Alcologiarassegna stampa su vino, birra e altri alcolici del 29 dicembre 2020

29 Dicembre 2020
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RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI

A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada

EURONEWS.COM

Covid-19, vietato l’alcol in Sudafrica: genera comportamenti a rischio

di Gioia Salvatori

Bar chiusi e stop alla vendita di alcol per evitare comportamenti che
favoriscano il contagio. Il governo sudafricano ha varato nuove misure per
limitare la diffusione del nuovo coronavirus. Si aggiungono alla lista di
quelle già imposte 10 giorni fa, tra queste rigorose quarantene e
restrizioni ai viaggi da e per il Paese, quando in Sudafrica è stata
scoperta una nuova variante del virus, simile a quella britannica. “D’ora in
poi è obbligatorio per ogni persona indossare una maschera negli spazi
pubblici. Chi non indossa una maschera di stoffa che copra il naso e la
bocca in un luogo pubblico commette reato e potrebbe essere arrestato e
perseguito”, ha detto il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

Inoltre è stata disposta la chiusura di piscine pubbliche e spiagge nelle
zone focolaio, tra queste tutte le maggiori città, e c’è il coprifuoco dalle
21 alle 6 di mattina.

In Sudafrica un milione di casi e 27mila morti di covid-19

Ormai in Sudafrica si contano un milione di contagiati e oltre 27mila morti
di covid-19 e lunedì gli operatori sanitari hanno lanciato un allarme
saturazione ospedaliera: tra malati di coronavirus e incidenti legati
all’abuso di alcol durante le feste il sistema è vicino al collasso, hanno
fatto presente.

Senza alcol, crollo delle ospedalizzazioni

Il Sudafrica ha una storia di abuso di alcol e alcolici importante,
soprattutto durante i fine settimana. “In alcune aree ciò causa traumi,
aggressioni, incidenti automobilistici e violenza domestica”, ha affermato
l’associazione medica che ha chiesto al governo di imporre restrizioni più
severe sull’alcol.

Quando, durante il primo confinamento, in Sudafrica vigeva un divieto totale
sulla vendita di alcol, gli ingressi per trauma negli ospedali sono
diminuiti fino al 60%, secondo le statistiche del governo. Quando il divieto
di vendita di alcolici è stato revocato, i casi sono tornati ai livelli
precedenti.

Già durante una recrudescenza del covid-19 all’inizio di dicembre, il
Sudafrica aveva limitato le vendite di alcolici dal lunedì al giovedì tra le
10 e le 18. Vari venditori avevano chiesto al governo di evitare un divieto
totale, citando il danno economico che avrebbe causato. L’industria degli
alcolici sudafricana è stata tra quelle più colpite quando il Paese ha
imposto un confinamento totale ad aprile e maggio.

SESTOPOTERE.COM

Covid, con chiusure di Natale colpo di grazia a vini e alcolici

By mcolonna

(Sesto Potere) – Roma – 29 dicembre 2020 – Una chiusura di anno molto
pesante per il mercato nazionale. Secondo le previsioni dello studio che
Federvini ha affidato a TradeLab, il mercato del fuori casa continua a
risentire enormemente delle perdite legate, non solo, all’andamento della
pandemia, ma anche alle misure restrittive che in questa fine di anno
saranno ancora più rigorose. Il valore dei consumi fuori casa di vini e
alcolici registra una perdita notevole che incide fortemente sul consuntivo
di fine anno.

Se nel 2019 il valore complessivo nel consumo fuori casa per il settore vini
è stato di oltre 2,3 miliardi di euro, quest’anno la contrazione non
permetterà di arrivare a 1,4 miliardi di euro, ossia quasi -40%. Ancora
peggio per gli spiriti: il valore pari a circa 960 milioni di euro dello
scorso anno sarà quasi dimezzato nel 2020, riducendosi a circa 570 milioni
di euro (-41%).

La stima di fine anno è peggiorativa rispetto al dato di novembre perché si
attesta a -74% per la categoria vino e a quasi -80 % per la categoria
spiriti: le chiusure dei locali varate dal “Dl Natale” hanno dato il colpo
di grazia, data la maggiore concentrazione di consumi fuori casa proprio in
questo periodo. Differenze significative sussistono tra regione e regione:
per i vini, si va da un -40% annuo per la Lombardia ad un -31% del Molise,
mentre per gli spiriti risulta essere ancora la Lombardia la più penalizzata
con -45% per chiudere con la Puglia che si assesta ad un -35%.

