Alcologiarassegna stampa vino birra e altri alcolici del 28.1.25

28 Gennaio 2025
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RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI
A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta

WIRED

Le dipendenze da droga e alcol ci costano quasi 8 miliardi all’anno ma
l’Italia taglia medici, infermieri e psicologi

*Personale in calo, interventi insufficienti, ritardi nel reperimento dei
dati. Il Paese non riesce a fornire l’assistenza che dovrebbe. E a farne le
spese sono le persone*

“La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta
di questo governo”. A dichiarare guerra alle dipendenze da droga e alcol a
giugno dell’anno scorso era stata la presidente del Consiglio Giorgia
Meloni, in occasione della Giornata mondiale contro le droghe. Da qui,
diverse (e molto discusse) le misure carate dall’esecutivo, per esempio
quella che prevede, nel nuovo codice della strada una stretta sull’uso
delle sostanze stupefacenti. Nella legge di bilancio appena approvata è
stato poi, per la prima volta, stanziato un fondo sanitario per le
dipendenze patologiche a livello nazionale di 94 milioni di euro. Ma questa
cifra basta? Com’è la situazione di chi viene oggi preso in carico dai
servizi, o, in altre parole, che numeri abbiamo sulla cura di chi soffre di
disturbi legati alle dipendenze da droghe e alcol?

*Il rapporto Oised*

A farne un quadro dettagliato è il rapporto Oised, uno studio condotto dal
Crea (Centro per la ricerca economica applicata in sanità) e dal Cerco
(Centro studi e ricerche consumi e dipendenze). Tra il 2018 e il 2023 il
personale che si dovrebbe occupare delle persone con dipendenze da droga e
alcol si è ridotto di 252 unità. Per raggiungere gli standard previsti dal
decreto ministeriale 77 del 2022 mancano all’appello quasi 2.000 addetti
(261 medici, 215 infermieri, 396 psicologi, 646 educatori professionali,
273 assistenti sociali, 139 amministrativi). Questo nonostante, in termini
economici, il fenomeno generi un costo (diretto) annuo complessivo di 7,8
miliardi, di cui 6,7 nel primo caso (compresi i policonsumatori) e 1,1 nel
secondo. Quelli indiretti invece, sfiorano i 200 milioni, con il costo
complessivo che raggiunge così gli 8 miliardi (ovvero lo 0,4% del Pil).

A spiegarlo nel dettaglio è Daniela D’Angela, presidente del Centro per la
ricerca economica applicata alla sanità: “Abbiamo analizzato la dinamica
dell’ultimo quinquennio, e abbiamo notato una riduzione del personale in
carico servizi. Quest’anno abbiamo fatto una valutazione di quanto
personale servirebbe per adeguarsi agli standard del decreto ministeriale
77 e mancherebbero quasi 2mila unità di personale, soprattutto psicologi ed
educatori professionali che sono poi le figure che nella composizione
dell’organico dei servizi sono anche le meno rappresentate. In uno scenario
epidemiologico che sta evolvendo con nuove forme di dipendenza, quali le
comportamentali ad esempio, che richiedono interventi di natura
psico-sociale, queste figure sono quelle che servirebbero di più”.

“Occorrerebbe aggiornare la composizione del personale perché i servizi
sono strutturati per un tipo di dipendenza che è cambiata nel tempo –
prosegue D’Angela -. Non sono sparite quelle vecchie, ma ce ne sono altre,
penso ad esempio al gaming addiction, social addiction, all’abuso di
psicofarmaci e antidolorifici senza l’obbligo di prescrizione”.

