Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 5 marzo 2025

5 Marzo 2025
https://www.nuovoparadigma.it/wp-content/uploads/2020/01/rassegna-stampa.jpg

RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

GENOVA TODAY

Alcol, nel weekend otto negozi di vicinato sanzionati e 16 patenti ritirate

I negozi, nonostante vendessero alcolici, avevano tenuto il locale aperto
oltre le 21, violando un’ordinanza valida in diversi quartieri

La polizia locale di Genova nel weekend scorso ha eseguito una serie di
controlli volti a contrastare l’abuso di alcol che ha visto impegnate varie
articolazioni. Nei giorni di venerdì e sabato gli agenti del reparto
sicurezza stradale hanno sottoposto a controllo pretest alcol 504
conducenti. Di questi, 16 sono poi risultati positivi al controllo con
etilometro e sono stati quindi sanzionati per guida in stato di ebrezza con
ritiro della patente per successiva sospensione.

Gli agenti del nucleo commercio invece hanno controllato e sanzionato 8
negozi di vicinato sono stati: gli esercizi, nonostante vendessero alcolici,
avevano tenuto il locale aperto violando l’ordinanza che adotta “nuove
misure per la tutela della salute pubblica, del decoro urbano e
dell’ordinato svolgimento delle attività di svago” in particolare a
Bolzaneto, Cornigliano, Rivarolo, Giardini di Quinto, Sestri Ponente,
Canevari e Vernazzola.

Il documento prevede infatti che “tutti gli esercizi di vicinato (fino a 250
mq di superficie di vendita) devono chiudere l’attività entro le ore 21 di
ogni giorno con divieto di apertura prima delle ore 6 del giorno successivo,
a esclusione di quelli che non commerciano bevande alcoliche in qualsiasi
forma e di qualsiasi gradazione”. Le strutture con superficie di vendita
superiore a 250 mq che protraggono l’attività dopo le ore 21, invece, devono
cessare la vendita di alcolici” che può riprendere a partire dalle 6 del
giorno successivo. L’inosservanza dell’ordinanza comporta multe da 200 euro.
In caso di ripetizione di violazioni scatta anche la sospensione della
licenza fino a tre mesi.

Infine, 5 persone sono state sanzionate per aver violato il divieto di
detenzione finalizzata all’immediato consumo sul posto di bevande alcoliche.

LA7.IT

Ontario e altre province canadesi vietano gli alcolici statunitensi in
risposta ai dazi di Trump

Diversi territori canadesi hanno deciso di vietare l’importazione di
alcolici provenienti dagli Stati Uniti come risposta ai dazi imposti da
Donald Trump.

Tra le province che hanno preso questa misura c’è l’Ontario, la più popolosa
del Canada. Il Liquor Control Board dell’Ontario ha annunciato che, a causa
dei dazi imposti dal governo statunitense sui prodotti canadesi, il governo
provinciale interromperà immediatamente l’acquisto di tutti i prodotti
statunitensi.

Inoltre, tutti gli articoli provenienti dagli Stati Uniti, tra cui liquori,
vino, birra, cocktail pronti e bevande analcoliche, saranno rimossi dagli
scaffali dei negozi.

IL RESTO DEL CARLINO Modena

Sicurezza stradale: “Fare chiarezza sul nuovo codice”

Convegno il 15 di Onav con Confcommercio “Bere responsabilmente è ancora
possibile”.

Gianpaolo Annese

Onav, in collaborazione con Confcommercio Modena, organizza per sabato 15,
all’Auditorium di Confcommercio, un importante evento informativo dal titolo
’No alcool no Party? Bere bene, bere giusto, bere il giusto’. L’iniziativa,
patrocinata dal Comune, mira ad offrire una panoramica completa su un tema
di grande attualità che coinvolge salute, sicurezza stradale, pubblici
esercizi e abitudini di consumo, facendo chiarezza anche sulle recenti
misure entrate in vigore con il nuovo Codice della strada.

