Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 12 dicembre 2020

12 Dicembre 2020
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

PRIMAVICENZA.IT

A BICCHIERATE

Ubriaca e sotto psicofarmaci, 43enne picchia il marito 80enne

Ieri, venerdì 11 dicembre 2020, dopo l’ennesima aggressione, sono scattate
le manette per la donna 43enne di origini romene.

Ieri pomeriggio, venerdì 11 dicembre 2020, i carabinieri della Sezione
Radiomobile della Compagnia di Bassano del Grappa hanno tratto in arresto
una donna 43enne di origine romena per maltrattamenti, lesioni aggravate e
minacce gravi in danno dell’anziano marito, un pensionato 80enne del
bassanese.

L’incresciosa vicenda ha avuto origine la sera del 9 dicembre 2020 poco
prima della mezzanotte, quando il personale del 118, allertato dalla stessa
donna, aveva richiesto il dovuto supporto al 112 della Centrale Operativa
dei Carabinieri di Bassano del Grappa, in seguito ad una violenta
aggressione fisica verso l’anziano marito convivente, ferito dal lancio di
bicchieri in vetro che gli avevano procurato alcune ferite al capo.

Appena giunti sul posto, i militari si sono trovati davanti una situazione
raccapricciante: copiose e diffuse macchie di sangue sparse in diversi punti
della casa, compreso il pianerottolo d’ingresso. L’appartamento si
presentava in uno stato di incuria inquietante, associato ad un disordine
esteso in tutta la casa. Ovunque erano presenti blister vuoti di farmaci di
vario genere, fra cui psicofarmaci, numerose bottiglie di superalcolici in
parte vuote.

Offese e minacce di morte

La donna, poi identificata nella moglie dell’aggredito, si presentava in
evidente stato di alterazione conseguente all’assunzione smodato di alcolici
e psicofarmaci, la quale poco prima dell’arrivo del 118 aveva colpito il
marito con alcuni bicchieri di vetro ferendolo al capo, offendendolo e
minacciandolo di morte, anche alla presenza dei carabinieri e dei sanitari,
palesando evidenti segnali di aggressività.

THE SOCIAL POST

Fumo e Alcol tra le principali cause di morti premature in Ue: è allarme

Nell’ultimo rapporto dell’OCSE Health at a Glance 2020 presentato il 19
novembre a Parigi, si è fatto il punto sul numero di decessi in Europa
provocati da tabacco, dall’alcol e dall’inquinamento atmosferico.

Il rapporto evidenzia come il tabagismo, ovvero la dipendenza dal fumo, sia
la principale causa di morti premature nell’Unione europea con circa 700.000
casi all’anno.

L’OCSE: è allarme tabagismo

Nata nel 1960 e entrata in vigore nell’anno successivo, l’Ocse –
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico con sede a Parigi
– si occupa del benessere economico e sociale dei cittadini europei.

Proprio a cura dell’Ocse è il recente report in cui si rintracciano le cause
delle morti premature in Europa. Un’analisi che ha evidenziato, come
dicevamo, la predominanza di una causa su tutte: il tabagismo. Con i suoi 5
milioni di morti l’anno, il tabagismo si conferma essere il principale
responsabile dei decessi prematuri: “Resta la principale causa di morti
premature nell’Unione europea, con circa 700.000 decessi all’anno – scrive
l’Ocse – Il consumo di tabacco resta il principale fattore di rischio
comportamentale per la salute“.

I morti a causa del fumo in Italia

Le conseguenze mortali del tabagismo possono essere rintracciate anche
diminuendo il raggio dell’analisi e concentrandoci sulla sola Italia.

Come riportato dall’Associazione Prevenzioni Tumori, in Italia circa il 15%
di 560mila decessi registrati ogni anno è riconducibile proprio al tabacco
che causa, in tutto, circa 70mila morti.

Per correre ai ripari, sempre più sindaci in Europa, tra cui la torinese
Chiara Appendino, hanno imposto, tramite delibere comunali, severi divieti
ai fumatori impedendo di fumare nei parchi pubblici, nelle aree verdi con
giochi per i bambini e negli spazi attrezzati per lo svolgimento di attività
sportive.

