Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 22 luglio 2024

22 Luglio 2024
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

REPUBBLICA

Caldo, salutismo, dazi: e anche i big mollano il business del vino

di Lara Loreti

I mercati non ripartono, l’Italia spinge sui no e low alcohol.

E sul caso Pernod Ricard, che ha scaricato le sue aziende vitivinicole,
interviene il Financial Times: “Mossa saggia, visto il crollo dei consumi”

Il Financial Times ci dedica l’editoriale. La crisi del vino globale è ormai
sdoganata. Lo certificano i numeri, tanto per cominciare: i consumi di vino
negli Stati Uniti, primo mercato per il nostro Paese, nei primi cinque mesi
dell’anno mostrano un saldo tendenziale pari a -8% di vendite complessive e
-6% per i prodotti italiani (basato sugli ordini dei magazzini da parte di
hotel ristoranti bar e grande distribuzione), come emerge dai dati Unione
italiana vini. E il rapporto tra stock di alcolici e vendite effettive
viaggia ancora a livelli molto alti, con un’eccedenza di circa 10 miliardi
di dollari. Se si guarda al consumo globale, nel 2023 è sceso a circa 22,1
miliardi di litri, rispetto, al picco di circa 25 miliardi di litri
raggiunto nel 2007, secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e
del Vino (OIV). E sempre lo scorso anno, la produzione globale di vino è
stata del 7% superiore al consumo. Non è tutto: secondo uno studio del
gruppo di ricerca sulle bevande IWSR, citato da FT, il volume di vino
dovrebbe diminuire in media dell’1% all’anno fino al 2028, senza che si
preveda alcuna crescita nemmeno derivante dall’aumento dei prezzi, anche se
alcune parti del mercato globale, come spumanti e rosé, resistono di più.
Tra i prodotti made in Italy, stabili Prosecco (-0,6%) e Asti (+1,6%),
sempre più in crisi invece i rossi: nel 2000 il vino rosso vantava il 52%
del consumo nazionale, nel 2021 è sceso al 39%, e il crollo è sempre più
netto (nel 2023 -15% rispetto al 2019).

Il caso Pernod Ricard

Si spiega allora facilmente il motivo che ha spinto la multinazionale
francese leader in wine e spirits, Pernod Ricard, guidata da Alexandre
Ricard, a vendere i suoi brand del vino, una decina in tutto, compresi i
marchi Jacob’s Creek e Campo Viejo. Operazione analoga l’aveva già fatta la
britannica Diageo nel 2015. “È una mossa saggia – scrive il FT – il consumo
globale di vino continua a diminuire. Pernod sta vendendo le sue attività
vinicole in Australia, Nuova Zelanda e Spagna – che rappresentano una
produzione annua di 90 milioni di litri – a un consorzio di investitori
guidato dall’americana Bain Capital. Lo stesso gruppo all’inizio di
quest’anno ha rilevato il produttore di vino australiano Accolade Wines,
proprietario di Hardys”. Pernod ha deciso invece di tenere le sue attività
principali che riguardano il mondo dei liquori come il whisky Chivas Regal e
la vodka Absolut. Del resto, sempre secondo la testata economico-finanziaria
britannica, i margini operativi di Pernod nel vino – anche se mai resi noti
in via ufficiale – sarebbero circa la metà della media del gruppo del 27,6%,
in base alla stima dell’analista di Jefferies Edward Mundy. E ai numeri non
si può mentire: lo scorso anno la sua produzione di vino è diminuita del 2%
su base annua, contro una crescita dell’11% dei suoi marchi internazionali
di alcolici, col vino che rappresenta il 4% delle vendite nette annuali del
gruppo, pari a 12,1 miliardi di euro.

Mixology e ascesa dei no e low alcohol

Nell’analisi delle cause, non si può prescindere dall’innalzamento delle
temperature. In Europa la colonnina di mercurio segna circa 2,2°C rispetto
all’epoca preindustriale, con un ritmo di surriscaldando quasi due volte più
veloce della media globale. Ma è tutto il pianeta a “bollire”: in media la
temperatura è aumentata di 0,8° ogni decennio dal 1900 fino a oggi. Il caldo
scoraggia il consumo di vino.