Il convegno affronta la tematica del consumo di bevande alcoliche da
molteplici prospettive, attraverso l’intervento di esperti in diversi
settori. Medici specializzati offriranno uno spunto sulla corretta gestione
della salute fisica e mentale in relazione al consumo di alcol, mentre il
Colonnello L. Ceccarelli, comandante provinciale dei carabinieri di Modena,
e il capitano F. Leone, comandante del nucleo operativo e radiomobile di
Modena, spiegheranno nel dettaglio i principi informatori, i sistemi di
rilevazione, le procedure e le sanzioni in materia di reati commessi sotto
l’effetto di bevande alcoliche.

Si parlerà poi dell’impatto sociale che il consumo di alcol ha su adulti e
giovani, con un focus sul punto di vista dei pubblici esercizi. In
particolare, si discuterà di come il nuovo Codice della strada abbia
generato preoccupazione tra i consumatori, portando a una limitazione nel
consumo di bevande alcoliche per timore delle possibili ripercussioni. Il
convegno punta a fare chiarezza su quello che appare come un fenomeno di
disinformazione generale, sottolineando che bere responsabilmente è ancora
possibile.

Il pomeriggio sarà dedicato, invece, agli aspetti più tecnici: il dottor A.
Brunelli, enologo e divulgatore, membro dell’area tecnica del Consorzio
tutela vini Valpolicella, illustrerà le tecniche di dealcolazione totale o
parziale del vino, a seguire il dottor Vito Intini, presidente Onav, guiderà
una degustazione di vini dealcolati o parzialmente dealcolati.

SCATTI DI GUSTO

La famiglia Cotarella replica in 8 punti al servizio di Report sul vino

La famiglia Cotarella attacca la ricostruzione dell’inchiesta Il Re del Vino
di Report: Verdeluce, vino Tellus, investimenti in Argentina

Sigfrido Ranucci, in chiusura dell’inchiesta Il Re del vino, andata in onda
nella puntata di Report di domenica 2 marzo 2025, aveva preannunciato: “Noi
già sappiamo che saremo attaccati domani dal Gambero Rosso come è successo
in passato e da tutti quei blog collegati a Cotarella che vengono a sua
volta sponsorizzati dalle cantine di cui Cotarella è consulente. Cantine che
vengono anche premiate con il simbolo dei Tre Bicchieri”.

L’attacco, al momento, non c’è stato. Ma la famiglia Cotarella ha chiesto la
pubblicazione di una replica.

Ecco il testo integrale della nota.

Gli 8 punti di contestazione all’inchiesta di Report

In relazione al vostro articolo pubblicato in data 3/3/2025 dal titolo
“Report sul vino: attacco a Cotarella, al Gambero Rosso, ai blog”, relativa
alla ricostruzione collegata al servizio di Report 24/25 Il re del Vino Di
Emanuele Bellano, la famiglia Cotarella ritiene di dover necessariamente
intervenire con una serie di chiarimenti per correggere e precisare alcuni
aspetti emersi nel servizio.

Considerando il danno di immagine derivante da una ricostruzione dei fatti
parziale ed errata, segnaliamo inoltre che intendiamo procedere nelle sedi
appropriate per tutelare la nostra reputazione.

La famiglia dunque precisa e richiede la pubblicazione della seguente nota:

La struttura Verdeluce

1 Il servizio di Emanuele Bellano concentrandosi sulle attività della
struttura Verdeluce, segnala che questa non ha ancora attivato alcun tipo di
attività a diversi mesi dall’inaugurazione della stessa. Facciamo presente
che la struttura principale ha ricevuto l’agibilità il 10 ottobre 2024,
mentre il locale accessorio ha ricevuto l’agibilità il 31 dicembre 2024
(tanto che l’evento di presentazione si è svolto all’aperto per non creare
confusione rispetto all’ottenimento dell’agibilità). Per tale motivo, non è
stato possibile avviare qualsiasi tipo di attività che prevedesse la
presenza di ospiti prima dell’ottenimento delle necessarie autorizzazioni.
Terminato il processo autorizzativo, la struttura è ora in condizione di
ospitare le attività previste e finalizzate al perseguimento del proprio
oggetto. Il servizio di Report ha inoltre parlato di “inaugurazione”
riferendosi all’evento di “presentazione” del progetto, lasciando dunque
intendere un immediato avvio dell’attività. Viene inoltre comunicata la
presenza di Dominga Cotarella all’evento, che invece non era presente.

