Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 8 aprile 2025

8 Aprile 2025
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

RAITRE

PETROLIO del 5 aprile 2025 (*)

ALCOOL

L’alcool e le bevande alcoliche sono parte della cultura da millenni, ma
oggi la scienza conferma il legame diretto tra il consumo di alcool e
l’insorgenza di diverse patologie tumorali. Le normative sulla sicurezza
stradale e le nuove tendenze di consumo tra i giovani spingono a una
riflessione sulle abitudini legate all’alcool. In Europa cresce l’interesse
per le alternative dealcolate, recentemente autorizzate anche in Italia tra
dibattiti e polemiche. Duilio Giammaria ne discute con Michele A. Fino,
docente di Fondamenti del Diritto Europeo all’Università di Pollenzo, Debora
Rasio, oncologa e nutrizionista, Cristiana Lauro, esperta di enologia, e
Flavio Caroli, storico dell’arte, che analizzerà la rappresentazione del
vino nella pittura. Inoltre, un’intervista a Luca Argentero, investitore nel
settore delle bevande analcoliche per giovani, una visita alla tenuta
pugliese di Albano Carrisi, un’inchiesta di Paco Sannino sul consumo di vino
in Italia e un reportage di Elisabetta Castana sulla crescita dei vini
dealcolati in Germania.

VIDEO:
www.raiplay.it/video/2025/03/Petrolio—Puntata-del-05042025-2698913
5-e57d-41b3-a39c-bce3953690f9.html?fbclid=IwY2xjawJiHqxleHRuA2FlbQIxMQABHgBK
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(*) Nota di Alessandro Sbarbada: la trasmissione merita di essere vista e
divulgata.

Quando, oramai quasi trent’anni fa, decisi di affiancare al mio servizio nei
Club di famiglie con sofferenze alcolcorrelate, un personale impegno nel
mondo dell’informazione su vino, birra e altri alcolici, era impensabile che
la televisione pubblica potesse mettere in onda, oltretutto in tempo di
Vinitaly, una trasmissione con simili contenuti.

Dirò di più, in fondo, era proprio questo l’obiettivo di tutto il mio
lavoro: a partire dalla conoscenza della nostra profonda cultura alcolica,
considerare i conseguenti effetti economici e sociali, smascherare le
continue bufale sui millantati effetti benefici del vino, far emergere le
occultate informazioni corrette sui rischi e sulle sofferenze correlate al
bere, cancro compreso, fino a scriverle nelle etichette delle bottiglie,
proporre un cambio di cultura, che una buona volta superasse l’obbligatoria
associazione tra alcol e convivialità, alcol e divertimento. Più o meno la
scaletta della trasmissione di ieri sera.

Così, nei primi anni duemila, è nata la quotidiana rassegna stampa su vino,
birra e altri alcolici, portata avanti prima da solo, poi con Roberto
Argenta e Guido Dellagiacoma, sono nati i dieci Festival Musicali
Analcolici, organizzati con l’APCAT Mantova e l’Associazione Europea dei
Familiari e delle Vittime della Strada, così, dal 2009, sono nati i 4 libri
scritti e pubblicati insieme a Enrico Baraldi, che hanno avuto una grande
diffusione, grazie soprattutto a tanti carissimi amici nel mondo dei Club
che ci hanno supportato.

Questa trasmissione televisiva attesta che – nonostante i Vespa, Calabrese,
Lollobrigida, Alemanno, Giacosa, Zaia, eccetera – l’obiettivo minimo è stato
oramai raggiunto: quelle che sembravano stranezze, che andavo a dire e a
scrivere già trent’anni fa, tra derisioni e contestazioni di chi non aveva
la minima conoscenza della materia, oggi sono riconosciute come gli
argomenti della scienza più autorevole, e cominciano a trovare una sempre
maggiore visibilità mediatica. Nel 2025, una persona che desidera
approfondire e informarsi seriamente sul rapporta tra vino, alcolici e
salute, arriva a questi contenuti.

C’è ancora molto da lavorare, per consolidare e diffondere questa
rivoluzione culturale.

Ma il cambiamento in atto sta andando esattamente nella direzione che
sognavo.

