RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta
LA NAZIONE
Alcol e salute secondo Guarnieri: “Esperimento diseducativo. Mai guidare
dopo aver bevuto”
*L’associazione che tutela le vittime della strada contesta l’iniziativa di
Confcommercio “Pericoloso far passare il messaggio che un bicchiere non
faccia nulla. Sfatare un mito”. *Sabato scorso, un articolo pubblicato da
La Nazione dal titolo ’La prova dell’alcol test’, raccontava un
“esperimento”. Una pranzo, organizzato da Confcommercio e Fipe, con
politici, giornalisti e membri di associazioni, dove si beveva vino durante
il pasto e poi veniva misurata l’alcolemia. L’obiettivo era “sfatare falsi
miti sul consumo di vino nei pasti”. Tralasciando l’inutilità
dell’esperimento, dato che esistono tabelle ministeriali che stimano il
tasso alcolemico con dettaglio e precisione statistica, il problema sono le
dichiarazioni rilasciate dai partecipanti.
Da 15 anni con la nostra Associazione ci impegniamo a informare sulla
pericolosità di mettersi alla guida dopo aver assunto alcolici. Per questo
è doveroso per noi chiarire alcuni aspetti. Nell’articolo si legge: “La
conferma è chiara: un paio di bicchieri di vino a pasto non fanno superare
il limite di legge”, ha dichiarato Franco Marinoni, direttore regionale di
Confcommercio. Falso. Non si può sapere. L’assorbimento dell’alcol è
diverso da persona a persona e dipende da moltissimi fattori. La tabella di
legge stima, ad esempio, che una donna di 54 kg supererà quasi certamente
il limite di 0.5 g/l con due bicchieri. “Il problema sta altrove, nei
superalcolici consumati in maniera sfrenata, continua Marinoni.
Nell’articolo si parla sempre di “buon vino” in contrapposizione ad altre
bevande alcoliche. Ma non c’è differenza fra bevande che contengono alcol.
Il bere sfrenato fa male sempre e ovviamente incide sulla guida. “C’è una
sostanza nel vino che ha un effetto di prevenzione dal punto di vista
oncologico”, ha dichiarato il governatore Eugenio Giani, anch’egli presente
al pranzo. Falso. Le bevande alcoliche sono state inserite dall’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel gruppo delle sostanze
cancerogene certe. Numerosi studi lo dimostrano rispetto a diversi tipi di
tumore (soprattutto mammella e colon-retto). Ovviamente l’effetto
cancerogeno dipende dalla quantità, ma affermare che il vino possa aiutare
la prevenzione oncologica è insostenibile.
“Per Cursano e Tarantoli, dopo aver bevuto ciascuno 2 bicchieri di vino e
mezzo di prosecco, addirittura il risultato è stato 0 dopo 10 minuti”.
Nessuna informazione viene fornita sullo strumento usato: un etilometro
certificato? un precursore? E poi c’è la questione tempo: i valori
ministeriali si riferiscono ad un’assunzione di alcol misurata dopo 60
minuti perché è noto in letteratura che il picco si raggiunge in questo
lasso di tempo. La tesi a cui si giunge, a seguito delle dichiarazioni, è
che “il buon vino, bevuto a tavola con uno o due calici, non nuoce né alla
salute propria, né a quella degli altri”. Affermazione discutibile per
tutte le ragioni già dette. Alla guida anche un minimo livello di alcol può
alterare le nostre capacità visive e i riflessi e per questo ai guidatori
professionisti è imposto alcol zero. Nella legislazione è scritto: “Non
esistono livelli di consumo alcolico sicuri alla guida. Il comportamento
più sicuro è non consumare alcol se ci si deve porre alla guida di un
qualunque tipo di veicolo. Concludendo, sulla sfera della salute personale
ognuno è libero di fumare, mangiare insaccati, respirare particolato e bere
vino. I fattori di rischio esistono e ognuno li gestisce come vuole. Ma
guidare dopo aver bevuto non è un fatto personale bensì sociale, che va
combattuto perché può far danno anche ad altri. Chi ha un ruolo pubblico
dovrebbe informare i cittadini con verità basate su evidenze scientifiche.