Subito dopo il tabacco, l’alcol

Subito dopo la dipendenza dal tabacco, tra le principali cause di morte in
Europa si colloca la dipendenza da alcolici che “contribuisce a circa
255mila-290mila decessi annuali in Ue“ (*). Il rapporto evidenzia come le
“politiche di controllo dell’alcol hanno ridotto il consumo globale di
bevande alcoliche in numerosi Paesi nel corso degli ultimi dieci anni“.
Tante le politiche di sensibilizzazione per contrastare il fenomeno, ma il
forte consumo di alcool resta problematico. Un terzo degli adulti, secondo
il report, presenterebbe almeno un episodio di consumo intenso nel corso
dell’ultimo mese e “oltre un quinto degli adolescenti di 15 anni dichiara di
essere stati in stato di ebbrezza più di una volta nella vita“.

Non solo fumo e alcol

Ma non sono solo fumo a alcol a destare preoccupazione. Infatti, sempre
l’Ocse, rintraccia come al di là della mortalità per l’emergenza Coronavirus
in tutto il mondo, sulla salute abbiano continuato a incidere i fattori
ambientali e il riferimento è all’inquinamento atmosferico. “Benché la
qualità dell’aria sia migliorata in gran parte dei Paesi europei nel corso
dei due ultimi decenni – si legge nel rapporto dell’Ocse – i livelli di
inquinamento restano superiori alle linee direttrici dell’OMS in gran parte
dei Paesi, in particolare, nelle grandi città.

Questo ha gravi conseguenze sulla salute della popolazione e sulla
mortalità”.

(*) Nota: si può discutere sul concetto di “dipendenza”, ma è certo che
molti decessi conseguenti al bere sono legati a bevute episodiche,
occasionali, o a livelli di consumo socialmente considerati non “eccessivi”.

IL RESTO DEL CARLINO

Bologna, ubriaco in Suv bloccato sui binari

Al passaggio a livello di via Zanardi ha proseguito sulla ferrovia. La linea
ferroviaria regionale Bologna-Venezia è rimasta bloccata per due ore

di NICOLETTA TEMPERA

Bologna, 12 dicembre 2020 – Ubriaco alla guida di un suv, è rimasto bloccato
con il fuoristrada sui binari, paralizzando la circolazione dei treni. È
successo ieri sera, intorno alle 19. Il bosniaco di 37, a causa dello stato
di forte ubriachezza, al passaggio a livello di via Zanardi ha proseguito la
marcia sui binari ferroviari, dove il Suv è rimasto impantanato.

Sul posto sono intervenute le volanti, la polfer e la polizia locale. L’uomo
è stato sottoposto all’alcol test: l’etilometro ha segnalato un valore molto
più alto del limite consentito. Nel tempo necessario a rimuovere l’auto e
soccorrere l’ubriaco, la linea ferroviaria regionale Bologna Venezia è
rimasta bloccata sia verso nord che verso sud. Solo intorno alle 21 è
ripreso il regolare transito dei treni. La Polfer ha denunciato il
trentasettenne.

SULPANARO.NET

“Favorisca la patente”, e consegna la tessera Coop. Denunciato ubriaco alla
guida

Carpi – Venerdi pomeriggio, nell’ambito di un servizio al largo raggio
eseguito dai militari della Compagnia carabinieri di Carpi lungo le
principali arterie della città, è stato fermato e controllato un conducente
di trent’anni il quale, già alle ore 16.30, guidava la propria autovettura
in stato di ebrezza alcolica. Alla richiesta di favorire i documenti, l’uomo
ha consegnato la tessera raccolta punti di una nuova catena commerciale,
facendo evidentemente Insospettire i militari che lo stavano identificando.
Il successivo accertamento eseguito attraverso l’etilometro ha difatti
stabilito che l’uomo stesse guidando ubriaco. Per questo gli è stata
ritirata la patente e sequestrato il veicolo.

LA STAMPA

Vino di bassa qualità venduto agli svizzeri come grandi ”cru”

RICCARDO COLETTI

Le etichette: quelle di grandi vini e cantine storiche come Gaja, Antinori,
Ornellaia. Il vino: un falso da vendere in Svizzera a prezzi concorrenziali.
Un’indagine lunga e complessa partita dalla Procura di Asti ed affidata alla
guardia di finanza e ai carabinieri della Compagnia di Canelli.

