Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 27 febbraio 2025

27 Febbraio 2025
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

RSI.CH

Svizzera

Nuove linee guida sul consumo di alcol

Croce Blu Svizzera pubblica una serie di raccomandazioni aggiornate

Mostrano che nessun consumo di alcolici è sicuro e sfatano il luogo comune secondo cui bere vino rosso fa bene

La Croce Blu Svizzera ha pubblicato nuove raccomandazioni sul consumo di alcol. Queste non contengono più le quantità di alcolici. Nessun consumo di alcol è sicuro e anche piccole quantità possono essere dannose. Le nuove raccomandazioni di Croce Blu presentate giovedì si basano sulla posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sulle raccomandazioni ufficiali di altri Paesi, come il Canada e l’Australia, e della Società tedesca di nutrizione.

La vita è più sana senza alcol e bere meno è sempre meglio. Alcuni modi di consumare alcolici sono migliori di altri, come sorseggiarli lentamente o mangiare prima e durante il consumo. Inoltre e soprattutto, gli adulti hanno un ruolo di modello e dovrebbero assumerlo al meglio.

Infine, ci sono circostanze e situazioni in cui non si dovrebbe bere, come la gravidanza, l’allattamento, durante l’adolescenza, durante la guida, durante un lavoro fisico intenso, quando si assumono droghe o farmaci, nella stagione calda, quando si prendono decisioni importanti o quando si è responsabili di altri.

“Il vino rosso contiene certamente sostanze (…) che di per sé proteggono i vasi sanguigni e quindi anche il cuore. Ma questi effetti positivi sono superati da quelli negativi, in particolare dal rischio di cancro. Ecco perché non esiste un bicchiere di vino rosso sano”, osserva Marc Peterhans, direttore di Croce Blu. (*)

In Svizzera tra le 250’000 e le 300’000 persone soffrono di dipendenza da alcol, pari a circa il 3% della popolazione. Quasi il 10% ha problemi di alcolismo.

(*) Nota: “non esiste un bicchiere di vino rosso sano”. La notizia delle nuove linee guida oggi in Svizzera è una delle notizie del giorno. In Italia i media ancora cercano di oscurare comunicazioni altrettanto chiare sui rischi di vino, birra e altri alcolici, preferendo dare visibilità a chi, con messaggi ambigui e scorretti, di fatto si pone al di fuori di quanto acclarato dalla scienza a livello planetario.

GAMBERO ROSSO

Notizie Vino

La Francia si converte al vino no e low alcol. In crescita consumatori, produttori e perfino enoteche ad hoc

a cura di Marzio Taccetti

Se le fiere hanno incrementato lo spazio per i vini dealcolati, anche i negozi si stanno adeguando alle nuove abitudini di consumo. E c’è chi definisce questo trend il nuovo french-paradox

La crescita dell’interesse e dei consumi per i vini e le bevande no/low alcol in Francia è il nuovo “french-paradox”. Un cambiamento che riguarda le abitudini e le richieste dei consumatori in uno dei paesi del vino per eccellenza. Quello dei no/low è un settore in fermento, una nicchia in piena ascesa in cui si assiste ad ampliamenti della gamma di cantine tradizionali, nuovi spazi fisici o fiere dedicate, per un mercato che vale attualmente 330 milioni di euro.

Crollo dei consumi di alcolici

Un cambiamento che va di pari passo con il calo del consumo di alcol, «diminuito costantemente negli ultimi 40 anni. La quantità media di vino consumata pro capite è ora circa un quarto di quello che era negli anni ’60» (*) scrive il sito Meininger’s International. L’Osservatorio francese delle tendenze delle droghe e delle dipendenze (OFDT) gli fa da eco registrando un calo del 13% dal 2021 al 2023. Mentre la Santé Publique France (l’agenzia nazionale francese per la sanità pubblica) riporta un importante declino soprattutto nelle fasce più giovani. Mettendo a confronto i dati del 2000, in cui l’80% dei giovani ha dichiarato di bere alcolici su base mensile, rispetto a quelli del 2022, ha registrato come la percentuale sia scesa al 58%.

«Mi sento di dire che il vino non scomparirà, ma i prodotti dealcolizzati potrebbero soddisfare le aspettative dei consumatori più giovani, dato che il 55% dei bevitori di no/low ha meno di 35 anni, ovvero il 25% della popolazione francese» ha detto Julien Franclet, vicepresidente di Millésime Bio.