La ristrutturazione di Verdeluce

2 Il servizio di Report si concentra poi sulla proprietà della struttura
Verdeluce, ipotizzando un possibile uso improprio dei fondi raccolti da
Fondazione Cotarella per la sua funzione sociale. Tale ricostruzione risulta
falsa in quanto i fondi raccolti sono e saranno utilizzati per il
finanziamento delle attività e dei mezzi collegati all’attività sociale per
i quali sono stati raccolti. Report ha inoltre comunicato che i fondi
raccolti sono stati parzialmente utilizzati per ristrutturare il casale di
proprietà dell’azienda Domenico Cotarella Società Agricola S.r.l., lasciando
dunque intendere che l’azienda utilizzi il denaro della Fondazione per suoi
scopi commerciali. La ristrutturazione del casale principale è invece stata
finanziata dall’azienda Famiglia Cotarella S.r.l., e non dalla Fondazione.

Il locale accessorio, nella disponibilità della Fondazione come da regolare
contratto di affitto, è stato ristrutturato da Fondazione Cotarella affinché
potesse predisporlo e utilizzarlo per le proprie attività. Su questo punto
preme segnalare che, dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, la
Fondazione si è prontamente attivata per avviare una serie di attività che
sono iniziate a dicembre 2024: in particolare sono iniziati il laboratorio
radiofonico (dicembre 2024) e il laboratorio di cucina (febbraio 2025).

La mancata intervista a Dominga Cotarella

3 Nel servizio viene riportato che “Dominga Cotarella ci ha ripensato:
niente intervista”. Tuttavia, dopo l’incontro tra Dominga Cotarella ed
Emanuele Bellano avvenuto in data 23 febbraio 2025, in cui Dominga si è resa
disponibile a rilasciare l’intervista, nessun componente della famiglia e
nessuna società ad essa legata ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale.

Il vino Tellus e la beneficenza

4 Per quanto concerne le presunte irregolarità collegate alla gestione dei
fondi devoluti dalla vendita del prodotto Tellus, questi sono stati
regolarmente inviati, su richiesta dell’Associazione IRIS nazionale Onlus,
all’Associazione Oppo e le sue Stanze Onlus che – a seguito della
liquidazione delle associazioni IRIS nazionale onlus e IRIS Roma onlus– è
risultata il soggetto individuato dal liquidatore per ricevere i fondi
raccolti.

5 Constatiamo inoltre che il servizio abbia intervistato e mandato in onda i
referenti di una fondazione IRIS ROMA che non era il soggetto giuridico con
cui Famiglia Cotarella Srl ha stipulato l’accordo o è entrata in contatto
prima della stipula dello stesso.

6 Il Riferimento all’art. 2 del ddl beneficenza, viene volutamente e
intenzionalmente riportato come cogente e in vigore, per insinuare una
situazione non veritiera di irregolarità e poca trasparenza. Essendo questo
un ddl (Disegno Di Legge), non ha nessuna validità normativa e non esiste
nel quadro normativo italiano.

I progetti della famiglia Cotarella che promuovono l’alimentazione
equilibrata

7 La famiglia ritiene importante sottolineare il proprio impegno verso
progetti che promuovano un’alimentazione equilibrata a partire dall’infanzia
e contribuiscano a portare avanti studi e ricerche scientifiche nel campo
dell’agroalimentare, progetti di sviluppo del territorio. A testimoniarlo
sono le numerose iniziative portate avanti dalla Fondazione, anche in
collaborazione con altri soggetti dediti ai Disturbi del comportamento
alimentare, come (elenco non esaustivo) il podcast “La Parte bella”, il
podcast “Chiacchiere Gourmet”, Apnea (spettacolo scritto e interpretato
dagli ospiti dei centri per la cura dei disturbi alimentari di Todi),
Orvieto Lilla (giornata dedicata ai disturbi del comportamento alimentare
che si svolge a Orvieto), ecc.