Tutto inizia nel 2016. Un agente di commercio scova bottiglie in vendita a
prezzi «sospetti». Indaga e scopre che quell’etichetta, così come il
contrassegno del monopolio, è falsa. Parte una denuncia contro ignoti. Ci
sono almeno 50 mila bottiglie di vino false pronte ad essere inviate a
clienti inconsapevoli. Le indagini partono e dal Piemonte e arrivano sino
alle provincie di Genova, Treviso, Pesaro-Urbino, Milano, Roma e Brindisi.

In 2 anni, dal 2016 al 2018, sono state falsificate 50 mila bottiglie di
vino per una truffa che rasenta il milione di euro. Spunta il nome di una
cantina tra Canelli e Nizza. Secondo le indagini è lì che si vinificano i
falsi. La guardia di finanza coinvolge i carabinieri del Nas di Alessandria:
trovano etichette false, cliché per la stampa dei contrassegni di Stato e
tutto il materiale per edulcorare il vino. Per renderlo simile a quello
«originale». Trucioli di legno per dar sapore di barrique, ad esempio.

Sono 9 gli indagati: 5 ai domiciliari e 4 con obbligo di firma. C’è chi
produceva il vino, chi lo contraffaceva e chi si preoccupava di piazzarlo
sul mercato elvetico. Un commerciale capace di aggirare i sistemi di
sicurezza di un paese come la Svizzera che ha regole e controlli ferrei
sull’importazione di vino.

Ora i 9 sono accusati di associazione a delinquere, riciclaggio ed
auto-riciclaggio, contraffazione di pubblici sigilli, frode nel commercio di
bevande, falsificazione di indicazioni geografiche e reati fiscali.

Con la conclusione dell’indagine sono scattati altri sequestri. I finanzieri
hanno trovato: altre 15 mila bottiglie di vino contraffatto, 19 cliché,
10.600 etichette singole, 8393 contrassegni di Stato per Doc e Docg, 165.320
capsule di chiusura per bottiglie con marchi o loghi di aziende
vitivinicole, oltre a 200 chili di sostanze vietate in enologia come aromi,
sciroppi e coloranti. Il tutto per un valore di 200 mila euro. In precedenza
le indagini hanno consentito di sequestrare al confine con la Svizzera altre
4884 bottiglie di vino contraffatte.

ALTARIMINI

Dalla madre con problemi di alcol al compagno violento. Intervista
all’Avvocato Riminese Chiara Baiocchi

Durante la sua esperienza ha seguito innumerevoli casi, ma due sono rimasti
nella memoria

Di Sara Ferranti

Femminicidi e violenze. Molestie e abusi, sopraffazioni. Umiliazioni.
Stalking. Crimini odiosi. Un numero in crescita folle di tante giovani e
giovanissime, violate nel corpo e nell’anima. Un universo di sofferenza e
prevaricazione. Ci vogliono episodi di cronaca di violenza inaudita, di
cinismo, di sopraffazione bieca per risvegliarci, per darci un effetto
elettroschock. Qualche volta si tratta di violenza patita nel silenzio e non
dichiarata – per paura, per vergogna, per difficoltà a ricevere ascolto e
attenzione – altre volte denunciata, ammessa sommessamente – come un grido
taciuto – o urlata con rabbia, in modo liberatorio.

Il fenomeno della violenza contro le donne è un tema sempre più comune e si
assiste in ogni angolo del paese e del mondo, obbliga quindi ad imprimere
una decisa e decisiva accelerazione, senza esitazioni, sul piano della
co-azione concreta, sia in campo legislativo sia sul più ampio terreno
culturale e sociale. La violenza sulle donne, purtroppo, è un tema sempre
più comune.

Ribellarsi non è facile. Le donne vanno aiutate e ciascuno di noi ha il
dovere di non voltarsi dall’altra parte, quando capisce che in casa di amici
o di parenti si vive il dramma dei maltrattamenti.

Ma il timore della denuncia è uno spettro che chi si occupa di difendere
donne maltrattate ha imparato presto a conoscere.

Ed è per questo che abbiamo chiamato l’avvocato Chiara Baiocchi, specialista
in diritto di famiglia Chiara, riminese, classe 1977, fin da piccola sognava
di diventare avvocato, spronata soprattutto all’idea che un legale può
mettersi a disposizione e aiutare le persone in difficoltà.

