RASSEGNA STAMPA SU VINO, BIRRA E ALTRI ALCOLICI
A cura di Roberto Argenta, Guido Dellagiacoma, Alessandro Sbarbada
WINENEWS
Uk, laumento delle accise su vino e alcolici a partire da febbraio 2025
spaventa il trade
Un onere amministrativo per le imprese britanniche, specie per i piccoli
rivenditori, che porterà a un altro ciclo di inflazione, avverte la Wsta
Si prospetta un futuro piuttosto difficile per il mercato vitivinicolo del
Regno Unito che, come afferma Mintel, nel 2024, si è attestato a 15
miliardi di sterline con i valori delle vendite del vino fermo, frizzante e
liquoroso che sono cresciuti di oltre il 10% tra il 2019 e il 2024, guidati
dai prezzi in aumento. Sui prezzi delle bottiglie di vino si potrebbe
assistere ad unulteriore maggiorazione a causa della modifica del sistema
delle accise sugli alcolici, che entrerà in vigore tra pochi giorni, a
febbraio 2025. A rilanciare lallarme, in quello che è il terzo mercato
mondiale in valore per il vino italiano (708 milioni di euro lexport di
vino tricolore nei primi 10 mesi 2024, a +1,8% sul 2023, secondo i dati
Istat analizzati da WinNews) è stata, ancora una volta, la Wine and Spirit
Trade Association (Wsta), che sottolinea come questa prospettiva si
sommerebbe in maniera preoccupante a una situazione già complicata in quanto
le vendite di alcolici nel Regno Unito sono diminuite a seguito del più
grande aumento delle tasse sullalcol degli ultimi 50 anni, che è entrato in
vigore nellagosto 2023, e ha visto aumenti di oltre il 10% dei dazi per gli
alcolici e la birra e almeno un aumento del 20% dei dazi per la maggior
parte del vino. Attualmente, per tutti i vini con gradazione compresa tra
l11,5% e il 14,5%, esiste ununica accisa che equivale a 2,67 sterline a
bottiglia. Tuttavia, a partire dal 1 febbraio 2025, cambierà tutto, con
ladozione di 30 diverse aliquote che verranno calcolate a seconda del grado
alcolico del vino. Per una bottiglia di vino con 14,5% di gradazione
alcolica, per esempio, si stima che ci sarà un aumento dellaccisa del vino
di circa 54 penny. E oltre a penalizzare i prodotti entry level, ci sarà un
onere amministrativo per le imprese britanniche, in particolare i piccoli
rivenditori, che porterà ad un altro ciclo di aumento dei prezzi., avverte
la Wsta.
Che sottolinea anche come gli ultimi dati delle dogane Uk mostrano che le
entrate fiscali sugli alcolici sono diminuite di 209 milioni di sterline
nellanno finanziario (da aprile a dicembre 2024) rispetto allanno
finanziario precedente, dimostrando che gli aumenti delle tasse sopprimono
la domanda dei consumatori e riducono le casse del Tesoro. (*)
Ma il carico fiscale aggiuntivo per le imprese britanniche (e di
conseguenza, a caduta, sui consumatori e sul mercato) non si ferma qui –
continua la Wsta – e le aziende produttrici di vino e alcolici si troveranno
ad affrontare una seconda tornata di aumenti fiscali definiti punitivi,
quando le nuove tariffe per il riciclaggio degli imballaggi dei rifiuti,
come parte della responsabilità estesa del produttore (Extended Producer
Responsibility – Epr), entreranno in vigore ad aprile , aggiungendo circa 18
penny a una bottiglia di superalcolico e 12 penny a una bottiglia di vino
(arrivando quindi ad un aumento complessivo di 80 penny a bottiglia di vino,
comprendendo anche lIva).
Speriamo che il Governo capisca che evitare costose burocrazie aggiuntive
andrà a beneficio non solo delle imprese e dei consumatori britannici, ma
dei fondi del Tesoro. Questa sarebbe una grande vittoria per tutti gli
interessati, consentendo alle aziende di crescere, e mantenendo bassi i
prezzi per i consumatori, ha detto Miles Beale, ad Wsta.
Vendiamo oltre 2.000 tipologie differenti di vini ogni anno, e, a partire
da febbraio, dobbiamo sapere la precisa gradazione alcolica di ogni
bottiglia prima di calcolare il prezzo pieno. Per ogni differenza di 0,1 di
gradazione alcolica vi sarà una diversa tassa da pagare. La nostra selezione
di vini ha 48 differenti gradazioni alcoliche tra 8,5% e 22%. Non sarebbe
necessario svolgere questo gravoso esercizio burocratico se le aliquote
fiscali non fossero così tante. Ciò comporterà un aumento di sette volte del
carico di lavoro per il personale, un costo non sostenibile per lazienda,
conclude il co-fondatore di Cambridge Wine Merchants, realtà di primo piano
nel commercio di vini e liquori pregiati in Uk, Hal Wilson.
(*) Nota: occorre mettere in bilancio che il calo dei consumi alcolici
produce la diminuzione degli enormi costi sociosanitari alcolcorrelati.
LA NUOVA SARDEGNA
Ubriaco e molesto nei locali: per due anni non potrà entrare nei bar
di Piero Marongiu
Oristano Ad un cittadino oristanese il primo provvedimento di divieto di
accesso ai centri urbani (D.a.c.ur), firmato, oggi 30 gennaio 2025, dal
questore Aldo Fusco. Luomo, in evidente stato di ebbrezza, la notte del 29
dicembre scorso è stato arrestato da personale della volante perché creava
disordini in un bar cittadino e alla presenza delle forze dellordine si
scagliava violentemente contro gli operatori di polizia, insultandoli e
colpendoli con calci. La stessa persona, già nota alle forze dellordine per
gli stessi motivi, aveva ricevuto un ammonimento dal questore per atti
persecutori verso la titolare di un locale, mentre lo scorso mese di ottobre
aveva rotto una bottiglia di vetro e con questa minacciava i presenti.