Gli investimenti di Famiglia Cotarella in Argentina

8 Per quanto attiene infine alle velate insinuazioni nel servizio di Report,
rispetto alla trasparenza e alla liceità del veicolo societario utilizzato
per l’investimento di Famiglia Cotarella in Argentina, preme sottolineare:

l’uso improprio e reiterato del termine “offshore” – sia nel servizio sia
negli articoli di anticipazione –che risulta fuorviante ed errato in quanto
la società utilizzata per tale investimento risulta regolarmente registrata
in Lussemburgo, una giurisdizione a tutti gli effetti parte dell’Unione
Europea;

La totale conformità alle normative societarie e fiscali del veicolo
utilizzato da Famiglia Cotarella e dai soci.

Per queste ragioni, riteniamo particolarmente grave tale insinuazione, priva
di qualsiasi prova concreta e che sembra semplicemente indirizzata a
danneggiare la reputazione aziendale.

ACCADEMIA LOMBARDA DI SANITA’ PUBBLICA

LA LETTERA

Alcol, ok a uso controllato, ma preserviamo l’OMS con proposte di
miglioramento

Gentile Direttore,

accanto alle perplessità sollevate soprattutto nei paesi grandi produttori
di vino nei confronti della campagna OMS sul consumo di alcol – inserite
nell’editoriale del n 3/2025 di questa newsletter (*) – si sono manifestate
altre perplessità ad esempio dei ristoratori verso la recente revisione del
Codice della Strada (L. 177/2024) con un significativo inasprimento delle
sanzioni per la persona che guida in stato di ebbrezza. La revisione del
codice indica ad esempio con ‘l’art. 186 comma 9ter‘ che la persona trovata
con un tasso alcolemico superiore a 0,8g/l sino 1.5g/l sarà obbligata a
guidare senza alcol per due anni successivi quindi con un tasso di alcolemia
pari a zero nei controlli (codice 68 “no alcol” sulla patente di guida). La
revisione del codice della strada di fatto è coerente con il punto 3 “di
Global alcohol action plan 2022-2030 WHO 20 giugno 2024“ che indica una
strategia globale per ridurre l’uso dannoso (non divieto) dell’alcol inteso
come causa di nocumento per la salute e conseguenze negative sociali per il
bevitore e le comunità dove è presente. Vale la pena ricordare che il
“Global status report on alcohol and health and treatment of substance use
disorders WHO 26 giugno 2024” indica che 2.6 milioni di decessi all’anno
sono attribuibili al consumo di alcol pari al 4.7% di tutti i decessi e che
l’uso dannoso di alcol è sempre stato considerato un importante fattore di
rischio per la salute da parte degli operatori della prevenzione.
Nell’attuale contesto che vede strategie di indebolimento e contestazione di
OMS, occorre riaffermare il ruolo che OMS ha svolto dalla sua istituzione
nel 1946 sulle macerie della II Guerra mondiale a sostegno della salute
globale anche con proposte di miglioramento delle proprie iniziative senza
condizionamenti ideologici, politici oppure economici.

Claudio Garbelli

socio SItI Lombardia

(*) EDITORIALE

Alcol e salute: una campagna OMS che irrita l’Italia

17 Febbraio 2025

L’ultima campagna dell’OMS sul consumo di alcol ha sollevato non poche
perplessità, soprattutto nei Paesi grandi produttori di vino come l’Italia e
la Francia. Il messaggio generico che associa qualsiasi quantità di alcol a
gravi rischi per la salute sottovaluta le evidenze scientifiche sulla
differenza tra abuso e consumo moderato (*), creando allarmismi
generalizzati e, a nostro avviso, ingiustificati.

Se è infatti indubbio che il consumo eccessivo di alcol rappresenti un serio
fattore di rischio per la salute, non si può equiparare il moderato consumo
di vino o birra durante i pasti a comportamenti gravemente dannosi per la
salute. Un approccio così rigido può avere conseguenze economiche e
culturali pesanti per il nostro Paese (leggasi i “dazi europei di Draghi”) e
non devono poi sorprendere iniziative impulsive come quella recente del
Consiglio Regionale della Lombardia che ha approvato una mozione per
rivalutare il rapporto di adesione dell’Italia all’OMS.