La figura dell’avvocato l’ha sempre affascinata. Per lei non rappresentava
solo un ruolo da professionista ma l’immagine dell’avvocato raffigurava nei
suoi pensieri il paladino della giustizia che doveva far trionfare il bene,
portatore di luce e di regole. In più, con il tempo si è resa conto che,
conoscendo la legge, oltre ad essere una persona lungimirante, avrebbe
potuto difendere anche i diritti dei più deboli.

Avvocato, ci spieghi un po’ che dinamiche avvengono davanti ad una violenza.

“Non è facile far parlare chi è vittima di violenze. Si tende a giustificare
in qualche modo il partner. C’è chi mi dice, per esempio, ‘magari se non gli
avessi risposto male…o non avessi alzato la voce…Il mio sforzo è quello di
far capire loro che questo non è amore. Spesso si decide di denunciare solo
quando è qualcuno dell’esterno della famiglia a intervenire”.

Chiara non è solo un attento e responsabile professionista, ma è anche madre
di due bambini di 7 e 9 anni, ed è sposata con Alessandro, il suo grande
amore, a sua volta avvocato e che quindi conosce molto bene tutte le
sfaccettature del loro lavoro e riesce a comprendere lo stile così
incalzante della vita della moglie, la incoraggia e la sostiene. È un legale
completo, che non prende mai nessun caso trattato alla leggera, che non dà
mai niente per scontato e per ogni problema che le si presenta, studia con
particolare dovizia anche i minimi dettagli, premunendosi di reperire anche
le pronunce giurisprudenziali più recenti ed aggiornate ma che si possono
attagliare al caso di specie.

Come si fa a capire quando si è veramente di fronte un caso di violenza?

“Dopo tanti anni che faccio questo mestiere riesco quasi sempre a capirlo
velocemente. Spesso incontro donne con il cellulare completamente rotto
perché il proprio compagno o marito lo ha scaraventato a terra come un gesto
estremo di non farle più comunicare con il mondo esterno. Le seguono, fanno
mille domande, vogliono conoscere tutto e tutti. Le accompagnano ad un
aperitivo con un’amica, dal parrucchiere a fare spesa. Le isolano dalla
famiglia, le fanno sentire in colpa, fino a far credere loro che nessuno gli
vuol bene, cercando di interrompere qualsiasi rapporto di amicizia esse
abbiano. Inoltre va tenuto conto che spesso con vergogna si cerca di tenere
il tutto nascosto il più possibile”.

L’avvocato Baiocchi ha intrapreso da subito la sua carriera legale seguendo
quella che riteneva essere la sua vocazione e la materia di riferimento, il
diritto di famiglia. Durante la sua esperienza ha seguito innumerevoli casi
suddivisi fra separazioni, divorzi, questioni patrimoniali, diritto
minorile. Ne ha visti tanti e davvero particolari nella sua carriera, ma ce
ne sono due che sono rimasti particolarmente nella memoria.

Chiara, ci puoi raccontare, tra i tanti, un caso veramente difficile e che
ti ha regalato enormi soddisfazioni?

“Certamente. Il primo che mi viene in mente è quello di una ragazza della
provincia di Rimini. Tempo fa una mia amica mi ha telefonato dicendomi di
prendere appuntamento per un caso difficile. Si trattava di una donna del
circondario disperata di circa 40 anni che non riusciva a separarsi dal
compagno in quanto lo stesso la minacciava di farle del male se solo avesse
provato ad andarsene. La ragazza era distrutta, aveva due figli piccoli di
cui uno appena nato con seri problemi, non possedeva una casa di proprietà,
non aveva un lavoro né genitori vicini e non riusciva a trovare il coraggio
di lasciarlo. Era terrorizzata. Lui era il classico uomo violento
narcisista, di quelli che troppo spesso occupano le pagine della cronaca
nera a danno delle compagne e mogli, che mortificava la compagna portando le
altre donne in casa in presenza dei bambini. Inizialmente lei non parlava, è
arrivata da me in lacrime, negava le violenze. Ma il mio lavoro non è solo
burocrazia, è anche e soprattutto ascolto e, con anni di esperienza, riesci
a leggere tra le righe anche ciò che la gente non dice. Per questo ho preso
io le redini della situazione e ho ritenuto di attivare il codice rosso
quando mi sono resa conto che la signora subiva non solo violenza
psicologica ma anche fisica riportando segni evidenti sul corpo e seguendo
non solo la mia coscienza ma anche quello che giuridicamente è giusto fare.
C’è stata una lunga battaglia legale ma io ero certa che saremmo arrivate,
unite, a capo della disputa e infatti abbiamo ottenuto l’affidamento
esclusivo del figlio da parte della madre che ha potuto occuparsi del
bambino con problematiche, ottenendo altresì la casa coniugale e il
pagamento del mantenimento del minore. Ma non ho inteso fermarmi alla sola
attività di legale… moralmente mi sono sentita di non abbandonare questa
donna al temine delle vicende giuridiche, le sono stata vicina per quanto
possibile, l’ho sostenuta e spronata affinché si rimettesse in gioco e
aprisse una nuova attività commerciale come da suo desiderio. Con il tempo
quel sentimento di mortificazione che si portava dietro da anni è scomparso
e ha deciso di buttarsi in questa nuova avventura dove ha sviluppato la
propria attitudine imprenditoriale diventando una capace commerciante e
riuscendo, una volta emersa dall’incubo, a ritrovare serenità nella sua vita
e più tardi anche un nuovo compagno”.

