Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 13 marzo 2025

13 Marzo 2025
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

IL GIUNCO

Acat, nasce il nuovo club “L’abbraccio”: «Aperto a tutte le persone in difficoltà»

GROSSETO – Novità per l’Acat (Associazione alcologici territoriali) Grosseto Nord, che è “lieta di comunicare la nascita di un nuovo Club (L’Abbraccio) aperto a tutte le famiglie che hanno difficoltà legate a comportamenti nocivi alla salute”.

“In un periodo nel quale la maggior parte delle associazioni che hanno a cuore il benessere della comunità si trovano in difficoltà a crescere, l’apertura di un nuovo punto di appoggio è da valutare in senso senz’altro positivo – dicono dall’Acat -. I Club nascono dall’incrocio di una tradizione psichiatrica, passando attraverso le teorie dell’approccio interpersonale, dall’esperienze delle comunità terapeutiche di Maxwell Jones, dal lavoro sociale di rete e i suoi modelli, l’approccio familiare, la scienza della complessità ed i processi di partecipazione”.

“I Club da tempo hanno superato del concetto di cura, sostituito con il cambiamento dello stile di vita, andare oltre l’alcol significa riconoscere la proposta culturale che i Club portano a favore del miglioramento della persona, della famiglia, della comunità e del bene comune. I Club alcologici territoriali seguono l’approccio ecologico sociale. Un approccio che permette ai club di allargare il proprio campo di azione agli stili di vita sani capaci di promuovere salute”.

“Tutte le difficoltà vanno riportate nell’ambito dell’ecologia sociale – concludono dall’Acat -, si attivano e dove esistenti si rafforzano risorse relazionali nella famiglia, tra le famiglie con sofferenze legate a comportamenti non salutari, coinvolgendo la comunità, le altre associazioni, le amministrazioni pubbliche e private e tutti quei soggetti che hanno a cuore la salute e il benessere personale e generale delle persone”.

AGENZIANOVA.COM

Trump annuncia dazi del 200 per cento su vino, champagne e alcol importati dall’Ue

“L’Unione europea, una delle autorità più ostili e ingiuste al mondo in fatto di tasse e tariffe, formata con il solo scopo di avvantaggiarsi degli Stati Uniti, ha appena messo un odioso dazio del 50 per cento sul whisky”

Gli Stati Uniti applicheranno “a breve” dazi del 200 per cento su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici importati dall’Unione europea se quest’ultima non rimuoverà “immediatamente” i dazi del 50 per cento sul whisky. Lo ha annunciato il presidente Donald Trump in un post sul suo social Truth.

“L’Unione europea, una delle autorità più ostili e ingiuste al mondo in fatto di tasse e tariffe, formata con il solo scopo di avvantaggiarsi degli Stati Uniti, ha appena messo un odioso dazio del 50 per cento sul whisky. Se questo non sarà rimosso immediatamente, gli Usa applicheranno a breve dazi del 200 per cento su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici che arrivano dalla Francia e da ogni altro Paese rappresentato dall’Ue. Questo sarà grandioso per le nostre imprese vinicole”, si legge nel messaggio.

ANSA

Trump minaccia dazi contro l’alcol europeo: ‘Il mondo ci deruba’

L’Ue è ‘una delle autorità fiscali e tariffarie più ostili e abusive al mondo’. No comment da Bruxelles, Parigi promette battaglia

“Gli Stati Uniti non hanno liberi scambi” commerciali, “hanno scambi stupidi.

Il mondo intero ci deruba”. Lo afferma Donald Trump sul suo social Truth dopo aver minacciato dazi del 200% sui vini europei.

Trump ha definito l’Unione Europea , “una delle autorità fiscali e tariffarie più ostili e abusive al mondo”, minacciando di imporre tariffe del 200% su “tutti i vini, champagne e prodotti alcolici provenienti dalla Francia e da altri paesi rappresentati dall’Ue”.

Questa minaccia, ha spiegato, è una ritorsione contro i dazi dell’Ue sul whisky prodotto negli Stati Uniti. “Se questa tariffa non verrà rimossa immediatamente, gli Stati Uniti imporranno a breve – scrive il presidente Usa – una tariffa del 200% su tutti i vini, champagne e prodotti alcolici in produzione dalla Francia e da altri paesi rappresentati dall’Ue”.