Riconosciamo il ruolo cruciale avuto dall’organizzazione mondiale della
sanità nella lotta a malattie gravissime e continuiamo a credere nella sua
missione. Tuttavia, campagne di questo tipo rischiano di minarne
ulteriormente la credibilità, già compromessa da errori e incertezze durante
la pandemia. Un dibattito più equilibrato e basato su evidenze scientifiche
(**) complete sarebbe auspicabile per non trasportare importanti messaggi di
salute pubblica in scontro ideologico.

Carlo Signorelli

(*) Nota: ???

(**) Noa: appunto.

EKUONEWS

Teramo, si rifiuta di darle una birra perché già ubriaca: una donna da’ un
pugno alla commessa

TERAMO – Una donna sferra un pugno alla commessa del locale perché non ha
voluto darle un’altra birra, viste le condizioni di ubriachezza in cui la
stessa già versava.

E’ accaduto questa mattina a Teramo, nella centralissima pizzeria “La
Chiocciola” in via Carducci.

Sul posto è intervenuta una volante della Polizia di Stato.

GEORGOFILI.INFO

Consumo di alcol: cosa dicono i Georgofili

di Francesco Cipriani e Vincenzo Gerbi

In un recente articolo pubblicato su La Stampa

(leggi qui
www.lastampa.it/cuneo/2025/02/16/news/la_versione_di_gaja_vi_spiego_
perche_vino_e_superalcolici_non_sono_la_stessa_cosa-15005118/ )

il “re del Barbaresco”, Angelo Gaja, distingue tre tipologie di alcol:
l’alcol da fermentazione, l’alcol da distillazione e l’alcol da addizione.

Ne citiamo un estratto: “Esistono infatti tre tipologie di alcol. Alcol di
fermentazione, immutato da 10 mila anni, da quando il vino è nato, prodotto
dai lieviti che si depositano sugli acini d’uva, agenti della fermentazione
alcolica, ed è frutto di un processo che è il più naturale, il più bio in
assoluto. L’alcol così prodotto è il costituente principale nonché
primordiale del vino e si accompagna ad un 3% di altri componenti, il resto
è acqua. Alcol di distillazione, prodotto dall’arricchimento di alcol a
mezzo dell’impianto di distillazione. È frutto della volontà del produttore
di realizzare una gradazione alcolica più elevata e far così rientrare la
bevanda nella categoria dei superalcolici: durante la distillazione viene
persa buona parte degli altri componenti del vino. Alcol di addizione, è
quello intenzionalmente aggiunto per la produzione di aperitivi e similari
attingendo dall’alcol puro di distillazione, privato totalmente dei
componenti del vino, in percentuale idonea e in mescolanza ad acqua, materia
colorante, aromatizzanti. Ancorché la molecola sia la stessa, sono la natura
e la funzione dell’alcol presenti nel vino, superalcolici ed aperitivi a
renderli profondamente diversi”.

Abbiamo interpellato a questo proposito due accademici dei Georgofili: il
dott. Francesco Cipriani, per dare un parere autorevole dal punto di vista
medico ed epidemiologico, e il prof. Vincenzo Gerbi per un approccio di tipo
enologico-scientifico.

Ecco che cosa ci hanno risposto.

FRANCESCO CIPRIANI

In termini nutrizionali e medici non c’è alcuna differenza tra alcol di
fermentazione, di distillazione e di addizione, perché la molecola “alcol”
di cui si sta parlando è sempre la stessa: in termini chimici è chiamata
“alcol etilico” o “etanolo” e in termini volgari “alcol” al singolare. Da
non confondere con la categoria chimica più vasta degli “alcoli” al plurale,
che raggruppano molecole con alcuni aspetti strutturali simili, ma con
funzioni assai diverse tra loro. Tra gli “alcoli” c’è appunto l’alcol
etilico, ma anche l’alcol metilico e il colesterolo, per fare un esempio.