Esiste violenza anche al maschile?

“Si. In maniera diversa, ma esiste. Ti potrei raccontare davvero decine e
decine di casi, ma uno di cui valga davvero la pena parlare è quello di un
uomo della nostra zona. Una persona seria, quadrata, un padre affettuoso a
cui era stato tolto affidamento dei suoi figli perché la moglie è risultato
essere affetta da alcolismo. È stato accusato di essere suo “complice” e non
meritare quindi di vedere crescere i suoi bambini conseguentemente affidati
ai servizi minorili. La battaglia legale è stata dura, tortuoso ed
estenuante ma, né il cliente né io, abbiamo mai mollato e con tanto impegno
ed abnegazione siamo riusciti, con l’aiuto degli assistenti sociali e delle
psicologhe, a ottenere l’affidamento esclusivo del padre, imprenditore
conosciuto in tutto il territorio romagnolo. Sono orgogliosa del risultato
anche perché questo è uno dei pochi casi in Romagna in cui è stato ottenuto
affidamento esclusivo in così poco tempo e con così solerzia”.

Chiara è così, come la si vede, ha tanta sensibilità e ottime capacità di
ascolto, la stessa si forma continuamente partecipando a corsi e seminari
come allieva e come relatrice. I suoi clienti non sono numeri ma diventano
parte del suo percorso e trovano in lei una professionista che li
accompagnerà e guiderà nel percorso giuridico, sia stragiudiziale che
giudiziale, con il massimo impegno ed abnegazione. L’arduo compito di un
bravo avvocato matrimonialista è infatti quello di gestire e risolvere una
situazione delicata e dolorosa come quella della fine di un matrimonio o un
rapporto in genere.

Quella di ciascuna avvocata rappresenta una bellissima favola professionale,
dai contorni indiscutibilmente tinti di rosa. Donne che anno dopo anno, a
colpi di uragani e tormente, si sono viste riconoscere sempre di più la
propria individualità. Per titoli e capacità mentali non solo possono, ma
più correttamente devono essere equiparate ai loro colleghi uomini dai quali
non le distingue professionalmente alcuna differenza, ma esattamente come ha
fatto Chiara, è fondamentale che sappiano fare convivere, in modo perfetto
vita e lavoro, tenendosi sempre strette le loro “pancine” che,
biologicamente, sono tarate anche per generare vita! In fondo anche
l’articolo 3 della Costituzione, in tema di eguaglianza sostanziale, ce l’ha
insegnato.

Il problema della violenza sulle donne, che oggi abbiamo ampiamente trattato
nel suo subdolo e silente manifestarsi impone a tutti, uomini e donne
insieme, appartenenti alle diverse culture, di dar prova di una ferma
capacità di reazione di fronte ad ogni segno, ad ogni gesto, ad ogni
comportamento di prevaricazione e di non valorizzazione delle donne, del
loro pensiero, della loro persona fisica e della loro interiorità.

A tutti e ovunque: nelle case, negli ambienti di lavoro, nelle scuole, nei
luoghi di aggregazione, in ogni momento e in ogni occasione quotidiana in
cui occorre far crescere modalità di relazione equilibrate e costruttive fra
i generi.

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Friuli, festa per il giallo Un minore in coma etilico

IL GAZZETTINO

In tre al bancone a bere, e uno ubriaco e molesto: bar chiuso

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