No comment a Bruxelles

“Non abbiamo nuovi commenti sulla dichiarazione del Presidente Trump. Ma possiamo confermare che il Commissario Maroš Šefčovič ha contattato le sue controparti americane subito dopo gli annunci di ieri e sono in preparazione delle telefonate”. Lo afferma un portavoce della Commissione europea dopo le nuove affermazioni di Trump con la minaccia all’Ue di dazi al 200% su vini e champagne europei.

“La risposta è sì. Siamo preparati per qualsiasi cosa possa accadere. E ci stiamo preparando da oltre un anno”. Lo ha detto un portavoce della Commissione europea, Olof Gill, interpellato nel corso dell’incontro quotidiano con la stampa sul fatto che ieri il presidente americano Donald Trump ha promesso ritorsioni ai dazi imposti dalla Ue agli Usa affermando che risponderà.

“In relazione all’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti sulle importazioni di prodotti in acciaio e alluminio, vogliamo essere molto chiari su questo punto – ha spiegato -: l’Ue non è parte del problema ed è profondamente sbagliata l’idea” che lo sia.

“Riteniamo che dovremmo lavorare con gli Stati Uniti per essere parte della soluzione per affrontare con precisione il vero problema, ovvero la sovraccapacità globale di acciaio e alluminio”. “Siamo preparati alle potenziali conseguenze della deplorevole decisione presa ieri dagli Stati Uniti”.

“Siamo molto impegnati con il nostro settore dell’acciaio e dell’alluminio qui nell’Ue su base regolare”. E “abbiamo istituito un dialogo strategico per il settore siderurgico in cui questo tipo di questioni saranno analizzate e si troveranno soluzioni quando sarà necessario”.

Parigi determinata a replicare ai dazi Usa

La Francia resta ”determinata a replicare” ai dazi evocati dal presidente Usa, Donald Trump, sullo champagne e i vini europei. ”Non cederemo mai alle minacce e proteggeremo sempre le nostre filiere”, avverte il ministro francese per il Commercio Estero, Laurent Saint-Martin, in un messaggio pubblicato sul suo profilo X. Il ministro deplora l”’escalation” di Donald Trump in questa ”guerra commerciale che ha scelto di dichiarare”.

BIKEITALIA.IT

Perché in Italia è normale bere e guidare? (*)

Il “bere e guidare”, una pratica pericolosa quanto diffusa, rappresenta una delle principali cause di incidenti stradali in Europa. Secondo stime della Commissione Europea, ben il 25% di tutte le vittime stradali nell’UE è riconducibile all’alcol, e si stima che ogni anno si potrebbero evitare circa 6.500 decessi se tutti i conducenti rispettassero le norme sul cosiddetto drink driving.

Una panoramica europea sul drink driving

L’Europa è la regione in cui il consumo di alcol raggiunge livelli elevati, con fenomeni di consumo episodico intensivo che coinvolgono oltre un quinto della popolazione adulta. I dati del rapporto dell’OMS evidenziano come, nonostante un calo negli anni ’90, il consumo si sia successivamente stabilizzato a livelli superiori rispetto al periodo 2004-2006, con una media di 9,2 litri di alcol puro per anno. Questa realtà si traduce in un rischio esponenzialmente maggiore per chi guida in stato di ebbrezza: ad esempio, un tasso alcolemico (BAC) di 1,5 g/l comporta un rischio di incidenti con lesioni 22 volte superiore rispetto a un conducente sobrio, e il rischio di incidenti mortali aumenta di circa 200 volte.

Il caso italiano: una normalità pericolosa

Nonostante questi dati allarmanti, in Italia il drink driving viene spesso considerato quasi normale. Una delle evidenze di questa mentalità è il ritardo nell’adozione di misure regolatorie specifiche. Fino a poco tempo fa, infatti, non esistevano in Italia regolamenti o sperimentazioni governative dedicate all’uso di interblocco alcolici, dispositivi tecnologici in grado di impedire l’avvio del veicolo in presenza di alcol nel sangue.

www.bikeitalia.it/wp-content/uploads/2025/03/SMART-COUNTRY-ANALYSIS_ITALY_03.pdf

Nel 2018 la Fondazione Ania ha avviato un progetto pilota nel settore dei trasporti pubblici: su una flotta di autobus, sono stati installati 53 sistemi di interblocco alcolico. Il test, condotto su una flotta di circa 300 autobus che percorrono complessivamente 15 milioni di km l’anno (con 10,4 milioni di km coperti dai veicoli equipaggiati), ha dimostrato l’efficacia del sistema, poiché i conducenti non hanno mai superato lo zero alcolemico, come richiesto dal Codice della Strada per i professionisti.