E ne sono felice.

ABBRACCI anziché BRINDISI

RAITRE

PRESA DIRETTA del 6 aprile 2025

VIOLENZA STRADALE (*)

VIDEO:
<www.raiplay.it/video/2025/04/Violenza-stradale—PresaDiretta—Pun
tata-del-06042025-8aca3d5e-fa13-43a6-8c5d-c1d0801a31c5.html?fbclid=IwY2xjawJ
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www.raiplay.it/video/2025/04/Violenza-stradale—PresaDiretta—Punt
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(*) Nota di Alessandro Sbarbada: la trasmissione è stata uno dei servizi
migliori che io abbia mai visto a proposito della violenza stradale.

50 minuti da guardare con attenzione, 50 minuti da divulgare, in una
fondamentale battaglia di civiltà, per la vita e per la sicurezza di TUTTI e
di CIASCUNO.

Perché nessuno si può chiamare fuori.

PRESA DIRETTA (cui dedico un post a parte) ha parlato di “violenza stradale”
e dell’importanza di non chiamarli più “incidenti” stradali.

Fa piacere che trovi finalmente visibilità un concetto così importante, cui,
14 anni fa, io e Enrico Baraldi abbiamo dedicato un capitolo de “La casta
del vino” (vedi sotto).

Da “LA CASTA DEL VINO”

di Enrico Baraldi e Alessandro Sbarbada – Stampa Alternativa – 2011

79. GLI INCIDENTI NON ESISTONO

Uno degli argomenti che maggiormente agitano la polemica sulle scelte
legislative rispetto alle bevande alcoliche è quello degli incidenti
stradali. È verosimile che non si tratti tanto di incidenti. Per ‘incidente’
infatti intendiamo, secondo il dizionario Garzanti, “un evento inatteso e
fortuito che turba il corso di un’azione”. È difficile sostenere che quello
che accade a un automobilista che provoca un incidente dopo avere bevuto
alcolici, anche se l’alcolemia è ancora nei limiti previsti dalla legge, sia
“inatteso e fortuito”.

Come dicono Giampiero Mucciaccio e Margherita Hack sul “Manifesto” del 2
agosto 2003, “C’è poca casualità nella morte di chi guida ubriaco e mette a
repentaglio non solo la propria vita ma anche quella degli altri… È quindi
fuori luogo considerare la strage stradale al pari di una calamità naturale
o un tributo alla libertà di muoversi”.

Aggiungiamo, visto che ormai è dimostrato non solo dai test medici, ma anche
dai simulatori di guida e da prove in circuito eseguite da piloti
professionisti descritte su riviste specializzate, che non serve essere
ubriachi per vedere aumentato il rischio di ‘incidenti’. Ci sono poca
casualità e poca fortuità nei danni provocati da chi ha bevuto anche solo un
bicchiere prima della guida.

In Francia una recente campagna pubblicitaria contro “le violenze stradali”
titola Un accident n’arrive jamais par accident, cioè Un incidente non
succede mai per incidente. Perciò, in Francia, è stato introdotto il
concetto di “violenza stradale”.

Il Regional Office for Europe dell’OMS, nel suo rapporto Preventing road
traffic injury: a public health perspective for Europe, sottolineando come
il numero dei morti e dei disabili sulla strada è un problema di salute
predominante, dichiara: “È arrivato il momento di smettere di considerare le
morti e le ferite da traffico come eventi inevitabili dell’utilizzo delle
strade: tali eventi sono prevenibili”.

Molto prima Aristotele considerò: “Sebbene infatti sia il vino a causare
quello stato di incoscienza che rende in qualche misura involontaria
l’azione compiuta, la causa prima di tale incoscienza è l’atto, volontario,
dell’assunzione della bevanda. Alla radice, la colpa è in chi si abbandona
all’ebbrezza, e per questo chi ha commesso un reato in tale stato va punito
e punito doppiamente”.