Non bere se devi guidare: questo è l’unico consiglio sicuro che si può dare
a tutti. Un piccolo sacrificio per difendere la propria vita e quella degli
altri”.
ILFATTOALIMENTARE
Perché è così difficile proteggere i consumatori dall’industria dell’alcol?
*Antonio Pratesi*
25 Febbraio 2025
La nutrizionista americana Marion Nestle raccontava nel suo libro Food
Politics le difficoltà incontrate negli Stati Uniti nel pubblicare le
Dietary Guidelines (“linee guida per una sana alimentazione”) a causa delle
ingerenze da parte dell’industria alimentare che mal vedeva alcune
indicazioni degli scienziati che suggerivano di mangiare meno (per esempio
la carne). Come funzionava il sistema? Gli scienziati americani dopo
diversi anni di lavoro, rilasciavano un documento sintesi delle evidenze
scientifiche su cui basare le nuove linee guida. Nella stesura finale delle
Dietary Guidelines quindi interveniva la politica, influenzata dagli
interessi dell’industria alimentare, eliminando le frasi in cui si diceva
di “mangiare meno” determinati cibi per non danneggiare l’industria.
L’industria alimentare cercò in tutti i modi di bloccare quella che sarebbe
diventata un’icona nel campo della nutrizione mondiale, la piramide
alimentare, che era il risultato di ben 11 anni di lavoro da parte degli
scienziati. Cercarono di proporre altre immagini grafiche come per esempio
la tazza, perché la piramide alimentare era troppo chiara. E un consumatore
informato è un pericolo per una parte dell’industria alimentare che deve
vendere alimenti poco salutari.
*Conflitto di interessi *Marion Nestle spiegava che c’era un problema serio
di conflitto di interessi insito nello USDA (US Department of Agricolture)
che aveva in sé un doppio mandato: 1) tutelare gli interessi
dell’agrobusiness americano e 2) redigere le linee guida americane per una
sana alimentazione. E le due cose spesso non coincidono.
Anche in Italia il Ministero dell’Agricoltura ha questa duplice funzione:
1) tutelare gli interessi dell’agrobusiness che comprende anche l’industria
vitivinicola e 2) tutelare la salute degli italiani attraverso un suo ente,
il CREA-Alimenti e Nutrizione cioè quello che un tempo era chiamato
l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). I
rappresentati del CREA-Alimenti e Nutrizione, collaborano con la SINU
(Società Italiana di Nutrizione Umana) (1) per la produzione dei LARN
(Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la
popolazione italiana) e delle Linee Guida per una sana alimentazione (2).
*I vecchi LARN e l’alcol *Quindi in Italia quando si tratta di parlare di
alcol e vino il discorso può diventare problematico perché da un lato
l’industria vitivinicola rappresenta una fetta importante dell’economia
nazionale e dall’altro è necessario anche informare i cittadini sui rischi
legati al consumo di vino, birra, superalcolici. Nei LARN 2024 il capitolo
dedicato all’alcol è stato eliminato. Vogliamo quindi ricordare alcuni
passaggi del capitolo sull’alcol dei LARN 2014. Ne abbiamo già parlato in
questo articolo.
“È quindi assai probabile che la persona con un basso consumo di alcool
corra un minore rischio di mortalità non tanto per merito del tipo di
bevanda e delle quantità assunte, quanto per una serie di fattori correlati
e di cui quel consumo rappresenta un semplice marcatore. Tali fattori
(maggiore consapevolezza, alto stato socio-economico, migliore stile di
vita, migliore stato di salute ecc.) svolgono un ruolo protettivo nei
consumatori di vino, effetto che spesso viene erroneamente attribuito alle
sostanze fenoliche in esso contenute; tali sostanze presenti nel vino in
bassissima concentrazione, sono peraltro diffuse, e in grande quantità, in
tutti gli alimenti vegetali, prodotti che per tipica abitudine i
consumatori di vino maggiormente predilige sia rispetto a chi non beve sia
rispetto ai bevitori di altre bevande alcoliche.
