RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI
A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada
NOTIZIENAZIONALI.IT
Come lalcol causa il cancro
Un medico ricercatore americano ha spiegato in un lungo articolo come anche
un consumo minimo di alcol aumenti il rischio di sviluppare il cancro
Massimiliano Musolino
Un articolo sugli effetti dell’alcol sulla salute è stato scritto da Pranoti
Mandrekar, ricercatore presso la facoltà di medicina dell’Università del
Massachusetts, per The Conversation. Secondo l’esperto, l’alcol, sia
consumato regolarmente sia solo in occasioni speciali, ha effetti negativi
sull’organismo. Può avere effetti dannosi su tutto, dal cervello, ai
polmoni, al cuore, ai muscoli, all’apparato digerente e al sistema
immunitario, compreso un aumento del rischio di sviluppare il cancro.
L’esperto ha affermato che i ricercatori sospettavano che l’alcol potesse
causare il cancro già negli anni ’80. Studi epidemiologici hanno dimostrato
che lalcol è collegato causalmente allo sviluppo di tumori del cavo orale,
della gola, della laringe, dellesofago, del fegato, del colon retto e del
seno.
Un altro studio ha dimostrato un legame tra il consumo cronico di alcol e lo
sviluppo del cancro al pancreas. Nel 2000, i ricercatori del National
Toxicology Program degli Stati Uniti hanno scoperto che il consumo di
bevande alcoliche ha un effetto cancerogeno. Nel 2012, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità(OMS) ha classificato l’alcol come cancerogeno di
gruppo 1. La classificazione più elevata indica che ci sono prove
sufficienti che una sostanza provoca il cancro negli esseri umani. Secondo
le linee guida nutrizionale degli Stati Uniti, anche piccole quantità di
alcol (meno di un drink al giorno) possono aumentare il rischio di cancro.
Nonostante ciò, un’indagine del 2019 ha rilevato che meno del 50% degli
adulti americani è consapevole degli effetti cancerogeni del consumo di
alcol. Nel suo articolo, il ricercatore ha spiegato anche come il consumo di
alcol causi il cancro. Come scrive lui stesso, il cancro si sviluppa quando
le cellule del corpo crescono in modo incontrollato. L’alcol può danneggiare
il DNA e causare mutazioni che interrompono la normale divisione e crescita
cellulare. I ricercatori hanno già identificato diversi meccanismi associati
all’alcol e allo sviluppo del cancro. Un rapporto del 2025menziona quattro
diversi modi in cui il consumo di alcol può avere questo effetto. Il
rapporto menziona:
-metabolismo dell’alcol,
-stress ossidativo e infiammazione,
-cambiamenti nei livelli ormonali
-e la sua interazione con altri agenti cancerogeni, come il fumo di tabacco.
Il primo è il processo mediante il quale il corpo scompone ed elimina
l’alcol. Quando l’alcol si scompone, il suo primo sottoprodotto è
l’acetaldeide, una sostanza classificata come cancerogena. I ricercatori
hanno scoperto che alcune mutazioni genetiche inducono lorganismo a
scomporre più rapidamente l’alcol, con conseguente aumento dei livelli di
acetaldeide. Esistono inoltre prove concrete del fatto che l’alcol induce
l’organismo a rilasciare molecole dannose chiamate radicali liberi. Queste
molecole possono danneggiare il DNA, le proteine e i lipidi nelle cellule,
in un processo chiamato stress ossidativo. Mandrekar e il suo team hanno
scoperto nei loro studi che i radicali liberi derivanti dal consumo di alcol
possono influenzare direttamente il modo in cui le cellule producono e
scompongono le proteine. Ciò provoca la formazione di proteine anomale che
favoriscono l’infiammazione e la formazione di tumori.
Inoltre, l’alcol può influire direttamente sui livelli ormonali, aumentando
ulteriormente il rischio di sviluppare il cancro. Un esempio è l’aumento dei
livelli di estrogeni, che può causare il cancro al seno. Secondo Mandrekar,
anche un consumo moderato di alcol può aumentare i livelli di estrogeni
perché riduce i livelli di vitamina A, che altrimenti regola la quantità di
estrogeni nell’organismo. Le persone che oltre a bere alcol fumano hanno un
rischio maggiore di sviluppare cancro alla bocca, alla gola e alla laringe.