Ma è tutto il mondo dell’ospitalità – a partire dall’horeca (hotel, bar,
ristoranti) – ad essere in una crisi profonda e dalla quale è difficile
essere ottimisti per una pronta ripresa. Anche su questo fronte i numeri di
Trade Lab sono esemplificativi: rispetto al 2019, il cosiddetto Away From
Home è letteralmente crollato del 40%, passando da 85 a 53 miliardi nel
2020.

“Sono dati che ci fanno preoccupare e che indubbiamente incidono sui
fatturati delle Aziende anche in considerazione dello scenario
internazionale – ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini ( *
). “Ma vogliamo guardare al futuro con ottimismo e voltare pagina. Il nostro
tessuto imprenditoriale ha subito uno scossone senza precedenti, ma ha
saputo reagire e dimostrare di essere ugualmente capace di affrontare una
congiuntura così negativa sia sul mercato interno che all’estero. Dunque
siamo pronti a ripartire: chiediamo alle istituzioni di accompagnare la
nostra ripresa e sostenerla perché i nostri settori possano tornare ad
esprimere l’immenso valore economico sociale e culturale che li
contraddistingue” ha concluso Boscaini.

( * ) La Federazione Italiana Industriali Produttori, Esportatori ed
Importatori di Vini, Vini Spumanti, Aperitivi, Acquaviti, Liquori, Sciroppi,
Aceti ed Affini (Federvini) nasce nel 1917 e conta associati tra gli
imprenditori nei differenti comparti delle bevande alcoliche, esclusa la
birra, e in quelli degli aceti, degli sciroppi e dei succhi d’uva. Federvini
è tra i membri fondatori di Federalimentare, la Federazione tra le
associazioni nazionali di categoria del comparto alimentare, e come tale fa
parte di Confindustria, la Confederazione Generale dell’Industria Italiana.

THEVISION.COM

L’ABUSO DI ALCOL TRA I GIOVANI DURANTE IL LOCKDOWN È SPECCHIO DI UNA SOCIETÀ
CHE LI HA ABBANDONATI

DI BARBARA CIOLLI

Uno degli effetti più gravi e prolungati dei lockdown dell’ultimo anno è
l’aumento del consumo di alcolici tra le fasce della popolazione più a
rischio, in particolare tra i soggetti con un passato di dipendenze e i
minorenni. Il trend è lo specchio del forte disagio psicologico e sociale
acuito e cronicizzato dal Covid-19. Concludendo l’ultimo rapporto annuale su
Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni, di
giugno 2020, l’Istituto superiore di sanità ha messo in guardia su come, già
dal primo lockdown del marzo scorso, i canali di vendita online e di home
delivery di bevande alcoliche registrassero “incrementi percentuali a tre
cifre in tutto il mondo (+180-250%)”, assicurando così “grandi quantità
consegnate direttamente nelle case degli italiani” e “incrementando
verosimilmente l’esposizione a consumi dannosi e rischiosi di alcol”.
“Abitudini”, secondo gli esperti, “che hanno potuto avere tempo e ragioni
per consolidarsi in oltre 60 giorni di isolamento”. Da allora in Italia
crescono anche le chiamate al numero verde dell’Iss per le dipendenze da
alcol, droghe e gioco d’azzardo: gli operatori sanitari dei territori
segnalano un disagio in aumento e maggiori richieste di aiuto e di sostegno
durante la pandemia.

Da febbraio viviamo in uno stato di ansia e di insicurezza costanti. I
nostri contatti sociali sono stati quasi azzerati e l’alcol si è rivelato
come uno degli psicofarmaci più accessibili. Così, anche in modo
inconsapevole, si è iniziato a bere la sera come surrogato di convivialità,
ma l’aperitivo fai da te è diventato presto un appuntamento irrinunciabile
per trovare la spinta per lavorare in smart-working il giorno dopo, o per
le lezioni di scuola a distanza. I dipartimenti Asl e gli osservatori delle
regioni raccolgono sempre più spesso confessioni di abitudini che sono
diventate dipendenze: a ottobre la Società italiana di Alcologia (Sia) ha
lanciato l’allarme sul 20% circa degli alcolisti vittime di una “una
ricaduta” tra febbraio e giugno, e sull’“aumento del 15% di nuovi dipendenti
da alcol”. Fabrizio Fanella, membro dell’Osservatorio regionale del Lazio
sul gioco d’azzardo patologico, denuncia come la solitudine di questi mesi
provochi “peggioramenti nelle condizioni di persone dipendenti dal gioco o
dalla droga. E un incremento esponenziale del consumo di alcol”. Si
percepisce “un’accentuazione di disagio, ansia, aggressività, nonché il
moltiplicarsi e l’aggravarsi di tensioni familiari latenti. Situazioni
magari anche preesistenti al Covid-19”, ma “scoppiate con le restrizioni”.