*Il problema dei dati e di chi sparisce dopo una prima cura*

Secondo i dati contenuti nella relazione presentata in Parlamento, sul
fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, il consumo di psicofarmaci
senza prescrizione medica (spm), coinvolge circa 440mila studenti (18%),
che hanno segnalato l’utilizzo di almeno una tipologia di psicofarmaci spm
nel corso della vita. Oltre 280mila (11%) sono gli utilizzatori nel corso
dell’ultimo anno e per 58mila studenti si è trattato di un consumo
frequente di almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni (2,3%). Anche il
consumo di queste sostanze, dopo il calo del 2020, risulta in crescita tra
gli studenti. Qui però c’è una questione di accesso ai dati da non
sottovalutare: “Sui farmaci senza obbligo di prescrizione esiste un dato
aggregato per macro categorie, disponibile in dei rapporti dedicati, ma non
c’è il dato sul farmaco specifico che quindi non si riesce a recuperare se
non andando a chiedere ai singoli servizi. L’Iss ha dei dati ma purtroppo
non c’è tutto”.

I dati poi fanno riferimento spesso solo ad alcune patologie legate
all’abuso: “Ad oggi noi riusciamo a condurre un’analisi su dati
ministeriali che fanno riferimento solo ad alcol e sostanze stupefacenti –
aggiunge D’Angela -. Solo di recente è stato fatto un adeguamento del
flusso di dati ministeriali”. In teoria, dal 2025 i servizi per le
dipendenze sono obbligati a tracciare anche le altre forme, come ad esempio
il gioco d’azzardo: “Considerando i ritardi con i quali di solito vengono
poi effettivamente resi disponibili, è probabile che fra due anni
riusciremo ad avere un quadro più preciso anche delle altre. Abbiamo fatto
davvero fatica ora a fare una stima delle persone dipendenti da gioco
d’azzardo. Non c’è un dato epidemiologico certo”. Il ritardo nella
disponibilità dei dati ha, soprattutto in ambito sanitario, ricadute non
indifferenti, perché per mettere in campo una strategia efficace servono
numeri disponibili che facciano riferimento a un quadro che non sia già
superato e cambiato.

Pensiamo ad esempio alle nuove mode. Secondo la relazione presentata al
Parlamento, nel 2023 si osservano i valori più elevati mai registrati in
rapporto all’uso di ketamina; aumenta anche l’uso di stimolanti, mentre
diminuisce sempre più l’età del primo approccio alla cocaina (il 39% prima
dei 15 anni). Esiste poi una grossa fetta di persone che dopo una prima
cura, sparisce dai radar: “Sono aumentati molto i ricoveri e gli accessi al
pronto soccorso, e quasi il 60% è per utilizzo di sostanze nuove che quindi
tecnicamente non vengono prese in carico nei servizi attuali. A oggi non
vengono intercettati. Qui poi diventa cruciale la comunicazione tra quello
che accade nei pronto soccorso e i servizi. Queste persone vengono
indirizzate ai servizi o viene solo gestita la fase acuta? Da una survey
indirizzata ai servizi è emerso che solo per i due terzi dei dimessi dalle
comunità viene effettuata una comunicazione al servizio, quota che scende
al 40% nel caso di messa in libertà dal carcere. Si tratta quindi di
persone che sfuggono alla continuità terapeutica di cui avrebbero bisogno”.

*Il dettaglio dei costi*

Veniamo ai costi. Secondo il rapporto Oised, l’Italia spende per il
trattamento delle dipendenze 7,8 miliardi. Il 60% di questa quota calcolata
riguarda i cosiddetti esiti, come l’Hiv, Hcv, l’overdose e l’epatite
alcolica, cioè le patologie correlate a droga e alcol, con quello che ne
consegue, dagli accessi al pronto soccorso ai ricoveri. Una stima che, va
da sé, è al ribasso, visto che non vengono calcolati qui – ad esempio –
quei tumori che per una quota parte sarebbero associati all’abuso di
sostanze o alcol: “Il 22% di questa cifra riguarda poi la parte sociale,
ovvero quella relativa alle forze dell’ordine, alla gestione di processi e
carceri, e un 17% a quella che è l’assistenza sanitaria da parte dei
servizi pubblici e del privato sociale. Abbiamo calcolato che per ogni euro
speso in assistenza se ne risparmierebbero 4 in tutte le altre aree”
conclude d’Angela. E per quanto riguarda il fondo appena stanziato dal
governo nella Legge di Bilancio? “Una quota decisamente limitata, 94
milioni di euro, e peraltro non integrativa rispetto al Fondo Sanitario
Nazionale. Certo, meglio di nulla, ma la quota parte destinata al personale
basterebbe a coprire meno della metà del personale che sarebbe necessario
per allinearsi agli standard previsti. Non c’è ancora una specifica poi di
come questo fondo verrà ripartito nelle varie Regioni e come verrà poi
effettivamente implementato”.