Il provvedimento applicato dal questore ha durata di due anni e prevede il
divieto di accesso e stazionamento nelle immediate vicinanze degli esercizi
o locali pubblici indicati. Contravvenendo a quanto imposto dalla misura si
incorre nella reclusione da 1 a 3 anni e alla multa da 10 a 24 mila euro. Il
divieto di accesso ai centri urbani è soltanto una delle misure di
prevenzione adottate dalla questura di Oristano dallinizio dellanno. A
tuttoggi, infatti, sono stati ben 24 i provvedimenti adottati nei confronti
di persone che si sono rese colpevoli di atti violenti, altri sono in fase
di istruttoria.
WINEMERIDIAN
Il piacere conta quanto il rischio
In una fase dove la demonizzazione del consumo di bevande alcoliche è
crescente, è legittimo chiedersi quanto lesaltazione dei rischi neghi
altrettanta importanza allevidenziazione dei piaceri.
Di Fabio Piccoli
www.winemeridian.com/approfondimenti/piacere-rischio-vino-moderazion
e/
Più cerco di stare lontano dal tema vino e salute e più mi arrivano
provocazioni quotidiane che mi spingono ad aggiungere valutazioni ad una
problematica che ha tantissime diverse sfaccettature.
Lultima provocazione, in questo caso dal mio punto di vista positiva, mi
arriva da un interessantissimo articolo di The Economist (uno dei magazine
più storici e autorevoli a livello mondiale) dal titolo: Health warnings
about alcohol give only half the story (Gli avvertimenti sulla salute
legati allalcol raccontano solo metà della storia). Ma è stato il
sottotitolo a stimolarmi ulteriormente: Il piacere conta tanto quanto il
rischio.
Nellarticolo viene sottolineato come con laumento delle evidenze sui
danni dellalcol, i messaggi di salute pubblica sono diventati più severi.
LOMS afferma categoricamente che non esiste un livello sicuro di consumo di
alcol. Le linee guida statunitensi dichiarano che chi non beve non dovrebbe
iniziare per nessun motivo. Nel 2023, il Canada ha pubblicato nuove linee
guida, raccomandando un massimo di due drink a settimana per restare nella
categoria a basso rischio, rispetto ai precedenti 15 drink per gli uomini
e 10 per le donne.
Ma, al tempo stesso, nellarticolo di The Economist ci si chiede se
uneccessiva severità possa essere controproducente.
Se un consiglio di salute pubblica sembra assurdo come limplicazione
dellOMS secondo cui sarebbe pericoloso anche solo un sorso di vino durante
la comunione le persone potrebbero iniziare a dubitare di altri messaggi.
Anche se cè unanimità sul fatto che il consumo eccessivo di alcol sia
molto dannoso prosegue larticolo cè meno accordo riguardo
allindulgenza moderata. A dicembre, le Accademie Nazionali di Scienze,
Ingegneria e Medicina degli Stati Uniti hanno concluso, con moderata
certezza, che il consumo moderato (fino a due birre al giorno per gli
uomini e una per le donne, come indicato dalle linee guida americane) è
associato a benefici piuttosto che a danni. I benefici per la salute
cardiovascolare sembravano superare i rischi di tumore e altre malattie,
anche se questo effetto scompariva rapidamente con un consumo maggiore.
Ma se lOMS sottolinea come non esista un livello sicuro di assunzione,
tuttavia, questa è solo una parte della questione. Se adottassimo lo stesso
principio in modo assoluto, dovremmo evitare anche di viaggiare in aereo,
attraversare la strada o persino camminare, poiché ogni attività comporta un
certo grado di rischio.
La realtà è che tutti noi bilanciamo costantemente rischi e benefici nelle
scelte quotidiane. Il consumo moderato di alcol non è solo una questione
statistica, ma anche culturale e sociale: condividere un buon vino a cena,
sorseggiare una birra con gli amici, celebrare con un brindisi. Il piacere e
la convivialità che derivano da queste esperienze non possono essere
liquidati come irrilevanti. (*)
Pierre Bourdieu sociologo, antropologo e filosofo francese (scomparso nel
2002), considerato uno dei pensatori più influenti del XX secolo nel campo
delle scienze sociali nel suo libro La distinzione, sottolineava come
il consumo (incluso lalcol) non sia solo un bisogno fisiologico o
unabitudine, ma unesperienza carica di significati sociali e culturali.
Bere un bicchiere di vino a cena o durante una celebrazione è spesso un rito
che rafforza i legami sociali e lidentità personale.
Spesso, il piacere di bere, infatti, non risiede solo nel gusto o
nelleffetto, ma nella convivialità e nella celebrazione della vita.
Ma sono comunque molte le ricerche sociologiche e antropologiche che
evidenziano come il benessere non è solo assenza di rischi, ma la capacità
di trovare piacere, significato e relazioni nelle esperienze quotidiane.
Proibire o demonizzare attività che offrono piacere, pertanto, se fatte in
modo moderato, può privare le persone di momenti di gioia e soddisfazione.
Ma se vogliamo rimanere ancora sulle statistiche e sui rischi, le nuove
linee guida canadesi suggeriscono che bere fino a sei drink alla settimana
aumenta il rischio di morte prematura legata allalcol a 1 su 100. È una
statistica che merita considerazione, soprattutto se confrontata con altri
rischi quotidiani come quello di essere investiti da unauto (1 su 470
negli USA) da cui emerge la necessità di contestualizzare il problema.