Perciò, alcol di fermentazione, di distillazione e di addizione sono termini
che fanno riferimento ai metodi di produzione dell’alcol, non alla sua
caratteristica chimica, che è sempre la stessa.

La discussione scientifica da molti anni verte sulla pericolosità del
consumo di “alcol etilico”, che si trova in forma molecolare identica nel
vino, nella birra e nei distillati, anche se in quantità proporzionalmente
diverse (mediamente: vino 11%, birra 4% e liquori 40%). Ma sempre alcol
etilico è.

Abbiamo molti indizi sulla dannosità della molecola “alcol etilico” per
l’organismo quando si superano certi livelli di consumo: nei maschi sopra ai
20 gr /die, nelle femmine 10 gr/die. Espresso in unità di misura più
comprensibili: nei maschi sarebbe sopra 2 bicchieri di vino o 2
lattine/boccali medi di birra o 2 bicchierini di liquori al giorno e nelle
femmine la metà. In realtà, studi più recenti stanno abbassando la soglia di
sicurezza per le donne a meno di 10 gr al giorno. Ciò che invece è meno
chiaro è se bere vino o birra o liquori, a parità del contenuto in grammi di
alcol etilico, si accompagni agli stessi rischi per la salute. (*) Esistono
molti tipi di vino, di birre e liquori ed è verosimile – ed in parte
dimostrato – che le centinaia di altre molecole – peraltro non tutte ancora
note – che determinano le caratteristiche specifiche di ciascuna bevanda
alcolica, possano modificare in meglio o peggio l’impatto del rischio
correlato alla molecola alcol etilico di per sè. Per esempio, sembra che a
parità di contenuto in alcol, il consumo moderato di vino rosso, bianco e
birra sia meno rischioso di quello di liquori e distillati, così come il
consumo ai pasti sarebbe meglio di quello fuori dai pasti. Alcuni
micronutrienti contenuti in quote e tipologie diverse per ciascuna bevanda
alcolica potrebbero controbattere il rischio legato all’alcol etilico. E poi
c’è un effetto diverso per le diverse malattie. Per esempio, con alcuni di
consumo di alcol si rischia di più lo sviluppo di alcuni tumori, ma
paradossalmente c’è una minore incidenza di malattie cardiovascolari con un
saldo variabile tra malattie in più e in meno. Questo è il motivo per cui i
medici che lavorano con i pazienti con tumori tendono ad essere
“proibizionisti” rispetto al consumo di bevande alcoliche (**), mentre i
loro colleghi cardiologi sono più permissivi.

E poi sappiamo ancora poco degli effetti della combinazione del consumo
degli alimenti e bevande in occasione dello stesso pasto. Il mix che si
genera ad ogni pasto, con il tipo e la sequenza dei cibi consumati, le
modalità di cottura, di conservazione, l’uso di condimenti, ecc.., potrebbe
modificare significativamente che sappiamo sui rapporti tra dietra e salute.

Tutte le raccomandazioni sul consumo di alcol e bevande alcoliche che sono
diffuse dagli organismi nazionali e internazionali preposti alla tutela
della salute individuale e pubblica si basano sulle evidenze scientifiche
disponibili ad oggi dagli studi di laboratorio su animali ed epidemiologici
sull’uomo, con i loro limiti, da cui ne conseguono le incertezze.

In conclusione, volendo vedere le cose in modo più “mediterraneo” e
scientificamente accettabile, si può dire ad oggi che il rischio per la
salute correlato al consumo di alcol etilico sembra neutralizzato se si
tratta di vino ai pasti con moderazione, cioè meno di due bicchieri per i
maschi e meno della metà per le femmine.

Ma le informazioni scientifiche sono in continua evoluzione e dobbiamo
essere pronti e disponibili a modificare le posizioni. (***)

Francesco Cipriani

(*) Nota: Istituto Australiano contro il cancro

“Even drinking small amounts of alcohol increases your cancer risk. The more
you drink, the greater the risk.” “The type of alcohol you drink doesn’t
make any difference. Beer, wine and spirits all increase your risk of
cancer.”.