LA REPUBBLICA

Lollobrigida: “Il codice della strada non fa crollare i consumi di alcol”.
Ma è davvero così?

*Il ministro dell’Agricoltura respinge le accuse di ristoratori e
associazioni di categoria per i quali le vendite si sono invece ridotte
drasticamente*

*di Lorenzo Cresci*

27 Gennaio 2025

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in un punto stampa a
margine del Consiglio Ue Agrifish, ha parlato – su precisa domanda – dei
consumi di alcolici nei ristoranti dopo l’introduzione del nuovo codice
della strada. Abbiamo provato ad analizzare le sue (poche) parole per
capire meglio una situazione che, a oggi, vede il comparto della
ristorazione denunciare un drastico calo dei consumi e, di conseguenza,
delle entrate.

*I consumi*

“Dal punto di vista della ristorazione i dati così allarmistici che
venivano diffusi non corrispondono alla realtà. Basta chiedere ad oggi al
mondo della ristorazione e della produzione di vini, non ci sono stati
cambiamenti così significativi come all’inizio sembrava”.

*I punti di vista*

Confagricoltura Rimini parla di “vendite in calo del 30%” nei locali della
città romagnola. Stessa stima nell’Alto Adige, secondo Confcommercio. A
Milano, si stima “un calo del 18-20% rispetto a gennaio dello scorso anno”,
come riportano numerosi articoli con testimonianze dirette. Per Fiepet
Confesercenti il calo delle vendite di alcolici nei ristoranti e nei bar
segna una riduzione compresa tra il -10% e il -20%. Sky riporta invece la
testimonianza di Alberto Martelli, del ristorante “La Carbonara” a Campo
dei Fiori, a Roma: “Prima a pranzo un bicchiere era quasi la norma. Ora?
Zero. E le famiglie che ordinavano due bottiglie si fermano a una”. E nelle
cantine? In Versilia, la Tenuta Mariani parla di un calo delle degustazioni
del 70%.

*Chi guida*

*Lollobrigida*

“Tendenzialmente non guido quando bevo. Se uno vuole bere più del limite
bisogna organizzarsi”.

*L’organizzazione*

Numerosi ristoratori hanno iniziato a provvedere, di tasca loro, a servizi
speciali per i clienti. Tra i primi a muoversi, Davide Boncore, titolare
del ristorante Dindi a Boccadasse, Genova. Ai clienti che riservano un
tavolo per almeno due persone offre la corsa in taxi. Basterà presentare la
ricevuta del viaggio di andata e verrà scalato il doppio della cifra dal
conto, con un limite massimo di cinquanta euro. E così fanno a Terni,
Firenze e ormai in quasi tutte le città italiane. Il limite? “Che a
rimetterci è comunque il ristoratore”, fanno notare le associazioni di
categoria.

*Le “giuste” quantità*

*Lollobrigida*

“Io bevo, molto volentieri, quando vado a cena, ma provo a bere il giusto,
senza esagerare”.

*Quanto è “il giusto”?*

L’associazione Strada dei vini e dei sapori dei colli di Rimini ricorda che
“i limiti del bere non sono cambiati”. E aggiunge: “Abbiamo provato in
diretta che due calici di vino sono compatibili con la nuova e vecchia
normativa se bevuti a tavola cenando”.