Il punto cruciale è la moderazione e la consapevolezza. Per chi consuma
alcol in eccesso, ridurre è una scelta saggia. Per chi beve con moderazione,
demonizzare un bicchiere di vino a cena rischia di trasformarsi in un
atteggiamento moralistico più che scientifico. La società ha sempre
accettato certi compromessi tra sicurezza e piacere: il vino, come molte
altre cose, fa parte di questa equazione.
Riconoscere, quindi, il valore del piacere nel consumo non significa
ignorare i rischi, ma bilanciarli con messaggi più sfumati e realistici. Ad
esempio, campagne di educazione pubblica che incoraggiano la moderazione
senza colpevolizzare potrebbero essere molto più efficaci di approcci
radicali. (**)
(*) Nota: andrebbe messo nel piatto anche il piacere di una vita senza
alcol, mai considerato
da chi non lo ha mai sperimentato.
(**) Nota: riflessioni come quelle pubblicate nellarticolo sono le
benvenute, significa che si comincia a ragionarci sopra. Il mio modesto
contributo alla riflessione è che mi pare vada considerato come, fino a
ieri, la quasi totalità della narrazione sul vino è sempre stata concentrata
solamente sul piacere. A parlare dei rischi in Italia eravamo quattro gatti,
ignorati e derisi. Così, alla frase è legittimo chiedersi quanto
lesaltazione dei rischi neghi altrettanta importanza allevidenziazione dei
piaceri, rispondo che è finalmente ora che lesaltazione del piacere
conceda spazio allevidenziazione dei rischi.
IO DONNA
Vino: senza alcol piace sempre di più ai giovani: quali sono i suoi benefici
Per chi è astemio. Per chi è in gravidanza, per chi poi deve guidare… Sono
sempre di più le persone che scelgono di bere vino dealcolato. Così la legge
impone di chiamare il vino a cui è stato tolto l’alcol. Vediamo le
caratteristiche di questa bevanda, che a breve si potrà produrre anche in
Italia
di Maura Prianti
Fino a qualche tempo fa sulletichetta di alcune bottiglie si poteva leggere
vino alcohol free o senza alcol. Adesso non è più possibile. La
normativa impone il termine tecnico di vino dealcolato, cioè vino a cui è
stato tolto lalcol e quindi non ha più, o ha meno, gradazione alcolica. Di
fatto è una bevanda analcolica (o quasi), che però mantiene il sapore e le
caratteristiche tipiche del vino da cui viene prodotto.
2 tipi di vino dealcolato
«In Italia, per i prodotti che nascono dalla dealcolazione del vino esistono
due categorie: completamente dealcolato se la gradazione alcolica è
inferiore a 0,5% vol. e parzialmente dealcolato se la gradazione oscilla tra
0,5 e 9% vol.» spiega Martin Foradori Hofstätter, titolare della tenuta J.
Hofstätter, una delle prime a proporre il dealcolato in Italia. Fino a poco
tempo fa, infatti, nel nostro Paese era solo possibile commercializzarlo, ma
non produrlo. Da poco, però, è stato fatto un decreto che cambia le cose.
Che cosa dice la nuova normativa
Il nuovo Decreto, anche se al momento in cui scriviamo non è ancora stato
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ha finalmente fatto chiarezza su come
anche nel nostro Paese si possa produrre vino dealcolato. «Il Ministero
dellAgricoltura si è attivato per offrire un quadro normativo chiaro e
conforme alle disposizioni europee. Ha regolamentato in quali stabilimenti
si può effettuare la dealcolazione, quali pratiche si possono usare e come
ci si deve comportare con le accise, ovvero la tassa sullalcol» chiarisce
Martin Foradori Hofstätter. «Le limitazioni fino a oggi sono state legate
alla produzione e non alla distribuzione. Molti produttori, quindi, sono
stati costretti a produrre vini dealcolati allestero, per poi distribuirli
sul mercato italiano» chiarisce lesperto che, dal 2014, è uno dei pionieri
di questa bevanda in Italia, anche grazie allintuizione del figlio, che
allepoca studiava Enologia in Germania.
Per produrlo niente chimica
Come si fa a produrre un vino che non contenga alcol? «È importante
precisare che il procedimento di dealcolazione è un semplice processo fisico
e non chimico, come spesso erroneamente sia afferma» chiarisce lesperto. «I
nostri vini senza alcol vengono prodotti sottoponendo il vino a un processo
di distillazione, che permettere la rimozione fisica dellalcol. Si tratta
della distillazione sottovuoto, un processo che consente di ridurre il
contenuto alcolico del vino, preservando al contempo i delicati aromi della
materia prima.
Si mantiene aromi e qualità
Laspetto cruciale della distillazione sottovuoto è il controllo della
temperatura. Questo processo consente di estrarre lalcol a temperature
basse, contribuendo a preservare gli aromi del prodotto base. Ciò è
fondamentale per garantire che il vino dealcolato mantenga le qualità
sensoriali della materia prima, nel nostro caso, il Riesling» conclude
Martin Foradori Hofstätter che è anche enologo. Ci sono però anche altri
metodi di dealcolazione, come la centrifugazione spin cone e lestrazione
a membrane per osmosi.
Perché i consumatori sono in aumento
Se il vino è completamente dealcolato, di fatto, è una bevanda analcolica e
lo possono bere anche i minorenni. Non solo, non contendendo alcol non
comporta i rischi che questa sostanza ha per chi è in gravidanza, o soffre
di determinate malattie. Anche chi prende farmaci, se il vino è del tutto
privo di alcol, non deve temere interazioni. Stessa cosa per chi dopo averlo
bevuto deve mettersi al volante: senza gradazione alcolica non provoca
quelleffetto di mancanza di lucidità che rende pericoloso guidare. Anche
chi è astemio, o per motivi religiosi non vuole bere alcol, può trovare in
queste bevande unottima alternativa. Un po come avviene con la birra
analcolica. Il vino dealcolato, inoltre, può essere una valida opzione anche
per chi è attento alla linea: un calice da 0,10 cl in media fornisce circa
20 kcal, contro le circa 80 kcal di un vino tradizionale.
