RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta
SANITAINFORMAZIONE
Alcol, le autorità sanitarie americane: “Scrivere sull’etichetta che
provoca il cancro”
*Perrone (Aiom): “Non è uno scoop che l’alcol sia associato allo sviluppo
del cancro. Quello che forse rappresenta una notizia è che qualcuno chieda
che si applichino anche sull’alcol delle modalità di comunicazione sulla
pericolosità che ad oggi sono riservate al fumo e ai prodotti da fumo”*
*di Isabella Faggiano*
7 Gennaio 2025
Le bevande alcoliche dovrebbero riportare un’etichetta che avverta i
consumatori dei rischi di cancro: lo afferma il surgeon general Usa Vivek
Murthy, il capo operativo della Sanità americana, avvisando che il loro
consumo aumenta il rischio di sviluppare tumori al seno, al colon, al
fegato e altri tipi di cancro e chiedendo una revisione delle linee guida
sui limiti. “Il consumo di alcol è la terza causa prevenibile di cancro
negli Stati Uniti, dopo il tabacco e l’obesità, aumentando il rischio di
almeno sette tipi di cancro”, afferma Murthy. Il il capo operativo della
Sanità americana ha chiesto che le linee guida sui limiti di consumo di
alcol vengano rivalutate in modo che le persone possano soppesare il
rischio di cancro quando decidono se o quanto bere, insieme agli attuali
avvertimenti su difetti alla nascita e impedimenti durante l’uso di
macchinari.
*Le conseguenze per la salute dell’alcol*
Il consumo di alcolici è responsabile di 100mila casi di cancro negli Stati
Uniti e di 20mila decessi per cancro ogni anno, più dei 13.500 decessi per
incidenti stradali associati all’alcol, ha riferito il surgeon general. “Il
collegamento diretto tra consumo di alcol e rischio di cancro è ben
consolidato per almeno sette tipi di cancro, indipendentemente dal tipo di
alcol (ad esempio, birra, vino e liquori) consumato”, si legge in una nota,
inclusi i tumori dell’esofago, della bocca, della gola e della laringe.
*La posizione dell’AIOM*
Dall’Italia è intervenuto sull’argomento Francesco Perrone, presidente
dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM): “Non è uno scoop che
l’alcol sia associato allo sviluppo del cancro: è un fattore di rischio e
non esiste dose sicura. Quello che forse rappresenta una notizia è che
qualcuno chieda che si applichino anche sull’alcol delle modalità di
comunicazione sulla pericolosità che ad oggi sono sostanzialmente riservate
al fumo e ai prodotti da fumo. Io non posso che sottoscrivere che se si
consumasse meno alcol, la salute sarebbe migliore mediamente, segnalo però
che aiuterebbe ancora di più azzerare il fumo”, prosegue.
*Attenzione anche a fumo e obesità*
“Tra i maggiori fattori di rischio l’alcol non è il primo della lista
perché fumo e sovrappeso, sono più rilevanti. È il motivo per il quale noi,
per esempio, ci stiamo battendo per cercare di ridurre il consumo di fumo
chiedendo di aumentare drasticamente il prezzo dei prodotti”. Tuttavia,
continua Perrone, “l’alcol rimane senza dubbio un fattore di rischio. In un
paese civile che vuole fare educazione e che vuole tutelare la salute dei
cittadini è bene segnalarlo come sta accadendo adesso negli Stati Uniti.
Nel 2023 – continua – abbiamo fatto un approfondimento e l’alcol è tra i
primi fattori di rischio per i tumori della mammella. In Italia, c’è una
stima del numero di decessi e del numero di casi attribuiti all’alcol: tra
il 2015 e il 2019 sono circa 11mila i casi di tumore della mammella legati
al consumo di alcol e circa poco meno di 3mila i decessi da tumore della
mammella attribuibili al consumo di alcol. Si dovrebbe puntare ad una una
comunicazione corretta per la salute dei cittadini informando sui fattori
di rischio ed educando se possibile a contenersi”, conclude.