Ciò è dovuto anche al fatto che l’alcol facilita l’assorbimento da parte
dell’organismo delle sostanze cancerogene contenute nelle sigarette. Il fumo
stesso può causare infiammazioni e indurre la produzione di radicali liberi
che danneggiano il DNA. Secondo lo scienziato, nonostante esistano diverse
raccomandazioni riguardo alla quantità di alcol da consumare, per chi vuole
esserne certo non esiste una quantità sicura. Mandrekar ha anche
sottolineato che al momento è impossibile stabilire in che misura il consumo
di alcol sia pericoloso per una persona in termini di rischio di sviluppare
un cancro.
ROMAIT.IT
La denuncia dei medici di Roma: 7 giovani su 10 bevono alcol. Ma qual è il
problema?
Simone Fabi
Il rapporto tra i giovani e lalcol, così come quello con le droghe leggere
e altre sostanze, non è mai una questione solo medica o statistica
A volte i dati parlano chiaro. Altre volte, chiedono di essere ascoltati con
più attenzione. Quando il presidente dellOrdine dei Medici di Roma, Antonio
Magi, dice che sette giovani su dieci in Italia fanno uso di alcol, il
primo istinto può essere quello della condanna o dellallarme. Ma dietro
quel numero ci sono volti, contesti, motivazioni, fragilità, e in alcuni
casi anche riti che fanno parte della crescita. E se vogliamo davvero
comprendere, dobbiamo abbandonare le scorciatoie del giudizio e metterci in
ascolto.
Unintera generazione alla ricerca di equilibrio: il consumo come linguaggio
Il rapporto tra i giovani e lalcol, così come quello con le droghe leggere
e altre sostanze, non è mai una questione solo medica o statistica. È, prima
di tutto, una questione culturale. Bere una birra con gli amici, provare uno
spinello in un festival o assumere sostanze sintetiche in un rave: sono
gesti che raccontano il bisogno di appartenere, di cercare una soglia, di
definire unidentità in un mondo che cambia in fretta e spesso non offre
spazi sicuri per lesplorazione di sé.
Non si tratta di sminuire i rischi. Ma di capire da dove nasce questo
bisogno. Ancora oggi, osserva Alfredo Cuffari, medico e componente del
gruppo di lavoro dellOrdine dei Medici di Roma, cè poca consapevolezza
del fatto che non esiste un consumo sicuro. Eppure, il consumo non è sempre
problematico. Lo diventa quando è lunico modo per sopportare qualcosa che
fa male o per sentirsi accettati.
Prevenzione senza stigma
Proprio per questo, ogni azione di prevenzione ha senso solo se parte dal
riconoscimento del contesto. LOrdine dei Medici di Roma sta lavorando con
un approccio ampio, che coinvolge scuole, istituzioni sanitarie e famiglie,
con lobiettivo di costruire consapevolezza senza colpevolizzare. È un passo
importante, perché per troppo tempo si è parlato ai giovani su di loro, e
raramente con loro.
Il nostro compito, ha spiegato Magi in occasione dellAlcohol Prevention
Day allIstituto Superiore di Sanità, è intercettare i comportamenti prima
che diventino dannosi, lavorando anche sulleducazione agli stili di vita.
Un tema che riguarda tutti, non solo chi consuma. Perché un giovane
informato non è necessariamente un giovane che dice sempre no. Ma è un
giovane che sa scegliere. E che sa anche chiedere aiuto, quando serve.
La scuola, il gruppo, la famiglia
Non è un caso che molte iniziative di prevenzione stiano cercando spazio
nelle scuole. Lì dove si formano gli immaginari, le paure, i miti. I dati
raccontano che il primo contatto con lalcol avviene spesso tra i 13 e i 15
anni. Ed è lì che serve esserci, con linguaggi nuovi, non paternalistici. Le
vecchie campagne del non farlo non bastano più. Serve raccontare,
dialogare, restare in ascolto.
Il ruolo della famiglia è altrettanto centrale, ma oggi spesso si trova
spiazzata. I genitori che oggi crescono adolescenti sono stati, ventanni
fa, i ragazzi delle prime happy hour. Hanno vissuto una liberalizzazione
della cultura dellalcol che ha normalizzato il consumo. E ora, da adulti,
si trovano a confrontarsi con laltra faccia della medaglia.
Lavorare con chi lavora con i giovani
Proprio per questo lOrdine ha deciso di coinvolgere in modo più diretto
anche i medici di base, i pediatri, gli psicologi, i consultori. Figure che
intercettano prima di tutti i segnali deboli, quei piccoli cambiamenti che
spesso anticipano una caduta. Un nuovo questionario destinato agli iscritti
allOrdine che aggiorna unindagine già avviata dieci anni fa servirà a
fotografare lattuale livello di consapevolezza e preparazione del personale
sanitario. Lobiettivo è chiaro: offrire strumenti più efficaci, mirati,
aggiornati.