*L’alcol e la salute *“L’alcol è causa di moltissime differenti disfunzioni
e patologie che possono riguardare tutti gli organi ed apparati
dell’organismo. – si legge sui LARN 2o14 – Tra lesioni, disordini psichici
e comportamentali, patologie gastrointestinali, immunologiche, infertilità
e problemi prenatali, tumori ecc., se ne contano più di 60 per questo anche
la WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) conclude che l’impatto
su mortalità, mobilità e disabilità in tutte le realtà mondiali è comunque
negativo se espresso correttamente al netto dei possibili scarsi effetti
benefici riportati in letteratura (WHO 2009).
Le ultime evidenze in letteratura mostrano che per molte di queste
patologie, tra cui il cancro, non si può definire un livello di consumo
privo di rischio, una specie di “dose soglia” sotto la quale non si corrono
i rischi per la salute, poiché il rischio sale in maniera proporzionale
alla dose di alcool ingerita e indipendentemente dalla fonte di alcool,
rispettando la sola regola che quando maggiore è la quantità ingerita,
tanto più alto il rischio”
*Quando sconsigliare il consumo di alcol *“In conclusione è bene ricordare
che alcune situazioni fisiologiche o patologiche impongono l’astensione
totale dal consumo di bevande alcoliche di qualunque tipo: gravidanza e
allattamento, età minore 18 anni, epatopatie, patologie digestive e
comunque condizioni che richiedano l’assunzione di farmaci, l’intenzione di
accingersi alla guida di veicoli o macchinari pericolosi per sé o per gli
altri, pregressa storia di alcolismo o altre dipendenza”.
“La valutazione e l’analisi delle evidenze scientifiche disponibili non
consentono di poter sostenere o promuovere il consumo pur moderato di
bevande alcoliche. In conseguenza della costante crescente produzione di
nuove conoscenze sulle relazioni tra etanolo e salute, appare dunque
adeguato adottare a livello di popolazione e di tutela della salute
pubblica e il principio di precauzione, che è l’unico che consente di
ridurre l’adozione di comportamenti potenzialmente nocivi o pericolosi per
l’individuo. A tale riguardo gioca un ruolo fondamentale una comunicazione
istituzionale corretta.” (LARN 2014)
*Rischio zero quando non si beve *In sintesi: le evidenze scientifiche sui
danni derivati dal consumo di alcol indicano che il rischio zero è quando
non si beve affatto. Questo dovrebbe essere comunicato a livello
istituzionale e dai medici a tutta la popolazione generale senza alcuna
distinzione (sani, malati, giovani, vecchi, astemi o bevitori). In realtà
lo Stato italiano si guarda bene dal dire “di non bere”, i corsi sui
problemi alcol correlati per la classe medica sono pochi e alcuni
sponsorizzati da Federvini. Alcune pubblicazioni addirittura arrivano a
suggerire ai medici di astenersi dal consigliare di non bere ai “bevitori
moderati” (3)
L’introduzione di tasse per disincentivare l’uso di bevande alcoliche è
molto efficace. In Italia invece non se ne parla, anzi hanno eliminato dai
LARN 2024 il capitolo dedicato all’alcol.
*Note *
*1. La SINU più che una società scientifica sembra un’associazione
filogovernativa, infatti quando è entrata nel dibattito tra l’etichetta
fronte pacco Nuti-Score e l’etichetta adottata in Italia NutrInform
Battery, contro ogni evidenza scientifica ha espresso una preferenza per
quest’ultima. Per approfondimenti: Etichette a semaforo: per la Sinu
“inaccettabili” i valori della NutrInform Battery, Nutri-Score: la risposta
della Sinu alle critiche mosse dal Fatto Alimentare e Nutri-Score: la
posizione ufficiale della Sinu non convince. La SINU, si veda la homepage
del sito, non disdegna di avere degli sponsor eccellenti al suo interno,
che chiamano in maniera eufemistica ‘Soci Collettivi’: tra cui Soremartec
(gruppo Ferrero) Parmalat, Gruppo Danone, Barilla, Yakult e la NFI, che è a
sua volta sponsorizzata da una miriade di aziende tra cui spiccano anche
aziende che producono bevande alcoliche (Branca Distillerie, Davide
Campari, Heineken, Montenegro). 2. Le linee guida per una sana
alimentazione sono documento italiano di riferimento sulla sana
alimentazione rivolto ai consumatori. Mentre i LARN sono i Livelli di
Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia prodotti dalla SINU, un
documento importante ad uso professionale per tutti coloro che si occupano
di nutrizione. 3. Questa pubblicazione è firmata da un gran numero di
autori che si interessano evidentemente di altri ambiti della medicina.