TORINOCRONACA
TENDENZE
La sfida del ‘Dry January’: un mese senza alcol per ripartire dopo le feste
*Dai benefici per la salute al risparmio economico: ecco come affrontare la
sfida del mese analcolico con consapevolezza e stile*
*Vincenza Giustino*
07 Gennaio 2025
Con l’inizio del nuovo anno, si fa strada un fenomeno che invita a
riflettere su scelte di salute e benessere: il Dry January, un mese senza
alcol. Nato nel 2013 dall’organizzazione britannica Alcohol Change UK,
questo movimento ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo. Ma
quali sono i benefici di questa scelta e come affrontarla al meglio?
*Cos’è il Dry January?*
L’idea è semplice: trascorrere il mese di gennaio senza consumare bevande
alcoliche. L’iniziativa, sostenuta da figure come Emily Robinson e il
Public Health England, punta a sensibilizzare sull’impatto dell’alcol nella
vita quotidiana. Gli effetti positivi non mancano: un sonno di qualità,
maggiore energia, una pelle più luminosa e un ridotto rischio di malattie
legate al consumo eccessivo di alcol.
*Perché partecipare?*
Il Dry January non è solo una pausa dall’alcol, ma un’occasione per
rivalutare abitudini consolidate. Rinunciare al consumo alcolico per un
mese può migliorare concentrazione e produttività, oltre a tradursi in un
significativo risparmio economico. Inoltre, affrontare questa sfida
significa anche dimostrare che divertirsi o socializzare non dipendono
necessariamente da un bicchiere in mano.
*Come affrontare il Dry January*
Riuscire a vivere senza alcol per 31 giorni può sembrare impegnativo, ma
con un po’ di pianificazione tutto è possibile. Ecco alcuni consigli:
Stabilire obiettivi concreti: Non è necessario eliminare tutto subito;
ridurre gradualmente può rendere il percorso più gestibile.
Provare alternative: Cocktail analcolici, tisane e succhi di frutta sono
ottime opzioni. Anche prodotti come Heineken® 0.0 offrono sapori di qualità
senza alcol.
Focalizzarsi sui benefici: Ricordarsi dei vantaggi, come una migliore forma
fisica e mentale, aiuta a mantenere la motivazione.
*La campagna di Heineken® 0.0*
Anche i grandi marchi sostengono questa tendenza. Con la campagna globale
“0.0 motivi necessari”, Heineken® promuove la scelta di bevande
analcoliche, abbattendo lo stigma che ancora accompagna chi rinuncia
all’alcol. La ricerca condotta dal professor Charles Spence dell’Università
di Oxford conferma che, nonostante la crescente accettazione, la decisione
di optare per drink senza alcol può generare resistenze sociali,
soprattutto tra i giovani.
IL, GAZZETTINO
Nuovo codice della strada, le restrizioni spaventano i clienti. Gli
esercenti: «La vendita di alcol è calata» (*)
*Un calo riscontrato fin da subito*
Martedì 7 Gennaio 2025 di Isaia Rovere
*PORDENONE* – Il nuovo Codice della Strada, entrato ufficialmente in vigore
il 14 dicembre scorso e che secondo l’Ansa ha portato a circa 5000
violazioni in tutta Italia, solo nelle prime 48 ore dalla sua emanazione,
sta segnando fortemente anche i ristoranti e i pub di Pordenone. Le nuove
norme, in particolare quelle riguardanti il tasso alcolemico alla guida,
prevedono infatti ritiri e revoche della patente, con tolleranza zero,
oltre a sanzioni maggiori e pene anche detentive più aggravate rispetto al
precedente decreto. Queste misure mirano a incrementare la sicurezza
stradale e a ridurre gli incidenti legati all’abuso di alcol da parte dei
conducenti, allineandosi agli altri Paesi europei con politiche stradali
rigide. Moltissimi locali pubblici del centro città sono la testimonianza
lampante di come in pochissimo tempo sia cambiato un vero e proprio stile
di vita, radicato da secoli, principalmente per quanto riguarda il “Nettare
di Bacco”.
