Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 6 gennaio 2025

6 Gennaio 2025
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

IL TIRRENO

Nuovo codice della strada, crolla il vino nei ristoranti: «Così non ci
siamo, chi beve due bicchieri non è un ubriaco al volante»

di Sara Venchiarutti

Nei locali di Follonica calo fino al 60% del consumo, spariti amari e
prosecchi

FOLLONICA. Altro che una bottiglia di vino o un bicchiere di spumante per
festeggiare l’anno in arrivo o il Natale. «No no, per me niente, grazie,
devo guidare», si sono sentiti dire sempre più spesso osti e ristoratori
alla domanda “Che cosa bevete, oltre all’acqua”? Certo, non bisogna nemmeno
immaginarsi che prima dell’entrata in vigore del nuovo codice della strada,
che “in dote” porta pene più severe per chi guida con un tasso alcolemico
superiore al limite, scorressero fiumi e fiumi di vino e che questa frase
fosse del tutto bandita dalle tavolate.

Solo che adesso – notano i titolari di bar e ristoranti – le persone hanno
più timore e in molti casi limitano, fino ad annullare completamente, il
consumo di bevande alcoliche durante i pranzi e le cene fuori. «L’amaro o il
limoncello dopo il pasto? È praticamente sparito del tutto», dice Giacomo
Achilli, titolare dell’osteria Il Trabaccolo. Lui nel suo locale stima un
calo del 40-50% per il consumo di vino da parte dei clienti. Un fenomeno
però diffuso e, ammettono tutti, con un cambiamento davvero repentino.

«Siamo dispiaciuti, per noi il vino – commenta Simona Guadagno del
ristorante-pizzeria Arca a Follonica – era una parte importante delle
vendite, soprattutto durante le feste. L’ultimo dell’anno c’era chi ordinava
una bottiglia di prosecco. Stavolta nessuna l’ha presa: c’è chi si è
concesso un calice, ma anche chi non ha proprio brindato del tutto».

Stesso discorso per Emanuel Forieri, titolare del ristorante Limonaia e
della Drinkeria in via Roma. Anche nei suoi locali si parla di un picco –
verso il basso – delle vendite di vino e delle varie bevande alcoliche. «Non
appena è entrata in vigore la legge – stima Forieri – siamo scesi di un 40%
in meno di utenza, mentre la vendita di vino è calata del 60%».

Al di là del cambio di abitudini a tavola, per lui la nuova legge invita
proprio a non uscire del tutto e a preferire le mura domestiche. «E –
aggiunge – sono le piccole realtà come Follonica che subiscono di più, con
persone che evitano gli spostamenti tra paese e paese». Molti clienti anche
da lui dicono “Oggi tocca al marito o all’amico”, e quindi uno dei due non
beve. «Prima – sintetizza Forieri – eravamo preoccupati, adesso siamo
arrabbiati. Il danno è tangibile. Sono pro sicurezza, ma in generale si è
abbassato il valore dell’aperitivo e della bottiglia di vino. Con un danno
sia per il produttore, sia per l’intero indotto. Poi credo che ci sarà un
assestamento, ora c’è una paura che va al di là del problema reale. Spero
più avanti di recuperare il 20%; di più però non credo».

Sì, al momento dell’ordinazione «i clienti ce lo dicono, che sono
preoccupati», aggiunge Guadagno, che stima un abbassamento delle vendite di
vino del 30%. «Siamo preoccupati – ammette –: ora vediamo, ho parlato con un
fornitore e mi ha detto che si stanno organizzando per proporre la vodka, il
vino, la birra, il gin e così via senza alcol».

Insomma, niente più digestivo dopo cena, forse un calice – ma a volte
neppure quello -, meno propensione ad uscire e riduzione degli spostamenti
da fare in macchina. «Così non ci siamo, adesso – sottolinea Achilli – si
colpisce chi esce e beve due bicchieri di vino e che non è un ubriaco al
volante. Ho una cantina di 220 vini e 30mila euro di magazzino fermo. Se si
va avanti così gli ordini saranno molto bassi». Il problema è anche che «non
c’è un sistema di trasporto privato – dagli Uber ai taxi – che consentono
alle persone di non usare la propria macchina. L’altra sera ho accompagnato
io due clienti a casa. Si può pensare a un servizio del genere, ma sarebbe
impossibile da applicare. Bisognerebbe lavorarci a livello generale, ma si
parte da meno di zero».