La collaborazione con la Presidenza del Consiglio, con lISS, con il
Ministero della Salute dimostra che cè una volontà politica e tecnica di
affrontare il tema con serietà, senza demonizzazioni, ma anche senza
edulcorare. Perché se è vero che la stragrande maggioranza dei giovani fa
uso occasionale e non problematico di alcol, è altrettanto vero che alcune
situazioni sfuggono al controllo. E non sempre arrivano in tempo al pronto
soccorso o allo psicologo.
Un cambio di passo possibile
Guardare in faccia il fenomeno, senza moralismi, è il primo passo per un
cambiamento reale. Lo scopo non è vietare, ma costruire alternative. Luoghi
di ascolto, modelli di relazione, occasioni di espressione emotiva e sociale
che non richiedano la mediazione di una sostanza. Per molti giovani, lalcol
o una canna non sono solo uno sballo. Sono una pausa da una pressione che
non sanno nominare. O una soglia per sentirsi meno invisibili.
Riconoscere questa complessità è forse il gesto più utile che possiamo fare,
come adulti, come istituzioni, come comunità. Senza scorciatoie, ma con
attenzione. Perché educare non vuol dire imporre, ma restare vicini mentre
laltro cerca la sua strada.
ILSICILIA.IT
Caltanissetta, caos al Pronto soccorso: ubriaca aggredisce soccorritrice e
carabinieri con catena e cacciaviti
Caos nella notte al pronto soccorso dellospedale SantElia di
Caltanissetta, dove una giovane di 32 anni, ubriaca e in evidente stato di
agitazione, ha prima tentato di colpire con una catena unoperatrice del 118
per poi scagliarsi contro i carabinieri.
Intorno alle 2 alcuni passanti, che avevano notato la donna dare in
escandescenza in piazza Garibaldi, a Caltanissetta, hanno chiamato il numero
per le emergenze. Dalla centrale operativa del 118 è stata inviata
unambulanza che ha trasportato la 32enne in ospedale. Una volta in pronto
soccorso però la donna ha tirato fuori una catena di ferro di circa un metro
e ha minacciato di morte una soccorritrice. La guardia giurata in servizio,
V.P., ha bloccato prontamente la ragazza togliendole la catena. La donna
però custodiva in borsa tre cacciaviti che minacciava di utilizzare per
aggredire i presenti. A quel punto il vigilantes ha richiesto lausilio dei
carabinieri, a loro volta aggrediti e insultati dalla donna. I militari
dellArma, dopo averla identificata lhanno denunciata, sequestrando gli
oggetti in suo possesso, per resistenza a pubblico ufficiale e porto darmi
atte ad offendere.
VIRGILIO.IT Motori
Rifiuto alcol test, perché non conviene neanche ai recidivi
Il rifiuto di sottoporsi allalcol test è una delle scelte più controverse e
più rischiose che un conducente possa compiere durante un controllo stradale
Fabio Lepre
Chi si trova fermato a un posto di blocco e sospetta che la propria
condizione psicofisica possa destare sospetti ha di solito un riflesso
istintivo: rifiutarsi di sottoporsi allalcol test nella speranza di evitare
conseguenze. Ma questo comportamento, invece di attenuare il problema, lo
aggrava sotto ogni punto di vista. La normativa italiana è molto chiara: chi
rifiuta letilometro è considerato in automatico come se avesse superato il
limite massimo previsto ossia con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi
per litro. E con questo parametro scattano le sanzioni più gravi.
Le sanzioni sono equiparate al tasso alcolemico più alto
Rifiutare di soffiare nel palloncino equivale a essere colti con unelevata
concentrazione di alcol nel sangue, anche senza alcuna misurazione. La legge
punisce questo comportamento con una multa che può raggiungere i 6.000 euro,
oltre a una pena detentiva che varia da sei mesi a un anno. Non si tratta
quindi di una semplice infrazione amministrativa, ma di un reato a tutti gli
effetti, con conseguenze penali durature e gravi.
Le forze dellordine, in caso di sospetto fondato che un conducente sia
sotto leffetto dellalcol, hanno lobbligo di invitare il soggetto a
sottoporsi a un accertamento tramite etilometro. Qualora ci sia un rifiuto,
lorgano accertatore redige un verbale che documenta lopposizione, il
contesto, latteggiamento dellautomobilista e gli eventuali segni esteriori
di alterazione, come alito vinoso, occhi arrossati, linguaggio sconnesso o
andatura incerta. Questi elementi, in sede di giudizio, rafforzano la
responsabilità del trasgressore.