Il direttore della Sia Gianni Testino, coordinatore del Centro alcologico
regionale della Liguria, sa bene come, a maggior ragione durante la
pandemia, l’illusione del bere per anestetizzare si dimostri una formidabile
arma a doppio taglio contro se stessi: “L’etanolo”, fa presente, “distrugge
le giunzioni cellulari in sede alveolare polmonare e favorisce la
sovrapposizione batterica, nonché lo tsunami citochinico”, cioè l’accumulo
di liquidi nei polmoni che è tra le principali cause dell’intubazione dei
malati di Covid-19 e della loro morte. La Sia ricorda come l’”aumento del
consumo di alcolici nella popolazione generale con relativi danni
psico-fisici”, a lungo termine, esponga le persone dipendenti dall’alcol a
un “maggior rischio di contrarre il Covid-19”, e in caso di infezione “di
svilupparne sintomatologia severa”. L’abuso di alcol può di conseguenza
provocare una maggior incidenza di forme gravi di Covid-19 anche tra i gli
under 20, una delle fasce della popolazione dove, anche in Italia, cresce il
ricorso all’alcol per “evadere” dal lockdown. Questo trend va ad aggravare
una situazione già critica: nella relazione annuale dell’Iss sull’alcolismo,
i dati che fanno ancora riferimento al 2018 fotografano una “prevalenza dei
consumatori a rischio” di quasi “8,7 milioni di individui (il 23,4% degli
uomini e l’8,9% delle donne di età superiore a 11 anni, ndr) che non si sono
attenuti alle indicazioni di salute pubblica”: tra loro la parte più esposta
sono proprio i “16-17enni, seguita dagli anziani ultra 65enni”. Il ministero
della Salute calcola che già due anni fa “circa 800mila minorenni e 2,7
milioni di ultra 65enni” fossero a rischio di “patologie e problematiche
alcol-correlate”, “verosimilmente a causa di una carente conoscenza o
consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute”.

Già nel 2018 si era consolidato “l’aumento del consumo occasionale di alcol
(passato dal 44% al 46%)”, in particolare fuori pasto (dal 29% al 30%)”,
cioè il fenomeno del binge drinking che ha interessato “17,2% dei giovani
tra i 18 e i 24 anni di età”. Anche “nella fascia di età tra gli 11 e i 24
anni”, precisa l’Iss, è ormai “diffusa la consuetudine di bere alcolici
fuori dai pasti, con una frequenza anche infrasettimanale e non solo nel
weekend”. Gli indicatori sull’alcolismo del 2018 sono stati diffusi solo ora
per una serie di complicazioni del ministero della Salute, ma sono in fase
di completamento quelli relativi al 2019 e i segnali dai territori per il
2020 non tranquillizzano. La Società italiana di Alcologia calcola che in
Italia, nei mesi della pandemia, i soggetti a rischio dipendenza dall’alcol
abbiano raggiunto quota 10 milioni di persone, un milione dei quali
minorenni: per la Sia il binge drinking coinvolge ormai il 22,6% dei ragazzi
e l’11,1% delle ragazze tra i 18 e i 24 anni, e il 10,7% dei teenager e il
5,2% delle teenager tra i 16 e i 17 anni. A causa della forte emulazione dei
comportamenti, tra i minorenni è anche molto più facile sviluppare
dipendenze dall’alcol: in un’intervista a Repubblica, Testino ricorda come
chi inizia a bere prima dei 20 anni diventi dipendente “nel 35-40% dei
casi”, percentuale che scende al 10% quando si comincia a 25 anni. La Sia
stima di conseguenza che oltre il 40% dei ragazzi possa farsi influenzare da
comportamenti sbagliati.