Infatti veri esperti in problemi alcol correlati hanno una visione
completamente diversa. *ORIZZONTESCUOLA
Allarme alcol tra giovanissimi, il medico: “I ragazzi si ubriacano per
sentirsi grandi, ma il problema è la mancanza di controllo familiare”
*In un’intervista a Il Tirreno, il dottore Luca Dallatomasina, primario del
pronto soccorso dell’ospedale di Livorno, lancia un allarme sul consumo di
alcol tra adolescenti. *Di redazione
“In Versilia era la norma avere quattro, cinque anche sei ragazzini
ubriachi durante i weekend. E anche al di sotto di 16 anni: 14-15 anni”,
racconta il medico che ha osservato il fenomeno per due decenni. Un
problema che negli ultimi anni ha registrato un preoccupante incremento,
particolarmente evidente durante eventi come il Carnevale: “Se la sera vado
nei rioni, vedo ragazzini devastati. Il problema è chi gli dà da bere,
anche se, va detto, in tanti se lo portano da casa”.
*Il ruolo cruciale della famiglia *Per il primario, la soluzione non
risiede nelle sanzioni o nelle norme stradali, ma nel controllo familiare.
“Mentre diversi anni fa il genitore arrivava arrabbiato e strigliava il
ragazzo, ora l’atteggiamento è quello di giustificarlo: Poverino il mio
bambino, cosa gli hanno fatto? Lui è uno che non beve, sicuramente gli
hanno messo qualcosa nel bicchiere. La colpa è sempre degli amici”, osserva
con preoccupazione.
Dallatomasina condivide la sua esperienza personale: “Finché i miei ragazzi
non erano grandi abbastanza da autogestirsi, non mi vergogno a dire che li
seguivo la sera, andavo fuori dai locali, vedevo le persone che
frequentavano”.
Il medico conclude con una riflessione sulla fragilità degli adolescenti
odierni: “I ragazzini oggi, malgrado sembrino apparentemente più grandi per
la loro età e perché tramite Internet hanno un accesso al mondo che li fa
sembrare più maturi, in realtà non lo sono, anzi. Sono più fragili, perché
la società è quella che è”.
HUFFINGTONPOST
Sull’alcol educare i cittadini alla moderazione. Divieti e imposizioni non
servono
*Etichette allarmistiche come “nuoce gravemente alla salute” o “causa il
cancro” su bottiglie, tasse specifiche, restrizioni e persino la vendita
esclusiva in negozi autorizzati, sono tra le soluzioni proposte secondo la
logica dell’”one size fits all”. Il risultato? Più controllo, meno libertà
e nessun vero beneficio *
*di Pietro Paganini *25 Febbraio 2025
Si sta diffondendo l’idea che le bevande alcoliche debbano essere
regolamentate come il tabacco. In Europa e nel mondo stanno emergendo
proposte per limitarne il consumo, sostenendo che siano tra le principali
cause delle malattie non trasmissibili (NCDs), a loro volta responsabili di
elevati tassi di mortalità e costi sanitari.
Etichette allarmistiche come “nuoce gravemente alla salute” o “causa il
cancro” su bottiglie e lattine, tasse specifiche, restrizioni severe e
persino la vendita esclusiva in negozi autorizzati, come già avviene in
Finlandia e Svezia (una chiara violazione delle regole del mercato unico
europeo), sono tra le soluzioni proposte, secondo la classica logica
dell’”one size fits all”.
Se adottate, queste misure avranno conseguenze gravi e indesiderate,
limitando le libertà individuali e danneggiando economia, società e
cultura. Si basano su un’idea semplicistica e infondata: che il vino e la
birra siano dannosi di per sé. In realtà, il problema non è il loro
consumo, ma l’abuso e le sue cause. Vino e birra, inseriti in una dieta
equilibrata, possono avere effetti positivi sulla salute. Ma chi promuove
queste restrizioni ignora la complessità della realtà sociale: l’abuso di
alcol ha cause profonde, individuali e collettive, che non si risolvono con
divieti e tasse come strumenti di prevenzione.