In crescita anche le enoteche no alcol

L’aumento del numero di negozi specializzati senza alcol e locali dove è possibile trovare questi prodotti, va ad evidenziare questo cambio di gusti e abitudini. «Nel 2022 c’erano solo due rivenditori no alcol in Francia. Ora ce ne sono 33», dice Jérôme Cuny, fondatore del negozio specializzato in no/low, La Cave Parallèle. «In Europa, la Francia è di gran lunga il paese con il maggior numero di negozi no/low dedicati».

Le manifestazioni fieristiche accolgono la categoria includendoli tra i loro spazi e intercettando un trend in crescita. Wine Paris, quest’anno, ha offerto il 50% di spazio in più ai produttori di questa categoria nella sala Be Spirits Hall. A raddoppiare lo spazio sul palcoscenico dei no/low a Parigi, c’è anche l’evento Degré Zero, che si è tenuto a pochi giorni di distanza da Wine Paris. In questa seconda edizione il numero di espositori della manifestazione da 35 (nel 2024) sono arrivati a superare i 50. «Il vino dealcolizzato è chiaramente un’opportunità per i viticoltori» ha detto Olivier Darras, organizzatore dell’evento, sottolineando come l’80% degli espositori di Degré Zéro 2025 sono aziende vinicole tradizionali che hanno aggiunto prodotti no/low alla loro gamma.

La conversione delle cantine francese

Neanche le aziende sono rimaste sorde a questo cambio di abitudini. La cantina Domaine de Mont Rose, nella Linguadoca, ad esempio, ha lanciato nel 2023 il suo spumante rosato a zero alcol, il Rose Mont Rose Zero. «È una categoria in rapida crescita» dice Olivier Coste, proprietario dell’azienda. « I nostri clienti sia in Francia che in tutto il mondo avevano iniziato a elencare e vendere vini dealcolizzati, quindi questa è stata un’opportunità perfetta per diversificare il nostro portafoglio. Abbiamo creato un prodotto premium con 0,0% di alcol, e i risultati parlano da soli: nelle prime due settimane di gennaio 2025 abbiamo già superato il nostro fatturato totale no/low per il 2024».

Una strada che hanno imboccato anche grossi produttori di vino come Les Grands Chais de France (uno dei più grandi gruppi vinicoli francesi) o la cooperativa della valle del Rodano Rhonéa, ma anche piccole realtà come La Madura di Saint-Chinian (azienda di “appena” 12,5 ettari).

Un futuro promettere per no e low alcol

Il futuro delle bevande analcoliche e a basso contenuto alcolico sembra essere promettente in Francia, dato il cambio di abitudini di consumatori più attenti al benessere. A questo si aggiunge una crescente attenzione del governo francese alle iniziative di salute pubblica intorno al consumo di alcol.

«Rappresenta un’opportunità. Molti produttori di vino in questo momento sono in difficoltà ma c’è una domanda sempre più crescente per il vino dealcolizzato e in questa luce i no/low sono tutt’altro che una minaccia» conclude Frédéric Chouquet-Stringer di Zénothèque, azienda che fornisce servizi di consulenza sulla dealcolizzazione e distribuisce vino dealcolizzato in 14 paesi.

(*) Nota: in Italia il crollo dei consumi di vino degli ultimi 60 anni è simile a quello della Francia.

ROMA TODAY

Ubriaco picchia la moglie e il figlio disabile

Terrore in casa. Le violenze andavano avanti da anni. Arrestato un 63ene

Ubriaco ha picchiato la moglie e il figlio disabile. L’orrore in casa vissuto dalle due vittime e l’intervento dei carabinieri, che hanno arrestato un 63enne romeno. Per lui le accuse sono maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. Il dramma si è consumato nella zona di Marcellina.

Terrore in casa

In particolare, sabato 23 febbraio la richiesta di aiuto è arrivata al numero unico di emergenza (112), perché era stata segnalata una furibonda lite in ambito familiare. All’arrivo dei carabinieri, la signora ha raccontato che il marito, dopo una discussione, si è scagliato sia contro lei che contro il figlio, quest’ultimo affetto da disabilità. A seguito delle lesioni riportate, la donna e il giovane sono stati trasportati in ospedale (con prognosi rispettivamente di 2 e 20 giorni).

Arrestato padre e marito violento

Nel corso dell’intervento, il 63enne – in evidente stato di agitazione – ha minacciato i carabinieri, cercando in qualsiasi modo di opporsi all’identificazione. I militari sono riusciti comunque a bloccarlo e metterlo in sicurezza. Secondo quanto dichiarato dalla donna, le violenze andavano avanti da anni, anche durante il periodo di residenza della famiglia in Romania. L’uomo, alla fine, è stato arrestato e portato nel tribunale di Tivoli, per la celebrazione del rito direttissimo.