AGRICOLAE.EU

Vinitaly. Lollobrigida: con il Commissario Várhelyi diciamo no alla
criminalizzazione del vino

“Abbiamo oggi un rischio ancora più importante dei dazi che impatta sul
mondo del vino, che è la sua criminalizzazione. Escluderne o depotenziarne
la presenza sul mercato crea ovviamente un problema che ci andremo a portare
nel tempo. Quindi questo è il primo elemento su cui bisogna agire e
ringrazio il Commissario Várhelyi per la sua autorevole presenza” – così il
ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste,
Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno “Vino e salute: consumo
responsabile per una dieta bilanciata”, che ha visto la partecipazione del
Commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, Olivér
Várhelyi.

“Credo – ha aggiunto Lollobrigida – che il dovere dell’Europa sia quello di
garantire, all’interno, la libera circolazione prevista dai trattati, e non
etichette che stigmatizzano un prodotto. Quindi preghiamo, da questo punto
di vista, un intervento complessivo della Commissione verso tutti i Paesi
che lo fanno. Noi vorremmo che l’Europa difendesse questa produzione, che è
di tutti e garantisce benessere a tutti – e ovviamente anche un po’ di
benessere alle nostre imprese, che non disturba affatto”.

Il Commissario Várhelyi ha quindi preso la parola, ribadendo che “Abbiamo
bisogno di garantire ai cittadini le informazioni necessarie per compiere
scelte consapevoli che sostengano la loro salute. Quando si parla di salute
pubblica – ha detto – è fondamentale non solo adottare buone politiche, ma
anche riuscire a influenzare positivamente i comportamenti delle persone.
L’Italia è un ottimo esempio. Scegliere se consumare o meno un bicchiere di
vino con un pasto è una decisione personale, ma non possiamo dimenticare che
il vino può far parte di un’alimentazione equilibrata. Sappiamo bene che
l’assunzione di alcol può essere legata all’insorgenza di malattie non
trasmissibili. Tuttavia, i dati ci mostrano che, se il consumo avviene con
moderazione, all’interno di uno stile di vita sano, non ostacola la
longevità. Quando parliamo di vino, non ci riferiamo solo all’alcol:
parliamo di un prodotto unico, che può avere anche effetti positivi, ad
esempio sul microbiota”.

All’evento hanno partecipato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo,
che ha portato i saluti istituzionali, il Sottosegretario alla Salute,
Marcello Gemmato e il Direttore Generale dell’OIV (Organizzazione
Internazionale della Vigna e del Vino), John Barker.

Tutti hanno sottolineato l’importanza di evitare ogni forma di
demonizzazione del vino, ricordando che il suo consumo responsabile è parte
integrante di una dieta equilibrata e di un patrimonio culturale da
preservare e promuovere.

GAMBERO ROSSO

Consumi nolo

I vini no e low alcol arriveranno a 3,3 miliardi di dollari entro il 2028

Ancora molto marginale il consumo in Italia, dove i Nolo valgono lo 0,1% sul
totale delle vendite di vino. Da Vinitaly l’analisi di Uiv

Di Loredana Sottile

Dopo i timidi tentativi dello scorso anno, i vini nolo (no e low alcol) sono
sbarcati a Vinitaly (anche senza un’area dedicata) per restarci, forti di
un’importante crescita di mercato: da 2,4 miliardi di dollari a 3,3 miliardi
di dollari nel 2028, secondo l’analisi dell’Osservatorio del Vino
Uiv-Vinitaly su base dati Iwsr, presentata a Vinitaly nel corso del convegno
“Zero alcohol e le attese del mercato”.

I nolo crescono annualmente dell’8 per cento

Con un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e
del 7% a volume, i Nolo rappresentano un segmento in crescita in un contesto
che vede il vino in arresto o stabile sia sul fronte dei volumi (-0,9%) che
dei valori (+0,3%).

Oltre l’80% delle vendite è realizzato nei primi cinque Paesi, con gli Usa a
dominare il mercato con uno share a valore del 63%, seguiti da Germania
(10%), Uk e Australia (entrambe al 4%) e Francia (2%). Ancora molto
marginale il consumo in Italia, dove i Nolo valgono lo 0,1% sul totale delle
vendite di vino, per un controvalore si 3,3 milioni di dollari che – secondo
le stime Iwsr – dovrebbe raggiungere i 15 milioni nei prossimi 4 anni.