L’attenzione sul legame tra alcolismo e pandemia è alta perché l’Italia è in
linea con quanto accade in altri grandi Paesi del mondo: ovunque si
moltiplicano i casi di depressione a causa dell’isolamento e della paura per
il futuro, mentre crescono le fragilità e il ricorso agli psicofarmaci e
all’alcol come rimedio. L’aumento con il Covid-19 del binge drinking tra i
maggiorenni negli Stati Uniti è confermato da un nuovo studio
dell’Università del Texas, pubblicato a dicembre sull’American Journal of
Drug and Alcohol Abuse. Sempre negli Stati Uniti, un’indagine a campione
compiuta tra aprile e giugno 2020 della Rand Corporation ha individuato un
drastico incremento nei consumi di alcolici, rispetto alla primavera del
2019, nel 19% degli intervistati tra i 30 e 59 anni, in particolare tra le
donne (+17%). Negli stessi mesi la società di analisi dei mercati Nielsen
rilevava un boom negli Stati Uniti fino al +477% delle vendite online di
alcolici, “il comparto dell’e-commerce più in crescita tra i beni di largo
consumo”. Nel Regno Unito, dove una ricerca su Lancet di agosto ha
sottolineato che il lockdown nel Paese è “un fattore di rischio per
l’aumento del consumo di alcol in soggetti con problemi di alcolismo o di
ritorno a bere per gli ex dipendenti”, le chiamate di alcolisti al numero
verde British Liver Trust hanno registrato un’impennata del 500%. In
Australia, le interviste a campione della Alcohol and Drug Foundation hanno
rivelato che, durante il secondo lockdown di agosto, quasi il 20% della
popolazione aveva iniziato a bere più alcolici del solito; il 12% tra loro
addirittura tutti i giorni.

Molti dei nuovi alcolisti contattati sono 20enni e 30enni anglosassoni che
dichiarano il desiderio di smettere, ma l’incapacità di riuscirci. In Canada
un’indagine della Nanos research e del Canadian Centre on Substance Use and
Addiction ha mostrato in modo documentato e approfondito il legame tra
confinamento in casa, stato di stress o di noia accresciuto dalla pandemia e
aumento nel consumo di alcol tra le mura domestiche. Oltre 9 canadesi su 10
hanno raccontato di essere rimasti in casa più che in passato per le
restrizioni del Covid-19 nello scorso aprile, la gran parte di loro per più
di 15 giorni; tra questi due su dieci hanno confidato di aver preso
l’abitudine a bere più del solito durante l’isolamento – il 25% tra gli
intervistati tra i 35 e i 54 anni, e il 21% tra gli intervistati tra i 18 e
i 34 anni.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha avvertito i governi
sul pericolo di abuso di alcolici durante la pandemia, sia per la
probabilità maggiore degli alcolisti di morire per il virus, sia per le
generazioni presenti e future compromesse dal binge drinking e dal rischio
di dipendenza. Emanuele Scafato, tra gli estensori del rapporto annuale
dell’Iss e capo del centro dell’Oms per la Ricerca e la Promozione della
Salute sull’Alcol e le problematiche Alcolcorrelate, ritiene che con il
Covid-19 anche in Italia stia crescendo in modo significativo l’abuso di
alcolici e superalcolici, vuoi perché in “molti hanno trovato nell’alcol il
‘farmaco’ per rilassarsi e per allontanarsi da una realtà che non volevano
vivere”, vuoi perché le “persone che avevano a che fare con altre
dipendenze, come quelle da sostanza, una volta perso il canale preferenziale
dello spacciatore si sono rivolte all’alcol”.

La responsabilità di chi cede o torna all’alcolismo non sta
nell’inconsapevolezza di chi, come i giovani e gli adolescenti, non è ancora
abbastanza maturo e informato sui pericoli della dipendenza. Tanto meno va
ricercata nelle fragilità di chi in questi mesi ha perso il lavoro e la
vicinanza degli affetti, o soffriva da anni di depressione e di altre
dipendenze. Con Testino e altri esperti sul campo, Scafato ricorda – nello
Speciale sul Covid-19 della rivista della Società italiana di Alcologia – la
“prevenzione che manca” e la “necessità e l’urgenza di rinnovamento
organizzativo e funzionale della rete di cura del sistema sanitario
nazionale”. Il vuoto di chi cerca rifugio nelle dipendenze è innanzitutto il
vuoto nella “preparazione del sistema”, dei servizi territoriali che Scafato
vorrebbe “pronti”, “dotati di sistemi digitali di consulenza e di supporto,
linee verdi, telefoni verdi e videochat”. Invece, anche durante la seconda
ondata del Covid-19, gli ambulatori e gli sportelli sanitari sono rimasti
spesso chiusi, mentre i loro numeri verdi risultavano quasi sempre
occupati. Troppe persone – malate e sane – vengono lasciate sole in questa
pandemia, dimostrando ancora una volta il fallimento delle autorità italiane
nel mettere al centro della loro azione, non solo in ambito sanitario, le
parole prevenzione e informazione.