Dall’altro lato, l’attenzione sempre maggiore alla salute spinge le persone
a diminuire l’alcol e a preferire bevande dal basso o nulla contenuto
alcolico. Tema, quello dello sviluppo dei “no-low”, su cui ha ceduto anche
il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dopo le posizioni più
rigide emerse pre-Vinitaly, tanto che nei giorni scorsi il titolare del
dicastero in via XX Settembre ha dato il via libera a un confronto concreto
sull’argomento: “Cominciamo a riunire il tavolo per le regole sui dealcolati
– ha detto Lollobrigida a Roma all’assemblea generale di Uiv – Non voglio
ostacolare la crescita delle imprese. Ragioniamo pragmaticamente: dobbiamo
preservare la percezione della qualità del vino italiano e, in particolare
sui nuovi mercati, capire come evitare il rischio di compromettere il
posizionamento con prodotti dealcolati per cui la sfida della qualità non è
facile”.

D’altro canto, i più giovani preferiscono bere cocktail o superalcolici,
considerati più facili e meno impegnativi del vino. Basti dire che le
bollicine metodo Martinotti (realizzate con rifermentazione in autoclave)
non Prosecco, nei primi 5 mesi del 2024 sono cresciute del +7% proprio
grazie alla mixology. E oggi valgono il 24% dei volumi di spumante italiano
consumati negli Usa, come emerge dai dati Uiv.

In questa disamina, va tenuto conto anche dell’aumento dei costi che si è
abbattuto sul vino: negli ultimi anni, come scrive anche il FT, i prezzi del
vino sono aumentati poiché i produttori hanno dovuto sostenere spese più
elevate per i rincari delle materie prime.

La questione dei dazi

Restando in tema di costi, il FT, fra le cause della crisi globale del vino,
cita anche i dazi imposti dalla Cina all’Australia. Down Under, “le
condizioni di mercato sono state particolarmente penalizzanti da quando la
Cina nel 2020 ha imposto tariffe sui vini australiani importati”, si legge
nell’articolo. I dazi quest’anno sono stati revocati, ma nel frattempo il
mercato ha subìto un dannoso eccesso. Come ricorda il quotidiano britannico,
a metà del 2023, le scorte di vino australiano erano del 16% superiori alla
media decennale. E secondo il FT nel futuro dovremmo aspettarci ulteriori
accordi strategici internazionali nel mondo del vino.

Insomma, uno scenario globale in divenire, da tenere d’occhio, soprattutto
se, come sottolinea il ministro Lollobrigida, vogliamo preservare i mercati
consolidati e agganciarne di nuovi, per continuare a tenere alta la bandiera
del nostro vino.

GAZZETTA DI MANTOVA

Ubriachi e violenti: non si placa l’onda litigi nel Mantovano

Roberto Bo

Durante la notte di sabato altre cinque aggressioni causate dall’alcol.
Intanto è pronto per scattare il piano anti movida

Non si ferma l’ondata di liti e aggressioni notturne che ormai da almeno due
settimane sembra essere diventata un virus estivo a Mantova.

Un film che si ripete ormai quasi ogni giorno con una cadenza preoccupante.
Nessun caso grave, ma forze dell’ordine e mezzi di soccorso sanitario ogni
notte sono costretti a più uscite su episodi sempre legati al consumo di
alcol.

Il piano sicurezza

Ed è per questo che venerdì scorso è stato varato un nuovo piano sicurezza
contro la movida selvaggia estiva e le frequenti liti su impulso del
prefetto di Mantova, Gerlando Iorio, e del comitato per la sicurezza e
l’ordine pubblico.

Ma proprio nelle ore in cui si stanno definendo gli orari dei presidi mobili
con pattuglia dedicata, anche la notte scorsa si sono verificati almeno
cinque episodi sui quali sono intervenuti le forze dell’ordine mantovane
insieme ai mezzi di soccorso sanitario.

Ancora litigi

E ancora una volta si tratta perlopiù di scaramucce per futili motivi
all’esterno di locali pubblici e tra vicini di casa. Con un comune
denominatore: l’alcol.