Un’opportunità aggiuntiva

«Dobbiamo analizzare il fenomeno con lucidità, come un’opportunità
aggiuntiva, certo non risolutiva per il vino italiano – spiega Paolo
Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini – Tassi di crescita
così elevati riflettono un calcolo numerico a partire da numeri molto bassi,
ma resta il dato tangibile di un interesse per un mercato che può
rappresentare un alleato importante per le cantine italiane. Abbiamo
fotografato una platea di consumatori disposti a sperimentare, sempre meno
ancorati ad una sola bevanda. I Nolo in questo senso sono un’ulteriore
possibilità più che un’alternativa, legati a un consumo situazionale. A fare
la differenza sarà la qualità del prodotto».

La crescita sul mercato Usa

Stando ai dati elaborati, in un mercato relativamente maturo come quello
degli Usa 7 consumatori di no-alcol wine su 10 bevono anche vino
tradizionale, e il tasso di penetrazione di no-alcol drinks è attorno al 10%
sia tra i bevitori di vino che tra gli astemi (12%). Un allineamento che si
non è ancora registrato in Italia, dove i no-alcol drinkers sono il 13% tra
gli astemi e solo il 7% tra i consumatori di vino.

Etilometro e modelli di vita sani alla base dei consumi

Ma quali sono le motivazioni che spingono al consumo di vini no e low alcol?
Per il responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini: «I
principali fattori di scelta abbracciano la salute o comunque uno stile di
vita sano, con risposte che ottengono oltre il 30% dei consensi. La
preoccupazione per la guida sale ai primi posti per il consumo di zero
alcol, menzionata in Italia dal 45% dei consumatori e in America dal 36%,
mentre la curiosità è più un driver per i low. Comprendere profondamente le
ragioni che potrebbero muovere consumatori di queste bevande verso la scelta
di un prodotto a tutti gli effetti “nuovo” implica ragionamenti più
olistici, che abbracciano anche la presentazione e il packaging”.

Tra gli ostacoli alla diffusione di questo segmento di prodotto,
dall’indagine emerge la reperibilità come uno dei fattori che, ad oggi,
frenano il consumo di vini Nolo tra chi già acquista altre bevande a
gradazione ridotta o zero.

GAMBERO ROSSO

Il gioco dell’oca dei no alcol

Vini dealcolati fermi tutti: la produzione in Italia è bloccata fino al 2026

A impedire di andare avanti sono le disposizioni fiscali del Mef.
Uiv:“Inaccettabile che la mano destra della pubblica amministrazione non
sappia cosa faccia la sinistra”

Di Loredana Sottile

Strada in discesa per i vini dealcolati? Non proprio. Fatta l’Italia ora
bisogna fare gli italiani. Tradotto in linguaggio vitivinicolo: portato a
casa il decreto che dà il via libera anche nel Belpaese, adesso bisogna
poterli produrre. Ma una nuova impasse legislativa impedisce alla filiera di
iniziare. A denunciare l’inghippo, da Vinitaly, è il presidente di Unione
italiana vini Lamberto Frescobaldi: «Sui dealcolati oggi il settore è fermo
con le quattro frecce: dobbiamo risolvere gli snodi fiscali e normativi e
dobbiamo iniziare a produrre».

A bloccare l’iter le disposizioni fiscali del Mef

Ma qual è il problema? In primis le disposizioni fiscali previste dal
ministero dell’Economia e delle Finanze, che vanno a intervenire sul decreto
del ministero dell’Agricoltura. D’altronde si ricorderà c’era già stata una
piccola sovrapposizioni tra i due Ministeri lo scorso dicembre, a causa
della fuga in avanti del Mef, poi superata grazie al decreto di
Lollobrigida. Ora, però, il problema si ripresenta.

«Se il Masaf non interviene le imprese dovranno attendere fino al 2026 prima
di poter partire con la produzione (al momento molti brand italiani
producono all’estero; ndr) – spiega il segretario generale Uiv Paolo
Castelletti – Serve una norma ponte che consenta di definire il quadro
fiscale per la produzione in questa fase transitoria: è impensabile che
aziende che hanno investito in macchinari per la dealcolazione rimangano
bloccate per un vuoto normativo in cui la mano destra della pubblica
amministrazione non sa cosa fa la sinistra».