GAMBERO ROSSO

Notizie Vino

Caro Lollobrigida, difendere il vino è una cosa seria. Trasformarsi in un’Armata Brancaleone non è una buona strategia

a cura di Loredana Sottile

La crociata del ministro Lollobrigida contro l’acqua a quella di Angelo Gaja contro i superalcolici ci dicono che siamo sulla strada sbagliata

Difendere il vino è una cosa seria. E in modo serio va fatto. Comprensibile che il settore sia indignato nel vedere anni e anni di studi del terroir, abbinamenti perfetti ed epiche note di degustazioni mandati al macero e appiattiti sulla bieca linea di allerta “Il vino fa male alla salute, come le sigarette”, ma mai dimenticare la regola base: se hai un microfono in mano e un ruolo socio-politico sul curriculum, le tue parole avranno un peso maggiore rispetto a quelle pronunciate in mezzo ad un gruppo ristretto di amici. E da ministri, enologi e produttori di vino ci aspettiamo qualcosa di più (o anche di meno, va bene). Difendere il vino è una cosa seria, dicevamo. E, in queste ultime settimane abbiamo visto come non farlo.

L’abuso di acqua può portare alla morte

Del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida tutto si può dire tranne che non sia stato in prima linea nella campagna pro-vino, che suo malgrado, si è trovato a combattere contro un’Europa ostile e un’Oms armata delle peggiori intenzioni. (*) Ma davvero dire che anche l’acqua fa male è una giusta strategia di difesa? Non si rischia forse di trasformare un’epica battaglia in una avventura picaresca degna del cavaliere Brancaleone da Norcia?

Il fatto è ormai noto ai più: in un intervento pubblico agli Stati generali del vino, Lollobrigida ha elencato tutti i problemi legati ai consumi: «L’abuso, avvertono da Londra, può avere conseguenze molto negative, addirittura pericolose. Il meno che possa capitare è una sudorazione eccessiva che può portare in casi estremi alla rimozione delle ghiandole sudoripare, contraccolpi possono riguardare il cervello, il cuore, il sangue troppo diluito, l’insonnia, danneggiare i reni. E uno dice: ‘Mazza il vino quante cose fa?’ No, questa è l’acqua. L’abuso di acqua può portare alla morte. Allora immaginate la necessità, guardandola da una prospettiva salutistica, di inserire un’etichettatura allarmistica sulle bottiglie d’acqua», è la provocazione finale di Lollobrigida, diventata virale.

Il chiarimento del Ministro Lollobrigida

Parole che hanno subito fatto il giro dei media, con tanto di meme sui social, col chiaro intento di ridicolizzare chi le ha pronunciate. Tanto da indurre il Ministro a uscire con una nuova dichiarazione per spiegare la precedente dichiarazione (attività molto diffusa in politica, quando ci si accorge di aver detto una corbelleria). «È evidente che nessuno possa considerare l’acqua dannosa di per sé, e nel mio intervento sono stato chiarissimo – ha puntualizzato il titolare del Masaf – Anzi, è la cosa migliore da ingerire, ma come per qualsiasi alimento o bevanda, anche un consumo eccessivo può avere conseguenze negative. L’esempio serviva a sottolineare quanto sia sbagliato giudicare un prodotto senza considerare la quantità e il contesto in cui viene consumato, come avviene con il Nutriscore e le etichette allarmistiche». Tutto chiaro? No.

La crociata di Angelo Gaja contro i superalcolici

La scorsa settimana uno dei padri della viticoltura, Angelo Gaja, ha provato a lanciare la sua crociata per liberare il vino dallo stigma di bevanda dannosa. Ma per farlo ha adottato il metodo più antico: puntare il dito contro qualcun altro. Nella fattispecie il settore degli spirits e degli aperitivi (di cui ricordiamo, il vino fa parte). Innegabile che tra superalcolici e vino una differenza ci sia: lo dice anche l’uso del superlativo. Ma siamo sicuri che puntare sulla distinzione tra alcol di serie A e di serie B sia la strategia corretta? Non hanno una loro tradizione e dimensione culturale anche prodotti come grappa, rum, gin e liquori vari?

C’è, poi, chi si rifugia nel passato e nella vita bucolica: da quanti addetti ai lavori, in questi mesi, abbiamo sentito frasi qualunquiste come «Mio nonno è arrivato a cento anni bevendo vino ogni giorno?». Ecco, queste sono le cose che non vorremmo più sentire dire, perché non fanno bene al vino e non fanno bene a noi. Cosa dovremmo fare, quindi? Abbandonare il campo di battaglia? Niente affatto. Ma lavorare con diplomazia e con una strategia chiara. Frasi come quelle sopra meglio lasciarle alle chiacchiere da bar.