Istituto Francese contro il Cancro

“Aucun seuil de consommation sans risque n’a été identifié, et même une
consommation faible ou modérée d’alcool augmente le risque de cancers” …
“L’augmentation de risque est significative dès une consommation moyenne
d’un verre par jour.”, “Tous les types de boissons alcoolisées ont le même
effet Toutes les boissons alcoolisées (bière, vin, champagne, alcools
forts…) augmentent le risque de cancers.”

IARC International Agency for Research on Cancer

“Alcohol consumption is carcinogenic to humans” (Group 1).

“Ethanol in alcoholic beverages is carcinogenic to humans” (Group 1).

“Acetaldehyde associated with the consumption of alcoholic beverages is
carcinogenic to humans” (Group 1).

(**) Nota: magari fosse vero.

(***) Nota: forse sarebbe già ora di farlo.

VINCENZO GERBI

In un recente articolo Angelo Gaja, produttore di vini prestigiosi
conosciuti in tutto il mondo, e stimato libero pensatore dell’enologia
italiana e internazionale, ha invitato il mondo della comunicazione a fare
distinzione tra vino e bevande alcoliche ottenute per distillazione o
miscelazione, in quanto la diversità non è solo legata alla percentuale di
alcol, più bassa nei vini e dovuta solo agli zuccheri dell’uva, ma alla
filosofia della trasformazione, che nel vino esalta l’origine, la varietà,
l’artigianalità, mentre nei distillati una parte dei costituenti originali
va perduta, e nei liquori o aperitivi è la ricetta a prevalere e l’alcol
impiegato deve essere semplicemente puro, tanto che quasi sempre è sì di
origine agricola, ma ottenuto da sostanze amidacee più semplici dell’uva dal
punto di vista compositivo.

Certo, e Gaja lo ammette, la molecola dell’alcol (etanolo) è la stessa in
tutte le bevande, quella che secondo le recenti indicazioni dell’OMS in
nessuna quantità è sicura per la salute, per cui si sollecita la
sensibilizzazione da parte delle autorità competenti ad abbandonarne il
consumo.

Sarebbe quindi negata anche la posizione di una parte del mondo medico
favorevole a un consumo moderato di alcol, in particolare come vino, bevanda
alcolica complessa e ricca di altri componenti di origine vegetale giudicati
benefici e derivati direttamente dall’uva.

Chi si occupa di vino a livello professionale, o per passione, si trova di
fronte a una riflessione sulla eticità delle proprie azioni e decisioni,
perché mai vorrebbe lavorare per arrecare danno alla società, bensì per
proseguire una tradizione millenaria, legata profondamente alla cultura
delle popolazioni che coltivano la vite e consumano vino. Molti
comportamenti individuali, come le scelte alimentari o lo stile di vita in
generale, prevedono delle decisioni e l’assunzione di rischi a cui più o
meno consapevolmente andiamo incontro.

Allora forse la domanda che ci dobbiamo porre è: perché beviamo il vino?
Cosa cerchiamo quando lo consumiamo? Lo beviamo per l’effetto inebriante
dell’alcol, o per gusto personale, apprezzando le differenze sottili tra un
vino e l’altro, scegliendo con cura e attenzione la denominazione, il
vitigno, il territorio da cui proviene?