Calo consistente di vini e bevande alcoliche anche per Liliana Marrini,
titolare dell’osteria enogastronomica Marrini. «Anche se sono solo le pene
che sono state inasprite – dice – la gente ha molta paura lo stesso. Anche
prima di questa entrata in vigore avevo dei tavoli dove chi guidava
sceglieva di non bere, ma ora registriamo un aumento importante. Alcuni
tavoli anche durante le feste o al cenone di Capodanno non hanno proprio
bevuto nulla». (*)

(*) Nota: ogni persona che mette in discussione il proprio bere alcolici
prima di mettersi al volante è una conquista di civiltà e sicurezza.

CORRIERE.IT

Silvio Garattini: «L’ultimo antibiotico 40 anni fa. E a pranzo solo una
spremuta. Ho perso le mie due mogli, ma a casa parlo ancora con loro»

di Roberta Scorranese

Il fondatore e presidente dell’Istituto «Mario Negri», 96 anni: «Ogni giorno
faccio ancora 5 km di camminata veloce, a colazione solo caffè. Per i
dolcevita litigai con Funari»

L’appuntamento è all’Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri»,
periferia di Milano. Istituto che Silvio Garattini ha fondato nel 1963. Qui
è dove ha sviluppato importanti ricerche sulle medicine che prendiamo
abitualmente. Qui ha contribuito in modo rilevante allo studio della moderna
chemioterapia. E qui Garattini ha ancora il suo ufficio: ogni mattina si
alza, (non) fa colazione e viene a lavorare. Però, a 96 anni appena
compiuti, non rinuncia mai al secondo caffè della giornata. Con zucchero.

Ma professore, lo zucchero non è uno degli spauracchi delle diete più
recenti?

«Figuriamoci. Il cervello ha bisogno di 90 grammi di zucchero al giorno, tra
quelli semplici e quelli complessi. Io, per esempio, la sera non dico mai no
a un dolcetto».

Ma non fa colazione.

«No, bevo un primo caffè, poi un secondo e a pranzo prendo una spremuta
d’arancia. Al massimo un paio di biscotti. Però faccio una buona cena: un
primo, oppure una porzione di pesce e verdura. E, appunto, un dolce».

Per uno scienziato come lei che cosa significa sfiorare i cento anni?

«Mi sembra strano. Quando ero bambino già arrivare ai sessanta era un
traguardo. Il punto è che noi italiani viviamo a lungo ma male. Abbiamo
quattro milioni e mezzo di diabetici: con la prevenzione giusta sarebbero
molti meno. Ma la medicina è diventata un mercato: tanti farmaci e spesso
prescritti inutilmente. Nessuno spiega mai perché si prescrivano con
disinvoltura terapie antibiotiche preventive. Il tema della resistenza agli
antibiotici è serio: ogni anno provoca circa 12 mila morti in Italia».

L’ultima volta che lei ha preso un antibiotico?

«Boh, 40 anni fa forse».

E quando ha mal di testa che cosa prende?

«Non ho mal di testa».

E quando le viene la febbre?

«Sto a casa».

A 96 anni, in genere, una persona prende una serie di farmaci ogni giorno.

«Io nulla. Anzi, no, mi è stato prescritto un anticoagulante perché ho avuto
una leggera fibrillazione atriale. Basta».

Quanto conta la genetica nella longevità?

«Nel mio caso nulla: ho fatto in tempo a conoscere una sola nonna. Mio
padre, poi, dovette cercarsi un secondo lavoro quando mia mamma si ammalò:
io sono tra quelli che hanno conosciuto un’Italia senza Servizio sanitario
nazionale. Chi oggi lo critica non sa che cosa vuol dire pagare per le
terapie serie. Mia madre morì a 67 anni».