IL RESTO DEL CARLINO
Alcol e nuovo codice della strada, ristoranti e locali a secco: Consumi
calati del 50 per cento
A un mese dal varo delle nuove regole per la guida, i clienti tagliano
drasticamente i drink: Per paura dei controlli i guidatori si concedono un
solo calice di vino. Addio a vodka e gin tonic
Rimini, 30 gennaio 2025 Le sanzioni del codice della strada fanno tremare
chi alza troppo il gomito. Ma non solo. A Rimini il consumo di alcol nei
locali sprofonda rovinosamente, così come gli incassi dei ristoranti. La
flessione è del 50 per cento, per non parlare del consumo di amari, per i
clienti sono praticamente inavvicinabili. Hanno paura. A spiegarlo è Mirko
Monari, titolare dellOsteria de Borg. Vino, birra e superalcolici:
laumento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza non risparmia
nessuno. Se nel sangue scorre troppo alcol le multe si aggirano dai 1.500 ai
6.000 euro, con il rischio della sospensione della patente anche per due
anni e larresto da sei mesi a un anno. Le persone preferiscono un calice
quando va bene, altrimenti neanche quello: a tavola solo acqua prosegue il
ristoratore . Quando rimane qualche bottiglia ancora piena invitiamo le
persone a portarla a casa, ma ci scontriamo con la legge che vieta di fare
uscire dal locale imballaggi di vetro dopo le 22. Questo è il periodo di
rodaggio per le nuove regole, quello peggiore: i cittadini devono ancora
abituarsi. Prima o poi si arriverà a un equilibrio.
Al ristorante La Marianna la musica è la stessa. Le persone a tavola non
parlano daltro, hanno paura di bere un bicchiere di troppo spiega Enrica
Mancini, la proprietaria -. Un taglio netto quello degli alcolici che nel
mio locale arriva fino al 40 per cento rispetto ai volumi precedenti: tutto
questo incide sui conti di fine cena. Naturalmente le persone temono per
linasprimento delle sanzioni, anche se i limiti rimangono invariati. Anche
qui il limoncello e gli amari sono off limits. Il vino ancora regge, se ne
beve meno, magari un solo calice, ma i superalcolici sono pressoché
inesistenti tra i tavoli, proprio perché si bevono sul finire del pasto.
Tolleranza zero, quella sul consumo di alcol alla guida, che fa paura e non
tocca solo i ristoranti, ma qualsiasi locale che serve bevande alcoliche.
Il problema è il messaggio che è stato veicolato a causa di una percezione
sbagliata dice Roberto di Angelo del pub Rose e Crown . Molti pensano che
se devono guidare non possono bere neppure una birretta. Ancora è presto per
fare una stima percentuale della diminuzione, ma non sono numeri da poco.
Per assurdo invece i drink con vodka, gin e altri superalcolici continuano a
registrare gli stessi numeri di prima: chi li beveva non guidava e fa lo
stesso succede ora. E la birra che è in crisi. Quello che non aiuta è la
mancanza di servizio pubblico, che a una certa ora della notte si ferma o
lalto costo dei taxi che disincentivano il loro utilizzo. Anche per questo
motivo stiamo pensando di organizzare un servizio navetta che porti i
clienti comodamente a casa, facendogli bere in tranquillità quel bicchiere
in più.
LA REPUBBLICA
Svezia, guida un drone ubriaco: quasi 3mila euro di multa
di Daniele Castellani Perelli
È la prima condanna di questo tipo nel Paese scandinavo. La giudice: È un
velivolo come gli altri e se cade può fare male
Che non si guida da ubriachi lo sanno tutti. Ma forse non tutti sanno che,
dopo aver alzato il gomito, non si deve neanche guidare neanche un drone.
Almeno in Svezia è così. Lo ha scoperto a sue spese un signore di 55 anni
che stava conducendo un po troppo allegramente il suo aeromobile durante un
evento per automobili depoca a Rättvik, nella Svezia centrale, per di più
in una temporanea no-fly zone. Ora luomo è stato condannato per guida in
stato di ebbrezza di un drone, ed è la prima volta nel Paese scandinavo,
scrive il Guardian.
Al tempo, a luglio, la polizia notò il drone mentre stava facendo volare il
proprio per monitorare levento. Seguendolo risalì al suo proprietario, che
venne trovato con un tasso alcolemico di 0,69 grammi per litro, nettamente
superiore dunque al limite massimo di 0,2 consentito in Svezia (in Italia è
più alto, 0,5). Luomo provò a difendersi sostenendo che alla guida cera
un suo amico, che però nel frattempo, stranamente, si era dileguato. La
leggerezza gli costerà cara: una multa da 32mila corone, ovvero 2.791 euro,
da pagare in 80 giorni.
È la prima volta che vedo un caso simile e sono soddisfatta del verdetto,
ha detto il pubblico ministero Jenny Holden Nyström. Karin Hellmont, la
presidente del tribunale, ha spiegato di aver applicato la stessa sanzione
prevista per la guida di un veicolo vero e proprio: È un velivolo. Anche se
vola senza pilota è controllato da qualcuno a terra e può cadere da
unaltezza considerevole e far male a qualcuno.