Cinque interventi

Nel corso di sabato notte carabinieri e 118 sono dovuti intervenire a Castel
Goffredo (due volte), Viadana, Mantova e Ostiglia. Il doppio intervento a
Castel Goffredo è stato davanti al Madera Club, dove un 38enne ubriaco
pretendeva di entrare nonostante il personale della vigilanza lo avessero
più volte invitato con le buone ad andarsene dato il suo stato di
alterazione incompatibile con l’ingresso nel locale. L’uomo però ha
insistito infastidendo altri clienti. A quel punto, erano circa le 2 di
notte, sono arrivati carabinieri e ambulanza. Il 38enne ha rifiutato il
trasferimento al pronto soccorso. Un’ora dopo è tornato in azione e ha
aggredito uno degli addetti alla sicurezza. Nessun ferito, ma nuovo
intervento di carabinieri e ambulanza.

Un altro episodio si è verificato poco prima dell’una in via Grazzi Soncini
a Viadana, dove un 40enne è stato aggredito (codice verde) da un ubriaco.
Sono intervenuti i carabinieri di Viadana. Altri due episodi a Mantova e
Ostiglia. In uno dei due l’oggetto dell’alterco era un accendino.

IL RESTO DEL CARLINO

Il volontario che ha salvato il 16enne ubriaco: “Era a terra incosciente, ho
temuto il peggio”

Un ex vigile del fuoco, in servizio con l’associazione nazionale
carabinieri, ha permesso a un ragazzino forlivese che rischiava di soffocare
di riprendere a respirare: “Non gli sentivo il polso”

Salvato dalle manovre salvavita di un volontario. È successo a un 16enne del
Forlivese che sabato sera era a Marina di Ravenna con un coetaneo. Il
giovane era steso a terra incosciente e in evidente stato di intossicazione
acuta da alcol, con la lingua che gli ostruiva la gola, col rischio di
morire soffocato. Accanto a lui un coetaneo spaventato non sapeva come
muoversi per aiutarlo. Per fortuna poco lontano c’era Fabio Marzufero,
vigile del fuoco in pensione che sabato sera era in servizio con
l’associazione nazionale carabinieri per permettere ai giovani di fare
l’alcoltest in maniera volontaria: non appena ha visto il giovane a terra,
steso tra le auto parcheggiate lungo viale delle Nazioni, si è precipitato
le manovre salvavita che gli hanno permesso di riprendere a respirare. Altri
tre volontari hanno gestito la situazione e procurato dell’acqua, garantendo
che tutto filasse liscio fino all’arrivo dell’ambulanza.

Fabio Marzufero ha fatto parte del corpo dei vigili del fuoco per 40 anni,
gli ultimi sette come capo reparto provinciale. Da circa una quindicina
d’anni si impegna anche nel volontariato e per questo è stato nominato
Cavaliere della Repubblica.

Marzufero, lei è il volontario che ha salvato la vita al giovane.
Ripercorriamo la nottata: che ore erano all’incirca?

“Mezzanotte e un quarto”.

Lei dov’era?

“Stavamo facendo pattugliamento. Come volontari diamo la possibilità alle
persone di sottoporsi volontariamente a test alcolemici indicativi. Il
responso può essere ’verde’ o ’rosso’”.

E poi ha visto il ragazzo..

“Stavamo percorrendo un tragitto in auto quando ho visto gli scooter davanti
a me fermarsi di fronte all’ingresso di una strada pubblica. Ho capito che
c’era qualcosa di strano, e guardando tra le auto l’ho visto: un ragazzo
immobile con la faccia a terra”.

Cosa ha fatto?

“Ho piantato letteralmente l’auto in mezzo alla strada, mi sono precipitato
da lui. C’erano lì un altro giovane e una coppia che non sapevano cosa
fare”.

In che stato era il ragazzo?

“Immobile, molto sudato, freddo, incosciente. Non gli sentivo il polso, mi
sono avvicinato al naso e non lo sentivo respirare. Ho temuto il peggio.
L’ho mezzo in posizione laterale, l’ho fatto vomitare. Era comunque ancora
incosciente, così gli ho massaggiato il petto dandogli un colpo energico col
palmo della mano. A quel punto ho visto che ha aperto un po’ gli occhi.
Allora l’ho tirato su, ha vomitato ancora e gli ho dato delle sberle”.

Temeva che si addormentasse?