Questa visione paternalistica e illiberale pretende di sostituire la
responsabilità individuale con l’imposizione dall’alto. Lo Stato vuole
decidere cosa sia giusto per i cittadini, imponendo restrizioni invece di
puntare su educazione e consapevolezza. Il risultato? Più controllo, meno
libertà e nessun vero beneficio. Ma c’è di più: questa impostazione
semplificata e dogmatica evita di affrontare le cause reali dell’abuso,
scaricando la colpa su prodotti millenari anziché sulle condizioni sociali,
economiche e culturali che favoriscono il consumo eccessivo.
Se il vino e la birra scomparissero dalle nostre tavole, non avremmo una
società più sana, ma più povera sotto ogni punto di vista. Chi ne fa un uso
moderato perderebbe un alimento con benefici per la salute fisica, mentale
e sociale. Chi ne abusa lo sostituirebbe con altre sostanze, altrettanto o
più dannose. L’economia subirebbe un colpo durissimo: il settore vinicolo e
brassicolo (*) è un pilastro per molte regioni, legato a geografia,
tradizioni e cultura. Eliminare il vino e la birra significherebbe
cancellare millenni di storia.
Vino e birra fanno parte della dieta dell’uomo da oltre 6.000 anni. I
Romani raffinarono la viticoltura e ne esportarono la produzione in tutto
l’Impero. Da allora, le aspettative di vita sono aumentate, non diminuite.
Ippocrate, padre della medicina, raccomandava il vino per disinfettare le
ferite e come parte di una dieta salutare. Diceva che “il vino è una
bevanda utile sia per i sani che per i malati. Va bevuto al momento giusto,
nel modo giusto e nelle giuste quantità, tenendo conto della costituzione
di ciascun individuo”.
I dati smentiscono l’allarmismo, ma nessuno ne parla. Dal 2010, il consumo
dannoso di alcol e la mortalità alcol-correlata sono diminuiti del 20% a
livello globale. Nell’UE, il binge drinking è sceso del 6,4% tra il 2014 e
il 2019. Tra i giovani (15-19 anni), il consumo episodico eccessivo è
calato del 15%. Le morti attribuibili all’alcol in Europa sono diminuite
del 16,8% tra il 2010 e il 2019. Numeri che smontano la narrativa
emergenziale su cui si basano le nuove restrizioni.
Come per tutti gli alimenti, la chiave è la moderazione. Aristotele la
considerava un principio fondamentale, ed è alla base della dieta
mediterranea. (**) Le linee guida del Ministero della Salute italiano
raccomandano: un bicchiere al giorno per donne e over 65, due bicchieri al
giorno per gli uomini. L’effetto dell’alcol varia da persona a persona, in
base a dieta, metabolismo e stato di salute. Imporre regole rigide senza
considerare questa complessità è un errore. Inoltre, la qualità conta: il
danno non dipende solo dalla quantità, ma anche dalle caratteristiche del
prodotto.
Contrastare l’approccio proibizionista non significa negare i problemi
legati all’abuso di alcol, ma affrontarli con dati, scienza e buon senso. *Non
servono divieti né strategie preventive mascherate da informazione,* come
le etichette allarmistiche, ma conoscenza. Solo attraverso la
consapevolezza si rafforza il vero fondamento della libertà individuale. (***)
La soluzione è promuovere uno stile di vita equilibrato. L’equilibrio
cambia da persona a persona e si ottiene con conoscenza e consapevolezza,
non con divieti e imposizioni. Educare i cittadini alla moderazione è
l’unica strada sensata che sperimentalmente produce risultati.
(*) Nota: per brassicolo si intende il turismo legato alla produzione di
birra e vino.
(**) Nota: ogni tanto occorre ribadirlo: il vino non fa parte della dieta
mediterranea.
(***) Nota: le avvertenze sanitarie sulle etichette non sono affatto
divieti e imposizioni, non solo non minano la libertà di scelta, ma al
contrario rendono la scelta più informata. Se le avvertenze in etichetta
non servissero, chi è attento agi interessi dei produttori non si
affannerebbe a scrivere articoli come questo.