Un ricordo della guerra?

«Eravamo a Bergamo, suonava l’allarme e si correva tutti nei rifugi. Io
andavo, com’è ovvio, in una scuola fascista, ma alla sera papà mi faceva
ascoltare Radio Londra».

Era cattolico già allora?

«Insegnavo catechismo e sono cresciuto negli oratori. Oggi prego abbastanza
regolarmente, vado in chiesa».

Pregare lenisce il dolore?

«Avere una vita lunga comporta necessariamente la perdita. Io ho perso due
mogli: la prima in un incidente stradale, la seconda per un male incurabile.
Pregare aiuta, ma aiuta anche il “sentire” accanto a noi le persone che non
ci sono più. Qualche volta, a casa, parlo con loro come se fossero ancora
con me».

In una lunga vita quanto conta il praticare amore?

«Più di quanto si pensi. Io ho cinque figli, penso di aver amato molto e di
essere stato amato. Credo, però, che ancora non sia chiara la grandezza del
precetto evangelico “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto
a te”. Il mondo è una questione di connessioni, tutti dipendiamo da tutti.
Lo capisco oggi».

E il lavoro?

«Per me conta moltissimo. Vengo in studio ogni giorno, viaggio parecchio:
per esempio oggi vado in Valle Camonica per una conferenza, scrivo
regolarmente libri».

Sono celebri le sue battaglie contro il fumo.

«Però in Italia ci sono quasi 13 milioni di fumatori e quel che è ancora più
grave è che questi consumano in media 50 miliardi di sigarette in un anno.
Un veleno che si diffonde ogni giorno nell’aria, ma anche nel terreno sotto
forma di mozziconi spenti».

Le sigarette elettroniche non hanno aiutato?

«Lo sa che cosa ho scoperto grazie all’Istituto Superiore di Sanità? Che
tanti iniziano con quella elettronica e passano poi a quella normale, quando
doveva essere l’opposto».

Eppure lei andava spesso in tv, e in trasmissioni come quella di Gianfranco
Funari una volta si fumava.

«Con lui litigai. Gli chiesi di smettere di fumare in televisione e lui
ribattè: “No, piuttosto lei si presenti in tv con camicia e cravatta”».

Perché indossa il dolcevita bianco da una vita?

«Perché mi evita di stirare le camicie».

Una battaglia che ha ingaggiato in tarda età?

«Quella contro l’alcol. Non ci rendiamo conto di quanto faccia male, se in
dosi massicce. Io non regalo mai bottiglie, è come regalare una stecca di
sigarette». (*)

Lei rinuncia del tutto agli alcolici?

«Bevo la birra senza alcol. Ho anche assaggiato un vino tedesco simile, non
è male. Secondo me la strada del futuro è quella».

Va detto che tra case farmaceutiche, produttori di sigarette e vignaioli,
lei qualche avversario ce l’ha.

«Be’, sono sopravvissuto alle minacce degli animalisti negli Anni Ottanta».

Certo, perché lei non ha mai negato l’importanza dei test sugli animali.

«Per un paio di mesi girai con la scorta: in un’operazione di polizia
avevano trovato la mia foto barrata con una croce. Mi telefonavano nel cuore
della notte chiamandomi “assassino”. Io penso che gli animali vadano
rispettati, ma non è concepibile testare nuovi composti interamente sugli
umani. Oggi le cose sono diverse: abbiamo metodologie che ci permettono di
fare test diversi, per esempio la risonanza nucleare magnetica. Si usano
degli organoidi e cellule in 3D».

Torniamo alle sue abitudini. Attività fisica?

«Cinque chilometri di passeggiata veloce ogni giorno, guardi qui, il
contapassi non mente. Non aiuta solo il fisico, ma anche la mente. Per me è
una sorta di meditazione».

Che cosa pensa degli integratori alimentari?

«Che fanno bene solo a chi li vende».

Come tiene allenata la mente?