*Parametri*

*Lollobrigida*

I “parametri” del nuovo codice sono rimasti gli stessi, se una persona
“beve una bottiglia di vino o mezza bottiglia da 15 gradi non poteva
guidare né prima né adesso”.

*Il codice, cosa dice*

Il tasso alcolemico tra lo 0,5 e lo 0,8 è rimasto identico. Ma le multe
sono molto più salate (così come i controlli stradali sono stati
aumentati): tra i 573 e i 2.170 euro con possibile sospensione della
patente da tre a sei mesi. Per questo numerosi ristoranti hanno acquistato
scorte di alcol test da regalare ai clienti nel dopo cena. Il limite? Anche
in questo caso è legato al fatto che, a pagare, siano i ristoratori.

QUOTIDIANODIBARI

Roma, una notte con la Polstrada: ecco come sta andando con il nuovo codice

Pubblicato il 28 Gennaio 2025

(Adnkronos) – Venerdì sera di fine gennaio a Roma, almeno dieci pattuglie
della Polizia Stradale schierate a presidio dello snodo di collegamento tra
San Lorenzo e San Giovanni. Inizia una notte di controlli, si verifica il
rispetto delle norme dettate dal nuovo codice della strada. “Il bicchiere
di vino a cena, purché sia solo uno, si può bere e non mette in pericolo la
patente degli automobilisti, perché si rimane sotto ai limiti consentiti.
Un bicchiere di vino o di birra non sfora la soglia dello 0,5. Questo
purché non si sia neopatentati, in quel caso niente alcol”, dice
all’Adnkronos il commissario capo della polizia di stato Emanuele Garofano,
impegnato nei servizi di controllo nella centralissima via di Porta
Maggiore. Decine le macchine fermate, nessun automobilista positivo
all’alcol test, mentre diversi conducenti sono risultati positivi al drug
test, per lo più metanfetamine e hashish. “I controlli sono volti
soprattutto a verificare la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di
sostanze stupefacenti – spiega il Commissario Capo Garofano – Le persone
hanno risposto abbastanza bene, le campagne di sensibilizzazione e questa
nuova normativa evidentemente stanno portando ottimi risultati perché, dal
punto di vista dell’alcol, non abbiamo riscontrato persone positive. Altro
discorso per le sostanze stupefacenti, dove diversi sono stati gli
automobilisti risultati positivi ai nostri precursori. Per l’occasione, è
stato previsto un camper con il medico della Polizia di Stato che ha
effettuato le verifiche di secondo livello con le quali si appura il
risultato dello screening iniziale” Positivi all’hashish un ragazzo
giovanissimo sottoposto al test sui cannabinoidi, senza documenti e trovato
con un piccolo quantitativo di droga per uso personale in macchina, e un
corriere di una nota catena di delivery. Risultati positivi alla
metamfetamina diversi automobilisti e un ragazzo sul monopattino, sorpreso
senza casco e positivo agli stupefacenti mentre rincasava con le pizze
appena sfornate. “Non mi potete fa’ niente, non ho la patente e il test non
me lo faccio”, urla, senza considerare che il rifiuto di sottoporsi al
drugtest incide sul penale. “Ho preso una tachipirina sotto la lingua –
spiega all’Adnkronos un ragazzo – e mi hanno tolto la patente perché
secondo il loro test ho assunto metamfetamina. E’ assurdo, sto tornando a
casa dalla mia compagna incinta di sette mesi e non c’è nessuno che possa
venirmi a prendere; col risultato che la macchina devo lasciarla qui, per
pagare poi a mie spese la successiva rimozione. Non mi sono mai drogato, ho
detto anche al medico che sto assumendo delle pasticche per una cura, come
possono definire con tanta certezza che abbia assunto droghe e lasciarmi
senza macchina per dieci giorni?”. “Quelli che utilizziamo sul posto per
questo genere di controlli sono apparecchi certificati, per di più abbiamo
previsto per l’occasione la presenza del nostro personale medico con un
camper proprio per effettuare al momento la verifica di secondo livello con
una sorta di tampone che poi dopo alcuni giorni darà l’esito certo sulla
sostanza riscontrata – spiega all’Adnkronos il Commissario Capo – Ribadiamo
che alcuni farmaci possono influire sulle capacità alla guida e quindi
inibire la possibilità di mettersi al volante ma questa cosa è ovviamente
demandata al proprio medico curante, che con un certificato può specificare
come e quando guidare”.