Il grande gioco dell’oca dei dealcolati

Ma questa non è l’unica criticità. La seconda riguarda la norma relativa
alla promiscuità dei luoghi di produzione, che prevede l’obbligo di
separazione degli spazi. Infine, vige ancora un ostacolo alla produzione
degli spumanti dealcolati gassificati. «Su entrambe le questioni siamo in
dialogo con il Ministero – rivela Castelletti – dovrebbero risolversi con
una modifica al decreto in tempi rapidi”.

Anche perché i brand italiani, che al momento producono fuori dai confini
nazionali, sono in attesa di poter spostare la produzione in Italia, come
hanno più volte confermato al Gambero Rosso. La sensazione, però, è di
trovarsi dentro ad un grande gioco dell’oca in cui si torna sempre al punto
di partenza.

I numeri del dealcolato

Secondo l’analisi dell’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su base dati Iwsr,
presentata a Vinitaly nel corso del convegno organizzato in collaborazione
con Veronafiere “Zero alcohol e attese del mercato”, il mercato mondiale dei
vini No-Lo (no e low alcohol) vale oggi 2,4 miliardi di dollari e dovrebbe
raggiungere i 3,3 miliardi di dollari nel 2028 con un tasso di crescita
annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume.

WIRED

Etichette del vino sui rischi per la salute, in Italia ci sono già e chi le
usa non vende meno

Sulla falsariga di quanto fatto in Irlanda, alcuni produttori piemontesi
hanno sfidato il luogo comune del settore che teme un calo delle vendite.
Ecco la loro storia

Le etichette su vino e alcolici per segnalare i rischi per la salute
correlati sono diventate una delle crociate personali del ministro
dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che è a favore del “no”, ma il
dibattito sulla presenza o meno dei cosiddetti health warning sulle
bottiglie di vino non sembra destinato a finire presto. Se da un lato c’è
stata l’alzata di scudi di alcune associazioni di categoria, come
Coldiretti, dall’altro le raccomandazioni dell’Oms e le decisioni
dell’Unione Europea vanno nella direzione di rendere le etichette “parlanti”
anche dal punto di vista delle informazioni sanitarie legate ai rischi del
consumo di alcolici. A oggi ci sono comunque esempi di produttori e paesi,
come l’Irlanda, che hanno già introdotto questo tipo di etichette per
rendere i consumatori più consapevoli. Ma andiamo con ordine.

Gli studi, le posizioni di Oms e Unione Europea

Un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
sottolinea come nell’Unione europea, il consumo pro capite di alcol tra gli
adulti nel 2019 sia il doppio della media mondiale, e “oltre il 5% di tutti
i decessi nell’UE è correlato all’alcol, con il cancro come causa
principale”. L’Oms sostiene che l’etichettatura dell’alcol sia “un’opzione
politica per ridurre i danni correlati”, rendendo i consumatori più
consapevoli dei rischi che corrono. Nel rapporto infatti si aggiunge che:
“In un sondaggio online, solo il 39% degli intervistati era a conoscenza del
fatto che l’alcol provoca il cancro del colon-retto, nonostante rappresenti
un terzo di tutti i nuovi casi di cancro correlati all’alcol nell’Ue –
scrive l’Oms – e, sorprendentemente, solo il 15% degli intervistati sapeva
che l’alcol provoca il cancro al seno, nonostante le crescenti prove che
anche bassi livelli di consumo possono portare al cancro al seno e che, in
generale, non esiste un livello sicuro quando si tratta di rischio di
cancro”.

E a chi propone solo l’utilizzo di un Qr Code per avere ulteriori
informazioni, sempre nel documento dell’Oms vengono riportati i dati di un
primo esperimento pilota svolto in un supermercato di Barcellona, in Spagna,
dove erano stati posizionati cartelli con la scritta “L’alcol nuoce
gravemente alla salute” e un codice Qr. Per stimarne il tasso di utilizzo è
stato effettuato un confronto tra il numero di visite al sito web e il
numero di clienti nel supermercato (numero di ricevute di vendita univoche)
in una singola settimana. Risultato? “Complessivamente, sei clienti su 7079
hanno scansionato il codice QR durante la settimana, il che corrisponde a un
tasso di utilizzo dello 0,085%. Tra i clienti che hanno acquistato alcolici,
il tasso di utilizzo è stato di 2,6 per 1000 (0,26%)”.