«Lavorando. Faccio ricerca, scrivo, studio e pratico la buona divulgazione.
Qualche giorno fa ho parlato davanti a ottocento studenti liceali».

Lei ricorda tutto.

«Quasi. Ricordo quando, da perito chimico, cominciai a lavorare in
università dopo l’esame di liceo e mi guadagnai la laurea passo dopo passo.
Ricordo i primi studi applicati sulla chemioterapia, la stagione di Seveso e
della diossina, quando l’allora assessore alla Sanità mi affidò il compito
gravoso di convincere i cittadini che l’area nella quale vivevano era
pericolosa e che dovevano lasciare le proprie case. Ricordo tante cose e
anche i tanti miei amici che oggi non ci sono più».

Per esempio?

«Umberto Eco. Era simpatico, coltissimo. In America conobbi Rita Levi
Montalcini, donna elegante e gentile. Ho conosciuto due papi, Giovanni XXIII
e Francesco. Di quest’ultimo apprezzo l’intelligenza che mette nell’unire
fede e rispetto del pianeta».

Oggi come vede il futuro?

«Per me ogni giorno è un gioco di equilibri tra la consapevolezza che
l’indomani potrei non svegliarmi e la necessaria, benefica programmazione
delle cose da fare a medio e lungo termine. Però, mi creda: ogni giorno oggi
per me è un regalo».

(*) Nota: la frase merita di essere evidenziata. “Io non regalo mai
bottiglie, è come regalare una stecca di sigarette”.

Se voglio bene a una persona, non gli regalo un prodotto cancerogeno.

ASAPS.IT

La Befana ha portato in regalo ad ASAPS e ALG il sostegno di oltre 30
associazioni protagoniste nella sicurezza sulle strade, in risposta alle
affermazioni del MIT. Un grazie particolare alle associazioni che hanno
solidarizzato e sostengono il puntuale lavoro di raccolta dati di ASAPS

“Le Associazioni per la sicurezza stradale: la toppa del Ministro Salvini
sui dati di mortalità stradale è peggiore del buco; si metta al lavoro per
fornire dati affidabili e riveda le posizioni obsolete e dannose della
riforma, come richiesto in audizione”

Più di 30 Associazioni dei familiari vittime sulla strada e per la mobilità
attiva, che si battono per la sicurezza stradale replicano al Ministro dei
Trasporti e chiedono meno parole al vento e più politiche incisive per la
sicurezza sulle strade.

Sosteniamo il fact checking di ASAPS Associazione Sostenitori e Amici della
Polizia Stradale e Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus in seguito alle
dichiarazioni fuorvianti del Ministro su una presunta riduzione del 25%
della mortalità stradale dopo sole due settimane dall’entrata in vigore
della riforma del Codice della Strada. Pur essendo presto per qualunque
valutazione, sui dati di mortalità stradale non si gioca ed è grave usare
evidenze parziali per comodità politica.

La replica del Ministro è peggiore del buco, poiché dimostra di usare dati
incompleti spacciandoli per generali, facendo quindi disinformazione, o,
anche peggio, di non conoscere come vengono raccolti i dati
sull’incidentalità stradale.

Appare fuori luogo l’accusa di svilire l’opera delle Forze dell’Ordine,
quando da tempo si chiedono maggiori controlli e soprattutto maggiori
risorse, negate dalle politiche di governo nonostante le note carenze di
organico.

Non solo, il MIT ha usato verso chi ha svolto un necessario lavoro di
verifica da fonti pubbliche, un approccio al limite dell’intimidatorio,
lamentandone l’ufficiosità e richiamando ad approfondimenti legali non
meglio definiti.

I dati sono necessari per avere contezza di un fenomeno grave che conta 3000
vittime e 200.000 feriti l’anno; e se si vogliono realmente misurare gli
effetti delle politiche in essere.

L’attuale situazione mostra invece l’incapacità di ben due Ministeri,
Interni e Trasporti, di fornire dati attendibili, completi, pubblici e
aggiornati su scontri stradali e vittime.