“Esattamente. Gli ho urlato di non addormentarsi, gli ho chiesto di contare
le dita della mia mano. Lui insisteva a volersi stendere, così gli ho tirato
dell’acqua in viso, l’ho distratto con un po’ di cavolate. Poi è arrivata
l’ambulanza, lo hanno preso in carico”.

Chi c’era col ragazzo?

“Un coetaneo che ci ha raccontato di averlo conosciuto il giorno prima. Era
accanto a lui, spaventato, e io a un certo punto l’ho esortato a dire due
cavolate per tenere sveglio il ragazzo”.

E i genitori? Ha avuto modo di parlare con loro?

“No. Abbiamo tentato in tutti i modi di sbloccare il telefono del ragazzo
per contattarli. Immagino che poi lo abbia fatto il 118”.

Il ragazzo è stato molto fortunato a trovare qualcuno di preparato sulle
manovre da compiere. Un retaggio dei suoi anni da vigile del fuoco?

“Sono stato capo reparto provinciale fino a 7 mesi fa, 40 anni di carriera.
Dal 2018 sono nell’associazione carabinieri, che è una realtà bellissima e
che sta crescendo moltissimo. All’interno dell’associazione tanti hanno
fatto il corso blsd (per le manovre salvavita, ndr) e ai nuovi insegno come
muoversi”.

Le era già capitato, nella sua lunga carriera, di salvare delle vite?

“Sì, per me sono gesti automatici. Mi è successo durante incidenti stradali,
diverse volte. Ho visto tante situazioni critiche, sono stato anche nelle
zone colpite dal terremoto. E poi glielo dico, il caso ha voluto che fossi
lì a Marina ieri sera: tecnicamente avrei dovuto fare servizio a Milano
Marittima”.

Capita spesso, durante i servizi con i carabinieri volontari, di vedere
ragazzini minorenni ubriachi?

“Sì. Sono tanti, e tanti si avvicinano e questo fa piacere. Chiedono di
provare l’etilometro. Si rendono conto quando vedono il segnale rosso,
diventa una presa di coscienza spontanea”.

VICENZA TODAY

Violenta rissa tra giovani in pieno centro, grave un ragazzo

Indagini in corso dei carabinieri che avrebbero già identificato alcuni dei
partecipanti al tafferuglio

Due feriti di cui uno grave. È il bilancio di una violenta rissa scoppiata
verso le 2:30 della notte tra sabato e domenica in pieno centro a Schio, tra
piazza Garibaldi e l’inizio di via Castello. Non sono ancora chiari i motivi
per i quali è scoppiato il tafferuglio: sulla vicenda stanno indagando i
carabinieri che avrebbero già identificato alcuni partecipanti, ragazzi tra
i 18 e i 20 anni di età.

Secondo una prima ricostruzione, sei o sette giovani hanno iniziato a
discutere animatamente tra loro, probabilmente sotto l’effetto dell’alcol e
poi dalle parole sono passate ai fatti. Un ragazzo avrebbe colpito con un
pugno in faccia un altro giovane che sarebbe caduto a terra sbattendo la
testa e rimando gravemente ferito. Sul posto sono arrivati i carabinieri e
un’ambulanza del Suem che ha trasportato il ferito al San Bortolo per
accertamenti. Il ragazzo sarebbe in prognosi riservata. L’altro ferito è
invece stato portato all’ospedale Alto Vicentino con ferite lievi. I
militari di Schio stanno invece svolgendo delle indagini per ricostruire i
fatti.

CORRIERE.IT

Alcol, tra i bevitori abituali uno su quattro è minorenne «Normale» bere
fuori pasto

Di Paola D’Amico

Tre milioni di morti in un anno nel mondo attribuibili al consumo di alcol e
di altre sostanze stupefacenti. Consumatori sempre più giovani

Sono importanti i numeri delle morti attribuibili al consumo di alcol e di
altre sostanze stupefacenti: tre milioni in un anno nel mondo. E cresce il
numero di chi soffre di dipendenza dall’alcol (209 milioni). Il dato più
preoccupante, però, è che tra i «bevitori abituali» uno su quattro è
minorenne. In particolare nella regione europea dove, dicono i report,
l’Italia occupa il primo posto. A bere si comincia sempre più presto. Tra i
bringe drinkers che ingollano alcolici e superalcolici fino a stare male
(finendo in coma etilico in pronto soccorso) ci sono anche bambine/i di 11
anni. Inoltre, nella fascia di popolazione tra gli 11 e 25 anni che consuma
alcol secondo modalità definite «a rischio per la salute» (1 milione e
370mila) i minorenni sono ben 620mila, senza grande differenza tra maschi e
femmine.