La retorica a sostegno del consumo di alcool

A conferma di una cultura che deresponsabilizza il consumo di alcol, spicca l’esternazione del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, intervenuto recentemente agli Stati Generali del vino. In una dichiarazione alquanto paradossale (www.fanpage.it/politica/lollobrigida-dice-che-il-vino-fa-bene-alla-salute-anche-labuso-di-acqua-puo-portare-alla-morte/ ), Lollobrigida ha sostenuto che, se assunto in maniera moderata, il vino non solo non è dannoso ma può addirittura apportare benefici alla salute, paragonando in modo provocatorio l’abuso di vino a quello di acqua – sottolineando come “anche l’abuso di acqua può portare alla morte”. Tale affermazione, destinata a difendere il vino da chi lo demonizza, evidenzia come in Italia il consumo di vino sia profondamente radicato e considerato quasi un diritto culturale, contribuendo a una percezione che minimizza i rischi e banalizza comportamenti che in altri contesti sarebbero oggetto di maggiore attenzione e restrizione.

Le implicazioni di una cultura che banalizza il rischio

Il problema del drink driving va ben oltre la semplice mancanza di normative adeguate: è una questione culturale. Anche piccole quantità di alcol possono compromettere le funzioni cognitive e motorie, riducendo la capacità di giudizio e la motivazione a rispettare le norme di sicurezza. In un contesto dove bere è spesso parte integrante della socialità quotidiana, il confine tra consumo responsabile e guida in stato di ebbrezza diventa troppo labile.

Progetti come il programma SMART (Sober Mobility Across Road Transport), che mirano a ridurre gli incidenti legati all’alcol attraverso analisi dettagliate e campagne di sensibilizzazione, dimostrano l’importanza di un approccio integrato, basato su dati e misure tecniche. Tuttavia, in Italia il percorso verso un reale cambiamento è ostacolato da una mentalità che, per troppo tempo, ha normalizzato il “bere e guidare”.

L’impatto del nuovo Codice della Strada sui consumi nei ristoranti

Da quando il nuovo Codice della Strada è entrato in vigore lo scorso 14 dicembre, con la sua politica di tolleranza zero nei confronti della guida in stato di ebbrezza, si è registrato un netto calo del consumo di alcol nei ristoranti, bar e locali. Come riporta un articolo di Today.it, i ristoratori di città come Bologna e Roma hanno segnalato una diminuzione delle ordinazioni di vino, tanto che alcuni clienti scelgono addirittura di rinunciare a un calice per evitare ogni rischio. Secondo l’associazione Fiepet Confesercenti, le vendite di alcolici sono diminuite tra il 10% e il 20% dall’entrata in vigore delle nuove regole, spingendo il settore a cercare soluzioni alternative – come l’introduzione di vini dealcolati e l’installazione di etilometri – per mantenere l’attrattività nei confronti della clientela, soprattutto in zone dove le alternative di trasporto sono limitate.

Perché in Italia è normale bere e guidare?

I dati parlano chiaro: il drink driving rappresenta una minaccia reale e quotidiana sulle strade europee e, in particolare, in Italia si è instaurata – negli anni – una situazione paradossale in cui il bere e guidare è considerato una prassi quasi consueta. Almeno fino all’introduzione del nuovo Codice della Strada a dicembre scorso, che sembra stia modificando i comportamenti, anche se è ancora troppo presto per trarre conclusioni basate su dati statisticamente rilevanti.

Se da un lato esistono progetti e proposte legislative capaci di ridurre il numero di incidenti e salvare vite umane, dall’altro la cultura del “bere e guidare” da noi resta ancora profondamente radicata. D’altra parte è proprio nel nostro Paese che la maggior parte delle persone che guidano ritengono di saperlo fare meglio della media (altro aspetto che contribuisce all’aumento dell’incidentalità stradale, ndr).

Dunque persiste questa mentalità diffusa che banalizza il rischio di mettere in pericolo la vita sulla strada: sarebbe necessario un cambiamento culturale che ponga la sicurezza stradale al primo posto, quantomeno prendendo coscienza del fenomeno del “bere e guidare” senza pregiudizi e preconcetti, per poi poterlo affrontare compiutamente.