Confisca del veicolo e ritiro della patente
A questo si aggiungono altre misure fortemente punitive. Se il conducente è
anche il proprietario del mezzo, il veicolo viene confiscato in via
definitiva. In pratica lauto viene sottratta e destinata alla vendita o
alla demolizione. La patente viene quindi ritirata immediatamente e, nei
casi di recidiva entro i due anni, si procede alla revoca totale del
documento di guida. In pratica lautomobilista dovrà affrontare un lungo
percorso per riottenere il permesso di guidare, con esami, visite mediche e
unistruttoria complessa da parte della motorizzazione.
Per i conducenti professionali la pena è ancora più pesante
Nel caso in cui il soggetto fermato sia un conducente professionale, come un
autista di autobus, un camionista o un tassista, la situazione si complica.
Queste categorie sono per legge soggette al tasso alcolemico pari a zero e
non possono presentare alcuna traccia di alcol nel sangue. Il rifiuto del
test comporta le sanzioni penali e amministrative ordinarie e può anche
portare alla perdita della qualifica professionale, con effetti sulla
carriera e sul reddito.
Da non sottovalutare gli effetti psicologici del procedimento: dover
affrontare processi, colloqui presso la commissione medica locale, obblighi
di frequenza a corsi di recupero dei punti e infine la lunga attesa per la
nuova patente incidono sullequilibrio mentale dellautomobilista che può
cadere in un loop di sfiducia e isolamento.
Il rifiuto è unaggravante, non una scappatoia
Molti pensano che rifiutarsi di sottoporsi al test consenta di guadagnare
tempo, di non fornire prove contro se stessi o di sfuggire allarresto. In
realtà, il rifiuto è considerato dalla giurisprudenza una condotta ostativa
e aggravante, che segnala una volontà di ostacolare laccertamento. I
giudici, in sede di processo, tendono a valutare negativamente questa scelta
e a escludere ogni forma di clemenza che sarebbe invece concessa a chi
collabora fin dallinizio.
A essere compromesso non è solo il portafoglio o la libertà personale. Un
rifiuto alcol test documentato e registrato può avere ricadute sulla
reputazione dellautomobilista coinvolto, soprattutto se si tratta di figure
professionali con ruoli di responsabilità. La notifica del reato comporta
anche liscrizione nel casellario giudiziale, con possibili riflessi
sullaccesso a bandi pubblici, concorsi e incarichi fiduciari.
La logica del legislatore è evidente: chi non ha nulla da temere, collabora.
Chi si oppone lo fa per nascondere una condizione grave. Per questo,
lordinamento ha previsto che il rifiuto valga come ammissione di
colpevolezza, ma senza la possibilità di ottenere i benefici di legge
concessi a chi si assume le proprie responsabilità. Anche le misure
alternative alla detenzione sono più difficili da ottenere, a meno che non
si dimostri un particolare stato di necessità o una forma grave di ignoranza
normativa.
Molti si chiedono se ci sia possibilità di impugnare il verbale di rifiuto o
se esistano margini di contestazione. La risposta, in linea generale, è
negativa. Trattandosi di un reato oggettivo è sufficiente che venga
dimostrata la volontà di non sottoporsi al controllo per configurare la
fattispecie. Anche eventuali giustificazioni come lo stato dansia o la
non comprensione delle conseguenze sono raramente accolte dal giudice, se
non in presenza di gravi condizioni psicologiche o fisiche comprovate da
certificazione medica immediata.
Le conseguenze sulle assicurazioni e sui permessi di guida
Un altro aspetto poco considerato è limpatto sul premio assicurativo. Le
compagnie registrano lepisodio e lo utilizzano per aumentare il costo della
polizza o addirittura per revocare la copertura in caso di sinistro.
Chi viene condannato per rifiuto del test è chiamato ad affrontare un
percorso di riabilitazione medica tra commissioni mediche locali, analisi
tossicologiche ripetute e periodi di sospensione del titolo di guida, anche
quando la revoca non è stata formalizzata.
Sia dal punto di vista legale che pratico, non esistono vantaggi nel
rifiutare lalcol test. Nemmeno chi teme di essere trovato positivo a un
tasso elevato ha qualcosa da guadagnare: in entrambi i casi, le sanzioni
sono le stesse, ma il rifiuto elimina qualsiasi possibilità di difesa basata
su dati oggettivi.