Diciamo la verità: beviamo per edonismo

Di certo una buona strategia non è mettersi a tu per tu con la scienza. Si possono, però, analizzare gli studi a disposizione. Sulla rivista mensile del Gambero Rosso del mese di marzo abbiamo provato a capire quello che non viene messo in evidenza delle ricerche scientifiche. Perché, se è vero che non si può affermare che il vino faccia bene alla salute, bisogna anche stare attenti a non commettere gli stessi errori che per anni ci hanno fatto credere al paradosso francese: quanto il campione preso in considerazione dagli studi scientifici influenza le conclusioni degli stessi (si chiede il giornalista Mattia Ferraresi nel suo pezzo Elogio del bevitore moderato?).

Ci sono poi delle apprezzabili campagne in corso, come quella VitaeVino promossa delle principali sigle europee di settore, per invitare a diffondere la cultura del bere responsabile e riportare il vino alla sua dimensione socioculturale. Basteranno ad evitare alert in etichetta, tagli alla promozione e divieti di pubblicità? Forse no o forse in parte.

Allora tanto vale dire la verità e non nascondersi dietro ad un dito: quante cose facciamo al giorno perché fanno bene alla nostra salute e quante perché ci fanno stare bene? Chiamiamolo edonismo o socialità. O, come direbbero quelli bravi, allargare la vita invece di allungarla.

La crociata dell’Armata Brancaleone

Quindi, caro ministro e cara tutta l’Armata Brancaleone partita in questa crociata di liberazione del nostro “Santo Sepolcro”, non c’è bisogno di trasformare l’acqua in vino o di brandire la Bibbia (Gaja cita la Genesi con l’episodio del diluvio universale) contro le proposte della Commissione Ue. Non sono solo iniziative inutili, ma probabilmente anche controproducenti, che rischiano di trasformarsi in armi consegnate ingenuamente al nemico. La difesa del vino è una cosa seria. E la moderazione – quella stessa moderazione invocata più volte per il consumo di vino – probabilmente ogni tanto bisognerebbe applicarla anche alle parole.

(*) Nota: proteggere la salute è un’ottima intenzione.

GIORNALE DI BRESCIA

Provocò un incidente mortale: alcol quattro volte oltre il limite

La 31enne di Desenzano del Garda è stata denunciata per omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza: nello schianto morì un 50enne di Mantova

Aveva un tasso alcolemico quattro volte oltre il massimo fissato dalla legge la donna di Desenzano di 31 anni che, alla guida di una Mercedes, avevo provocato l’incidente in cui era morto un 50enne mantovano nella notte tra il 19 e il 20 gennaio.

Dagli accertamenti dei carabinieri di Casalmaggiore è emerso che la donna avesse un livello di alcol nel sangue di 2,10 grammi per litro quando il massimo fissato dalla legge per mettersi alla guida è di 0,5.

«Attraverso gli esiti di queste analisi è emerso che aveva abusato di sostanze alcoliche tenuto conto che aveva un tasso di 2,10 g/l, ovvero oltre quattro volte il limite consentito. Avuto il riscontro medico sul suo stato di alterazione psicofisica durante la guida, è stata denunciata all’Autorità giudiziaria per omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza e la sua patente è stata ritirata», scrivono i carabinieri.

GAMBERO ROSSO

Notizie Vino

Bere vino non fa bene. Ma siamo sicuri che sia il male maggiore? Quello che le ricerche non dicono

a cura di Mattia Ferraresi

Il paradosso francese è stato smascherato. Occhio, però, a non commettere gli stessi errori di valutazione con le ricerche su alcol e cancro

Partiamo da un fatto indiscutibile: bere alcol, in qualunque quantità, fa male alla salute. Chi non beve tutela la propria salute più di chi beve. (*) E, al di là delle quotidiane polemiche (e crociate) contro l’alcol, è vero che da molto tempo gli studi scientifici mostrano una correlazione molto chiara tra il consumo intenso di alcolici – tre bicchieri di vino o più al giorno – e patologie gravissime come la cirrosi epatica, ma in tempi più recenti le ricerche hanno preso a evidenziare che anche bere moderatamente è un fattore di rischio importante. Chi beve anche soltanto qualche bicchiere alla settimana è più esposto a tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon-retto, del fegato, della colecisti e del pancreas. L’alcol può danneggiare in vari modi il DNA, rendendo più probabili mutazioni cancerose. La molecola dell’etanolo modifica anche i livelli ormonali, aumentando il rischio di tumore alla mammella, ed è perciò particolarmente insidiosa per le donne. L’Istituto Superiore di Sanità stima che circa il 4 per cento dei decessi per cancro in Italia sia in qualche modo associato al consumo di alcol. L’ondata di studi sul tema ha indotto molti organi che si occupano di salute pubblica a rivedere le loro indicazioni.