FONTE: etsc.eu/issues/drink-driving/

(*) Nota: una possibile risposta a questa domanda si evince dalla lettura dell’articolo che segue.

IL RESTO DEL CARLINO Ravenna

“Ora a tavola si beve solo un bicchiere. Un disastro per i locali”

Rita Babini, Federazione italiana vignaioli indipendenti

FILIPPO DONATI

Il vino ha la febbre”. Dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti, vero e proprio ‘termometro’ del settore, il responso in vista della primavera e dell’estate 2025 è carico di preoccupazione. “Le prime impressioni sono tutt’altro che positive. Fra i ristoratori – spiega Rita Babini, al timone della Fivi oltre che della cantina Ancarani, che gestisce insieme al marito – sto notando atteggiamenti diversi, benché quasi tutti accomunati da una tendenza, quella cioè a puntare il dito contro le nuove sanzioni previste dal rinnovato codice della strada in fatto di alcol alla guida: tutti, ma proprio tutti, sono estremamente preoccupati”.

Il trend fra i consumatori sembra ormai essere chiaro: un bicchiere e non di più. “Il nostro suggerimento ai ristoratori è quello di modificare radicalmente le abitudini. A una coppia di avventori che ordina due bicchieri bisognerà proporre l’acquisto di una bottiglia da ritappare e portare a casa con sé. Esattamente come si fa ormai col cibo, abitudine che pure anni fa sarebbe sembrata sconveniente. Non necessariamente quella bottiglia, il giorno dopo, avrà perso caratteristiche organolettiche: anzi, potrebbe pure riservare delle sorprese”.

Proprio i rossi come il Sangiovese o la gran parte dei vini autoctoni sembrano essere più colpiti dai nuovi timori dei consumatori: “I bianchi sono percepiti come più leggeri, ma dobbiamo ricordare che la leggerezza non è legata al grado alcolico: un vino da 11 gradi può risultare più pesante al palato rispetto a gradazioni più consistenti che invece regalano una bevuta più snella. Fatte queste premesse, non voglio addossare al nuovo codice della strada più colpe di quelle che ha; ci troviamo nel bel mezzo di un accavallarsi di crisi: la contrazione del mercato, l’inflazione che ha colpito duramente anche fra chi acquistava dalla Germania e dalla Gran Bretagna, il canale di Suez tuttora inaccessibile”. Problemi cui si aggiungono i timori in vista delle presenze estive dei turisti alle degustazioni in cantina e in vigna, negli ultimi anni vera e propria valvola d’ossigeno per i produttori locali. “Il timore che i turisti italiani possano subire un’ulteriore contrazione spaventa tutti: due annate di alluvioni hanno certamente influito sulla percezione turistica della Romagna. Tutti avremmo bisogno di un ritorno alla normalità. Purtroppo ho il terrore che la contrazione delle vendite sia profonda, legata alla capacità di spesa”.

Il mondo della ristorazione, in particolare quella più tradizionale, ne sa qualcosa: “Sotto questo aspetto quel che consiglio ai produttori è di spalancare gli orizzonti. In futuro dovremo abituarci all’idea che un vino romagnolo possa essere abbinato a una cena cinese, o coreana, o anche mediorientale, esattamente come accade oggi con i piatti emiliani. Non dimentichiamo che i vini romagnoli hanno già incontrato una rivoluzione di quel tipo: in queste terre la carne di consumo più frequente è stata per secoli quella di pecora, solo nel Novecento sostituita da quella di suino, in un allineamento della Romagna all’Emilia. Dunque si può innovare ancora”.

TTGITALIA.COM

Stati Uniti, il nuovo trend della Gen Z: i viaggi ‘alcol free’

Un viaggio senza alcolici. Questo uno dei nuovi trend che sta emergendo negli Stati Uniti e che sta stupendo anche gli stessi organizzatori di viaggi.

Come racconta travelweekly.com, Contiki, il marchio di Travel Corp. che si rivolge al target 18-35 anni, ha rilevato in un sondaggio che l’83% dei Gen Z e dei Millenial è interessato a ‘esperienze sobrie’.

Così il brand ha lanciato sei viaggi ‘alcol free’. I risultati delle prenotazioni hanno colto tutti di sorpresa, mantenendosi ben al di sopra delle aspettative.

E Contiki non sarebbe nemmeno l’unico operatore a fornire viaggi che vengano incontro alle nuove abitudini dei giovani sul consumo di bevande alcoliche. Sondaggi rilevano infatti che le nuove generazioni stanno riducendo il consumo di alcol.