*di Silvia Mancinelli*

BELEALFAMAGAZINE

L’uso di cannabis riduce il consumo di alcol: il sondaggio

*Teresa Della Pieve*

27 Gennaio 2025

Un recente sondaggio condotto dalla piattaforma di telemedicina per la
cannabis NuggMD rivela una tendenza interessante: più della metà dei
consumatori di marijuana dichiara di ridurre il consumo di alcol, se non di
eliminarlo del tutto, a favore della cannabis.

*I Dati del Sondaggio*

Il sondaggio, condiviso con il magazine Marijuana Moment, evidenzia che il
54% dei partecipanti afferma di bere meno alcol o di astenersi
completamente dopo l’uso di cannabis. Solo il 9% afferma di aumentare il
consumo di alcol, mostrando una chiara inclinazione verso la sostituzione
dell’alcol con la marijuana.

*Tendenze dei Consumatori*

Alexandra Arnett, ricercatrice principale e verificatrice di fatti presso
NuggMD, commenta: “I consumatori di oggi si rivolgono alla cannabis più per
il benessere che per l’indulgenza.” Questa tendenza si riflette anche nel
dato che il 47% degli americani, e il 37% dei consumatori di cannabis, vive
ancora in stati senza mercati ricreativi legali.

*Implicazioni per la Salute Pubblica*

Dal punto di vista della salute pubblica, l’uso della cannabis come
sostitutivo dell’alcol rappresenta un cambiamento positivo. “Molti stanno
sostituendo una sostanza potenzialmente letale con una che non lo è,”
afferma Arnett. Questo spostamento può avere significative implicazioni
positive, anche se è limitato dagli attuali divieti federali e statali
sulla cannabis. (*)

*Ricerca e Legalizzazione*

Il sondaggio si allinea a un crescente corpo di ricerche che suggerisce un
cambiamento nelle abitudini dei consumatori a favore della cannabis,
accelerato dalla legalizzazione a livello statale. Un sondaggio del NIDA ha
trovato che i giovani adulti preferiscono la marijuana all’alcol su base
giornaliera o quasi.

*Verso un Futuro con Meno Alcol?*

La crescente accettazione della cannabis e la sua percezione come meno
dannosa rispetto all’alcol potrebbe ridisegnare il panorama dei consumi.
Tuttavia, i progressi sono ancora frenati dalla mancanza di accesso legale
in molte aree e dalle rigide politiche proibizionistiche. Allora la domanda
viene spontanea: visto che è scientificamente provato che l’alcol fa molti
più danni della cannabis, quanto sono realmente disinteressate (o
interessate ad altro rispetto alla salute pubblica) queste “rigide
politiche proibizionistiche”?

(*) Nota: la maggior parte delle droghe di origine vegetale ha come effetto
di diminuire gli appetiti; è infatti una difesa delle piante per non essere
mangiate. Sostituire una droga con un’altra, sia pure meno dannosa, può
ridurre il danno, ma non è certo una soluzione.