In tribunale un tasso alcolemico accertato può essere discusso, contestato o
ridimensionato. Il rifiuto viene trattato come una prova certa della massima
colpevolezza.
Educazione alla legalità e alla sicurezza stradale
Mettersi al volante in condizioni psicofisiche alterate è un comportamento
irresponsabile e pericoloso. Rifiutare il controllo lo è ancora di più.
Accettare il test, collaborare con le forze dellordine e affrontare
eventuali conseguenze con maturità è un dovere civico, oltre che un segno di
rispetto per la vita propria e altrui.
In un contesto così rigido, lunica strategia veramente efficace è la
prevenzione. Sapere di dover guidare e scegliere di non bere, delegare la
guida a chi è sobrio, oppure utilizzare mezzi pubblici o servizi di mobilità
condivisa è una forma di rispetto per sé stessi e per gli altri. Ogni
rifiuto al test, infatti, rappresenta una sconfitta culturale prima ancora
che giuridica, perché dimostra lassenza di senso civico e di consapevolezza
delle proprie azioni.
LA REPUBBLICA
Vino e global warming: così il clima rivoluziona la mappa della viticoltura
di Lara Loreti
Oggi si coltiva in Paesi come Inghilterra e Svezia. E la vigna sta arrivando
in luoghi esotici come le alture africane del Kenya e in Asia sullHimalaya.
E se in Champagne un tempo era difficile produrre dei buoni fermi, oggi
grazie al caldo si trovano vere chicche
Lo scorso anno in unintervista al Gusto il geologo di fama internazionale
Mario Tozzi lanciò una provocazione-bomba per scuotere gli animi e far
rendere conto le persone della gravità della crisi climatica: Se non si
interviene subito ci ritroveremo a coltivare il Sangiovese del Morellino a
Göteborg e il Nebbiolo per il Barolo a Stoccolma.
Scandinavia
Quella che sembrava una battuta in verità è già realtà. Negli ultimi 5 anni
in Svezia gli ettari dedicati alla viticoltura sono raddoppiati: i numeri
sono ancora molto piccoli, ma in crescita. E coltivare la vite alle porte
del circolo polare artico, da barzelletta è diventata fonte di business.
Tanto che il pioniere del vino svedese, Murre Sofrakis, in una recente
intervista ha dichiarato che oggi per la prima volta il suo Paese può
competere ad armi pari con il resto del mondo nella produzione vinicola.
Questo per via del riscaldamento globale e anche grazie alla tecnologia, che
offre vitigni resistenti al freddo e ad alcune patologie. Ma la Scandinavia
non è il solo Paese che ha abbattuto la frontiera della latitudine nord
nella viticoltura.
Regno Unito
Tra i territori più promettenti ci sono Inghilterra e Germania che già
producono vini di ottima qualità. Nel Regno Unito le vigne sono concentrate
nella zona sud e lespansione della superficie vitata è proporzionata
allaumento della domanda di vino inglese e gallese. Non a caso i produttori
britannici tra il 2018 e il 2023 hanno aumentato la superficie totale
coltivata a vite del 74% e si prevede che gli ettari vitati, oggi intorno ai
4200, arrivino quasi a raddoppiare entro il 2032. Lo Chardonnay è la varietà
più diffusa (circa un terzo del totale), seguita da Pinot Noir (29%) e Pinot
Meunier (9%). Varietà note per la versatilità nella spumantizzazione, non è
un caso che lInghilterra sia diventata famosa per le bollicine. Le vendite
di spumante sono aumentate del 187% dal 2018 al 2023. E sono cresciute anche
le vendite di vino fermo: +117% nello stesso periodo. Oggi in tutto la
produzione si attesta su oltre 10 milioni di bottiglie. I consumatori
britannici chiedono sempre di più di poter bere vini locali e anche
lenoturismo sta crescendo, rappresenta già oltre un quarto del settore
(come emerge dai dati dellassociazione WineBG).
Champagne e Centro Europa
Non tutti i mali vengono per nuocere. Nel Centro Europa ci sono Paesi dove
la produzione ha subito importanti miglioramenti legati al global warming.
In Belgio, Olanda e Polonia, prima gli unici vini possibili erano quelli
estremi e i piwi fatti con varietà ibride. Adesso che fa più caldo, cè più
sperimentazione e da quelle terre vengono fuori vini di maggiore qualità
spiega il wine expert Mattia Cianca Persino in Champagne le cose sono
cambiate: prima si producevano pochissimi vini fermi, e non interessanti.