IL GAZZETTINO

Precipita dalla finestra per sfuggire al compagno violento: badante grave in
ospedale

Arrestato per violenze sulla convivente, all’Aquila, un 46enne di
nazionalità rumena. Il provvedimento è stato eseguito al termine di
un’indagine che ha accertato numerosi episodi di offese, minacce,
maltrattamenti e percosse all’interno dell’abitazione della vittima, con la
quale l’uomo aveva una relazione affettiva e, dal mese di gennaio, un
rapporto di convivenza; episodi che sono sfociati in lesioni anche gravi.

Infatti, lo scorso 9 dicembre, la donna, 44enne anch’ella di nazionalità
rumena, badante, per sottrarsi alla violenza da parte del convivente, si è
rifugiata nel bagno e, al tentativo da parte di quest’ultimo di sfondare la
porta, ha cercato di fuggire attraverso la finestra, perdendo la presa e
precipitando da un’altezza di circa 7 metri, riportando gravi lesioni tanto
da essere ricoverata presso il locale nosocomio.

L’uomo, con problemi di dipendenza da sostanze alcoliche, è accusato di aver
sottoposto la donna a continui maltrattamenti e minacce, imponendole un
regime di vita vessatorio e oppressivo, generando in lei un clima di
costante timore per la sua incolumità.

GAZZETTA DEL SUD

ARRESTATO UN 58ENNE

Lamezia, “Mio marito è ubriaco e mi ha picchiato, fate presto”: il grido
disperato nella notte di Natale

L’uomo ha aggredito anche i carabinieri giunti sul posto dopo la telefonata
della donna

«Aiutatemi, mio marito è ubriaco e mi ha picchiato. Sono chiusa in stanza
con i miei figli, fate presto». Una telefonata disperata giunta nella notte
di Natale alla Centrale 112 dei carabinieri di Lamezia Terme. Un 58enne
lametino in evidente stato di alterazione, che tenta di entrare della stanza
in cui si era rifugiata la donna: è la scena che appare ai militari una
volta giunti sul posto. Vani i tentativi di parlare con l’individuo che,
alla vista dei carabinieri, si scaglia contro di loro colpendoli con pugni e
calci. Necessario l’intervento di rinforzi e di personale medico per
riuscire a contenere la furia dell’uomo e arrestarlo per i reati di
maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale.

RAINEWS

Ubriaco picchia la fidanzata a Trieste: arrestato

In carcere un 20enne triestino già noto alle forze dell’ordine. La ragazza è
stata soccorsa dai Carabinieri che hanno faticato a sedare la lite scoppiata
in un ex albergo dismesso dove la coppia si era appartata

Picchia la fidanzata con cui si era appartato in un ex albergo dismesso a
Trieste alla ricerca di un po’ di intimità. E’ stato arrestato per rapina,
lesioni personali e ubriachezza un 20enne triestino, noto per alcuni
precedenti.

E’ stato lui, in preda ai fumi dell’alcool, ad avventarsi con furia contro
la giovane, che pure aveva bevuto. Sul telefono di lei le chiamate
insistenti di un conoscente, un rivale secondo l’aggressore.

La giovane, nonostante le botte ricevute dal compagno, è riuscita a chiedere
aiuto. E’ stata soccorsa da una pattuglia dei Carabinieri di Barcola. I
militari hanno faticato a dividere la coppia che stava litigando. Anche
davanti a loro il giovane ha cercato di scagliarsi ancora una volta contro
la fidanzata, che è stata poi portata a Cattinara per esser medicata.
Smaltita l’ubriacatura la giovane è stata dimessa.

Associazione Nuovo Paradigma O.d.V. – C.F. 91071720931

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