LEFT.IT
Lollobrigida brinda all’idiozia
*Nell’era in cui non ci si vergogna, un ministro accetta di rendersi
ridicolo davanti al Paese pur di apparire come il fedele protettore delle
lobby che si ritiene in dovere di rappresentare Di Giulio Cavalli*
25 Febbraio 2025
La chiamavano l’era della post-verità e invece semplicemente è l’epoca in
cui non ci si vergogna. Non ci si vergogna, ad esempio, di avere un
ministro dell’Agricoltura che non sa più cosa inventarsi per difendere
l’uso di alcol, ennesima ipocrisia delle libertà a corrente alternata.
Avremmo potuto avere un ministro che coscienziosamente affrontasse gli
800mila morti all’anno per abuso di alcol nella regione europea. Avremmo
potuto ascoltare le azioni da intraprendere per quei 100mila minori che
ogni anno abusano di alcol nonostante la legge ne vieti loro la vendita.
Avremmo potuto sapere dei circa 1,3 milioni di giovani tra gli 11 e i 24
anni, di cui 660mila minori, che hanno consumato alcol in modalità
rischiose per la salute. Oppure di quelli che, tra questi, il 18,9% dei
maschi e il 13,3% delle femmine, hanno praticato il binge drinking, ossia
l’assunzione di grandi quantità di alcol in breve tempo.
Il ministro Lollobrigida, invece, ha preferito spiegarci che «l’abuso di
acqua può portarci alla morte», oltre a causare «una sudorazione
eccessiva». Nell’era in cui non ci si vergogna, un ministro non ha contezza
del fatto che l’acqua non è un pericolo per la salute pubblica. Nell’era in
cui non ci si vergogna, un ministro accetta di rendersi ridicolo davanti al
Paese pur di apparire come il fedele protettore delle lobby che si ritiene
in dovere di rappresentare. Da ministro a testimonial, senza farsi sfiorare
dal dubbio che l’effetto finale sia un dubbio persistente: quanto può fare
male abusare di ministri così?
L’ADIGE
Risse, sporcizia, vomito e anche peggio: scenario da incubo sulle corriere
a Tione
*La denuncia della Uiltrasporti: «Ad ogni corsa si assiste alla salita a
bordo di un elevato numero di giovani in evidente stato di ebbrezza o
alterazione, il che genera condizioni di viaggio insostenibili e
pericolose. Gli autisti non ce la fanno più **TRENTO*. Risse, giovani
ubriachi e alterati, che spesso scambiano gli angoli delle corriere per
bagni pubblici, vomito e sporcizia: è uno scenario da incubo quello che
Nicola Petrolli, sindacalista e segretario della Uiltrasporti, denuncia
sulla tratta extraurbana Campo Carlo Magno – Tione. Una situazione ormai
diventata routine, accusa, che mette a rischio la regolarità delle corse e
sottopone autisti e passeggeri a forte stress.
I fatti riguardano in particolare le corse del fine settimana, nel tardo
pomeriggio. «Purtroppo, ad ogni corsa – denuncia Petrolli – si assiste alla
salita a bordo di un elevato numero di giovani in evidente stato di
ebbrezza o alterazione, il che genera condizioni di viaggio insostenibili e
pericolose. Si verificano frequentemente risse, episodi di malessere,
vomito e persino atti di inciviltà estrema come l’uso improprio degli spazi
dell’autobus per necessità fisiologiche. Questa situazione sta avendo
ripercussioni negative su più livelli: gli autisti sono esausti e
impossibilitati a garantire una guida sicura, dovendo costantemente
vigilare su ciò che accade a bordo».
La situazione è tale che oramai, gli autisti esausti, quando il servizio
tocca a loro, o prendono ferie o malattia pur di non effettuare un servizio
del genere.
«I passeggeri abituali, in particolare coloro che utilizzano il servizio
per motivi lavorativi, sono costretti a viaggiare in condizioni indecorose,
spesso rimanendo in piedi a causa del sovraffollamento, tra odori nauseanti
di alcool e sporcizia. I mezzi, a fine servizio, si trovano in uno stato di
degrado tale da richiedere una pulizia straordinaria che ricade interamente
sugli autisti, i quali devono rimuovere bottiglie, immondizia e altri
residui sgradevoli. I ritardi accumulati dal servizio impattano
negativamente sulla regolarità delle corse».