L’alert dell’Oms

L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice che “ogni livello di consumo di alcol, a prescindere dalla quantità, aumenta i rischi per la salute”, mentre Vivek Murthy, l’uscente Surgeon General degli Stati Uniti – l’ufficiale che si occupa della tutela della sanità pubblica – ha formalmente proposto di mettere sulle bottiglie avvertimenti più spaventosi, come quelli sulle sigarette, per dissuadere i consumatori.

L’evidenza lampante che non bere alcolici è una scelta buona per la salute tende a complicarsi quando si cerca di stimare in modo preciso i danni provocati dal consumo moderato di alcol, ad esempio tre bicchieri di vino a settimana. Si tratta di un problema di stima del rischio, e poiché un po’ tutte le decisioni nella vita sono l’esito di un delicato bilanciamento fra considerazioni dei danni e preferenze individuali, quantificare è decisivo. Le droghe leggere, che hanno avuto un’ampia ondata di legalizzazione in Occidente negli ultimi anni, sono accettate non perché non facciano danni (ne fanno, lo dicono gli studi) ma perché si giudica che alla fine dei conti i benefici siano superiori agli effetti negativi, nella consapevolezza realistica che il consumo ci sarà comunque, con o senza leggi.

Il quotidiano è pieno di esperienze dannose

La domanda “bere fa bene o male?” ha una risposta chiara, ma allo stesso tempo è una domanda che ha senso solo nei paper scientifici e nelle indagini di laboratorio, non nell’esperienza reale delle persone che è fatta di una miriade di attività rischiose: mangiare merendine, guidare l’auto, scalare montagne, costruire piscine. Una domanda più realistica potrebbe essere questa: “È accettabile il rischio che deriva dal consumo moderato di alcol?”. Formulata così, la faccenda è più complicata, anche per gli scienziati. Vediamo perché.

Lo smascheramento del French Paradox

La sempre più diffusa consapevolezza che l’alcol fa male in ogni quantità sta rimpiazzando il vecchio consenso sul fatto che un bicchiere di vino ogni tanto non fa male, anzi addirittura fa bene. Negli anni Novanta si è diffuso il famoso “paradosso francese”, quando gli scienziati hanno notato che i francesi che bevevano un bicchiere di vino rosso al giorno vivevano più a lungo e meglio. Era tutto falso. Risultati come questi erano figli di quelle che in statistica si chiamano variabili “confondenti”. A confondere gli scienziati sui presunti benefici dell’alcol era il fatto che i francesi che bevono vino rosso in modo moderato tendono a essere benestanti, perciò a fare più esercizio fisico, ad avere una dieta in più sana, ad avere accesso a cure migliori e a strumenti di medicina preventiva. Non era il vino, ma il loro profilo socio-economico a concedergli vite statisticamente più lunghe e sane rispetto ai bevitori estremi, per ragioni ovvie, ma per motivi meno intuitivi anche ai non bevitori. Quest’ultimo gruppo, infatti, non è omogeneo, ma contiene anche le persone che si sono ammalate perché hanno bevuto troppo in passato e hanno smesso così di consumare alcol, quando però ormai la salute aveva già subito danni importanti. (**)

Uno degli scienziati che ha guidato l’opera di smascheramento del paradosso francese è Tim Stockwell, professore all’università di Victoria, in Canada. Quando lui e il suo team hanno depurato le statistiche da variabili di disturbo e correlazioni spurie hanno visto che non c’era alcun paradosso. La “curva a forma di J” disegnata in questi tipi di grafici scompariva, mostrando che ogni quantità d’alcol fa male. Per 25 anni Stockwell è stato uno dei punti di riferimento degli organi di sanità pubblica che, sulla base dei dati, hanno via via aggiornato in modo più restrittivo raccomandazioni e regolamenti. Il problema, osservano però altri scienziati, è che anche la metodologia degli studi che smentiscono il paradosso francese rischia di essere inquinata da variabili confondenti simili a quelle che negli anni Novanta avevano dato risultati falsi, ma questa volta al contrario.