GONEWS

Ubriachi, colpiscono e danneggiano l’ambulanza mentre trasporta un ferito

28 Gennaio 2025

*Arezzo* – Un’ambulanza è stata attaccata a Arezzo con lancio di oggetti.
Un mezzo della Croce bianca con due volontari è stato preso d’assalto e una
bottigliata avrebbe spaccato il vetro posteriore. Il tutto mentre il
veicolo stava trasferendo dall’ospedale cittadino a una struttura privata,
una casa di cura, un paziente in gravi condizioni. Quest’ultimo, assistito
con l’ossigeno, non avrebbe riportato lesioni dirette. Sia lui che i
volontari hanno subito un forte spavento. Secondo prime informazioni la
reazione c’è stata davanti a un pub da parte di avventori in strada, che
verosimilmente intralciavano il passaggio del mezzo di soccorso ed erano
ubriachi. In via della Faggiola, dopo aver parcheggiato, l’ambulanza è
stata bersaglio di lancio di sassi, accendini e bottiglie. Gli stessi
volontari – così i primi racconti – hanno tirato dritto scansando il gruppo
che inveiva contro di loro, per tutelare il paziente e metterlo al riparo
da intemperanze ulteriori. La Croce Bianca dovrà rimanere senza ambulanza
fino a quando non sarà riparata.

RAINEWS

Vipiteno, a 190 km orari per sfuggire ai controlli: denunciato ventenne del
posto

*Inseguimento da film: il ragazzo, residente in val di Vizze, aveva un
tasso alcolemico quasi triplo rispetto ai limiti*

27/01/2025

*Cc Bz*

Scene da film, con un inseguimento a quasi 200 km orari venerdì notte sulla
statale del Brennero a Vipiteno, oin Alto Adige. L’automobilista è stato
poi denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di
ebbrezza: si tratta di un ventenne della zona.

L’episodio ha avuto inizio quando una pattuglia della radiomobile dei
Carabinieri, impegnata in un normale servizio di controllo del traffico
sulla statale del Brennero a Vipiteno, ha intercettato un’auto di grossa
cilindrata, che alla vista dei militari ha subito aumentato la propria
velocità procedendo verso nord. È iniziato un vero proprio inseguimento, in
cui l’auto in fuga ha raggiunto la velocità di 190 km/h su un tratto di
strada statale dove il limite massimo era fissato a 70 km orari.

Una condotta di guida pericolosissima, in piena notte, terminata a Colle
Isarco, dove l’automobilista, vistosi in trappola si è fermato in un
parcheggio cercando di scappare a piedi, venendo tuttavia subito a bloccato
a terra dai militari intervenuti. Sottoposto a controllo, il conducente, un
ragazzo di *20 anni* residente a Val di Vizze, è stato trovato in evidente
stato di ebbrezza alcolica, *con un tasso alcolemico di 1,3 grammi per
litro, quasi il triplo rispetto al limite fissato dal Codice della strada.*

Oltre alla denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di
ebbrezza, il conducente è stato anche multato per la violazione dei limiti
di velocità e parcheggio su posto riservato ai disabili.

MSN

I cocktail analcolici sono di tendenza: ricette sobrie per la primavera

Non dite “mocktail” davanti a Dan Shell. Nonostante sia ambasciatore del
marchio britannico Lyre’s, una delle più grandi aziende di mocktail (ops!)
del mondo, il pluripremiato barman si vergogna ancora di questa parola: “È
succosa, infantile, cattiva”.

Shell preferisce invece chiamarli “analcolici”.

“L’idea dei cocktail analcolici è quella di essere una bevanda adulta,
adulta e analcolica, cosa che prima non esisteva”, spiega a Euronews
Cultura.

In effetti, la nuova ondata di cocktail analcolici ha avuto un’impennata
che mostra estro, sapore e classe. Dai malti dolci e affumicati allo spritz
italiano dal sapore aspro, le aziende evocano gli spiriti dei liquori
tradizionali per un’esperienza di consumo rinfrescante e familiare, ma
senza postumi.

“Lyre’s ha dei sostituti per tutte le diverse categorie, il che significa
che posso fare tutte le vecchie bevande che ho fatto negli ultimi venti o
trenta anni con o senza alcol, con un sapore altrettanto sorprendente”,
spiega Shell.

L’azienda Seedlip, pioniera dei “distillati analcolici”, è stata fondata
nel 2014 da Ben Branson ed è ampiamente considerata come l’azienda che ha
dato il via al mercato dei sostituti di lusso dell’alcol.