CASTEDDUONLINE

Cagliari, fiumi di alcol in mano ai giovanissimi: in piazza Sant’Eulalia è il caos

Ancora proteste da parte dei residenti che, esasperati, lanciano un nuovo grido d’allarme: “Vandali giovanissimi che bevono alcolici di tutti i tipi”.

di Valeria Putzolu

Un ennesimo fine settimana all’insegna di urla, schiamazzi, bicchieri e bottiglie, litigate tra i ragazzini che si riuniscono nei punti “caldi” della Marina. Un quartiere che offre ciò che molti di loro cercano, ossia “alcol e droga”, che consumano senza nemmeno nascondersi. Tante le prese di posizione che da anni si susseguono al fine di ricreare un ambiente vivibile per tutti, per i cittadini, soprattutto, che la notte devono fare i conti con la malamovida per le strade e le piazze del quartiere. “A Sant’Anna era un delirio, sono arrivate pattuglie dei carabinieri allertate da qualcuno, e poco più in là nella piazzetta Aramu stessa cosa, sono passata di fretta perché un folto gruppo di adolescenti litigava, erano circa le 23:30” spiega un residente. “Anche qui in via San Saturnino, passaggio di ragazzine ubriache fradice” esprime un altro cittadino.

In azione anche gli educatori di strada, il fine settimana sino alle 23 circa sono tra i giovanissimi per portare avanti quel lungo percorso di educazione e sensibilizzazione che inizia a dare i suoi frutti. “I ragazzi e le ragazze stanno collaborando per mantenere la piazza pulita, come dimostrano le buste colme di bottiglie e bicchieri abbandonati” ha spiegato Luca Pisano, osservatorio cybercrime Sardegna. “Da quando abbiamo avviato le nostre attività, le risse sono diminuite, un problema che in passato era all’ordine del giorno.

Promuoviamo anche l’educazione alla felicità. Organizziamo momenti di socialità come balli e karaoke, basket, pallavolo, occasioni che aiutano i giovani a scaricare le tensioni e a vivere momenti di gioia autentica, senza il bisogno di droghe o alcol. Per risolvere un problema complesso serve buon senso”. Le azioni educative, insomma, ci sono e proseguono con impegno, coinvolgendo i ragazzi in attività positive e di sensibilizzazione, “tuttavia, il vero problema resta l’assenza di un adeguato controllo del territorio, che permette la diffusione indiscriminata di alcol e droghe nel quartiere”. Un passo in avanti ma non sufficiente per i residenti esasperati per quei giovani irriducibili che possono essere fermati “solo con controlli sui commercianti che vendono alcolici ai minorenni e segnalazioni alla Procura minorile, affinché vengano attivate azioni educative anche nei confronti dei genitori”.

TELENOSTRA.TV

Avellino. Alcol alla minorenne, c’è una denuncia

Ottavio Giordano

Il caso della tredicenne intossicata da alcol. I Carabinieri della Compagnia di Avellino hanno denunciato all’autorità giudiziaria il titolare di un bar della movida che avrebbe somministrato alla minore la bevanda alcolica. La ragazzina, sabato sera, era stata soccorsa in via De Concilii, in stato di semincoscienza e trasferita in ambulanza all’ospedale Moscati. Ricoverata presso il reparto di pediatria per intossicazione da alcol. Sulla somministrazione di alcol i Carabinieri hanno avviato un’indagine anche più articolata: una stretta ai locali che vendono bevande alcoliche ai minori.

UMBRIAON

Stroncone: tir con conducente ubriaco si incastra accanto al centro storico. Serve un giorno per ‘liberarlo’

Mercoledì pomeriggio il mezzo pesante è finito in via dell’Orno. Giovedì mattina in corso la rimozione. Denunciato il trasportatore

di Fabio Toni

Non sappiamo se lì ci sia finito per le indicazioni del navigatore Gps oppure per altre questioni, tipo il tasso alcolemico riscontrato nel conducente. Sta di fatto che da mercoledì pomeriggio un autoarticolato giunto dall’estero, come straniero – di nazionalità polacca – è il conducente, è incastrato in via dell’Orno a Stroncone. Una strada stretta e scoscesa a meno di due passi dalle mura urbiche e dal centro storico.