Nonostante le numerose segnalazioni alle forze dell’ordine e al
Commissariato del Governo, la situazione continua a peggiorare, accusa la
Uiltrasporti.
«È inaccettabile che un servizio pubblico, destinato alla collettività, si
trasformi in un mezzo a supporto di un’attività privata, penalizzando chi
ne ha effettivamente necessità. Chiediamo pertanto un intervento urgente
per ripristinare l’ordine e la sicurezza su queste tratte, adottando misure
adeguate per garantire un servizio di trasporto pubblico decoroso e sicuro
per tutti gli utenti».
IL GIORNO
Regole anti malamovida: “Un debutto positivo”
*Casalpusterlengo, il sindaco: era una scelta obbligata *25 feb 2025
MARIO BORRA
Primo week-end trascorso con le nuove regole inserite nell’ordinanza anti
malamovida messe nero su bianco dal sindaco Elia Delmiglio. Secondo il
provvedimento restrittivo, i bar possono restare aperti fino al massimo
alle due di notte nel fine settimana a condizione che vi sia un servizio di
sicurezza in base al numero di avventori: altrimenti la serrata è fissata
all’una. Inoltre, proprio dall’una di notte, gli esercizi pubblici potranno
servire alcolici solo a persone sedute ai tavoli o al bancone dei bar e non
potranno dunque gironzolare per strada con i bicchieri e lattine in mano.
Infine, dalle 22 alle sei del mattino vietati vendita e consumo per asporto
di bevande alcoliche. “Il primo fine settimana è andato bene. C’era molto
ordine nella zona centrale della città e sicuramente la presenza di Polizia
Locale, Guardia di Finanza e carabinieri ha garantito che tutto filasse
liscio – sottolinea il primo cittadino –. Siamo quindi soddisfatti come
amministrazione e consapevoli che sia stata la cosa giusta da fare. Certo,
non bisogna abbassare la guardia”.
IL RESTO DEL CARLINO
Poco alcol nel vino, cade il tabù: arriva il dealcolato
*L’Italia ha recepito la norma europea tra gli ultimi: a influenzare il
cambiamento anche le nuove norme del codice della strada I prodotti Dop e
Igp sono esclusi dal decreto del 23 dicembre 2024 Cesena*, 25 febbraio 2025
– La parola vino in Italia evoca usi e costumi quasi immutabili e così
dealcolarlo è stato per lungo tempo un tabù. L’Italia ha impiegato tre anni
per recepire una norma europea ed è arrivata in coda a Francia, Spagna e
Germania. Con il decreto del 23 dicembre scorso la filiera nazionale del
vino può ora operare con regole simili a quelle in vigore da anni sul
mercato europeo: in particolare è concessa la possibilità di ridurre
parzialmente o totalmente il tenore alcolico, ad esclusione dei prodotti
Dop e Igp. Più precisamente, potrà essere classificato come dealcolato un
vino che abbia un titolo alcolometrico non superiore a 0,5%, e come
parzialmente dealcolato un vino con un titolo superiore a 0,5%, ma comunque
inferiore al minimo della categoria precedente alla dealcolazione, di norma
compreso tra 8,5% e 9%.
Non si tratta solo di aggredire un mercato globale, quello no/low alcol, in
forte aumento, con stime di crescita a due cifre. Nell’influenzare questo
cambiamento culturale ha avuto un ruolo importante anche la riforma del
codice della strada, che ha introdotto sanzioni più severe sul consumo di
alcol prima di mettersi alla guida. Le abitudini dei conducenti stanno
cambiando, orientandosi verso un comportamento più responsabile e
consapevole. Il vino no/low alcol può rappresentare una soluzione
contemporanea alla richiesta di poter comunque godere degli effluvi e del
piacere del rito di un buon calice, pur restando al tempo stesso dentro i
limiti.