MILANO.CORRIERE.IT
Lodi, la terapia d’urto per gli alcolisti: «Usciamo dalla dipendenza con le
feste, servendo bottiglie e drink»
di Carlo d’Elia
La comunità «Nuovo Cammino» di Senna Lodigiana tra le varie iniziative
organizza le serate «Road House Music» con musica, cibo e persino alcolici:
«È una sfida: resistere alle tentazioni»
Un locale per sfidare le dipendenze. Il «Road House Music» è un evento
pensato dalla comunità Nuovo Cammino di Senna Lodigiana per ricreare
latmosfera quotidiana di quelle serate che, in passato, erano spesso
occasioni di caduta per gli ospiti della comunità. In un ambiente immerso
nella campagna della Bassa, gli ex alcolisti si ritrovano a organizzare
serate con musica, cibo e persino alcolici, un tempo loro nemici. È una
sfida: maneggiare bottiglie, servire drink, stare in gruppo e resistere alla
tentazione.
Tra i protagonisti cè Massimo Leopardi, 47 anni, di Lodi, un uomo che, come
tanti, ha visto la propria esistenza sgretolarsi a causa dellalcol. «Non
potevo andare avanti così», dice Massimo, seduto su una delle panche di
legno nella sala comune. «Ho chiesto aiuto, sono venuto in comunità di mia
spontanea volontà racconta . Ho sempre avuto una vita normale: ho
lavorato in tipografia, poi come muratore, ma lalcol in poco tempo ha preso
il sopravvento su tutto». Da agosto 2023, Massimo ha seguito un programma di
recupero durato 17 mesi. Un percorso che si è concluso mercoledì, quando il
47enne ha salutato quella che è stata la sua casa per tanti mesi, prima di
poter tornare a Lodi e ripartire con la sua vita. «Sono riuscito a fermarmi
dice con una luce negli occhi che non si vedeva da tempo . Ho capito che
si può stare bene anche senza abusare».
Il «Road House Music» è un progetto voluto un anno fa dai coordinatori della
comunità lodigiana. «È un percorso di sfida e consapevolezza spiega
Gabriele Galleani, coordinatore della comunità . Maneggiare bottiglie,
servire drink, ascoltare musica e stare in gruppo è una prova per resistere
alla tentazione. Una terapia che vuole riabituarli alla normalità, mostrando
loro che il controllo è possibile». (*) Gli spazi utilizzati per organizzare
le attività del «Road House Music» al momento sono quelli messi a
disposizione da un locale poco distante da Senna Lodigiana. Un posto che,
per ora, resta segreto al pubblico. Agli eventi, infatti, che si tengono tre
o quattro volte lanno, si accede su invito. «Siamo riusciti a coinvolgere
tutti i nostri 18 ospiti, più adulti che giovani, con una media di età
intorno ai 45 anni dice Galleani . Ci sono ragazzi di 21 anni, ma anche
uomini di 60: le storie sono diverse, ma il dolore è sempre lo stesso.
Alcuni arrivano da percorsi di vita spezzati, altri stanno scontando pene
alternative al carcere. In ogni caso, il Sert ci segnala chi ha bisogno di
un sostegno profondo. E noi siamo qui».
La comunità Nuovo Cammino si distingue per il suo approccio che unisce
terapia, attività manuali e iniziative sociali. Lavorare il legno, coltivare
lorto, costruire qualcosa con le proprie mani: queste attività sono il
fulcro di un percorso che richiede volontà e determinazione. «Non basta
voler smettere aggiunge Galleani . Serve un lavoro profondo sulla mente e
sul cuore. Ogni persona qui sa che la vera battaglia si combatte contro se
stessi». E mentre le luci del «Road House Music» si accendono, la sala si
riempie di unatmosfera che è molto più di una festa. Per Massimo e gli
altri ospiti, è un modo per riscoprire la bellezza della vita senza
dipendenze. Una serata tra amici, con musica, risate e brindisi, ma senza il
veleno che, un tempo, aveva tolto loro tutto. «È questa la lezione più
grande conclude Massimo Leopardi : non si combatte la dipendenza
negandola, ma affrontandola a viso aperto, con il coraggio di chi vuole
vivere davvero».
(*) Nota: non è unidea nuova. Lavevamo già vista in un film, quando il
ragionier Ugo Fantozzi si reca in una clinica per perdere peso, e il
terapeuta gli mette davanti un vassoio ricco di polpette. Come sia andata a
finire lo si sa.
Speriamo sinceramente, senza ironia – che la terapia durto attivata a
Lodi abbia risultati migliori.
KISSKISS.IT
Anthony Hopkins: La vita è molto più bella senza lalcol
Un viaggio nella vita e nella carriera di Anthony Hopkins, tra successi
cinematografici, matrimoni e il suo cammino verso la sobrietà.
La carriera di Anthony Hopkins
Anthony Hopkins, uno degli attori più celebri e rispettati del panorama
cinematografico mondiale, ha costruito una carriera straordinaria che gli ha
fruttato numerosi riconoscimenti, tra cui due premi Oscar. Hopkins ha
raggiunto la fama internazionale grazie al ruolo del dottor Hannibal Lecter
ne Il silenzio degli innocenti, che gli è valso il primo Oscar come
miglior attore protagonista. La sua interpretazione è considerata una delle
più memorabili nella storia del cinema. Il secondo Oscar è arrivato grazie
al film The Father Nulla è come sembra, in cui ha interpretato un
anziano che affronta la demenza. La sua capacità di calarsi nei personaggi
con intensità e autenticità lo ha reso un punto di riferimento nel mondo del
cinema.