Non si radica il concetto che l’alcol è una sostanza psicoattiva, crea
dipendenza, è cancerogeno. Questo nonostante l’Oms da tempo lo abbia
inserito in testa alla top ten delle sostanze di abuso e, nel suo ultimo
rapporto, sia tornata a lanciare con forza l’allarme chiedendo un maggiore
impegno dei governi per il raggiungimento dell’Obiettivo 3.5 dell’Agenda Onu
2030, così da ridurre il carico sanitario e sociale attribuibile all’uso di
sostanze. «Servono azioni coraggiose che limitino le conseguenze negative
del consumo di alcol sulla salute – ha detto il dg dell’Oms Tedros Adhanom
Ghebreyesus – e sulla società, per aumentare la consapevolezza e costruire
una comunità più sana ed equa». L’alcol impatta direttamente sul cervello.
Il professor Roberto Cavallaro, Ordinario di psichiatria all’Università
Vita-Salute San Raffaele e direttore dell’Unità di Psichiatria Generale
dell’Irccs Ospedale San Raffaele, precisa: «Sotto i 17 anni l’alcol è
bandito: l’adolescenza è un periodo evolutivo delicato in cui il cervello si
sviluppa in modo definitivo». In particolare, «la maturazione della
corteccia prefrontale, centrale nella capacità di contrastare la tendenza
all’impulsività, alla reattività emotiva, alla sottostima del rischio e alla
ricerca delle novità esperienziali, è più lenta rispetto a quella delle aree
limbiche che sottendono invece queste tendenze in modo funzionale al normale
sviluppo dell’indipendenza attraverso l’esperienza, l’esplorazione. Il
divario temporale nel neurosviluppo delle due aree determina quella
“finestra a rischio”, perché l’equilibrio neurobiologico non è stato ancora
raggiunto».

Per tutti il rischio zero è zero consumo. «Basti pensare che la prima causa
di morte per i giovani sotto i 24 anni è un incidente stradale collegato
all’alcool». La legge dal 2012 vieta la vendita di alcol ai minorenni. Ma
poco può fare da sola una legge. «Sotto i 18 anni – aggiunge Federica
Invernizzi, epatologa del Servizio Alcologia dell’Ospedale San Raffaele –
anche solo una unità alcolica è un “consumo a rischio”. Da un punto di vista
prettamente organico non si dovrebbe bere, perché il sistema enzimatico
coinvolto nella processazione dell’alcol raggiunge la sua piena maturità non
prima dei 21 anni, quindi l’alcol resta in circolo di più e ha più tempo di
causare danni d’organo; per tale motivo si potrebbe ipotizzare di spostare
il limite legale del consumo alcolico a tale soglia di età». E poi il
messaggio del “bere consapevole” non è corretto «perché gli adolescenti non
sono in grado di apprenderlo. Bisogna informare gli adulti e tutelare la
salute dei minori con campagne ad hoc».

Tra giovani e non, peraltro, bere fuori pasto è diventato «normale».
«L’adolescenza è una fase di grande fragilità ma alcune variabili ambientali
possono modulare questo rischio. La ricerca – conclude Cavallaro – ha
dimostrato il ruolo dell’influenza del gruppo o della facile disponibilità
di alcol, ma anche dimensioni legate all’esperienza infantile/primo
adolescenziale, quali una modalità educativa controllante o al contrario
permissiva, l’uso di alcol da piccoli anche in quantità minime o
semplicemente l’uso di alcol in famiglia, che sono risultate associate a una
maggiore probabilità di abuso in adolescenza e da adulti. Su queste
variabili ambientali si può agire, a livello del contesto familiare e della
scuola, a partire delle primarie, ciascuno attraverso le competenze
educative ”naturali”. Per chi esita nell’alcoldipendenza in età adulta (una
minoranza) il fattore di rischio prevalente sugli altri diviene la
genetica/familiarità per il disturbo». Ma qui si apre un altro capitolo,
perché solo una minuscola percentuale (4%) dei 400mila alcolisti finisce in
cura. Lo conferma Elio, fiduciario del Comitato esterni della associazione
Alcolisti Anonimi: «L’alcolismo è una malattia, non un vizio e purtroppo nei
nostri gruppi di auto-mutuo-aiuto viene una piccola minoranza. Il primo
passo è capire che una sostanza anche se è legale può creare dipendenza.
Pochi alcolisti però maturano la consapevolezza di avere un problema».