*Il viaggio tra i ristoranti*
Al Teston in Vicolo delle Mura, ad esempio «stiamo riscontrando un calo
importante in generale ma soprattutto nel vino, la gente preferisce non
bere, è molto preoccupata». Oppure all’Osteria La Ferrata in cui «la
diminuzione è stata drastica fin da subito, soprattutto per i vini. Ma era
scontato, perché le persone hanno paura visti i problemi che si rischiano,
e magari si abitueranno». O ancora al Ristorante Molinari 26: «Io sto
notando una maggiore attenzione da parte delle persone nata dal fatto che
dopo devono guidare, anche se, avendo solo vino e, un locale più adatto al
contesto familiare, non è una prova importante». L’Antico Burchiello, in
corso Garibaldi invece va controcorrente, seppur leggermente, ma per motivi
pertinenti: «Stiamo vendendo lo stesso quantitativo di bevande alcoliche al
momento, dovuto forse dal fatto che i nostri clienti abitano, la maggior
parte, nella zona del centro e quindi, non utilizzano la macchina per
venire da noi. Inoltre c’è da considerare che è un periodo pieno di feste,
magari l’abbassamento della domanda lo vedremo solo più avanti». Anche nel
ristorante prettamente di pesce Al Gallo «il calo non c’è stato
eccessivamente ma dipende dai momenti e dalle giornate, anche se c’è chi
comunque non si risparmia considerando che abbiamo una clientela non molto
giovane».
Chi piuttosto, ma non tanto a sorpresa, serve maggiori quantitativi di
bevande con gradi alcolemici sono i pub e i bar, dove gli aperitivi sono
una tradizione, come al Posta in piazza XX settembre, che durante le sere,
in special modo verso fine settimana, si riempie di persone. «Se possibile
stiamo vendendo di più dall’entrata in vigore del nuovo Codice della
Strada, forse a causa del periodo natalizio ricco di feste ma comunque
alcolici di tutti i tipi, dai più classici e noti arrivando anche fino alle
grappe, e la richiesta arriva soprattutto dai più giovani». Moderare il
consumo di alcolici, soprattutto prima di mettersi alla guida e in
particolare per i neopatentati (che nei primi tre anni devono mantenere il
tasso alcolemico rigorosamente a zero), non è solo una questione di evitare
sanzioni, ma di proteggere la propria vita e quella degli altri. È
fondamentale che ogni cittadino adotti scelte consapevoli e prudenti,
riflettendo sulle possibili conseguenze delle proprie azioni. Il
cambiamento, anche culturale, richiesto da queste nuove norme rappresenta
un passo necessario per rendere le nostre strade più sicure. Bere con
moderazione e, soprattutto, scegliere di non guidare dopo aver bevuto, sono
gesti concreti che ciascuno può compiere per contribuire ad una maggiore
sicurezza.
ILDOLOMITI
Stretta sull’alcol alla guida, i ristoratori: “Potenziare i trasporti. A
Trento mancano taxi”. E sul futuro del settore: “Chiuso il 2024
positivamente, ma ci aspettano mesi difficili” (*)
*Ristoratori e cantine affrontano la sfida delle nuove restrizioni
sull’alcol alla guida: clienti preoccupati, bottiglie che diventano calici
e un calo dei consumi di vino che si aggira, per il momento, attorno al
20%. Da parte dei ristoratori trentini arriva la richiesta di un accordo
per potenziare i trasporti serali*
Di Giuseppe Fin – 07 gennaio 2025
*TRENTO*. Settimane positive per numerosi ristoranti del Trentino che hanno
assistito ad un vero e proprio boom di prenotazioni. A confermarlo è
Massimiliano Peterlana, vicepresidente vicario di Confesercenti del
Trentino che tira le somme dopo un anno non sempre semplice per le attività
ristorative sul territorio e che fa anche un primo bilancio con l’entrata
in vigore del nuovo codice della strada.
Ristoratori e cantine affrontano la sfida delle nuove restrizioni
sull’alcol alla guida. Clienti preoccupati, bottiglie che ora diventano
calici, richieste di informazioni sulla gradazione e un calo dei consumi di
vino che si aggira attorno al 20%.
E’ bene chiarire che per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza i
limiti restano gli stessi che erano già previsti, ma le sanzioni in alcuni
casi sono diventare molto più dure. Per chi non è neopatentato, per
esempio, il limite resta quello di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue,
ma le sanzioni sono cresciute in modo esponenziale, così come è aumentato
il rischio di sospensione della patente.
La preoccupazione ovviamente non manca in Trentino. “Le norme cambiano poco
ma a diventare più aspre sono le sanzioni e l’attenzione è alta perché la
situazione impaurisce”, ci assicura Massimiliano Peterlana. “Sicuramente ci
troviamo davanti ad un calo ma dobbiamo anche dire che difficilmente in
questo periodo di feste si rinuncia a bere”. I cali variano, ma si possono
riassumere in una forbice fra il 20 e il 30%.