Sempre più start-up stanno esplorando il mercato in modi sempre più
innovativi, come la britannica Three Spirit, che sfrutta gli effetti di
stimolazione cognitiva di piante specifiche.

“Volevamo creare un terzo modo di bere per le persone che amano ancora gli
aspetti sociali e i rituali legati all’alcol”, spiega la cofondatrice
Tatiana Mercer. “Siamo qui per dimostrare alle persone che l’assenza di
alcol non significa assenza di piacere, e vogliamo alimentare queste
occasioni sociali con le sostituti a base vegetale”.

*È bello non bere*

*In Europa si beve meno alcol*

La rapida ascesa delle bevande analcoliche coincide con un calo del consumo
di alcol in tutta Europa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms) tra il 2010 e il 2020 si è registrata una diminuzione di 0,5 litri
pro capite.

Soprattutto i giovani, ora più consapevoli degli effetti negativi
dell’alcol sul benessere fisico e mentale, stanno abbandonando i
comportamenti alcolici delle generazioni passate. Uno studio della società
di ricerche di mercato britannica YouGov ha rilevato che il 44 per cento
dei britannici di età compresa tra i 18 e i 24 anni sceglie alternative
poco alcoliche o analcoliche.

*Non bere alcol è di tendenza e fa bene al portafoglio*

“Oggi è socialmente accettabile – e persino fico – non bere, e la scelta di
non farlo è dovuta ad alcune ragioni fondamentali”, spiega Mercer.

“Storicamente, bere alcolici era un rito incontrastato di passaggio all’età
adulta, considerato una componente essenziale delle relazioni
interpersonali e del piacere. Man mano che gli individui si concentrano
maggiormente su ciò che è giusto per loro, i sistemi culturali che ruotano
attorno all’alcol vengono messi in discussione e perdono consistenza”,
continua Mercer.

“Siamo molto più consapevoli di ciò che mettiamo nel nostro corpo, che si
tratti di cibo, di droghe o di alcol, persino di caffeina”.

I recenti eventi socio-economici, tra cui la pandemia di Covid-19 e la
conseguente crisi del costo della vita, hanno ulteriormente ridefinito il
nostro rapporto con l’alcol, spingendoci a riflettere sui suoi costi, sia
finanziari che personali.

“Una cosa che la gente tende a dimenticare dell’alcol è che amplifica
l’umore, a prescindere da quale sia”, dice Shell. “Se siete annoiati,
magari depressi e un po’ soli, bere vi renderà più annoiati, più depressi e
più soli”.

La pervasività della cultura del bere, soprattutto in Paesi come il Regno
Unito, può rendere difficile smettere o ridurre il consumo senza sentirsi
socialmente alienati. Per combattere questa situazione, le persone si
rivolgono a comunità e gruppi di supporto online, come la Sober girl
society, con sede nel Regno Unito, fondata dalla 31enne Millie Gooch nel
2018.

La Gooch ha fondato la Sober girl society basandosi sul presupposto che la
maggior parte delle persone soffre le conseguenze dell’abuso da alcol il
“giorno dopo”.

La sua comunità, che ha più di duecentomila follower su Instagram e milioni
di visualizzazioni su TikTok, attira soprattutto “ragazze che dopo essere
uscite la sera e aver bevuto troppo non si sentono bene, anche
mentalmente”, spiega Gooch.

Inoltre, nota un crescente afflusso di persone sempre più giovani, alcune
delle quali non hanno mai provato l’alcol e non vogliono adottare le
abitudini alcoliche dei genitori.

*Fine delle feste vecchio stile*

Per le comunità di sobri come quella di Millie, le repliche analcoliche di
liquori, birre e vini permettono di godere dei rituali di socializzazione
senza i loro effetti negativi.

“Mi ero abituato a bere solo la Diet Coke e poi, all’improvviso, sono nate
queste incredibili bevande”, dice Gooch, che pensa che possano essere utili
anche per allontanare le persone dal consumo di alcolici veri e propri.