IL MESSAGGERO

Caldo estremo come l’alcol, gli effetti sulla guida pericolosi per gli
automobilisti

Il calore eccessivo può influenzare la guida in modi analoghi all’assunzione
di alcol, aumentando il rischio di errori e riducendo il tempo di reazione.
Il tema, molto attuale, è stato proposto e affrontato in Spagna dove
Europress ha pubblicato una interessante intervista a uno specialista che ha
posto l’attenzione su una questione che interessa gli automobilisti e non
solo.

L’effetto del caldo è come quello dell’alcol

Il dottor Fulgencio Molina, capo del Servizio di Urgenze e specialista
dell’Unità di Traffico dell’Ospedale Quirónsalud Murcia e del Centro Medico
Quirónsalud Cartagena, avverte che l’eccessivo calore può avere conseguenze
sulla guida simili a quelle provocate dall’alcol. (*) L’alta temperatura
aumenta il rischio di errori e riduce il tempo di reazione. Il problema
principale è che il calore in eccesso percepito dalla superficie corporea
viene trasmesso all’ipotalamo, una parte del cervello che regola la
temperatura corporea e altre funzioni importanti come l’umore, il sonno e la
reazione a situazioni impreviste.

Gli effetti sulla guida

L’eccessivo calore influisce negativamente su queste funzioni cerebrali,
causando sintomi come affaticamento, stanchezza, sonnolenza, aggressività e
riduzione della concentrazione e dell’attenzione. Questi effetti limitano il
tempo di reazione e aumentano il rischio di incidenti stradali.

(*) Nota: è semplice dedurre quanto sia pericoloso bere vino, birra o altri
alcolici prima di guidare nei periodi caratterizzati da un grande caldo.

CORRIERE DI VITERBO

Ordinanza contro il consumo di alcol, prima sanzione

Sabato sera, durante i consueti servizi di controllo che vengono potenziati
nel fine settimana per aumentare la sicurezza dei numerosi cittadini e
turisti che affollano il capoluogo, la Polizia è intervenuto in piazza della
Rocca, sorprendendo un cittadino di nazionalità bengalese in stato di
alterazione psicofisica dovuta all’abuso e al consumo di sostanze alcoliche.

Ha tirato una bottiglia di birra contro i poliziotti

Lo straniero aveva in mano una bottiglia piena di birra che ha lanciato
all’indirizzo degli operatori allorché gli hanno intimato di vuotarla e
gettarla nel cestino dei rifiuti. Per questo motivo è stato denunciato
all’autorità giudiziaria in stato di libertà per i reati di violenza e
resistenza a pubblico ufficiale. È stato inoltre sanzionato per manifesta
ubriachezza ai sensi dell’articolo 688 del codice penale.

Inoltre, nei suoi confronti è stato elevato un verbale per contestare la
violazione amministrativa prevista dall’ordinanza sindacale numero 41 del 13
luglio, che prevede, all’interno del centro storico di Viterbo, il divieto
di consumo di bevande alcoliche dalle 16 alle 7 del giorno successivo, ad
esclusione delle zone dei locali pubblici destinate alla somministrazione.

Divieto di vendere alcolici per asporto tra le 21 e le 7 della mattina
successiva

“Si tratta – si legge in un comunicato stampa della Polizia – della prima
contestazione effettuata dalle volanti all’ordinanza comunale che prevede,
altresì, il divieto per gli esercenti di vendere alcolici per asporto nella
fascia oraria compresa appunto tra le 21 e le 7 della mattina successiva”.