Alla mattinata di giovedì sono in corso le operazioni di rimozione del mezzo pesante, che trasporta bobine di carta del peso di alcune tonnellate, con l’utilizzo di un’autogru privata e l’ausilio dei carabinieri (Norm e Forestali) e della polizia Locale stronconese. Gli accertamenti dei carabinieri del comando stazione di Stroncone avrebbero portato alla denuncia del conducente, trovato positivo – e non di poco – all’alcol test. Per il resto, c’è solo da pazientare un altro po’.

MI.LORENTEGGIO.COM

Como, completamente ubriaco blocca con la sua auto il parcheggio di piazza Volta e da in escandescenza contro gli agenti delle volanti e della polizia locale. Denunciato

La Polizia di Stato di Como, ha denunciato in stato di libertà per oltraggio e minaccia a Pubblico Ufficiale, un 50enne comasco, residente in Alta Valle Intelvi (CO), incensurato, sanzionandolo amministrativamente inoltre per ubriachezza molesta e munendolo di un Ordine di Allontanamento in base al Regolamento di Polizia Locale.

Tutto ha avuto luogo nel parcheggio adiacente piazza Volta quando, nella tarda serata di ieri, la volante è stata inviata in soccorso di due cittadini svizzeri, rei di aver parcheggiato la loro auto sugli stalli riservati ai residenti e poi affrontati in malo modo dal 50enne comasco il quale, completamente ubriaco, gli aveva bloccato con la sua auto l’uscita dal parcheggio.

I poliziotti, giunti sul posto assieme ad una pattuglia della Polizia Locale, si sono dovuti prodigare a contenere l’ira del 50enne che, incurante delle divise, ha iniziato ad urlare davanti a tutti frasi offensive e chiare minacce nei confronti degli agenti.

Comportamento che non è terminato nemmeno in Questura e che gli è costato la denuncia in stato di libertà per oltraggio e minaccia a Pubblico Ufficiale, la sanzione amministrativa per ubriachezza molesta e un Ordine di Allontanamento in base al Regolamento di Polizia Locale. All’uomo è stata inoltre comminata una contravvenzione per l’intralcio causato con la sua auto e la rimozione forzata della stessa.

Una sanzione al codice della strada anche per i due cittadini svizzeri, per aver parcheggiato la loro auto sugli stalli riservati ai residenti.

105.NET

Fobia del vino o della birra? I disturbi più strani legati all’alcol

Paura del bicchiere vuoto, terrore del vino e ossessione per la birra: i disturbi più strani legati alle bevande alcoliche

Il rapporto con l’alcol può variare da persona a persona: c’è chi lo apprezza con moderazione, chi ne sviluppa una dipendenza e chi, invece, lo teme al punto da evitarlo in ogni situazione. Esistono fobie e manie particolari che ruotano attorno alle bevande alcoliche, alcune delle quali possono sembrare assurde, ma per chi ne soffre rappresentano un vero problema.

Tra le paure più strane c’è la metifobia, un disturbo che porta chi ne è affetto a evitare qualsiasi contatto con l’alcol. Il solo pensiero di bere o di trovarsi accanto a una persona con un bicchiere in mano scatena ansia e disagio, spingendo chi soffre di questa condizione a evitare eventi sociali o luoghi dove si servono alcolici.

Simile, ma più specifica, è la zitofobia, ovvero la paura della birra. Chi ne soffre non solo si tiene lontano dalla bevanda, ma teme anche il comportamento di chi la consuma. In alcuni casi, questa fobia è legata alla paura dei lieviti, considerati dannosi per il corpo.

All’opposto, esiste la cenosillicafobia, la paura del bicchiere vuoto. Non è solo un modo di dire: chi ne soffre prova ansia o irritazione nel vedere un bicchiere senza contenuto. La versione più estrema di questa condizione è la novinofobia, il terrore di rimanere senza vino, che spinge alcuni a fare scorte eccessive per evitare di trovarsi senza.

Poi c’è l’enomania, una vera e propria ossessione per il vino, che porta chi ne è affetto a cercarlo continuamente e a non poter farne a meno. Se non controllata, può sfociare in episodi compulsivi simili alla dipsomania, una condizione caratterizzata da forti crisi di consumo alcolico.

L’alcol può influenzare la psiche in modi imprevedibili. Alcuni lo amano, altri lo temono, altri ancora non riescono a farne a meno. Ma una cosa è certa: per alcuni, una semplice bevanda può diventare un vero e proprio tormento.

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