Ora sempre più produttori tirano fuori delle vere chicche, non solo bolle.
Africa e Asia
La mappa del vino cambia e non solo per la crisi climatica. Ci sono Paesi
attratti dal vino come status symbol che scendono in campo per presentare
una nuova tesi sulla enologia mondiale, riflette il wine maker di fama
mondiale Roberto Cipresso. Una spinta che ha portato la viticoltura anche in
Paesi impensabili per latitudini basse, non solo nordiche. Ne sono esempi
Thailandia e Indonesia. Ma anche lAfrica: in regioni come Kenya ed Etiopia,
in altura, stanno emergendo nuovi vigneti. Idem in nuove zone dellAsia,
come le coste del Mar Nero e le montagne del Pamir-Himalaya. In generale,
credo che la viticoltura nel mondo vada ripensata spostando il focus
dalluva ai luoghi, che possono diventare più estremi nota Cipresso La
tradizione va rispettata, è lì che si genera lemozione, ma non può essere
un limite. Guardando a nuove possibilità, la vite può diventare un attore
drammatico, il vero genius loci.
E in Italia?
Il cambiamento climatico mette a dura prova il comparto e in generale
lagricoltura, settore più vulnerabile perché sottoposto a fenomeni
atmosferici divenuti ormai incontrollabili, dalle alluvioni alla siccità.
Situazioni pesanti perché alterano la maturazione delle uve, influenzano
qualità e resa, e quindi impongono una gestione nuova del vigneto. E in più,
modificano le caratteristiche organolettiche del vino. Una sfida che i
vignaioli nel nostro Paese stanno accogliendo con coraggio. Ogni anno è
diverso dal precedente, si programma la stagione in base al lavoro in vigna,
ma le emergenze ribaltano i piani spiega la professoressa di agraria
Stefania Savoi Ciò costringe i viticoltori ad azioni di emergenza come
irrigazione e piccoli invasi, se si parla di siccità. In questo quadro, in
tanti stanno giocando la carta dellaltitudine: piantare vigneti più in alto
come, ad esempio, in Alta Langa vuol dire poter sfruttare temperature
più fresche e maggiori escursioni termiche. Ma questa regola non vale
sempre. Va fatta molta attenzione al rischio gelate riflette lenologo e
wine educator Gianpiero Gerbi allesposizione dei vigneti e al tipo di
terroir, non basta andare in alto per fare vini di qualità. Anche per
questo il rispetto per lambiente deve essere una priorità assoluta.
Secondo lo studio Climate change impacts & adaptations of wine production,
a fine secolo saranno a rischio oltre il 70% delle zone di produzione del
vino. E lultimo rapporto della conferenza sul clima delle Nazioni Unite,
dice che senza ulteriori misure di mitigazione, il mondo è su una
traiettoria di aumento della temperatura di 2,7°C entro la fine del secolo,
ben superiore al target di 1.5° C stabilito negli accordi di Parigi del
2015. Il tempo è scaduto. E le parole di Mario Tozzi richiamate
nellarticolo, sul rischio di coltivare Nebbiolo in Svezia, appaiono più
attuali che mai.
MANTOVAUNO
Notte di alcol e di violenza a Mantova e provincia: numerosi gli episodi
MANTOVA Litigi, aggressioni e intossicazioni etiliche non sono mancate
nella serata di Pasqua nel Mantovano: numerosi gli episodi avvenuti
nellarco di poche ore.
Ieri sera dopo le ore 20 sono state due le richieste di soccorso per persone
in preda ai fumi dellalcol: a Poggio Rusco un 38enne è stato poi portato da
unambulanza di Soccorso Azzurro allospedale di Pieve di Coriano, mentre a
Suzzara negli stessi minuti la Croce Rossa è intervenuta per soccorrere una
donna di 45 anni.
Nel frattempo, poco dopo le ore 21, una lite violenta veniva segnalata nel
piazzale di Porta Cerese a Mantova: protagonisti un 45enne e un 48enne poi
trasportati per accertamenti al Pronto Soccorso del Poma dalla Croce Verde.
Unora più tardi unaggressione veniva segnalata in via Mirandolese a Revere
di Borgo Mantovano: protagonista un uomo di 46 anni. Altro episodio poco
dopo la mezzanotte a Rodigo: in seguito a unaggressione segnalata in strada
Francesca Est è stato portato in ospedale a Mantova per essere medicato un
33enne.