A febbraio 2025 è stato pubblicato anche un altro documento che sta
scuotendo il mondo del vino, nel quale la Commissione europea fa il punto
sul Beca, ovvero il programma “Beating cancer” del 2021, cioè il Piano
europeo di lotta contro il cancro, che già allora metteva nero su bianco la
necessità di limitare il consumo di alcolici e introdurre un’etichetta
sanitaria su vino e bevande alcoliche. Andando ancora più indietro nel
tempo, lo “European framework for action on alcohol 2022-2025”, invitava i
governi a mettere in campo azioni significative per raggiungere l’obiettivo
di una riduzione del 10% del consumo pro capite entro il 2025.

Il caso Irlanda

L’Irlanda è stato un paese apripista in materia di etichette sanitarie sulle
bevande alcoliche, vini compresi, dando informazioni visibili legate ai
rischi per la salute già sulle bottiglie. Non è stata inserita la scritta
generica, come per le sigarette, “nuoce gravemente alla salute”, ma messaggi
precisi come “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “Alcol e
tumori mortali sono direttamente collegati”, oltre al messaggio, spesso
disegnato con un simbolo, per le donne in gravidanza, che dovrebbero
astenersi dal bere alcolici. La legge, approvata nel 2023, diventerà
ufficiale nel 2026, dopo tre anni di transizione. Già all’epoca del suo
primo semaforo verde, la norma aveva attirato non poche critiche, anche
dall’Italia e da Coldiretti, che vedevano in questa legge un possibile freno
agli introiti dell’export per i produttori nazionali. E in Italia?

I produttori piemontesi con le etichette sul vino

Non ci sono solo le posizioni contro l’health warning sulle etichette.
Esistono produttori che hanno deciso di introdurle e che sono favorevoli a
seguire l’esempio di quanto fatto in Irlanda: “È giustissimo inserire queste
informazioni già in etichetta perché la molecola dell’etanolo ha delle
proprietà genotossiche ed è anche una sostanza psicotropa che dà dipendenza
– spiega Michele Fino, professore ordinario di Fondamenti diritto europeo
all’università di Pollenzo, e autore del libro “Non me la bevo” – Le persone
devono essere consapevoli delle scelte che fanno”. Secondo Fino quello
irlandese è un esempio “equilibrato” che “induce consapevolezza”. “In
Irlanda”, riprende, “c’è un’abitudine al binge drinking. Hanno 50-60 persone
all’anno che muoiono col bicchiere in mano, che bevono così tanto da
raggiungere il coma etilico. Hanno quindi introdotto misure informative
molto caute e proporzionate, perché sanno che, con un’abitudine così
radicata, se si mette il bando si ottiene l’effetto opposto. I bandi
stimolano la voglia di andare contro l’autorità mentre noi abbiamo bisogno
di un’educazione alimentare nelle scuole. Non è vero che un bicchiere non fa
male a nessuno, perché dipende da tanti fattori, come la genetica. Rimane
comunque qualcosa che aumenta il rischio di malattie”.

Da queste considerazioni, insieme a un altro produttore piemontese, Cascina
Garitina, Fino ha lanciato la proposta di introdurre i “messaggi irlandesi”
anche qui in Italia. “Ho trovato produttori contrari che pensano che
nascondendo la polvere dell’alcol sotto il tappeto andrà tutto bene o come è
sempre stato – conclude il professore, che porta avanti anche una piccola
produzione di vini -. La verità è che nessuno dei miei clienti si è
spaventato di queste scritte trasparenti e non ho registrato un calo
impressionante del fatturato. Non cambia il proprio mercato, si mette solo
in pratica una comunicazione virtuosa”.