Mostra inoltre assenza di responsabilità nelle comunicazioni da parte dei
membri delle istituzioni che hanno il dovere di fornire informazioni
accurate e non di trarre conclusioni affrettate, parziali e strumentali.

Dal Ministero, le vittime sulla strada vengono non solo ignorate e
strumentalizzate, ma anche nascoste sotto il tappeto.

La riforma del Codice della Strada ha perso un’occasione per dare all’Italia
politiche reali sulla sicurezza stradale e ha ignorato tutte le richieste
delle Associazioni delle Vittime sulla strada ascoltate in audizione alla
Camera e in Senato. Le stesse Vittime che il Ministro usa strumentalmente
nelle sue dichiarazioni.

Le dichiarazioni politiche sono in contraddizione con la realtà dei fatti:
dal Ministero sono arrivati tagli per centinaia di milioni di euro alla
sicurezza stradale e alle infrastrutture di mobilità attiva e trasporto
pubblico; e i decreti ministeriali contro Città30 e autovelox hanno reso
ancora più difficile in Italia salvare vite, soprattutto in ambito urbano,
dove muoiono i tre quarti delle vittime totali.

Esortiamo il Ministero dei Trasporti a rivedere le posizioni obsolete
dell’intera riforma del Codice della Strada, che affossano la prevenzione e
la mobilità attiva. Si aggiorni e lavori per una riscrittura, ancora aperta
dalla delega al Governo, e per rivedere i decreti, intervenendo sulla
velocità, grande assente e maggiore responsabile dei morti.

Saremo felici quando vedremo ridursi la mortalità anche in Italia, come
avviene già in altri Paesi con ben altre politiche e approcci al problema.

Le Associazioni (lista in aggiornamento)

– Movimento Diritti dei Pedoni APS

– FIAB Onlus

– Fondazione Michele Scarponi Ets

– Legambiente Onlus

– Bike4City

– Rete Vivinstrada

– Genitori ECOattivi

– Odissea Quotidiana

– Hub.MAT APS

– Salvaiciclisti Roma

– Modena30

– Pesaro30

– Pescara30

– Napoli30

– Sai che puoi? APS

– AIFVS Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada APS

– Fondazione Luigi Guccione Ente Morale

– Marco Pietrobono Onlus

– Angeli Sconosciuti – no profit

– AdQ Collina della Pace ODV

– Insieme per Fabrizio APS

– ACRSD Davide Marasco

– Alina Art Foundation

– Associazione Dorothy Dream

– Fondazione Matteo Ciappi

– Fondazione Claudio Ciai

– Associazione Massimo Massimi

– Associazione Manuel Biagiola

– Associazione Sonia Tosi ODV

– Associazione Antonio nel cuore

– Associazione Andrea Nardini APS

CORRIERE.IT

Manduria, il vino rosso che omaggia Jannik Sinner scatena la polemica.
“Bottiglie prodotte dall’azienda dell’assessore, imprenditori locali
danneggiati”

di Cesare Bechis

Le 73 bottiglie di vino Primitivo “Rosso Jannik” fanno infuriare il gruppo
dei Progressisti di Manduria che evidenziano ancora che “nessuna delle
bottiglie sembra avere la fascetta obbligatoria che deve contrassegnare DOV
e DOCG”. (*)

Le 73 bottiglie di vino Primitivo «Rosso Jannik» regalate dal Comune di
Manduria al sindaco di Sesto (Val Pusteria) come omaggio al campione di
tennis scatenano una polemica eno-politica.

Il gruppo dei Progressisti di Manduria, si dice sorpreso che «l’attuale
amministrazione avesse l’ardire di gettarsi addirittura in pratiche
potenzialmente scorrette e con risvolti addirittura penalmente rilevanti».
Eccepisce sostanzialmente due cose: «che le bottiglie sono prodotte dalla
azienda di proprietà dell’assessore all’agricoltura ed attività produttive,
già cosa a nostro parere fuori luogo e disturbante poiché potenzialmente
incompatibile ma nessuna delle bottiglie sembra avere la fascetta
obbligatoria che deve contrassegnare DOC e DOCG del nostro pregiato
prodotto, come previsto dalla normativa e dal Consorzio di Tutela del
Primitivo di Manduria».