La vita privata e i matrimoni
Oltre alla sua brillante carriera, la vita privata di Anthony Hopkins ha
spesso attirato lattenzione dei media. Lattore si è sposato tre volte. Il
suo primo matrimonio è stato con Petronella Barker, dal quale è nata una
figlia, Abigail. Dopo il divorzio, Hopkins si è risposato con Jennifer
Lynton, ununione durata quasi tre decenni. Attualmente, è sposato con
Stella Arroyave, con cui ha trovato una stabilità e una serenità che
sembrano riflettersi anche nella sua carriera professionale. Hopkins ha
sempre mantenuto un certo riserbo sulla sua vita privata, ma ha dichiarato
di essere felice del suo attuale matrimonio.
Il percorso verso la sobrietà
Un aspetto meno noto della vita di Anthony Hopkins è il suo percorso verso
la sobrietà. Lattore ha smesso di bere nel 1975, un cambiamento che ha
avuto un impatto significativo sulla sua vita personale e professionale.
Hopkins ha spesso parlato pubblicamente della sua lotta contro lalcolismo,
sottolineando quanto sia stato fondamentale per lui affrontare questa
dipendenza. Ho smesso di bere e mi sono reso conto che la vita è molto più
bella senza lalcol, ha dichiarato in diverse occasioni. La sua decisione
di smettere di bere ha coinciso con un periodo di grande crescita artistica,
permettendogli di concentrarsi maggiormente sulla sua carriera e di
raggiungere nuovi traguardi.
Anthony Hopkins continua a essere unicona del cinema, apprezzato per le sue
interpretazioni straordinarie e per la sua capacità di reinventarsi. La sua
storia personale di successo, unita a un cammino di sobrietà e a una vita
privata vissuta con discrezione, rende la sua figura ancora più affascinante
e rispettata nel mondo dello spettacolo.
IL RESTO DEL CARLINO Cesena
Guidava ubriaco, 5 mesi in cella
Cesena, luomo è già in prigione. Non avrebbe causato incidenti ma è stato
pizzicato in diverse occasioni
Deve scontare una condanna definitiva a cinque mesi e dieci giorni di
carcere oltre a una pena pecuniaria di mille euro. E, cosa insolita,
sconterà la pena dietro le sbarre. I carabinieri di Cesenatico hanno
arrestato un cinquantenne in esecuzione del provvedimento di condanna
definitivo, emesso dallUfficio Esecuzioni Penali della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Savona. Luomo – condannato nel novembre
scorso per reiterate guide in stato di ebbrezza commesse nel corso del 2023
ma, a quanto risulta, non per aver provocato incidenti stradali – è stato
rintracciato dai carabinieri di Cesenatico in una struttura alberghiera
della zona e condotto nella Casa circondariale di Forlì.
Le pene per questo genere di reato, come per altri variabili da qualche
settimana a qualche mese di detenzione, possono essere tramutabili in
oblazioni, cioè multe da pagare, ed è quello che accade di solito. Invece il
50enne ha lasciato che la giustizia facesse il suo corso fino in fondo,
oppure non si è preoccupato di far seguire lo sviluppo del procedimento
giudiziario a un avvocato di fiducia e per lui si sono aperte le porte della
prigione.
104NEWS
Genova, ubriaco si sporge da un muretto e cade sullautostrada A7: tragedia
sfiorata
Tragedia sfiorata sulla A7 dove un uomo è precipitato dopo essersi sporto,
ubriaco, da un muretto di via Maritano a Genova. Sul posto sono intervenuti
i vigili del fuoco, la polizia stradale e il 118: Luomo, un 34enne, era
ubriaco e ha fatto un volo di diversi metri ma fortunatamente la caduta è
stata attutita da un grosso cespuglio. Soccorso, è stato trasportato in
codice giallo allospedale Evangelico. (*)
(*) Nota: le cadute dai muretti sono quasi sempre alcolcorrelate.
GAMBERO ROSSO
Vini no e low alcol sempre più strategici: ecco chi sono i top brand
italiani che stanno investendo (e chi no)
a cura di Gianluca Atzeni
Tutti i grandi gruppi vitivinicoli sono concordi sulle nuove opportunità
legate alla bassa gradazione, ma c’è chi rilancia: “Bisognava aprire a Igp e
Dop”. Prossimo step? I vini low calories
L’universo dei vini dealcolati e a bassa gradazione trova il gradimento dei
top brand italiani (anche se non di tutti). In un’Italia che ha acceso il
disco verde, attraverso il Masaf, per una categoria che oggi pesa circa
l’1,5% dei consumi mondiali di vino, il settimanale Tre Bicchieri del
Gambero Rosso ha provato a sondare il punto di vista di alcuni tra i
maggiori player (ai vertici per fatturati del 2024) dalla forte attitudine
internazionale, per conoscere il rispettivo livello di interesse. Per tutti,
il segmento è considerato altamente strategico, merita attenzione e, come
tale, necessità di investimenti ponderati e mirati. Inoltre, non si
intravedono nei prodotti no-low alcol dei particolari rischi di
cannibalizzazione a danno dei vini tradizionali. I punti di vista, però, si
dividono quando si parla dello stop imposto dal decreto nazionale, che
esclude dalla gamma Dop e Igp. Per alcuni, la decisione italiana è un limite
alla competitività sui mercati mentre, per altri, rappresenta una forma di
tutela per le tradizionali denominazioni.
L’interesse dei grandi poli
Chi già produce i vini no-low e ha, come dire, assaporato il gusto di
commercializzarli, osservando sul campo la risposta dei consumatori,
soprattutto all’estero, appare più aperto anche alle opportunità di un
allentamento delle maglie legislative sulle Dop e sulle Igp, in modo da non
concedere vantaggi agli altri Paesi competitor dell’Italia, che – secondo
quanto prevede la norma Ue – hanno la possibilità di intervenire solo
parzialmente sui vini Igp e Dop, a condizione che siano modificati i
relativi disciplinari. Va da sé che in questo gruppo ci siano nomi come
Italian wine brands e Argea, che hanno una visione, per così dire, più laica
del comparto vino. E, nell’altro, le realtà cooperative. Ma c’è anche chi,
tra i big del vino made in Italy, non ha alcuna intenzione di abbracciare
questa categoria. Vediamo nel dettaglio cosa ci hanno raccontato.
