base di prodotti botanici e prodotti derivati dalla canapa, che stanno conquistando sempre più occasioni di consumo tradizionalmente legate agli alcolici”, ha affermato Dale Stratton, analista di SipSource.

E guardando al futuro, su quello che è il primo mercato straniero per il vino italiano, che nonostante tutto vede le esportazioni in crescita nel 2024 (+9% in valore nei primi 11 mesi 2024 sul 2023, per 1,7 miliardi di euro, secondo i dati Istat analizzati da WineNews) se non ci saranno grosse novità nelle politiche commerciali americani, dazi sui vini europei in primis (che ad oggi secondo gli importatori non sono così temuti), per SipSource il 2025 dovrebbe essere un anno di relativa stabilità, per guardare ad un ritorno alla crescita nel 2026.

“Sebbene le sfide del 2024 abbiano messo alla prova la resilienza del nostro settore, rimaniamo ottimisti riguardo al futuro, ma non tutte le condizioni di mercato saranno sotto il nostro controllo – ha aggiunto Stratton – la stabilizzazione nel 2025 aprirà la strada a un rinnovato slancio nel 2026, ed il settore alle mutevoli richieste dei consumatori e alle dinamiche di mercato in evoluzione”. Il tutto da leggere anche nell’ottica di un mercato americano sempre più concentrato, come emerge dai dati del “Wine Handbook” 2024 del Beverage Information Group, analizzati dalla American Association of Wine Economist. Secondo cui, nel 2023 (anno in cui le vendite di vino in Usa hanno raggiunto la cifra di 107 miliardi di dollari) tre big player hanno fatto la metà del mercato del vino in Usa, ovvero Gallo (con il 32,6% della quota di mercato, e che distribuisce anche realtà italiane come Allegrini, Argiano, La Marca, Jermann, Ceci, Pieropan, Poggio al Tesoro, Renato Ratti e Tornatore, tra le altre), The Wine Group (10,3%) e Constellation Brands – che in Italia controlla una realtà di primo piano come Ruffino – con il 6,4%. E tra i primi 25 “wine suppliers” in Usa, nel 2023, figurano, tra gli altri, anche Freixenet Mionetto Usa (0,6%) e Zonin Usa (0,4%).

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