Fino non è il solo a pensarla così: “Da tre anni ho introdotto sulle mie
etichette gli stessi messaggi che sono stati inseriti dall’Irlanda – spiega
Gianluca Morino, vignaiolo indipendente, che con la sua azienda e cantina
Garitina produce 120mila bottiglie l’anno (delle quali il 70% vola
all’estero) – Mi sono mosso dopo aver letto la prima stesura del BeCa, ed
ero convinto che fosse necessario anticipare i tempi. Del resto, se l’alcol
è cancerogeno, inserito in classe di rischio 1, i viticoltori devono fare
pace con sé stessi. Non è vero che l’alcol del vino è diverso, la molecola è
sempre la stessa. Non esiste il rischio zero, ma si può fare una campagna di
comunicazione diversa”. Anche qui, nessun commento negativo dalla clientela:
“Ho avuto solo feedback positivi dai consumatori, soprattutto dai più
giovani che sono più attenti ultimamente alle questioni legate alla salute –
aggiunge -. Non ho avuto nessun calo delle vendite. Quell’etichetta la uso
in Italia e su tutto il mercato europeo, anche perché negli Stati Uniti gli
health warning ci sono già da anni”. Per Morino, il settore dovrebbe
concentrarsi soprattutto su altre questioni, come per esempio “il tema
dell’eccedenza e della perdita di appeal sulle nuove generazioni, aspetti
che sono cruciali per la sopravvivenza del comparto”.

TORINO CRONACA

Torna a casa ubriaco, litiga con la moglie e aggredisce i carabinieri:
fermato col taser

Un camionista di origine romena è stato arrestato a Torino nord. Ha dato in
escandescenze una volta rincasato

Niccolò Dolce

È tornato a casa completamente ubriaco, dopo una grigliata passata con gli
amici. E una volta rincasato ha pensato bene di prendersela prima con la
moglie, poi di sfasciare buona parte dell’alloggio e infine di assalire i
carabinieri chiamati dai vicini di casa della coppia, spaventati. Dovrà
rispondere di violenza e resistenza a pubblico ufficiale il camionista
romeno arrestato in via Borgaro, zona Madonna di Campagna, e che ha
aggredito i carabinieri del Radiomobile. I militari, per fermare la furia
dell’uomo, hanno dovuto adoperare il taser. La lite con la moglie è avvenuta
per futili motivi, in quanto lo straniero era in preda all’alcol dopo essere
rincasato.

LA REPUBBLICA

Vigilante fermato ubriaco alla guida dell’auto di servizio: patente e
pistola ritirate

di Carmine R. Guarino

Il posto di blocco dei Carabinieri a Cernusco sul Naviglio. Il livello di
alcol nel sangue sopra il limite di 0,5 grammi per litro

L’auto con i colori d’istituto, quelli di una società che si occupa di
vigilanza privata, procede sulla strada Provinciale 121 a Cernusco sul
Naviglio. All’altezza del distributore di benzina, la paletta dei
carabinieri intima l’alt al veicolo. L’uomo alla guida – 48 anni, italiano –
si ferma. È in divisa, ha la pistola alla cintola perché sta lavorando. I
militari notano però che ha gli occhi lucidi e sembra agitato. Il perché
sarà chiaro poco dopo, quando per ben tre volte l’etilometro restituirà
livelli di alcol nel sangue al di sopra del limite di 0.50 grammi per litro
imposto dalla legge.

Per il 48enne, una guardia particolare giurata, non c’è altro finale
possibile: multa, ritiro della patente, addio a 10 punti e soprattutto
ritiro cautelare dell’arma. Per lui i guai iniziano poco dopo la mezzanotte
di sabato 5 aprile, quando incrocia i carabinieri della compagnia di
Pioltello e del nucleo Radiomobile impegnati in dei controlli straordinari a
Cernusco durante i quali vengono fermati 130 veicoli e 150 persone. Tra loro
proprio il vigilante, che lavora per un noto istituto di sicurezza milanese.
Quando i militari lo bloccano è in servizio, a bordo della macchina
dell’azienda. Dopo che l’accertamento preliminare dà esito positivo, gli
uomini dell’Arma lo sottopongono all’alcoltest, che certifica sempre
risultati oltre i limiti, di poco inferiori a 0.80. È lo stesso vigilante a
consegnare la sua arma di servizio e i caricatori ai carabinieri, che
dispongono poi il ritiro cautelare dell’arma con segnalazione inoltrata alla
Prefettura.