“Dovremmo tutti abituarci – continua il vicepresidente di Confesercenti – a
rendere ancora più diffusa l’abitudine che chi guida non beve e a
utilizzare i mezzi pubblici”. Su quest’ultimo punto, però, non mancano le
criticità.
“Oggi a Trento – spiega ancora Peterlana – abbiamo la necessità di
potenziare i servizi, dagli autobus serali ai taxi che oggi sono in un
numero insufficiente per la nostra città. Per questo l’auspicio è quello di
riuscire anche a trovare degli accordi fra i pubblici esercizi e i
trasporti, sia per aumentare il servizio nelle ore serali sia per rendere i
prezzi anche più competitivi. Questo consentirebbe di liberare le strade
dalle auto e quindi avere maggiore sicurezza non a discapito dei consumi”.
Per quanto riguarda la situazione generale, i ristoratori sembrano aver
concluso fortunatamente il 2024 con il sorriso. “Abbiamo registrato un
aumento alla fine dell’anno delle prenotazioni nonostante una partenza
molto negativa del mese di dicembre – spiega sempre Peterlana –. Nel corso
del tempo la situazione si è stabilizzata e negli ultimi giorni le
richieste ci sono state. Abbiamo registrato fra Natale e Capodanno quasi un
pienone grazie anche alle condizioni climatiche e alle neve sulle piste”.
Non mancano però le preoccupazione per il nuovo anno. “La situazione
economica in Europa non è delle migliori, i prossimi mesi non saranno
facili”, conclude Massimiliano Peterlana.
(*) Nota: il consumo di alcolici nei ristoranti è un buon indicatore, ma le
dichiarazioni dei ristoratori relative ai loro redditi non sempre sono
affidabili. Meglio aspettare di avere dati attendibili su un lasso di tempo
adeguato. In ogni caso le premesse per la riduzione degli incidenti ci
sono.
BLITZQUOTIDIANO
Il vino rosso fa bene al cuore? Uno studio sulle urine offre una nuova
prospettiva, con una riserva (*)
*Maria Vittoria Prest Gennaio 6, 2025*
È una domanda che ha scatenato un acceso dibattito nella comunità medica
per decenni. Mentre il famoso “paradosso francese” – l’osservazione che i
francesi hanno tassi relativamente bassi di malattie cardiache nonostante
una dieta ricca di grassi saturi – ha contribuito a rendere popolare l’idea
che il rosso potesse avere un effetto protettivo, dimostrarlo
scientificamente è stato notevolmente impegnativo.
Un lungo articolo su studyfinds.com, basato su uno studio revisionato da
Steve Fink, apre nuovi orizzonti per gli amanti del vino.
Per anni, scrive Fink, gli scienziati hanno dibattuto sul cosiddetto
“paradosso francese” riguardo ai potenziali benefici del rosso.
Ora, un nuovo e sofisticato studio ha adottato un approccio innovativo per
contribuire finalmente a rispondere a questa controversa domanda,
utilizzando la nostra biologia come metro di misura.
Lo studio, pubblicato sull’European Heart Journal, ha seguito oltre 1.200
partecipanti in Spagna e ha utilizzato un composto chiamato acido
tartarico, presente quasi esclusivamente nell’uva e nel vino, per misurare
il consumo di vino attraverso campioni di urina. Questo approccio
innovativo ha contribuito a superare un problema comune nella ricerca
sull’alcol: la tendenza delle persone a ricordare male o a riferire male le
proprie abitudini di consumo di alcol.
*Effetto protettivo del vino*
“Parte del dibattito è dovuto ai risultati contrastanti di studi che hanno
evidenziato un effetto protettivo del vino, mentre altri non hanno
riscontrato alcun effetto del genere”, afferma il coautore dello studio
Ramon Estruch, professore della Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Barcellona. Scienze della Salute, in una dichiarazione.
Il team di ricerca, guidato da ricercatori provenienti da varie istituzioni
spagnole, tra cui l’Università di Barcellona e l’Università di Navarra, ha
analizzato i dati dello studio PREDIMED, che originariamente studiava gli
effetti della dieta mediterranea sulla salute cardiovascolare. Si sono
concentrati su 1.232 partecipanti con un’età media di 68 anni, tra cui 685
persone che avevano avuto eventi cardiovascolari e un sottoinsieme casuale
di 625 partecipanti per il confronto.