Gli errori delle ricerche su alcol e cancro

Vinay Prasad, ematologo e oncologo della University of California, San Francisco, ha scritto che gli studi odierni sono ancora basati su “dati vecchi, sporchi, confondenti, su definizioni deboli, errori di misurazione, molteplicità, problemi di tempi di ritorno e risultati illogici”, cioè i tipici difetti statistici che azzoppano la credibilità di una ricerca. Ad esempio, gli studi osservazionali legano l’alcol al tumore al seno, ma allo stesso tempo le consumatrici moderate di alcol appartengono per lo più a una fascia socio-economica che è correlata anche con un ricorso molto frequente a mammografie e altri esami diagnostici. Perfino gli effetti biochimici dell’alcol, secondo Prasad, sono dimostrati in maniera ancora superficiale. Che l’alcol modifichi il DNA e accresca il rischio di trasformazione in cellule cancerose è provato soltanto negli esperimenti sugli animali, e nessuna decisione di salute pubblica o autorizzazione di farmaci viene presa prima di avere fatto dei test sugli esseri umani.

Occhio a come quantificare il rischio

E in ogni caso rimane il problema della quantificazione del rischio. È cruciale notare qui la differenza fra rischio assoluto e relativo: il primo indica la probabilità generale che qualcosa succeda e il secondo confronta le probabilità fra gruppi con diverse caratteristiche. Quando il Surgeon General degli Stati Uniti dice che un drink al giorno aumenta il rischio relativo di tumore al seno del 10 per cento, significa, sullo sfondo dell’incidenza generale della malattia nella popolazione, che il rischio assoluto di svilupparla passa dall’11 per cento al 13 per cento. Quando il direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, Emanuele Scafato, scrive sui social che per il tumore al seno il “rischio si incrementa del 27 per cento per una donna già con un secondo bicchiere”, sostiene un’enormità che si appoggia su due omissioni: la prima è quella dell’aggettivo relativo, la seconda è che quel +27 per cento (relativo) si riferisce esclusivamente al sottoinsieme (fortunatamente piccolo) dei casi in cui il tessuto della ghiandola mammaria presenta i recettori agli estrogeni. In generale, l’aumento del rischio relativo è del 7 per cento. Non si tratta di minimizzare il rischio, ma di quantificarlo nel modo più preciso possibile, sapendo ciò che i dati dicono ma anche ciò che non dicono. (***)

Tre bicchieri di vino al giorno = 10 minuti di vita in meno

Di recente Tim Stockwell, il padre del “debunking” sull’alcol, parlando con il periodico americano The Atlantic ha cercato di riassumere una vita di studi in una stima di rischio comprensibile per il pubblico: “Un drink al giorno riduce l’aspettativa di vita media di circa tre mesi”. Significa che ogni bicchiere sottrae cinque minuti di vita a un bevitore moderato, mentre per i bevitori forti (due o tre bicchieri al giorno) i minuti persi per drink diventano almeno 10, e poi salgono esponenzialmente in ragione della quantità.

L’importanza della dimensione sociale del bere

C’è infine un altro aspetto del problema che gli studi sui danni dell’alcol tendono a non considerare, cioè la dimensione sociale del bere. Il consumo di alcolici sta calando, soprattutto fra i giovani, da prima che si diffondesse la consapevolezza di quanto l’alcol fa male. I ragazzi non stanno riducendo o smettendo perché sono più consapevoli dei danni rispetto a quanto lo erano i genitori quando avevano la loro età, ma per altre ragioni. Quali? La risposta è complessa e non ha una sola causa, ma di certo sappiamo che le giovani generazioni soffrono di solitudine e mancanza di legami sociali in un modo mai sperimentato nella storia. Lo stesso Surgeon General che invoca una stretta sugli alcolici negli Stati Uniti, da oltre un decennio indica la solitudine come la patologia più grave del nostro tempo, un malessere esistenziale che è collegato a una miriade di patologie, dalla depressione ai disturbi cardiovascolari. Stima che non avere legami forti faccia male quanto fumare 15 sigarette al giorno (per avere un termine di paragone, gli scienziati dicono che una sigaretta toglie in media 20 minuti di vita). E dove si sfoga e si amplifica molto spesso questa solitudine? Su smartphone e device, in particolare sui social media, che guarda caso lo stesso Surgeon General ha indicato come fondamentale amplificatore dei disturbi mentali che affliggono gli adolescenti in modo spropositato. “Gli adolescenti che passano più di tre ore al giorno sui social hanno un rischio doppio di avere sintomi di ansia e depressione”, ha scritto Murthy lo scorso anno, proponendo di introdurre avvertimenti e limitazioni per educare un’opinione pubblica che continua a sottovalutare i danni delle piattaforme.