Se guardiamo con attenzione alla composizione del vino, ci rendiamo conto
che l’83-84% è acqua, circa il 13-14% in volume è alcol, rimane circa un 3%,
come ricordato anche da Gaja, ma di questo ancora almeno la metà è
costituita da prodotti di fermentazione (glicerolo) e acidi organici,
interessanti, ma presenti in tutti i vini. Quindi la diversità, anche se
chiaramente percepibile alla vista, al profumo e al gusto, è affidata a
pochi grammi per litro di componenti derivati direttamente dall’uva. Sono i
polifenoli e gli aromi, non l’alcol e l’acqua, che ci permettono di
percepire, gustare e descrivere le differenze tra un Nebbiolo e un
Aglianico, tra una Barbera e un Montepulciano, tra un Franciacorta e un
Prosecco, tra un Moscato e una Malvasia. Chi conosce i vini soffre nel
sentire parlare del vino come di una qualunque bevanda alcolica, bevuta
distrattamente, scelta per sfruttare il suo contenuto in alcol e ottenerne
un effetto euforizzante e disinibente. Il vino è invece l’accompagnamento
ideale del cibo in uno stile di vita tipico delle popolazioni mediterranee.
(*) I criteri di scelta di chi consuma vino si sono molto evoluti ed è
passato il tempo in cui si andava in bottiglieria a comprare vini sfusi,
spillati da rubinetti diversi, distinti in rosso e bianco, da 11, 12 o 13
gradi alcolici (% vol.). Definitivamente scomparsa anche l’epoca del vino
apportatore di calorie (quelle dell’alcol, 7 Kcal/g), necessarie a integrare
il fabbisogno calorico di contadini e operai. Anzi nella nostra società
ipercalorica si può tranquillamente affermare che la presenza dell’alcol nel
vino è un utile eccipiente, che consente la conservazione e la stabilità di
questa complessa bevanda, ma non il più importante componente del vino.

Se l’alcol è un pericoloso cancerogeno, qualunque sia la bevanda che lo
contiene e indipendentemente dalla dose assunta, allora il bevitore di vino,
saggio e moderato, dovrà considerare l’alcol del vino come un possibile
danno collaterale, un pericolo da considerare, senza però indurlo a
rinunciare al piacere sensoriale di questa fantastica e millenaria bevanda.

Vincenzo Gerbi

(*) Nota: il 27 febbraio 2023, Andrea Ghiselli – quanto ci manchi, Andrea! –
scrisse sulla sua pagina facebook quanto segue.

Ci sono parecchi miti che dobbiamo impegnarci a fare cadere. Ne abbiamo
parlato spesso, Il primo è quello che “un buon bicchiere di vino” faccia
bene alla salute. L’opinione pubblica è ancora intortata da vecchi
preconcetti del paradosso francese, dell’effetto protettivo sul cuore, della
salute in generale e sottovaluta i rischi. Quante volte abbiamo sentito la
risposta: “anche l’aria fa male”…e mi viene sempre da rispondere
abbastanza sgarbato: “bene, smetti pure di respirare allora”. Mi fa rabbia
perché è un’obiezione stupida…mentre non si può fare a meno si respirare
(e di altri mille rischi), si può fare a meno di bere. È un mito che sarà
difficile da abbattere perché tutto ciò a cui siamo abituati ci pare che non
esponga a rischio, proprio perché lo corriamo da sempre.

Un altro mito che sarà difficile da abbattere è l’associazione della dieta
mediterranea al vino. Questo è ancora più difficile perché è
un’allucinazione culturale non solo della popolazione, ma anche della
scienza. Quando vogliamo costruire un indice di adeguatezza mediterranea,
mettiamo il consumo di vino tra i punti. Ma perché? Lo ha fatto Antonia
Trichopoulou, così come Ramon Estruch o Francesco Sofi…insomma scienziati
che contano…perché? La dieta mediterranea, l’ho detto anche recentemente,
non è un territorio, ma uno stile di vita…ma ammettiamo pure che sia
territoriale, regaliamole per un momento un territorio…il bacino
mediterraneo. E non torna nemmeno così. Dei 18 Paesi mediterranei che vedete
nella figura (dati di consumo ai tempi della dieta mediterranea con
l’eccezione dei paesi con l’asterisco) solo 4 mostrano un consumo di vino
superiore a quello di birra. Alcuni non consumano proprio vino, se non in
quantità minime, ma birra sì. Allora perché non si inserisce il consumo di
birra tra le caratteristiche della dieta mediterranea? È comune a tutti i
Paesi mediterranei e la maggior parte di questi consuma nettamente più birra
che vino.

Ecco, questo è un altro dei miti della dieta mediterranea.

Le domande sono due:

1- Perché una bevanda alcolica deve essere considerata costituente
caratteristico di un modello alimentare salutare e perché non l’acqua?

2 – Se si deve considerare una bevanda alcolica come costituente di una
dieta salutare, perché il vino?

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

Associazione Nuovo Paradigma O.N.L.U.S. – C.F. 91071720931