Invece di chiedere semplicemente alle persone quanto vino avessero bevuto,
i ricercatori hanno misurato i livelli di acido tartarico nelle urine dei
partecipanti. Considera l’acido tartarico come l’impronta digitale del
vino: è un composto che si trova raramente in altri alimenti e che si
riscontra nelle urine dopo il consumo di vino. Questo approccio innovativo
ha fornito una misura più oggettiva del consumo di vino rispetto ai
tradizionali metodi di auto-segnalazione.
*Bere poco comunque*
I risultati sono stati interessanti. L’analisi ha dimostrato che un consumo
leggero di vino (tra un bicchiere a settimana e meno di mezzo bicchiere al
giorno) riduce del 38% il rischio di complicazioni cardiovascolari, ma
questa riduzione raggiunge il 50% quando il consumo è moderato (tra mezzo
bicchiere e un bicchiere al giorno). bicchiere al giorno). Gli autori dello
studio avvertono inoltre che “quando parliamo di consumo moderato di vino,
lo intendiamo sempre durante i pasti, mai tra i pasti”.
È importante sottolineare che i benefici non erano lineari: di più non
significava meglio. Le persone con livelli di acido tartarico molto
elevati, che suggeriscono un consumo maggiore di vino, non hanno mostrato
gli stessi benefici cardiovascolari. Questa scoperta rafforza il vecchio
adagio secondo cui la moderazione è la chiave.
Lo studio ha rilevato una correlazione particolarmente forte tra un consumo
moderato di vino e una riduzione del rischio di infarti. Questa relazione è
stata particolarmente evidente negli uomini e nei partecipanti affetti da
diabete, sebbene i ricercatori abbiano notato che anche le donne
presentavano tendenze simili, seppur con minore significatività statistica.
E quindi, dove ci porta questo nel grande dibattito su vino e salute del
cuore? Sebbene questo studio fornisca prove convincenti del fatto che un
consumo moderato di vino possa avere benefici cardiovascolari, non pone
fine alla controversia. I ricercatori tengono a precisare che i loro
risultati non suggeriscono che chi non beve vino debba iniziare a trarne
beneficio per la salute.
Piuttosto, i risultati indicano che per coloro che già consumano vino con
moderazione, in particolare come parte di una dieta mediterranea,
potrebbero esserci alcuni effetti protettivi per la salute del cuore grazie
a vari composti presenti nel vino, in particolare i polifenoli, che hanno
proprietà antinfiammatorie.
“Non c’è dubbio che il consumo eccessivo di alcol abbia gravi conseguenze
sulla salute. Tuttavia, gli effetti di un consumo moderato e responsabile
di vino sono ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica”,
scrivono gli autori. “I risultati di questo e di altri studi dovrebbero
aiutare a collocare il consumo moderato di vino al suo giusto posto come
elemento della dieta mediterranea, considerata la più sana al mondo.” (**)
(*) Nota: per i cultori del vino l’ipotesi che faccia bene al cuore è
sempre stato un loro cavallo di battaglia, col tempo utilizzato con sempre
meno convinzione. Sapendo che gli alcolici causano tre milioni di morti
all’anno nel mondo, con che cuore si beve? Non bere perché fa male agli
altri è una motivazione più solida e profonda che non bere perché fa male a
se stessi. Alla fine, nella formazione delle opinioni, le informazioni
sulla salute non sono poi così influenti.
(**) Nota: il vino NON fa parte delle dieta mediterranea. Nemmeno la
“Fondazione Dieta Mediterranea” lo inserisce nella sua piramide
alimentare. *https://www.fondazionedietamediterranea.it/dieta/la-piramide-alimentare/
<www.fondazionedietamediterranea.it/dieta/la-piramide-alimentare/>*
Questa falsa informazione, per la sua presa sui consumatori, meriterebbe
una campagna di controinformazione.
LA PROVINCIA DI BIELLA
Ubriaco cade dalla bicicletta a Mezzana Mortigliengo
IL MATTINO
Battipaglia, rissa tra giovani con bottiglie di vetro: panico tra i passanti
7GIORNI
Segrate, va a recuperare l’amico ubriaco ma anche lui ha alzato il gomito:
entrambi denunciati –