Nel corso degli stessi controlli, organizzati per prevenire le stragi del
sabato sera, i carabinieri hanno sanzionato per guida in stato d’ebrezza un
24enne neopatentato e un 53enne, mentre un 48enne italiano è stato
denunciato per lo stesso motivo. Un uomo di 35 anni, anche lui sorpreso
ubriaco al volante, è stato invece indagato per resistenza, violenza e
minaccia a pubblico ufficiale perché ha insultato e cercato di aggredire i
militari al posto di blocco.

IL GIORNO

Rissa tra i figli, sporcizia e alcolici. Denunciata ex campionessa di boxe:
“Minori abbandonati e maltrattati”

Milano, due fratelli adolescenti hanno cercato di accoltellarsi, ma la madre
ubriaca dormiva nell’altra stanza. “Cos’è successo?”, ha chiesto ai
carabinieri che l’hanno svegliata. La chiamata al 112 dei vicini di casa

NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA

Milano – Non s’è accorta di nulla e ha continuato a dormire, stordita
dall’alcol: quando ha visto i carabinieri in casa, ha chiesto a loro cosa
fosse successo. Non s’è accorta che due figli si stavano picchiando e che
uno di loro aveva cercato di sfondare la porta del bagno a colpi di coltello
per aggredire il fratello. Il tutto in un appartamento trovato completamente
a soqquadro e in una “situazione igienico-sanitaria pessima”. Per questo,
una ex campionessa di pugilato sulla cinquantina, di cui non daremo le
generalità per tutelare i tre adolescenti che vivono con lei, è stata
denunciata dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e abbandonato di
minori.

Ore 12.50 di ieri, zona Dergano. Alcuni residenti di uno stabile chiamano il
112, spaventati dalle urla che arrivano dal terzo piano. I militari del
Nucleo Radiomobile salgono di corsa le scale del palazzo e si imbattono al
quarto piano in un ragazzo in lacrime con un leggero taglio sulla guancia
sinistra; ha 16 anni, e con lui c’è anche il fratello di 14 anni. È proprio
il più piccolo a chiamare il padre, agli arresti domiciliari in un’altra
abitazione, che gli dice che sta arrivando il nonno. I ragazzi raccontano
agli investigatori dell’Arma che il sedicenne ha litigato con il terzo
fratello, di un anno più grande, al ritorno a casa in monopattino dopo aver
partecipato a una festa: il primo avrebbe provato a colpire l’altro con una
lama da cucina, per poi chiudersi a chiave in bagno per sfuggire alla
reazione dell’aggredito; a quel punto, il secondo avrebbe usato lo stesso
coltello per buttare giù l’uscio

I carabinieri entrano in casa e si trovano davanti una situazione ai limiti
della vivibilità: il pavimento è sporco e coperto di terriccio; sul tavolo
della cucina ci sono avanzi di cibo e spazzatura che sta lì da giorni; la
porta del bagno è smontata, sedie e suppellettili sono ribaltati a terra. In
camera da letto c’è la mamma dei tre fratelli, che dorme su un materasso
adagiato a terra: non sa nulla di quanto successo poco prima, evidentemente
anestetizzata dal vino che ha ingerito. I sanitari di Areu trasportano il
diciassettenne al pronto soccorso del Fatebenefratelli (con lui ci sono pure
il quattordicenne e il nonno paterno), mentre la donna e il sedicenne
finiscono al Niguarda. Dopo la visita in ospedale, che si chiude con un
foglio di dimissioni con zero giorni di prognosi, il diciassettenne viene
accompagnato negli uffici del Radiomobile e affidato al nonno. Poco dopo, i
militari vengono a sapere che il sedicenne si è allontanato autonomamente
dal Niguarda ed è tornato a casa, raggiunto poco dopo in taxi dalla madre. A
valle degli accertamenti investigativi, i carabinieri informano il pm di
turno della Procura dei minorenni di aver denunciato la cinquantenne per
maltrattamenti in famiglia e abbandono di persone minori o incapaci.

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