Abbandonare il vino e soffrire di solitudine

Ora, l’alcol evidentemente non è un farmaco contro l’asocialità, ma è un fatto che gli esseri umani da qualche millennio bevono tendenzialmente in compagnia. L’alcol è legato alla festa, a un pasto con qualcuno, alle ricorrenze, al divertimento, alla gioia, alla condivisione di un momento di celebrazione della vita, a una riconciliazione, a un chiarimento, a una conversazione difficoltosa ma necessaria. Alcune religioni bandiscono gli alcolici, ma sono molte di più quelle che invece danno all’alcol una parte centrale nei loro rituali. La stragrande maggioranza delle confessioni invita al consumo moderato, non all’astinenza. Insomma, nell’esperienza umana gli alcolici hanno un ruolo soprattutto dove le persone si incontrano e condividono qualcosa di significativo. Se rinunciare all’alcol per ragioni di salute è una scelta buona, in termini assoluti, non ci sono indicazioni che oggi sia questa la motivazione principale che anima il crescente popolo dell’astinenza. Molti abbandonano l’ebbrezza di un bicchiere in compagnia per altre intossicazioni che si consumano in solitudine, condizione che a sua volta danneggia la salute. In condizioni di laboratorio affermare che bere fa male è certamente vero, ma nel guazzabuglio dell’esistenza le cose sono più complicate. (****)

(*) Nota: che l’affermazione “bere alcol, in qualunque quantità, fa male alla salute. Chi non beve tutela la propria salute più di chi beve” sia “fatto indiscutibile” per Gambero Rosso è un’ottima notizia.

La stessa frase, appena pochi anni fa, era considerata espressione di “talebani” e/o “proibizionisti”.

(**) Nota: Molto bene. Trovano finalmente spazio su gambero Rosso anche la definitiva smentita del “paradosso francese” e la teoria che Baraldi e Sbarbada, in Vino e bufale” nel 2009, hanno definito dell’astinente scassato, in base agli studi di Middletone Fillmore prima, confermati poi da Tim Stockwell.

(***) Nota: la rassegna stampa è come sempre a disposizione per pubblicare l’eventuale replica da parte di Emanuele Scafato.

(****) Nota: articolo ricco di informazioni e di stimoli, in larga parte condivisibile nella prima metà, discutibile nel finale. Ma ben vengano articoli come questo, ad innalzare il livello della discussione dagli abissi in cui la portano molti politici e giornalisti.

TGCOM24

con l’invito a disintossicarsi

Avellino, parroco coinvolto in un incidente positivo all’alcol test: il vescovo lo sospende

Il sacerdote avrebbe invaso la carreggiata opposta e travolto un’auto guidata da un 30enne, che ha riportato ferite gravi

Un sacerdote della Diocesi di Avellino, parroco di un comune a pochi chilometri dal capoluogo, è rimasto coinvolto in un incidente stradale, risultando positivo all’alcol test a cui è stato sottoposto dai carabinieri. Secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, i fatti risalgono a domenica 23 febbraio, a mezzogiorno, sulla statale provinciale 242 in località Arcella di Montefredane. Il sacerdote, che era alla guida di una Alfa Romeo, avrebbe invaso la carreggiata opposta e travolto un’auto guidata da un 30enne che nell’impatto ha riportato ferite gravi.

Secondo quanto riportato, sul luogo sarebbe arrivata un’ambulanza del 118 che ha provveduto a trasportare il 30enne al pronto soccorso dell’ospedale Moscati e i carabinieri che hanno sottoposto il sacerdote, originario della Romania, all’alcol test. Dall’esame etilico sarebbe stata riscontrata una soglia molto superiore ai limiti previsti: i carabinieri hanno provveduto a ritirare la patente al parroco e a denunciarlo alla Procura della Repubblica di Avellino per lesioni personali. Inoltre i militari hanno sequestrato l’auto su cui il religioso viaggiava.

Informato dell’accaduto, il vescovo, monsignor Arturo Aiello, lo avrebbe convocato in Curia per comunicargli la sospensione temporanea dalle funzioni. Al tempo stesso avrebbe invitato il sacerdote a prendersi maggior cura di sè ricoverandosi entro venti giorni in una comunità terapeutica, già individuata, per disintossicarsi dall’alcol.

ANSA

Parroco sospeso perchè positivo all’alcol, chiedo scusa a tutti

Il sacerdote denunciato per guida in stato d’ebbrezza

“Chiedo scusa a tutti”: don Florin Cipca, il parroco di Arcella, in provincia di Avellino, sospeso dal vescovo dopo essere stato denunciato dai carabinieri per guida in stato di ebbrezza, ai microfoni dell’emittente irpina Telenostra, ricostruisce la vicenda che lo ha visto protagonista e ringrazia il suo vescovo, monsignor Arturo Aiello: “Mi ha dato una chance, invitandomi a cominciare un percorso di recupero terapeutico e a riflettere su come continuare il ministero sacerdotale”.