E non stiamo parlando di un prodotto di serie B. I vini analcolici di alta
qualità sono fatti con uve pregiate, seguono processi di produzione
sofisticati e hanno un sapore che può competere con quello dei vini
tradizionali. Certo, l’alcol incide su aroma, gusto e struttura complessiva
del vino. Sul fronte della cooperazione, che rappresenta più del 50% del
vino prodotto in Italia, c’è fervore. “Non abbiamo ancora prodotti, ma
siamo molto interessati, tenendo conto che il tema no-low alcol è un trend
mondiale in forte crescita – dicono dalla Caviro – Siamo una cooperativa di
secondo grado e dobbiamo impegnarci anche per garantire ai nostri
viticoltori il corretto livello di profitto”. In pista da alcuni anni è
invece Argea, il maggiore gruppo vitivinicolo privato italiano, che ha
portato sul mercato ben otto etichette di vini no-alcol, provenienti da
Sicilia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Abruzzo appoggiandosi a
terzisti oltre frontiera. L’accoglienza in Italia è stata più cauta
rispetto ad altri paesi di commercializzazione, ma l’interesse sta
crescendo.
PRIMATORINO
Moncalieri: 60enne ubriaco tampona un veicolo, poi si scambia di posto per
evitare guai
*La coppia dovrà rispondere di guida in stato di ebbrezza e scambio di
persona al volante *24 Febbraio 2025
Nei giorni scorsi, una coppia di 60enni è stata denunciata dalla polizia
locale di Moncalieri, “per scambio di persona al volante e guida in stato
di ebbrezza”.
*L’incidente *Durante il mese in corso la coppia ha avuto un tamponamento
con un’altra autovettura in via Sestriere a Borgo San Pietro. Nel sinistro
la conducente del veicolo tamponato è dovuta ricorrere alle cure del pronto
soccorso.
Quando gli agenti sono arrivati sul posto, hanno notato che alla guida
dell’auto della coppia c’era la donna e l’uomo al suo fianco era
completamente ubriaco.
*Sottoposto all’alcoltest *Dopo circa tre ore, il 60enne è risultato avere
un livello di alcol nel sangue superiore a 1,5 grammi per litro. A questo
punto i vigili urbani hanno fatto pressioni sulla coppia ed è emerso che il
marito e moglie si erano scambiati di posto per evitare che lui andasse nei
guai.
Viste le circostante, infine, gli agenti non hanno potuto fare altro che
ritirare la patente all’uomo e denunciarlo per guida in stato di ebbrezza.
Lei dovrà, invece, rispondere e scambio di persona al volante.
CASERTACE
Festeggia la scarcerazione, si mette alla guida ubriaco e supera in tromba
un’auto dei carabinieri che lo inseguono e lo fermano: ex detenuto nei guai
*Alla guida di un’auto ubriaco e senza patente si è lanciato in un folle
inseguimento di una pattuglia dei carabinieri. Fermato e controllato è
stato trovato in evidente stato di ebrezza tanto da rendersi necessario
anche l’intervento di un’ambulanza **SAN TAMMARO* 24 Febbraio 2025 – Forse
voleva festeggiare l’uscita dal carcere avvenuta nella giornata di ieri ma
le cose non sono per niente andate come sperava. Alla guida di un’auto si è
lanciato a velocità sostenuta nel sorpasso di una pattuglia dei carabinieri
in transito, per sua sfortuna, lungo la SS7 bis.
Al momento dell’alt dei carabinieri, nei pressi del distributore Energas, è
stato sottoposto ad accertamenti con etilometro che ha evidenziato un tasso
alcolemico decisamente superiore ai limiti previsti dalla legge. Non solo,
nel corso delle verifiche è emerso che lo stesso era alla guida senza aver
mai conseguito la patente. L’auto su cui viaggiava, poi, era anche
sprovvista di copertura assicurativa. Per lui sono scattate subito le
denunce ed il veicolo è stato sottoposto a sequestro.
NEWSICILIA
Palermo, ubriaca alla guida si schianta su cinque auto parcheggiate
24/02/2025
Redazione
*PALERMO* – Siamo davanti ad un altro incidente stradale commesso per guida
in stato d’ebbrezza. Protagonista una donna di 43 anni che avrebbe perso il
controllo dell’auto e si è schiantata in via Umberto Giordano – a Palermo –
su cinque veicoli parcheggiati.
*L’incidente a Palermo di una ubriaca alla guida *La donna, che ha commesso
l’incidente al volante di una Ford Ka, ha riportato alcune escoriazioni, ed
è appunto, risultata positiva all’alcol test.
Alcuni passanti, presenti nei paraggi, hanno prontamente chiamato i
soccorsi.
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