Iwb lancia tre prodotti zero alcol e insiste sulle Igp
Alessandro Mutinelli, presidente e Ceo di Italian wine brands, società che
ha appena festeggiato i dieci anni di quotazione alla Borsa di Milano (che
vende 150 milioni di bottiglie, per oltre 400 mln di giro d’affari),
annuncia il lancio nei Paesi del centro-nord Europa di tre tipologie a zero
alcol, col brand Grande Alberone. «Il primo – spiega il manager al Tre
Bicchieri – sarà uno sparkling, a cui seguiranno un bianco e un rosso fermi.
In Italia, la distribuzione sarà affidata inizialmente al nostro negozio
on-line Svinando».
Le prospettive per la categoria sono ancora quelle di una «nicchia in
crescita, soprattutto dove l’offerta è già ampia, come nel centro e nel nord
dell’Europa», secondo Mutinelli, che non intravede rischi di
cannibalizzazione: «Probabilmente sono un’alternativa a chi, comunque, aveva
deciso di evitare il consumo di alcol». Il manager insiste, però, sul tema
del limite normativo su Dop e Igp: «Avrei lasciato aperta questa porta, a
discrezione poi dei vari Consorzi di tutela, se consentire o meno le
versioni a zero alcol. Il mercato, comunque, traccerà la propria strada, nel
senso che se questi prodotti avranno un deciso successo, probabilmente il
tema verrà ripreso. Al contrario, fra un paio di anni, nessuno più ne
parlerà».
Argea e l’investimento in Germania
Altro grande polo vitivinicolo italiano è Argea, che stima una chiusura 2024
in lieve crescita a 450 mln di euro, con 180 mln di bottiglie vendute.
L’amministratore delegato Massimo Romani (già intervistato sul tema da
Gambero Rosso) ricorda come il gruppo abbia per primo in Italia lanciato
un’intera antologia no alcol: «Abbiamo allattivo 8 etichette, dealcolate in
Germania, che hanno avuto un grande successo soprattutto sui mercati
internazionali. Nel 2024, abbiamo venduto tutto ciò che è stato prodotto:
500mila bottiglie delle etichette Zaccagnini, Barone Montalto, Asio Otus,
Gran Passione e Doppio Passo. Per il 2025 – annuncia Romani – contiamo di
alzare un po’ lasticella, pur parlando ancora di una nicchia di mercato».
Germania, Uk e Nordics sono le aree più incoraggianti per le vendite. Negli
Usa, non è ancora possibile vendere, in attesa di capire le norme della Fda
(Food and drug administration).
«Il mercato italiano è ancora in fase di sviluppo – aggiunge – ma notiamo
che anche qui cè curiosità. Una cosa è certa, i nostri competitor
internazionali si sono già posizionati su questo segmento e noi vogliamo
fare altrettanto». Ma ecco l’affondo di Romani: «Riteniamo che non
permetterci di essere altrettanto competitivi possa rivelarsi un errore
strategico, anche se rispetto a un anno fa sono stati fatti grandi passi
avanti dal nostro Governo e siamo sulla giusta direzione». Nessun rischio,
infine, rispetto ai vini tradizionali. I no-low resteranno una nicchia che
non li sostituirà e, in ogni caso, sarà una «ottima opportunità per
avvicinare nuovi consumatori al vino ed estendere le occasioni di consumo:
pensiamo, ad esempio, a chi sta facendo una dieta, a chi non può assumere
alcol o a chi è designato come guidatore della serata».
Mezzacorona lancia i suoi vini no-low
Francesco Giovannini, direttore generale di Mezzacorona, che ha chiuso il
bilancio 23/24 a 212 mln di euro (-2,5%) con una lieve crescita nella
seconda parte del 2024, spiega come la cooperativa trentina abbia appena
iniziato a produrre vini no-low: si tratta di Pinot grigio e Pinot grigio
rosè a 9 gradi per l’Italia, gli Usa e i mercati internazionali. «Sono stati
da poco introdotti – racconta – e pertanto non ci sono ancora dati
attendibili. C’è interesse sia da parte dei buyer sia dei consumatori e
prevediamo sicuramente una crescita, ma si dovranno attendere riscontri più
tangibili nel medio-lungo periodo». Le prospettive di questo mercato ancora
embrionale restano interessanti: «Cè unaspettativa di crescita anche
legata alle norme del Codice della strada (in Italia) e alla presenza di una
fascia di popolazione che vuole sperimentare nuove tipologie di prodotto.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non è solo il tema della gradazione
alcolica ad avere attenzione ma anche quello dellincidenza calorica del
vino, legata a problematiche salutistiche ed è per questo che sta emergendo
anche questa nicchia dei vini low calories».
Anche per Giovannini nessun rischio per i vini tradizionali: «Escludo una
cannibalizzazione. In futuro – conclude – la categoria no-low potrà
rappresentare una piccola percentuale dei consumi». Infine, quanto
all’esclusione di Dop e Igp dal decreto Masaf sui vini dealcolati, il dg
Giovannini parla di «approccio corretto perché è doveroso – spiega a Tre
Bicchieri – cogliere nuove opportunità di mercato, ma nel contempo dobbiamo
tutelare la qualità e il prestigio che le Doc e le Igt garantiscono ai
consumatori».