“È così difficile interrompere l’abitudine e con le bevande analcoliche si
può quasi mantenere l’abitudine cambiando solo il contenuto del bicchiere”.

Per la maggior parte delle persone le opzioni analcoliche consentono la
moderazione, l’inclusione e un migliore senso di autocontrollo durante le
serate.

“Si tratta di una dinamica molto naturale di chi decide di bere alcolici o
analcolici. Per questo credo che la gamma Lyre’s funzioni così bene, perché
puoi bere un un cocktail daiquiri con rum e poi passare a un daiquiri
analcolico, ed è praticamente lo stesso”, afferma la rappresentante della
compagnia Shell.

“Anche se il fenomeno degli analcolici è cresciuto in modo esponenziale,
credo che la gente sia ancora un po’ titubante all’idea di non bere”,
aggiunge.

L’unica preoccupazione di Gooch, invece, riguarda il modo in cui queste
bevande potrebbero continuare a promuovere una cultura del bere tossica.
“Se bevi una birra analcolica invece di un caffè, rischi di bere queste
bevande in contesti prima inaccettabili”.

*Le bevande analcoliche valgono 258 milioni di euro*

Secondo un rapporto dell’Università di Sheffield, il mercato dei prodotti
analcolici valeva 221 milioni di sterline (258 milioni di euro) nel 2021 e
da allora ha continuato a crescere.

Man mano che questi prodotti di alta qualità diventano più comuni in
contesti tradizionalmente incentrati sull’alcol, è probabile che si assista
a una riduzione dei prezzi e a una destigmatizzazione di coloro che non
bevono, ispirando una maggiore innovazione da parte dell’industria.

“Si vedono già arrivare nuovi barman che sperimentano con gli analcolici e
cercano di creare nuovi drink”, dice Shell. “Penso che abbiamo visto la
punta dell’iceberg e niente di più. Penso che le cose non potranno che
migliorare”.

La scoperta che, come droga, l’alcol non è poi così eccezionale, ha portato
un numero crescente di persone a cercare forme alternative di evasione. Ciò
lascia un enorme vuoto nel mercato per qualcosa che si collochi a metà
strada tra l’alcol e l’astinenza: una bevanda che renda rilassati o
eccitati senza la perdita del controllo emotivo e il subentrare dell’ansia.

Shell li chiama “alcolici funzionali”, che comprendono bevande come Three
Spirit che infondono ingredienti di origine vegetale per indurre effetti
calmanti o nootropici (sostanze che migliorano la memoria e la
concentrazione).

*Il beneficio per la salute fisica e mentale*

In prima linea nella ricerca sulle “alternative alcoliche più sicure” c’è
il professor David Nutt, un neuropsicofarmacologo britannico (provate a
dirlo dopo qualche analcolico) che ha sviluppato Sentia Spirits, una
bevanda a base di erbe che agisce sui recettori Gaba del nostro cervello,
imitando le capacità calmanti dell’alcol.

In America, mrchi come Cali Sober hanno isolato il Thc
(Tetraidrocannabinolo), il composto chimico della cannabis che fa sentire
le persone stordite.

L’idea di potersi ubriacare o sballare senza effetti collaterali negativi è
il sogno più grande, ma è realistico? In attesa di ulteriori ricerche,
Shell rimane fiducioso, ma cauto.

“Quando beviamo un bicchiere di vino sappiamo che effetto avrà su di noi”,
dice Shell. “Cose come gli alcolici funzionali e il Sentia sono ancora una
zona grigia”.

Una cosa è certa: non vi sentirete mai peggio dopo aver bevuto un cocktail
analcolico.

L’ambiente di un bar. Uno di quei piccoli tovaglioli. Il tintinnio e lo
scricchiolio dei cubetti di ghiaccio. Il primo sorso di sapore, schiumoso
contro le labbra. “È come se ci stessimo regalando qualcosa di speciale. Un
piccolo piacere”, dice Shell. “I placebo possono essere altrettanto
sorprendenti”.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

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