Don Florin, 45 anni, di nazionalità romena e da venti anni in Irpinia, ammette di essere un alcolista: “Durante il Covid – spiega – sono stato un mese e mezzo a letto e, isolato da tutti, ho cominciato a bere: mi ubriacavo con il desiderio di morire”.

Il sacerdote ricostruisce anche l’incidente stradale nel quale è stato coinvolto domenica scorsa.

“Dopo aver celebrato messa, sono stato da alcuni amici di Avellino e con loro ho bevuto alcuni bicchieri di amaro e uno spritz: sulla strada del ritorno ad Arcella, ho tamponato l’auto che mi precedeva, ma l’incidente non l’ho provocato io”.

WINE.PAMBIANCONEWS.COM

Cresce la sete analcolica: Constellation Brands investe in Hiyo

Il mondo delle bevande alcoliche guarda sempre più alla gradazione zero. L’ultima conferma di questa tendenza arriva da Constellation Brands, il colosso proprietario di marchi come Corona e Modelo, che, attraverso il suo venture capital, ha acquisito una quota di minoranza in Hiyo, un social tonic biologico e analcolico nato negli Stati Uniti nel 2021.

“Il nostro modello di venture capital si basa sull’investimento in nuove categorie emergenti, in linea con le tendenze dei consumatori, ed è proprio questo che ci entusiasma di Hiyo”, ha commentato John Utter, senior vice president of new business ventures di Constellation Brands.

“Secondo Nielsen Iq oltre il 93% degli acquirenti di bevande analcoliche acquista anche prodotti alcolici”, afferma in una nota Constellation Brands. “Questo significa che Hiyo amplia le possibilità di scelta per i consumatori e offre nuove occasioni di consumo all’interno dei momenti tradizionalmente dedicati a birra, vino e liquori, rappresentando un complemento ideale per il portafoglio attuale di Constellation”.

Questa operazione arriva in un momento complesso per l’intero settore alcolico, che ha coinvolto anche Constellation Brands. Nel terzo trimestre, il gruppo ha registrato vendite nette pari a 2,46 miliardi di dollari, al di sotto delle stime di 2,53 miliardi fornite da Lseg, a causa del calo delle vendite di birra. Questo ha portato a una revisione al ribasso delle previsioni per l’intero anno fiscale.

Negli ultimi mesi, anche altri grandi player del settore hanno investito nel segmento analcolico. Tra questi, Diageo North America, che ha acquisito Ritual Zero Proof Non-Alcoholic Spirits, e Lvmh, che ha rilevato una quota di minoranza della cantina French Bloom, specializzata in vini no-alcol super-premium.

In Italia, un recente decreto ministeriale ha finalmente autorizzato la produzione di vini dealcolati, consentendo a cantine come Argea e Schenk Italia di sviluppare questi prodotti sul territorio nazionale.

IL RESTO DEL CARLINO

Ragazzino ubriaco rapina due coetanei dei cellulari

Arrestato un minorenne. È stato portato dai carabinieri al Centro Prima Accoglienza dell’Istituto penale minorile

Lucia Gentili

Recanati, 27 febbraio 2025 – Un minorenne residente nella provincia di Macerata è stato arrestato per rapina: aveva impugnato un collo di bottiglie e si era fatto consegnare materiale tecnologico da due suoi coetanei. Non pago, si era fatto accompagnare da uno di loro ad acquistare oggetti in tabaccheria.

I militari della stazione dei carabinieri di Recanati hanno arrestato, in flagranza del reato, il ragazzino.

Lunedì pomeriggio l’adolescente, in stato di alterazione dovuta all’assunzione di alcol, impugnando un collo di bottiglia di vetro, aveva bloccato due coetanei, facendosi consegnare del materiale hi-tech che custodivano negli zaini. Non ancora soddisfatto della sua azione predatoria, aveva costretto uno dei due ragazzi a seguirlo in una tabaccheria per farsi acquistare un po’ di cose.

Il comandante della stazione di Recanati, dopo aver ricevuto la segnalazione di quanto stava accadendo, si è prontamente recato sul luogo dell’evento e, nonostante l’atteggiamento aggressivo del ragazzo, è riuscito a immobilizzarlo e a arrestarlo, anche grazie all’ausilio di altri due militari giunti sul posto.

Il giovane, su disposizione della Procura per i minorenni di Ancona, dopo le formalità di rito, è stato condotto in un Centro Prima Accoglienza, presso l’Istituto penale minorile a disposizione dell’autorità giudiziaria minorile di Ancona in attesa dell’udienza di convalida dell’accompagnamento eseguito.

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