MACHEDAVVERO.IT

Effetti dell’alcol, gli adulti lo reggono meno: svelato il motivo

da Isabella Insolia

Con il passare degli anni, gli effetti dell’alcol è diverso su ogni persona
e gli anziani lo reggono meno rispetto ai giovani: ecco qual è il motivo.

Alcune persone si sono rese conto che anche dei semplici drink che fino a
qualche anno fa andavano giù normalmente ora hanno un effetto diverso e più
veloce rispetto al passato. Bene, non c’è bisogno di allarmarsi perché la
scienza ritiene che sia un processo naturale che attraversa tutte le
persone.

Non tutti sanno che con il passare degli anni il corpo diventa più
resistente alle bevande alcoliche. Proprio per questo motivo la stessa
quantità di alcol consumata a 20 anni avrà un impatto diverso e senza alcun
dubbio maggiore sul corpo quando si hanno 50 o 60 anni, facendo sembrare che
un drink sia paria a tre. Secondo quanto rivelato dal portale National
Geographic, questa sensibilità al consumo di alcol può verificarsi sia negli
uomini che nelle donne.

Quali sono gli effetti dell’alcol sulle persone anziane?

Una recente ricerca pubblicata in un numero del 2023 della rivista Kidney
Research and Clinical ha dimostrato che la prima cosa da tenere in
considerazione è che man mano che le persone invecchiano, il corpo cambia e
la percentuale di grasso corporeo tende ad aumentare, mentre la quantità di
acqua nel corpo inizia a diminuire. Poiché il corpo ha meno acqua, il
livello di alcol nel sangue sarà molto più alto a 70 anni rispetto che a 30
anni.

Inoltre, è bene sottolineare che a qualsiasi età, le donne sono più
suscettibili agli effetti dell’alcol perché, a parità di peso, hanno meno
acqua corporea rispetto agli uomini. Ciò significa anche che le donne
saranno ancora più suscettibili agli effetti dell’alcol man mano che
invecchiano. È proprio in questo modo che gli effetti dell’alcol si
accumulano più velocemente e durano più a lungo.

La maggior parte delle persone inoltre sono inconsapevoli dei cambiamenti
fisiologici che si verificano con il passare degli anni e che quindi portano
a livelli di alcol nel sangue più elevati e maggiori alterazioni nel
comportamento e nella cognizione. Sempre la ricerca ha stabilito che anche
il cervello diventa più sensibile agli effetti dell’alcol man mano che si
invecchia.

Ciò può aumentare le probabilità che le persone sviluppino problemi di
coordinazione o di equilibrio, ciò appunto aumenta il rischio di cadute e di
farsi male seriamente. Tra le conseguenze c’è anche il fatto che l’alcol
tende a influenzare la capacità di giudizio, i tempi di reazione e la
capacità di guida.

QUOTIDIANO DEL SUD

Salerno, oltre 4.000 litri di alcol puro scoperti in un opificio clandestino

I finanzieri di Salerno hanno sequestrato oltre 4.000 litri di alcol puro in
un opificio clandestino. L’operazione mirava a contrastare le frodi sulle
accise nel settore delle bevande alcoliche.

SALERNO- Un blitz della Guardia di Finanza di Salerno ha portato al
sequestro di oltre 4.000 litri di alcol puro di contrabbando. L’operazione,
volta a contrastare le frodi nel settore delle accise, è stata condotta
dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Nocera Inferiore.

L’intervento è avvenuto nel Comune di Angri. I militari hanno individuato un
fabbricato in lamiera adibito a vero e proprio opificio clandestino per la
produzione e la commercializzazione di bevande alcoliche. All’interno del
capannone, di circa 40 metri quadrati, sono stati rinvenuti 4.090 litri di
alcool etilico. Di questi 300 ancora erano in una cisterna in plastica e
3.790 già stoccati in 758 taniche da 5 litri. Le taniche erano già pronte
per essere contrabbandate con etichette commerciali contraffatte di “Liquido
lavavetri concentrato”.

Ulteriori 480 taniche vuote, anch’esse già etichettate, sono state rinvenute
dai finanzieri.

A Salerno, il responsabile dell’opificio clandestino dove sono stati
ritrovati diverse taniche di alcol puro è stato denunciato alla Procura
della Repubblica.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

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