I Progressisti sottolineano inoltre che «nessun altro membro della
maggioranza o della stessa giunta si è avveduto del problema per evitare che
l’amministrazione facesse l’ennesima pessima figura e non solo».

Se n’è accorto il consigliere Domenico Sammarco che ha già richiesto
ufficialmente riscontri a chi di competenza. I Progressisti sollecitano «le
scuse dell’amministrazione a tutti i produttori vitivinicoli locali e ai
cittadini manduriani ingiustamente danneggiati da questa iniziativa,
unitamente alle dimissioni dell’assessore Rossetti e dell’assessore
Baldari». Il Consorzio di tutela del Primitivo per ora tace mentre altri
produttori di vino manduriani ritengono sia una polemica esagerata.

(*) Nota: aggiungo che l’immagine di un campione importante come Jannik
Sinner non può essere utilizzata senza il suo permesso. Il tennista numero
uno al mondo ha più volte dichiarato di non bere vino nè altri alcolici: è
plausibile che non gli faccia piacere vedersi associato a una bottiglia di
vino, senza che gli sia nemmeno stato chiesta autorizzazione.

IL RESTO DEL CARLINO

Ubriache e nude al Passetto, salvate due studentesse dopo l’allarme degli
amici

Le ragazze cinesi in spiaggia hanno rischiato anche l’assideramento. La più
grande era in stato di incoscienza probabilmente per il freddo

Studentesse universitarie si ubriacano fino a spogliarsi in spiaggia
rischiando l’assideramento. E’ successo nella notte tra ieri e sabato, al
Passetto di Ancona, ai piedi dell’ascensore. Attorno alle 2 un equipaggio
della Croce Rossa è sceso fino al mare per la segnalazione di due ragazze di
origine cinese, una di 19 anni e una 20enne, iscritte all’università di
Economia e Commercio, completamente sbronze e infreddolite che si erano
denudate. La più grande era in stato di incoscienza probabilmente proprio
per il freddo.

A dare l’allarme sono stati dei loro amici, anche loro stranieri, che le
hanno viste in seria difficoltà. I soccorritori sono arrivati in spiaggia e
dopo aver fatto un primo esame sul posto le hanno coperte e trasportate con
un telo fino all’ambulanza che si è diretta in sirena al pronto soccorso
dell’ospedale di Torrette con un codice di media gravità. Con le temperature
glaciali di queste notti hanno rischiato grosso.

Non è chiaro dove avessero passato la serata, forse ad una festa a base
alcolica visto lo stato in cui si erano ridotte. Fortunatamente gli amici si
sono accorti che avevano esagerato e non le hanno lasciate sole e si sono
prodigati per avvisare i soccorsi sanitari.

RAINEWS

Guida con tasso alcolemico 3, denunciato

Un uomo abbatte un lampione con l’auto e viene portato in ospedale, rischia
gravi sanzioni

A Colonnella, nel Teramano, i carabinieri della locale stazione hanno
denunciato una persona per guida in stato di ebbrezza, dopo aver provocato
un incidente ed essere risultato con valori gravemente oltre le norme.

Tutto è cominciato quando l’autovettura condotta dall’uomo, mentre
percorreva una strada comunale, è uscita dalla strada e ha centrato un palo
della pubblica illuminazione, abbattendolo.

L’uomo è stato soccorso e condotto presso l’ospedale di Sant’Omero dove, a
seguito degli accertamenti sanitari, è stato trovato positivo all’alcol con
un valore di poco vicino a 3 grammi per litro, quando il limite massimo
consentito è di 0,5.

Il conducente per le lesioni riportate a causa dell’incidente è stato
giudicato guaribile in 30 giorni ed è stato, inoltre, privato della patente
di guida, ritirata e dell’autovettura perché posta in sequestro.

L’uomo rischia una multa sino ai 6 mila euro, la sospensione della patente
sino a 2 anni e l’arresto sino a 1 anno e l’eventuale confisca del veicolo.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

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