Cavit monitora i vini low calories
In fase di sperimentazione c’è Cavit, altra grande realtà trentina da 253
mln di euro di ricavi nel 2023/24, che per la seconda parte del 2024 ha
continuato a puntare sul segmento spumanti e che intravede un 2025 stabile,
ma collegato alla variabile dazi Usa. Enrico Zanoni, direttore generale,
spiega come la cooperativa (oltre 5.200 soci viticoltori e 11 cantine
associate) si sia già mossa nel segmento no-low, sviluppando progetti negli
Usa, e stia «attualmente testando anche soluzioni zero alcol in altri
mercati esteri». Come riferisce lo stesso Zanoni, in particolare negli Usa,
si osserva un interesse «spesso legato non tanto al basso contenuto alcolico
in sé, quanto al minor apporto calorico. È un aspetto interessante che
stiamo monitorando».
Guardando al futuro, Cavit predica prudenza sulle strategie societarie: «Il
nostro approccioa questi nuovi vini è graduale e mirato, con progetti pilota
per verificare l’effettiva risposta del mercato prima di eventuali sviluppi
e investimenti. Il settore è in rapida evoluzione. Diversi aspetti sono
ancora da valutare, dalla percezione del consumatore alla modalità di
comunicazione». Per quanto riguarda il decreto Masaf, Zanoni definisce
«prematuro aprire una discussione sulla dealcolazione di Dop e Igp, dato che
– osserva – i disciplinari di produzione di queste denominazioni prevedono
parametri molto precisi e rigorosi, tra cui specifici gradi alcolici
minimi». In Italia, il decreto sui no-low è un «passo importante – dice
Zanoni – per non precludersi opportunità future, ma è ancora prematuro fare
previsioni sui volumi. Sarà importante fare ricerche ad hoc per comprendere
se il target è pronto a recepire queste novità: se consumatore tradizionale
di vino o un pubblico nuovo. La strategia è testare le opportunità, senza
accelerazioni eccessive, mantenendo sempre alto il livello qualitativo».
Il forte interesse di Caviro
Pur non producendoli, guarda con interesse al mercato no-low, dove intende
inserirsi a breve, il gruppo Caviro, con 385 mln di euro di ricavi nel
2023/24 (rispetto ai 423 del 2022/23, ma con indici finanziari stabili), e
trend positivo nei volumi nell’ultimo quadrimestre 2024. Cosa dire,
innanzitutto, del freno a Dop e Igp nel decreto Masaf? Secondo Giampaolo
Bassetti, la questione andrebbe «valutata rispetto agli effetti sulla
competizione internazionale, dove i produttori stranieri possono avvalersi
del nome del vitigno anche sui prodotti low e zero alcol e la normativa Ue
consente la dealcolazione, sebbene parziale sia sugli Igp che sui Dop,
contrariamente allattuale normativa nazionale». «Coniugare innovazione e
tradizione» è l’obiettivo in materia di vini no-low alcol, afferma il dg.
«Le prospettive per questa categoria emergente, sia all’estero sia in
Italia, meritano attenzione strategica. Se ne consumano nel mondo circa 2,5
mln di ettolitri su 220 mln, cresce rapidamente e tale dinamismo suggerisce
che mercati come Usa e Germania offrono opportunità significative».
E in Italia? «Il fenomeno è meno sviluppato, non per questo meno rilevante.
Sebbene i consumatori italiani abbiano una forte tradizione legata al vino
classico – osserva Bassetti – emerge un crescente interesse per i prodotti
no alcol, che potrebbe aprire spazi». Pertanto, questo trend «potrebbe
diventare strategico nei prossimi anni e non lo possiamo ignorare,
soprattutto considerando che i grandi player internazionali stanno già
investendo in modo significativo». Nulla da temere, secondo il dg di Caviro,
per i vini classici: «I due prodotti sembrano destinati a momenti di consumo
diversi. Nei principali mercati esteri, dove i no-low vengono consumati
regolarmente, non emerge la preoccupazione che il vino tradizionale perda
terreno. Questo perché, più che competere, le due categorie si completano,
rispondendo a esigenze diverse dei consumatori. La chiave – conclude – sarà
comprendere e valorizzare questa complementarità, offrendo prodotti coerenti
con le aspettative dei consumatori».
Marchesi Antinori e il rifiuto per i prodotti no-low
Su posizioni nettamente differenti troviamo Marchesi Antinori. Il «no» ai
vini dealcolati e low alcol dello storico brand toscano, che nel 2024 ha
chiuso con ricavi a 265 mln di euro (+7%), con una stima a +3% per il 2025,
sembra suonare come una difesa delle tradizioni, ma anche un legittimo
scarso interesse dal lato imprenditoriale: «Non vedo la categoria dei no-low
alcol come un’opzione per la nostra azienda e per le nostre produzioni.
Tuttavia – spiega l’amministratore delegato, Renzo Cotarella – è un mercato
in forte crescita, soprattutto allestero, per cui può essere unopportunità
anche per il vino italiano. Il decreto del Masaf che esclude Dop e Igp è
condivisibile, perché c’è una tradizione che deve essere mantenuta».
Cotarella, poi, allarga lo sguardo al tema del potenziale viticolo
nazionale: «I vini no-low possono essere una strada verso cui dirottare
eventuali sovrapproduzioni di vini comuni che stentano a trovare mercato. In
questo modo, si potrebbero evitare estirpazioni di vigneti che qualcuno
chiede e che finirebbero per depauperare zone del Paese nelle quali non ci
sono alternative redditizie alla viticoltura». Come anche per altri manager,
i no-low non presentano secondo la Marchesi Antinori rischi di
cannibalizzazione del vino tradizionale, anzi devono essere considerati
«un’ulteriore freccia all’arco del vino italiano. Tuttavia – conclude
Cotarella – avrei preferito non chiamarli “vino”. Purtroppo, si è deciso di
consentirlo e pertanto sarebbe opportuno prevedere una chiara definizione in
etichetta».